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13 marzo 2024

"CARI COMPAGNI!"-FILM SULLA RIVOLTA DI NOVOCKERKASSK

Si tratta di un film storico in bianco e nero, molto complesso, che io e Matthias abbiamo visto circa due mesi fa, in un cinema di Verona. 

Vorrei dare spazio soprattutto alle riflessioni di Matthias (tutte le sue frasi e considerazioni sono in rosso) a proposito di impressioni sui personaggi e sui rapporti che intercorrono tra loro.

TRAMA E CONTENUTI:

Cari compagni!, in russoDorogie tovarišči, è un film prodotto in Russia e uscito nel 2020. 
Il regista è Andrey Konchalovsky, dedito a tematiche storico-sociali che interessano il Novecento come ad esempio i drammi dei lager e la critica dell'URSS nel periodo di Kruscev.

Il contesto è l'Unione Sovietica di Kruscev che, nel 1962, è impegnata sia in un'aspra competizione con gli Stati Uniti sia nel coltivare gli ideali del comunismo.

Il film è ambientato nella piccola città di Novockerkassk, situata nella regione del Don e al confine con l'Ucraina. Proprio qui, il 2 giugno 1962 scoppia un rivolta operaia in una fabbrica di locomotive locali, repressa nel sangue.

Questo episodio è stato per molto tempo nascosto e, i manifestanti uccisi durante la protesta, sono stati seppelliti al di fuori di Novockerkassk, in mezzo a vasti campi e sotto falso nome.

Ci sono due figure molto importanti: Lyudmila, funzionaria del Partito e sua convinta sostenitrice e la figlia Svetka che sostiene invece i manifestanti e che, dal giorno degli scontri tra operai e apparati governativi, sembra scomparire nel nulla.

Non conoscevo questo evento storico.

Riporto una parte del commento di Tommaso Tocci:

Cari compagni! romanza e riassume la storia di un massacro di stato, tornando a un momento storico in cui il comunismo sovietico rifletteva su se stesso e non poteva essere messo in discussione da uno sciopero operaio.

Un maestro dell'immagine come Andrei Konchalovsky mette in scena (l'episodio) con rigore attraverso la storia di una donna il cui ruolo di madre finisce per mettere in crisi il suo patriottismo.

Personalmente ritengo che il film sia tecnicamente buono.

LE NOSTRE IMPRESSIONI SU QUESTO FILM:

C'è una scena che mi ha colpito molto e in cui ho visto un'analogia: quando Lyudmila cerca sua figlia scomparsa per le vie cittadine, ad un certo punto vede una cagna intenta ad accudire i cuccioli molto piccoli e... inizia a stare male, a soffrire. Perché intuisce di dover dialogare di più con sua figlia e di dover curarsi di più di lei. Mentre solo pochi giorni prima della scomparsa di Svetka nutriva disprezzo per i rivoltosi, secondo lei tutti da condannare a morte, quando un evento di protesta contro il governo coinvolge anche sua figlia inizia a desiderare che Svetka sia viva, salva e nascosta da qualche parte.

A me invece ha impressionato il confronto-scontro tra due generazioni diverse. Nella scena in cui Lyudmila, Svetka e il nonno si trovano in cucina attorno alla tavola ho notato che mentre da un lato c'è una madre particolarmente affezionata ai tempi di Stalin, e lo si comprende da discorsi come "Stalin ha vinto la guerra", "Stalin non ci faceva mancare il pane in tavola", dall'altro c'è una figlia poco più che adolescente la quale considera Stalin un criminale e desidera maggior giustizia sociale e la dignità del lavoro. Ed è qui che sua madre le fa una domanda intelligente, rivolta a mio avviso anche a noi spettatori per farci pensare: "Come mai hanno tutti parlato dei crimini di Stalin dopo che è morto?" e sua figlia le risponde: "Avevano tutti paura di lui quando era vivo". E a quel punto Lyudmila dice qualcosa sul fatto che, a tal proposito, alcuni anni prima, ai dissidenti di Stalin faceva comodo stare in silenzio. C'è una parte di ragione nelle parole della protagonista più adulta del film!

Per me questa pellicola è anche un tentativo di analisi del potere autocratico russo.

Sì, anche se però, quando la figlia le dice chiaramente "Avevi paura anche tu di Stalin", allora la madre inizia a picchiarla...

Poi non dimenticare che il nonno di Svetka è zarista, quindi il film si concentra anche su questi tre componenti di una stessa famiglia figli di tre diverse fasi della storia russa del Novecento. 

Il nonno dice che non c'è alcun Dio nella regione del Don. 

In questo film l'affidarsi a Dio rappresenta una fonte di speranza quando Lyudmila, durante una riunione con i membri del Partito comunista, si rifugia angosciata in un bagno e inizia a pregare per la figlia scomparsa.

Il clima omertoso caratterizzava anche l'Unione Sovietica post-Stalin negli anni Sessanta visto che si nasconde la verità nella vicenda del 2 giugno: chi ha sparato sulla folla? Non è una situazione molto chiara. Nell'Unione Sovietica la reale realtà del socialismo viene insabbiata.

Lyudmila vede un cecchino sul tetto e quindi sembra che siano stati i cecchini del KGB ad aver ammazzato le persone per fare un servizio al governo centrale dell'URSS. "Ma se i cecchini sparano in aria come hanno fatto a sparare sui manifestanti?" si chiede il generale che aiuta la protagonista a cercare la figlia. Mi sono chiesto per quale motivo un membro dell'esercito voglia aiutarla: non è molto chiaro neanche questo aspetto.

Coloro che hanno assistito alla rivolta, insieme ai sopravvissuti alla sparatoria, sono stati costretti a firmare dei documenti con la promessa di tacere per cancellare questo fatto dalla storia dell'URSS, pena la morte. 

Mi viene spontanea un'altra domanda: ci sono figure positive in questo film?

No, nessuna figura in questo film è del tutto positiva ma secondo me non ci sono neanche personaggi del tutto negativi: pensa di nuovo ai tre componenti della famiglia di Lyudmila, tutti e tre "diversamente ideologizzati". L'ideologia, di qualsiasi tipo essa sia, ottenebra il pensiero critico.

Secondo te invece c'è un'evoluzione del pensiero politico di Lyudmila?

Non lo so. A lei piace Stalin e, anche verso la fine, dice qualcosa come "Se ci fosse stato Stalin questa rivolta non sarebbe accaduta". 

Per me Lyudmila nel corso del film non ha affrontato un percorso che le facesse mettere in discussione la stima per Stalin. 

Questo non è un film sulla formazione politico-sociale di una delle sue protagoniste... e infatti sono rimasta colpita nel punto del film in cui, credendo che la figlia fosse sepolta in una fossa in mezzo ai campi con altre vittime della rivolta, Lyudmila, nell'auto del generale che la accompagna, inizia a cantare un inno patriottico comunista le cui prime parole sono: "Tovarišč, tovarišč!".

6 marzo 2024

"Il magico studio fotografico di Hirasaka", Sanaka Hiiragi:

Il magico studio fotografico di Hirasaka è uno dei regali ricevuti da parte di Matthias nel mio ultimo compleanno e in un periodo difficile. Riporto parte della sua dedica, pienamente azzeccata in relazione ai contenuti del libro:

"... che questo romanzo possa darti sollievo e tramite un pizzico di magia insegnare l'importanza di cogliere e apprezzare la bellezza che viviamo ogni giorno..."

Una volta arrivati qui poco importa che uno sia stato un grand'uomo o un miliardario: con noi possiamo portare solo i ricordi.

(cit.)

SANAKA HIIRAGI:

Nata nel 1974 nella prefettura di Kagawa, vive attualmente a Tokyo. Ha conseguito la laurea in Letteratura all'Università di Kobe. Per alcuni anni ha insegnato all'estero lingua e letteratura giapponese. 

Coltiva fin da giovanissima la passione per la fotografia e per le vecchie macchine fotografiche.

Il magico studio fotografico di Hirasaka è stato tradotto in più di venti paesi.

CONTENUTI DEL ROMANZO:

Lo studio fotografico del signor Hirasaka si trova al confine tra il mondo terreno e l'aldilà: rimanda quindi ad un'antica credenza della spiritualità giapponese secondo la quale le persone defunte devono andare temporaneamente in "luoghi di passaggio" per ricordare i momenti più significativi della loro esistenza prima dell'ufficiale ingresso nell'aldilà. 

Il compito particolare di Hirasaka è quello di far scegliere alle persone che transitano nel suo studio alcune fotografie ritraenti episodi del loro vissuto terreno.

In seguito, dopo la selezione di scatti da parte di questi ospiti, il signor Hirasaka è tenuto a costruire la lanterna girevole dei ricordi fatta di fotografie.

Dunque, signor Hirasaka: adesso devo scegliere delle fotografie in numero pari a quello dei miei anni e comporre la lanterna girevole insieme a lei, giusto? Poi la guarderò ruotare, troverò la pace e completerò il mio ciclo.

Così la signora Hatsue, che in vita è stata maestra di scuola dell'infanzia, ricapitola la consegna di Hirasaka.

Hirasaka concede inoltre ai suoi ospiti l'opportunità di rivivere il loro ricordo più prezioso e di scattare di nuovo la loro foto preferita, senza però interagire con nessuna delle persone conosciute in vita.

Con "rivivere" si intende la possibilità di ritornare indietro nel tempo al giorno e ora esatti.

Ma Hirasaka chi è stato da vivo? Per quale motivo non ricorda assolutamente nulla della sua vita?

MESSAGGI DEL LIBRO:

-La vita ha un valore inestimabile

La vita è infatti un mosaico di esperienze, di scelte, di incontri e di relazioni. 

Tutti mandano i figli all'asilo, giusto? Alcuni diventeranno membri apprezzati della società, altri no. Ma la vita di ciascuno di loro è preziosa. Anche se non diventeranno persone importanti. Anche se non saranno mai famosi. 

Per tutta la sua carriera di maestra Hatsue ha avuto a cuore il futuro dei bambini che le venivano affidati.

-Le scelte e la responsabilità

Ogni volta che si era trovato davanti a un bivio Waniguchi aveva scelto strade che, alla fine, lo avevano portato a quel maledetto giorno.

Waniguchi, quarantasettenne morto accoltellato, ha condotto una vita triste, dolorosa e poco limpida. A quattro anni è stato abbandonato dalla madre e, sin da giovanissimo, è stato coinvolto in episodi di violenza malavitosa. 

Se solo avesse imboccato strade diverse. Se avesse preso decisioni diverse, per esempio se si fosse trattenuto dal tirare un cazzotto al professore. Se almeno una volta, quando c'era da scegliere, avesse fatto la cosa giusta.

-Il bullismo

Durante l'excursus vitae di Waniguchi compare inoltre la tematica del bullismo. 

Per alcuni anni Waniguchi diviene il coordinatore di un negozio di riparazioni e un pomeriggio ha modo di conoscere Thien, un ragazzino vietnamita con una foto strappata da ragazzi un po' più grandi che lo perseguitano quotidianamente.

Ecco il pensiero di Waniguchi quando racconta a Hirasaka di Thien:

Sul tavolo, sparsi come i pezzi di un puzzle, c'erano i frammenti di una fotografia. Tirai a indovinare. I bambini sono spesso crudeli con gli altri bambini. Soprattutto quando si tratta di elementi estranei, che non appartengono alla propria categoria, non si fanno particolari problemi ad attaccarli.

Avendo fatto l'esattore per la malavita, forse non sarò la persona più adatta a dirlo, ma anche nel caso del bullismo c'è un limite che nessun essere che possa dirsi umano dovrebbe mai superare. Non conosco i ragazzacci là fuori, ma a chiunque si diverta a tormentare gli altri deve mancare qualcosa. Un braccio ferito può sempre guarire, ma ferite come quella, quando un ricordo prezioso viene strappato in quel modo, non guariranno mai.

Concludo questo paragrafo con un'ultima citazione che mi ha toccata sul vivo:

Era terribile. Mi colpì il fatto che tutti facessero finta di non vedere, nell'indifferenza degli insegnanti. Quando uscì dall'auto, come se niente fosse, vidi Thien che si avviava verso casa e dei ragazzini che lo colpivano ripetutamente alla testa con il pallone, che lo prendevano in giro, e quando lui cercò di difendersi, due di loro lo tennero fermo e un altro gli diede un calcio nello stomaco. Doveva trattarsi di alunni all'ultimo anno, perché erano molto più grossi di lui. Con una tale differenza di stazza, era impossibile per Thien reagire. Non smettevano di accanirsi. Il modo in cui si sottraevano agli sguardi, gli toglievano la cartella e lo attiravano verso la riva del fiume aveva un che di adulto. (...) Ben presto il contenuto della cartella finì sparso per terra e i quaderni, insieme con tutto il resto, furono gettati nel fiume. Thien però non pianse, strinse i denti e resisté. (...) Pensai che forse anche i suoi genitori dovevano fronteggiare sfide simili per consentirgli di vivere in un paese straniero. Gli rivolsi tra me e me parole di incoraggiamento, poi mi dissi che sarebbe stato un problema se si fosse presentato da noi per chiederci di aggiustargli i quaderni. (...) Come prima cosa andai a mettermi alle spalle di quei ragazzi che ridevano a crepapelle. "Cosa c'è di tanto divertente? Volete far ridere anche me?".

Eh sì. Waniguchi interviene per difendere il suo piccolo cliente che pochi giorni prima gli aveva chiesto di riparare la fotografia.

YAMADA MITSURU:

Le seguenti fotografie non costituiscono più dati sensibili dal momento che ritraggono bambini cresciuti. 😂


Matthias a 5 anni e mezzo. Guardate che bimbo totalmente ignaro del male e del dolore del mondo! Fino ad ora mi ha parlato poco della sua infanzia. Un pomeriggio i nonni paterni me lo hanno descritto come un bambino sempre sorridente, molto mite e molto aperto. Con me però, per quel che concerne i ricordi, è partito dalla sua adolescenza.


Io un mese prima di compiere 6 anni. Che faccia da furbastra che avevo! Agosto 2001, pochi mesi prima che mi trovassero "il malanno". Ero con la famiglia e uno zio in vacanza in Trentino, a Fai della Paganella. Non c'era caldissimo quell'estate, anzi, in Trentino pioveva ogni pomeriggio! La lumaca-salvadanaio di legno proveniva proprio da lì. 
Dall'ultimo anno di materna in poi ricordo la mia vita in modo molto lucido. 

Questa premessa dovrebbe servire a coinvolgervi maggiormente in ciò che sto per riassumere.

Nel corso del romanzo, presso lo studio di Hirasaka, giungono Hatsue e Waniguchi. La terza arrivata è Mitsuru, una bambina che ha quasi 6 anni e che non ha motivi per sorridere nelle fotografie.
Finora non l'ho accennato ma in questa storia c'è anche il personaggio di Yama, una sorta di "postino delle consegne" per Hirasaka.
Poco prima che Mitsuru entri nello studio fotografico, Yama consegna a Hirasaka una busta con una foto dicendo:

"Questa ragazzina soffrirà e morirà due volte. Alla fine se ne andrà. Penso sia meglio non saperne troppo..."

Ma Mitsuru è davvero morta o si trova in un limbo tra la vita e la morte? E se è morta, come è morta? Io, sulla base di questo iniziale discorso di Yama, inizialmente ho interpretato che la bambina sia morta a causa di una grave malattia o di un'operazione chirurgica necessaria ma andata molto male.

Continuerei a citare per sollecitare, nei limiti del possibile, la vostra curiosità:

Il fascicolo conteneva l'etichetta rossa che segnalava morti sopraggiunte per intervento umano, omicidi o suicidi. Yama gli disse: "Ehi, Hirasaka. Non c'è niente che tu possa fare. Non ci è consentito cambiare il suo destino, ci sarà una grave incriminazione e noi non potremo fare niente per evitarlo".

E ora vi svelo come Mitsuru stava per essere massacrata.
16 marzo. Giornata ancora fredda e nuvolosa. In un appartamento condominiale, Mitsuru viene picchiata ferocemente dal suo patrigno e lasciata al freddo sul balcone per tutta la notte.
In fin di vita, sogna di giocare con un uomo gentile che le suggerisce un modo per avvertire le forze dell'ordine e quindi per salvarsi la vita. Una volta svegliatasi, nonostante il dolore per le molte botte, Mitsuru si alza, appicca un incendio sul balcone, un poliziotto la vede e, con qualche collega, chiama i pompieri e corre a salvarla.

Secondo voi chi è l'uomo che ha salvato la vita a Mitsuru, rinunciando per sempre ai suoi ricordi?

La bambina si era salvata grazie a quel piccolo incendio, e se non ci fosse stato probabilmente l'avrebbero uccisa: questa la scioccante notizia ripetuta dai telegiornali da mattina a sera, per giorni e giorni. (...) Dopo l'incidente, il patrigno e la madre furono entrambi condannati e andarono in carcere, mentre lei, Yamada Mitsuru, era cresciuta in un istituto in campagna dove aveva ricevuto l'opportuno sostegno psicologico. Per via dell'incendio e della sua risonanza mediatica aveva dovuto cambiare nome. Da Mitsuru era diventata Michi.

Da adulta Michi diventerà una maestra di scuola dell'infanzia.

"I Persiani", Eschilo:

Si tratta di una tragedia di Eschilo rappresentata per la prima volta nel 472 a.C.

1) TRAMA DELLA TRAGEDIA:

L'ambientazione è statica dal momento che il dramma si svolge soltanto al palazzo di Susa in Persia.

La regina, moglie di Dario e madre di Serse, con i vecchi soldati fedeli a Dario defunto, attende con ansia l'esito della battaglia di Salamina (480 a.C.). 

A metà del dramma un messaggero porta la notizia della disfatta della flotta persiana, narrando la battaglia in modo preciso e dettagliato (nel racconto compaiono tra i dettagli i rottami delle navi persiane che galleggiano in mare).

Appare poi il fantasma di Dario e dice che suo figlio Serse è stato troppo ambizioso visto che ha voluto estendere il suo impero verso l'Europa. Tuttavia, raccomanda alla moglie di accoglierlo a palazzo e di consolarlo.

Infine, arriva re Serse sconfitto che si unisce al lamento del coro dei fedeli a Dario e la tragedia si chiude.

Come potete notare, I Persiani è una tragedia di argomento prettamente storico non mitologico. 

La trama è essenziale e basata su eventi realmente accaduti, non c'è un prologo che introduca al tema del dramma e vengono riservate proprio al coro dei fedeli al re le parti più consistenti.

2) LE GUERRE PERSIANE-EXCURSUS STORICO:

Ormai sapete che approfitto ogni volta che posso per agganciarmi alla storia.

Le guerre persiane comprendono un arco di tempo di vent'anni (499-479 a.C).

Tutto inizia con le rivolte ioniche tra gli anni 499-493 a.C. 

Le cause di queste rivolte sono state soprattutto due: i Persiani, che avevano conquistato alcune città greche di quella zona, facevano pagare dei tributi molto pesanti agli abitanti della Ionia e favorivano inoltre i traffici commerciali con i Fenici.

Quando città ioniche come Mileto avevano deciso di ribellarsi, Atene ed Eretria avevano inviato in aiuto alla città un contingente di navi. Ma, malgrado ciò, Mileto è stata rasa al suolo e i suoi cittadini o uccisi o venduti come schiavi.

Dario I aveva deciso pochi anni dopo di muovere una spedizione militare contro Atene ed Eretria. 

Quindi, nel 490 a.C., l'esercito persiano guidato dal generale Dati aveva raso al suolo Eretria ed era giunto nella pianura di Maratona, dove l'esercito ateniese era in netta inferiorità numerica rispetto ai Persiani: erano 10.000 soldati comandati da Milziade contro l'immensa potenza dell'Impero Persiano. 

Per quale motivo Sparta, grande potenza militare del mondo greco, non era accorsa in aiuto ad Atene? Gli storici ritengono fosse bloccata o dalla repressione di rivolte sociali al suo interno oppure da feste sacre che si svolgevano proprio in quei giorni.

Ad ogni modo, Milziade aveva sfruttato la tattica della falange oplitica per accerchiare gli avversari e la battaglia si era conclusa con la sconfitta dell'esercito persiano (200 morti ateniesi, 6000 morti persiani).

*Le tattiche della falange oplitica prevedevano spostamenti sempre verso destra in modo tale che ogni soldato potesse coprire il fianco sinistro del proprio vicino con lo scudo.


C'è una leggenda a proposito della denominazione della battaglia di Maratona: Fidippide, al fine di annunciare la vittoria ad Atene, aveva corso per 40 km e, per l'appunto, in antichità, la maratona era una disciplina olimpica che prevedeva una quarantina di km da percorrere.


Dieci anni dopo, nel 480 a.C., Serse, figlio di Dario I, aveva deciso di invadere la Grecia con 150.000 uomini. Ed è proprio della seconda guerra persiana che la tragedia di Eschilo parla.

Le città greche a questo punto avevano costituito la Lega Panellenica a Corinto. A capo della Lega c'erano Atene e Sparta.

Ad ogni modo, durante la battaglia di Salamina, nel settembre 480, (è un'isola), Temistocle, a capo della flotta ateniese, era riuscito a sconfiggere nuovamente i Persiani.

Nel frattempo, l'esercito persiano avanzava anche via terra: Leonida, re di Sparta, cercava di fermare l'avanzata con 300 uomini presso le Termopili... gli Spartani durante quella battaglia sono stati quasi tutti massacrati ma, grazie al loro valore, erano riusciti a far ritardare l'avanzata persiana verso Atene. 

Quindi gli Ateniesi avevano avuto il tempo di organizzarsi: avevano deciso di lasciare deserta la città per potersi rifugiare temporaneamente sull'isola di Salamina. I Persiani, una volta giunti ad Atene, devastavano i templi e l'acropoli, fatti ricostruire alcuni anni dopo da Pericle.

Al 479 a.C. risalgono sia la Battaglia di Platea, combattimento terrestre, sia la Battaglia di Micale, combattuta con flotte. Entrambi gli episodi avevano avuto come esito la vittoria greca.


3) PRIMI 13 VERSI:

Si tratta di versi cantati dal Coro. 

Vi scrivo prima la mia traduzione per poi soffermarmi su alcuni termini e collegarli anche alla lingua latina:

Tra i Persiani che dimorano in terra greca noi siamo chiamati fedeli e custodi delle dimore ricche d'oro che lo stesso sovrano Serse, figlio di re Dario, ha incaricato di sorvegliare durante la nostra vecchiaia. Ma a proposito del ritorno del re e del suo ricco esercito, l'animo ci desta un presagio già molto triste: in effetti, la gioventù dell'Asia se ne è andata e ulula il suo uomo. (su queste ultime parole avrò tempo tra pochi minuti di soffermarmi. Ad ogni modo, "ulula" è molto letterale ma è esatta e questo me lo conferma anche il confronto con la traduzione di Ezio Savino).

πίστις è la fiducia, la lealtà. In Erodoto è la "fedeltà verso qualcuno o qualcosa". Della stessa radice etimologica sono πιστός "fidato, leale, sincero" e πιστεύω "confidare, avere fiducia in qualcuno".

In latino compaiono invece i termini fides, ei per "fede, fedeltà" e le costruzioni fido + dativo per "fidarsi, contare su qualcuno" e fido+ in + accusativo per "aver fede".

Il concetto di fiducia deriva da una radice indoeuropea ricostruita che sarebbe *bheidh-, con il senso di "consegnarci al prossimo" fidandoci e affidandoci. Da *bheidh- derivano sia l'altro verbo greco πείθω con il significato di "persuadere, convincere", sia il sanscrito bandh che significa "legame".

Nella lingua italiana c'è differenza tra fede e fiducia

La fiducia è sia la consapevolezza di poter contare sulle proprie potenzialità nel corso della vita, sia un atteggiamento positivo verso persone con le quali ci sentiamo al sicuro, di carattere e di idee affini alle nostre.

La fede è qualcosa di più: è adesione a principi morali, etici e religiosi. Vi si aderisce senza la necessità di dover ricorrere a dimostrazioni o prove.

φύλαξ, -ακος è "custode". φυλάσσω, verbo intransitivo, significa "fare da guardia, badare a". Ricorda l'inglese look after e il latino caveo. Con caveo c'è la costruzione cavere ne+ congiuntivo che significa "evitare di".

Nella lingua latina ci sono tre termini inerenti alla sfera semantica del custode e della custodia: custos, custodis il più simile all'italiano, rimanda al nostro "custode, sorvegliante". Lo ianitor è il custode portinaio. E infine, c'è il verbo deponente tueor che rimanda al senso di "tutelare, esaminare, prendersi cura di ".

Per indicare i giovani Persiani coinvolti in guerra Eschilo utilizza la parola ἰσχύς che include il vigore giovanile. 

Per indicare il dolore e il rimpianto delle donne persiane, anzi, di ogni singola donna persiana, il tragediografo ricorre al suggestivo βαθει, cioè, "ulula". L'ululato in realtà è il lamento e il compianto per i giovani mariti partiti per la guerra.

Poco dopo, nell'attesa dell'esito della battaglia di Salamina, viene ricordata la nascita di Perseo: Zeus aveva fecondato Danae sotto forma di pioggia d'oro. Da Perseo proveniva dunque la genealogia dei re di Persia (χρυσόνομου γνεας, ovvero, "stirpe ricchissima").


4) PARTE DEL DISCORSO DEL FANTASMA DI DARIO:

All'inizio del post dicevo che, dopo la notizia della sconfitta persiana, appare il fantasma di Dario che fuoriesce dal sepolcro. Dario si rivolge sia agli anziani suoi sostenitori sia alla moglie e le dice:

Tu, o signora, mia amata, madre di Serse, rientra a palazzo prendi l'abito più bello, vai incontro al figlio: delle vesti ricche di ricami ormai laceri non gli rimangono che stracci sul corpo, carico di sofferenze. Ma tu consolalo con parole benevole, io lo conosco, sopporterà la sconfitta ascoltando soltanto te. Io ora mi ritiro sotto terra al buio.

Qui mi soffermo soltanto su tre parole e la prima è proprio palazzo: οἶκος può essere considerato sinonimo di domus. Entrambe queste parole hanno come primi significati "casa" e "dimora". Ma, in alcuni contesti di regalità, come in questo caso, tutti e due i termini portano l'accezione di "palazzo".

Per "sofferenza" Eschilo ricorre alla parola ἄλγος, vocabolo che si trova anche nell'epica omerica e che indica il dolore e la sofferenza psicologica e morale. Tuttavia, ritengo necessario, quasi doveroso, richiamare ad un altro termine greco inerente alla sfera della sofferenza: si tratta di λύπη, più inerente alle accezioni di "affanno, preoccupazione e offesa".

Ho inoltre evidenziato anche il termine "buio". Eschilo inserisce, in queste frasi, la parola  ζόφος (buio, oscurità). Però, nella variante ionico-attica del greco antico, il termine più ricorrente è σκότος, ovvero, "buio" e "tenebre".

Nella mitologia greca, tra l'altro, Σκότος  è il Padre delle Erinni, personificazioni femminili della vendetta, le cui corrispondenti, nella mitologia romana, sono le Furie.


1 marzo 2024

"Il richiamo della foresta", J. London:

Alla fine degli anni Novanta, quando io ero invece nel pieno della scuola dell'infanzia, per gli adolescenti dell'epoca (ovvero, per gli attuali quarantenni) andava in onda una serie televisiva animata, creata e prodotta negli Stati Uniti, intitolata "Daria", proprio come la protagonista adolescente.

Sono riuscita, nella ormai lontanissima estate 2011, a recuperare in streaming gratuito molti degli episodi di questa serie tv con il film, che ha sempre Daria per protagonista "Is it Fall yet?".

Daria Morgendorffer, pur con tutti i suoi limiti quali sarcasmo, eccessiva serietà, alcuni commenti cinici sulle sue coetanee, è l'emblema dell'adolescente gifted. Daria è anticonformista, critica, altamente intelligente, onesta, decisamente più matura rispetto alle sue coetanee. Tra lei e loro c'è un abisso, per questo si ritrova isolata e incompresa. 
Ad ogni modo, nel corso della serie, tra i 16 e i 18 anni Daria avrà modo di migliorare i suoi aspetti negativi anche grazie alla relazione con Tom.

So cosa vi starete chiedendo: per quale oscuro motivo la figura di Daria dovrebbe avere legami con Il richiamo della foresta di Jack London?

Daria Morgendorffer è molto stimata dal professor O'Neill, docente di letteratura anglo-americana che, durante una lezione, cita questo breve romanzo di Jack London dandone un giudizio molto positivo e assegnando ai suoi studenti alcuni brani da leggere a casa.

Devo dirvi la verità... per gli americani questo sarà anche un gran romanzo, più o meno come "Il fu Mattia Pascal" per noi, ma me invece non è piaciuto molto.

Praticamente è la storia di Zanna Bianca al contrario. 

TRAMA:

All'inizio del romanzo Buck è un cane domestico che vive in California in un'immensa tenuta il cui proprietario è il giudice Miller.

Buck è figlio di un San Bernardo e di un pastore scozzese femmina.

Ha quattro anni quando viene rapito da Manuel, l'aiuto giardiniere, che lo vende a uomini crudeli i quali, dopo diversi maltrattamenti, faranno di lui un cane da slitta.

Siamo negli ultimi anni del XIX° secolo, periodo che ha comportato il clou della corsa all'oro nel Klondike e, conseguentemente, l'aumento della richiesta di cani da slitta.

Gli istinti brutali di Buck si risvegliano proprio attraverso la dura e terribile conoscenza della "legge del bastone", praticata quotidianamente da chi pretende di addestrarlo.

A metà romanzo Buck arriva ad uccidere Spitz, il cane rivale che guida la muta dei due indiani Francois e Perrault.

Da quando si trova nelle terre del nord, Buck continua ad essere ceduto e rivenduto, ovvero, continua a cambiare padroni. 

Ad ogni modo, il padrone peggiore risulta essere Hal, un giovane sprovveduto cercatore d'oro giunto al nord con la sorella e il cognato.

Ecco quel che scrive l'autore a proposito di Hal, la sorella Mercedes e il cognato Charles:

Buck intuiva vagamente che non si poteva fare affidamento sui due uomini e sulla donna: non sapevano fare niente e con il passare dei giorni apparve chiaro che non potevano imparare. Erano maldestri in ogni cosa, senza ordine né disciplina. Impiegavano metà notte a piantare malamente il campo e quasi mezza mattinata a disfarlo e a caricare la slitta, e lo facevano talmente male che per il resto del giorno dovevano continuamente fermarsi per rimettere a posto il carico.

Quando Buck, dal momento che rifiuta di obbedire ad un ordine di Hal, sta per essere massacrato da quest'ultimo, arriva John Thornton a difenderlo e quindi a salvargli la vita.

John si rivela molto presto un padrone buono e Buck lo salva più di una volta da situazioni pericolose.

Tuttavia, in Buck si fa sempre più forte il "richiamo della foresta"... finché non vi si addentra e non incontra altri lupi con i quali impara rapidamente a convivere dopo la morte violenta di John Thornton.

LA NATURA DEL NORD: 

La storia qui proposta da Jack London è cruenta e cupa. 

L'unica cosa che ho apprezzato molto di questo libro sono state le descrizioni dettagliate e suggestive della natura, come questa:

Era una bella primavera, ma né i cani né gli uomini se ne accorgevano. Ogni giorno il sole sorgeva più presto e tramontava più tardi: albeggiava alle tre del mattino e il crepuscolo indugiava fino alle nove di sera. La lunga giornata era tutta uno scintillio di sole: il silenzio spettrale dell'inverno aveva ceduto il posto al grande mormorio primaverile della vita che si ridesta. Quel mormorio saliva da tutta la terra, piena di gioia di vivere, dalle cose che si rianimavano dopo essere state come morte e immobili nei lunghi mesi di gelo. La linfa saliva nei tronchi dei pini. I salici e i pioppi tremuli si coprivano di teneri germogli: cespugli e rampicanti si rivestivano di nuovi abiti verdi.

BUCK VS ZANNA BIANCA:

Elenco in questo paragrafo alcune somiglianze e differenze tra queste due opere di London.

-In Zanna Bianca, alla fine della storia, il cane-lupo protagonista vive nella tenuta del giudice Scott in California. Nel Richiamo della foresta,  nell'incipit il cagnone Buck vive nella tenuta del giudice Miller, sempre in California.

-In entrambi i romanzi di London gli Indiani d'America non fanno una gran figura: facilmente corruttibili, appaiono molto più attenti agli affari economici che non al rispetto per gli animali, trattati male e come se non provassero dolore.

-In Zanna Bianca Scott è un buon padrone, di conseguenza, nel Richiamo della foresta, John Thornton risulta un buon padrone.

-In Zanna Bianca, è Beauty Smith il padrone più crudele che tenta di massacrare di botte il cane-lupo dopo che quest'ultimo ha perso un combattimento contro un feroce bulldozer. 

-Nel Richiamo della foresta, Hal non fa mai combattere Buck, tuttavia si rivela un giovane capriccioso, prepotente e totalmente inetto allo stile di vita del nord. Una mattina, quando Buck si rifiuta di riprendere a condurre la slitta, lo picchia brutalmente. 

In entrambi i casi i due animali vengono salvati da persone che si riveleranno dei buoni padroni.


29 febbraio 2024

Lionello Fiumi, poeta e uomo di cultura:

In questo post tratterò un autore rimasto pressoché sconosciuto nel panorama culturale e nazionale del secolo scorso.

1.BIOGRAFIA DI LIONELLO FIUMI:

Lionello Fiumi è nato a Rovereto nell'aprile 1894. 

E' stato poeta, critico letterario, traduttore e giornalista, oltre che amante della cultura francese.

Sin da bambino ha dimostrato interesse e predisposizione per la scrittura: il racconto intitolato I Robinson del Pacifico è il suo primissimo esperimento narrativo. 

Nel 1908 si è trasferito a Verona. A causa di un esaurimento nervoso, gli è stato consigliato di recarsi prima a Monaco di Baviera e poi nel Mar Baltico per curarsi. Qui ha conosciuto la letteratura e la poesia tedesca. Al ritorno, nel 1914, è stata stampata Polline, la prima raccolta in versi che, nell'introduzione, contiene un appello poetico neoliberista, a favore del verso libero e quindi, una via alternativa sia al classicismo, che prediligeva strofe e rime, sia al Manifesto della Letteratura Futurista, estremista e provocatoriamente sprezzante nei confronti della nostra tradizione letteraria.

Nel 1920 è stata pubblicata Mussole, altra raccolta poetica in cui si manifesta una certa angoscia esistenziale. 

Tra il 1921 e il 1925 Fiumi è stato direttore del Gazzettino illustrato.

Si è poi trasferito in Francia a Parigi dove ha divulgato, con zelo e passione, la cultura italiana, scrivendo anche una monografia sul poeta Corrado Govoni, e dove ha anche tradotto i romanzi di Moravia dall'italiano al francese.

Segnalo altre due raccolte poetiche: Sopravvivenze, del 1931, Stagione colma, del 1943. Quest'ultima opera è profondamente segnata dall'esperienza della guerra.

Durante la permanenza a Parigi, Lionello Fiumi ha fondato e diretto la rivista bilingue Dante.

I francesi gli hanno riconosciuto le sue doti poetiche e intellettive conferendogli sia il Grand Prix International de Poèsie de la Societé dés Poétes sia la Lègion d'honneur.

E' morto a Verona nel maggio 1973.

2.POESIE:

In questo paragrafo vorrei analizzare due dei suoi componimenti poetici.

Stazione:

Là, sospeso su freddo di rotaie,
è, a mezz’aria, il vuoto che lasciò
un volto, spòrto
nel lontanante addio del fazzoletto.

Poesia brevissima e "impressionistica", Stazione è costituita da 4 versi e, rispettivamente: un endecasillabo, un decasillabo, un quinario e un endecasillabo.

Gli endecasillabi sono molto comuni nella nostra tradizione poetica. I quinari invece sono rarissimi. I decasillabi iniziano a comparire, per quel che riguarda la nostra letteratura, nella seconda metà dell'Ottocento: è il caso di buona parte dei componimenti dei Canti di Castelvecchio di Pascoli.

Mentre leggevo questa poesia ho immaginato che partisse la persona amata dal poeta e in effetti c'è un'immagine struggente in questa breve lirica. 

I distacchi però fanno parte della vita. Tutti li viviamo, tutti soffriamo prima ancora di accettarli.

Non sappiamo per quale motivo l'amata parta ma si possono comunque azzardare delle ipotesi: magari parte per raggiungere i genitori in un paese lontano mentre il fidanzato va in guerra?

I pesci rossi:

Nella boccia che sta in vetrina,                                    A
anime in pena alla berlina,                                            A
i pesci rossi cozzan contro il vetro,                             B
scodinzolando tutto il giorno avanti e indietro     B
e si domandano il perché.                                               C
Guardan pel corso non senza disgusto                      D
gli uomini i veicoli in trambusto                                  D
che sgattaiolan tutto il giorno avanti e indietro   B
sulla boccia di questo mondo tetro                             B
senza mai domandarsene il perché.                           C

Qui ci sono le rime. 

Tuttavia vorrei prestaste attenzione al significato globale della seguente poesia: il vagare dei pesci per l'acquario sembra non avere scopo. E questo rimanda al trambusto e alla frenesia della vita moderna a cui gli uomini, a partire dalla prima metà del Novecento, sono soggetti. La fretta della vita moderna non concede tempo per interrogarsi su scopi e obiettivi di vita.

Ma è questo l'unico significato della poesia?

Vorrei soffermarmi sul verbo cozzare al verso 3. I pesci rossi cozzano contro il vetro dell'acquario ma... non potrebbe forse quest'immagine alludere al nostro frequente perseverare nei difetti, nel commettere sempre gli stessi errori? O almeno, i pesci che cozzano contro il vetro non potrebbero rimandare alle nostre emozioni negative invalidanti con le quali dobbiamo convivere quotidianamente? 

Provate a pensare, per qualche minuto, a due dei vostri principali difetti e anche a quell'emozione che in un certo senso "vi invalida", cioè, a quell'emozione che rappresenta l'anticamera dei vostri limiti caratteriali. La mia emozione principale è la paura, intesa come paura di sbagliare (paura stupida, visto che tutti commettono errori piccoli o grandi), la paura degli imprevisti spiacevoli, la paura di sentire un vuoto interiore (per questo leggo spesso e penso forse troppo), la paura nei confronti di persone troppo estroverse e troppo chiassose che non potranno mai comprendere i loro comportamenti invadenti (e che a mio avviso di solito non sanno ascoltare) e qualche rara volta ammetto che provo la paura di perdere la persona che amo. I miei due principali limiti, figli di questa emozione negativa, sono la diffidenza iniziale nei confronti degli altri quando li conosco poco (e da lì sorgono i miei castelli mentali a proposito delle loro intenzioni) il non saper superare, abbastanza spesso, il risentimento, anche nei confronti di persone dalle quali mi sento giudicata. Sarà forse per questi motivi che non brillo per ottimismo.

La scorsa settimana ho cambiato sede di allenamento sportivo, cioè, per una volta, sono tornata in una piscina nella quale non mettevo più piede da due anni e mezzo. Questo posto è cambiato in meglio rispetto al novembre 2021. Quando sono uscita, ho pensato al fatto che la me di due anni e mezzo fa non ha più molto in comune con la me attuale. I limiti e i difetti sono rimasti, anzi, forse la diffidenza nei confronti del prossimo si è un po' più accentuata mentre invece la paura degli imprevisti si è attenuata.

Però in poco più di due anni ho attraversato esperienze familiari, relazionali e lavorative che mi stanno cambiando: 

-Dal novembre 2021 mia nonna non c'è più ed era lei il mio principale riferimento dal punto di vista della Fede, lei rappresentava un cristianesimo autentico e semplice. Inoltre, da un certo ambiente diocesano mi sono sentita mal giudicata e bandita per una proposta fatta: rendere i gruppi giovani un po' più attenti e più sensibili a temi come l'impegno civico, ambientale e attuale.

-Poi ho preso felicemente coscienza del fatto che so relazionarmi in maniera calorosa e vera con un ragazzo un po' più grande di me. Questa relazione ci fa crescere. Ha ragione un nostro amico comune a dirci che "siamo affiatati e che gli interessi dell'una si fondono con quelli dell'altro".

-Ho scritto un secondo libro che è in pratica un "inno" alla giovinezza seria e socialmente impegnata. Ho terminato la stesura dell'ultimo capitolo, dopo molte revisioni e modifiche nel corso del 2023. Adesso è proprio ora di proporlo a qualche casa editrice. E così anche Matthias ha finito di ironizzare bonariamente sul fatto che "questo romanzo ad episodi non è mai pronto". Da una lato ha ragione, lui non vede l'ora che esca visto che "L'Umanità è nelle nostre mani" è un libro che chiama in causa anche le prepotenze del maschilismo ma al contempo vuole scardinare certi stereotipi maschili, vivi e presenti da secoli. Comunque andava ritoccato in modo tale da mettere maggiormente in risalto alcuni valori come questi. E vi dirò di più: l'azienda per la quale sto lavorando, nel prorogarmi il contratto, non sa di avermi fatto un triplo favore: economico, umano, visto che si tratta di un ambiente di relazioni sane e per lo più positive e oltretutto anche creativo, dal momento che sto progettando uno schema per un altro possibile libro. 

-Ho scoperto di non essere fatta per un certo tipo di professione. Con amarezza ma con decisione ho scelto di lasciare questo ambito che non mi permetteva una crescita umana di confronti costruttivi. Non sono un'educatrice, non ho polso, non ho avuto impatto e mi è definitivamente passata la voglia... sono fatta per eseguire, per dimostrarmi affidabile e in grado di risolvere problemi cooperando in team.

Eppure in diversi casi mi sono sentita questa domanda: "Cosa ci fa una persona gentile, intelligente e affabile come te in un contesto impiegatizio di promotion per i treni Italo?". Ci sto bene, semplicemente. E spero di continuare a starci bene. E' un contesto nel quale i colleghi non mi urlano, non mi minacciano ogni settimana di possibili denunce se non riesco a tenere una classe, anche perché il mio attuale lavoro non riguarda classi e ragazzi, per fortuna.

E' un lavoro di relazioni e di ascolto. E' un lavoro che tra l'altro a volte mi diverte, come nel caso di una viaggiatrice che, alcune settimane fa, è voluta salire su un treno Italo con la ricevuta di storno del pagamento 😂, non con un biglietto vero e proprio (sa proprio di presa in giro nei confronti del capotreno!). Per colleghi e responsabili non sono solo un numero di matricola ma anche una persona da seguire e da valorizzare per quel che può dare con tutto l'impegno possibile. Alla fine è questo ciò che conta in ambito lavorativo oltre alla professionalità e alla competenza, no? Piuttosto di tornare sulla cattedra preferisco cambiare 300.000 aziende, almeno nel privato se sei seria, responsabile e se hai voglia di lavorare te lo riconoscono.

I laureati in Economia, Giurisprudenza, Ingegneria, ovvero, i più idonei per titoli a diventare dirigenti aziendali, non possono sapere che l'attuale situazione del nostro paese in ambito scolastico-culturale è decisamente grave. Nelle scuole manca quel che ho appena fatto io in questo post: rendere attuale ed "eterna" la letteratura, rinforzare i valori e combattere quell'apatia che impedisce ancora a diversi giovani di praticare l'introspezione, e a tal proposito io non posso e nemmeno voglio più farci niente.

Ad ogni modo, il penultimo verso si conclude con un'espressione: mondo tetro. Non può rimandare forse alla tragicità della storia del Novecento?

3. ARTICOLO DI MARIO SOBRERO SULL'ATTIVITA' POETICA DI LIONELLO FIUMI:

Per concludere il post vorrei qui riportare alcune frasi tratte da un articolo di Sobrero, uscito nel 1934, sul giornale La Gazzetta del Popolo, riguardante la figura di Lionello Fiumi:

-Lionello Fiumi aveva vent'anni quando, nel 1914, raccolse nel volume Polline le liriche scritte nei due anni precedenti. Si potrebbe affermare ch’erano impressioni provate da un ragazzo guardando dalla finestra, di casa o facendo intorno a casa qualche breve giro, in campagna od in una di' quelle piccole città dove la campagna si sente sempre. Al lettore esperto era facile comprendere che il libro era d’un giovine nato alla poesia, ma che questo poeta non aveva ancor potuto fare sufficienti esperienze di vita.

-Nel 1920 fu pubblicato il volume delle Mùssole. Vi erano cantati gli «amori fragili» nella vita d’una piccola città, le passeggiate in campagna ed i convegni nelle camere «venali» con piccole dattilografe che poi scivolavano nella galanteria professionale o facevano «il loro matrimonio conveniente»; vi era analizzato il tormento di non poter mai amare. 

-La raccolta Tutto cuore, apparsa nel 1925, è ancora di argomento amoroso. Anzi, qui più che nelle precedenti liriche di Fiumi, l’amore è inteso come una maniera di vivere; qui meglio di prima il poeta nell’amore rivela la propria condizione nel mondo. Altri anni son passati, le sue esperienze sono più approfondite, più serie; e nello stesso tempo che in lui si matura l’uomo, si matura l’artista. Pur nella efficace alternativa di momenti lieti, di sfoghi tra pianto e riso, di fantasie nere, queste liriche salgono a grado più in alto, fino alla «Umiliazione davanti alle stelle» nella quale il poeta, per confortarsi, sprofonda il perduto amore nei misteri dell’universo.

-Della vita, e per ciò della poesia, ha un sentimento assai più alto, che talvolta si esprime pienamente, in forme che si direbbero nate senza sforzo con l’idea stessa. Anche quando il motivo iniziale è lieve come nei Pesci rossi, i versi ci conducono ad una conclusione poetica di ordine elevato, una interpretazione extra-umana delle cose, un certo lucido senso della realtà metafisica, come se le parole assumessero spontaneamente significati nuovi.


24 febbraio 2024

"L'UCRAINA E PUTIN", A. GRAZIOSI:

24/02/2022- 24/02/2024... 

...e questa maledetta guerra vergognosa non accenna a finire...

A proposito dei contenuti di questo corposo saggio di storia contemporanea, ho deciso di ricopiare integralmente il riassunto di Matthias che comprende i tre paragrafi del post accompagnati da qualche citazione che lui stesso ha sottolineato durante la lettura del testo.

Ho letto anch'io questo saggio ma preferisco integrare, alla fine, i paragrafi con una citazione finale in blu e con la riflessione su una poesia.

1. LA SVOLTA AUTORITARIA DELLA RUSSIA:

L'Urss si è dissolta nel 1991, lo stesso anno della Fondazione dell'Ucraina. 

Negli anni Novanta a Mosca iniziava a diffondersi, anche tra la popolazione frustrata per le difficoltà economiche dopo il crollo dell'URSS, un'idea che vedeva un futuro imperialistico della Russia.

La nascita dell'Ucraina è stata fonte di preoccupazioni per la Federazione Russa, basti pensare che, nel 1992, un parlamento russo supportato da nazionalisti anti occidentali e da antisemiti, ha votato la revoca della cessione della Crimea all'Ucraina. L'anno successivo, El'cin scioglieva il Parlamento e ordinava all'esercito di intervenire per insediarsi come presidente del paese.

Importante è inoltre ricordare il Trattato sulle Forze Armate Convenzionali in Europa del 1999, ratificato anche dalla Federazione Russa che tuttavia non poteva rientrare tra i Paesi NATO finché non avesse rimosso le basi militari in Moldavia e in Georgia.

Già nel 1994, a Budapest, la Russia ha firmato un trattato mediante cui prometteva di impegnarsi a riconoscere e garantire l'inviolabilità dei confini ucraini in cambio della consegna a Mosca, finanziata dagli Stati Uniti, delle circa 4000 testate nucleari ucraine. All'inizio dello stesso anno la Russia di Putin era diventata uno dei primi membri della "Partnership for Peace", tesa a costruire fiducia tra i paesi NATO e gli altri stati europei, inclusi quelli post-sovietici.

Il 1999 è stato anche l'anno in cui Putin, anche con il sostegno di El'cin, diventa primo ministro. Così la Federazione ha iniziato a imboccare una svolta autoritaria e statalista con il sostegno delle grandi burocrazie imperialiste di Mosca.

La Rivoluzione arancione, iniziata il 21/11/2004 in Ucraina, passo molto importante per delineare la sua identità filo-europea e anti-russa, sicuramente ha provocato maggior apprensione in Putin che, nel 2005, descriveva il crollo dell'URSS come una tragedia, come "la più grande catastrofe geopolitica del XX° secolo creata da un Occidente corrotto che voleva umiliare l'URSS"

Sin dall'inizio del suo governo Putin non ha fatto ricorso ad un nazionalismo strettamente etno-linguistico ma piuttosto ad un'idea russo-centrica di una nazione che si ritiene profondamente diversa dall'Occidente e da qualsiasi altra civiltà, richiamandosi sia all'epoca degli zar e del loro anti-occidentalismo reazionario, sia anche in parte a Stalin che definiva l'URSS "un continente". 

Il patriottismo putiniano e l'idea di difendere la nazione da qualsiasi minaccia esterna ricalca le idee del filosofo slavofilo Johann Herder, il quale sosteneva che la nazione slava avrebbe dominato il mondo intero se l'Europa avesse rigettato il Cristianesimo.

All'inizio degli anni Duemila Putin si augurava la costruzione di un espansionismo russo anche mediante la forza, idea poi sanzionata dalla Fondazione "Russkij mir" nel 2007.  In effetti in quegli anni Putin affermava: "La democrazia è il potere della maggioranza alla luce degli interessi e delle opinioni di una minoranza. L'uso della forza può essere considerato legittimo se la decisione è presa dall'ONU. E non si deve dimenticare che le azioni politiche democratiche si costruiscono necessariamente con il dialogo, in un processo decisionale laborioso".

Le violenze attuate in Cecenia, la guerra contro la Georgia negli anni 2008-2009, oltre al sostegno che Putin ha sempre dato ai sovranisti europei, sono dimostrazioni del fatto che Putin ha adottato una strategia politica aggressiva.

A Mosca, anche nel primo decennio del XXI° secolo, era ancora diffusa l'idea della presunta umiliazione subita nel 1991, paragonata all'umiliazione della Germania nel 1919. 

Ma è corretto paragonare la Russia del 1991 alla Germania del Trattato di Versailles? Secondo Andrea Graziosi no. Lo storico argomenta così le sue motivazioni:

La Germania di Versailles, sottoposta a vessatorie riparazioni economiche, tagli territoriali, rigidi controlli sulle forze armate e umiliazioni di ogni tipo, non ché esclusa dalle organizzazioni internazionali, aveva reali ragioni di sentirsi vittima di politiche persecutorie, che non furono affatto applicate a una Mosca che scelse liberamente, a Belaveza, di sciogliere l'URSS, la cui esistenza Washington cercò di sostenere finché fu possibile, come dimostra il famoso Chicken Kiev Speech tenuto da George H. W. Bush il 1° agosto 1991. Diversamente dalla Germania, alla Russia non fu imposta alcuna riparazione (le furono concessi anzi aiuti consistenti, anche se non nella misura sperata) e non fu tolto alcun territorio. Essa venne inoltre ammessa nel club dei grandi (nel 1997 il G7 fu ribattezzato G8 proprio a seguito dell'ammissione della Russia) , e al suo esercito non fu imposto alcun tetto.

2. L'UCRAINA DALLA RIVOLUZIONE ARANCIONE A POROSENKO:

Nel 2004 Juscenko è diventato primo ministro ucraino. Durante il suo mandato si è accentuato il contrasto fra la sua coalizione "Nasa Ukrajna" e il filorusso Janukovyc, originario del Donbas.

Juscenko è risultato un presidente deludente a causa delle molte privatizzazioni attuate. Avvelenato con la diossina, è stato costretto ad espatriare e a trasferirsi a Vienna per curarsi.

Così nel 2010 Janukovyc gli è subentrato al potere grazie al forte appoggio delle regioni ucraine orientali. Janukovyc si è rivelato un accentratore visto che, durante il suo governo, si era avvalso del controllo di economia e magistratura. Tra i suoi collaboratori c'erano Mykola Azarov, incapace di parlare ucraino e Dymitro Tabacnyk, convinto che "l'Ucraina in realtà non esiste".

Il 22/02/2013 è una data importante. E' stato il giorno in cui Janukovyc si era rifiutato di firmare un accordo con l'Unione Europea per l'associazione dell'Ucraina al mercato comune. 

E' quindi iniziata la EUROMAIDAN ("Europiazza" dall'ucraino all'italiano), protesta filo-europea che ha coinvolto soprattutto gli studenti ucraini in Piazza dell'Indipendenza a Kyiv, che ha confermato l'orientamente dell'ucraina verso l'U.E. e che ha fatto fuggire Janukovyc in Russia.

Il 27 febbraio 2013 è stato formato un governo provvisorio. In questo periodo iniziava ad emergere la figura di Porošenko, fedele alla chiesa ortodossa russa e convinto sostenitore dell'Indipendenza ucraina. 

Porošenko, stando al governo fino al 2019, anno in cui ha perso le elezioni contro Zelensky, ha ribadito con le sue scelte politiche la volontà di allontanamento dell'Ucraina dall'ideologia russa.

Con Porošenko è avvenuto l'ammodernamento dell'esercito ucraino e, con alcune riforme, l'ucraino è divenuta la prima lingua istituzionale obbligatoria nelle scuole. 

Tuttavia queste leggi hanno rafforzato le idee dei filo-russi di Ucraina che, da tempo, vedono l'Ucraina come "periferia della Russia" oppure addirittura come "una creazione di Lenin".

3. CENNI SULLE DINAMICHE DELLA GUERRA NEL DONBAS:

La guerra in Crimea e nel Donbas, regione dell'Ucraina Orientale, è cominciata nel 2014. Da dieci anni prevede lo scontro armato tra le forze separatiste di quel territorio, sostenute da Putin soprattutto dal punto di vista logistico, e i governi ucraini. Questo tragico evento ha avuto un impatto profondo sulla stabilità dell'Europa e sulle relazioni internazionali.

Nell'aprile 2014 i secessionisti del Donbas hanno chiesto al governo ucraino un referendum. Pur non avendolo ottenuto, lo hanno indetto comunque l'11 maggio dello stesso anno, senza farlo verificare dalle organizzazioni internazionali che ovviamente non lo hanno mai riconosciuto legittimo. 

Tuttavia nascono comunque le repubbliche indipendenti, con il russo come lingua ufficiale, del Donetsk e del Luhansk. 

Nell'estate 2014 il governo ucraino ha lanciato una controffensiva che ha ridotto le zone controllate dai secessionisti nel territorio orientale. L'esercito ucraino ha liberato città come Mariupol, Kramatorsk, Bakhmut, Slovyansk.

Ma il 24 febbraio 2022 la Russia ha invaso l'Ucraina, dando inizio ad una guerra su vasta scala che coinvolge anche l'Occidente.

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-LA CONCLUSIONE DEL SAGGIO DI GRAZIOSI:

Mi è molto piaciuto il finale di questo trattato. 

Vorrei riportarvi il testo dell'ultimo paragrafo del libro in modo tale che anche per voi lettori possa essere fonte di un'attenta riflessione:

Bisogna sempre ricordare che è sbagliato e controproducente ragionare solo in base alla dicotomia The West and the Rest, e non solo per quello che abbiamo capito della crisi di quel West, che malgrado la sua fortunata riapparizione al fianco dell'Ucraina non c'è più nei termini in cui per mezzo secolo c'è stato. Il futuro dell'Occidente, che speriamo possa rinascere ancora una volta in nuove forme e con nuove vesti, val a dire il futuro della libertà, sta in primo luogo nella nostra capacità di vedere, capire, rispettare e riconoscere l'altro da noi dove la vita oggi pulsa e questo altro è per l'Europa soprattutto nell'Africa Subsahariana, con cui bisognerebbe dialogare ponendo fine alla faccia oscura del "mondo bianco".

Con il probabile ritorno di Donald Trump al governo degli Stati Uniti, negazionista del cambiamento climatico, iper-maschilista e razzista, nonché ideatore del gravissimo episodio dell'assalto a Capitol Hill nel gennaio 2021, la democrazia americana andrà incontro ad un processo di indebolimento. E con lei anche le democrazie di tutto l'Occidente. 

I nostri governi diverranno più o meno tutte "democrazie pilotate" da giornali e canali televisivi appartenenti al partito di governo (e, in un futuro non lontano, potranno esserci anche in Europa dittature coadiuvate dall'intelligenza artificiale). Noi europei ci troviamo già a sperimentare democrazie un po' indebolite dall'imperversare del populismo soprattutto sui social network. 

Non riesco ad essere ottimista... anzi sono scandalizzata già solo per il fatto che un personaggio come Donald Trump si sia ricandidato per le elezioni del novembre 2024. Lo rieleggeranno di nuovo... ma che ignoranti gli americani, per inseguire e per approvare una destra del genere, così radicale, illiberale e totalmente incurante dei veri problemi dell'umanità come ad esempio i cambiamenti climatici e la parità di genere.

Ci sono delle possibilità che Trump possa vincere. Vincerà se l'affluenza sarà bassa alle prossime elezioni americane.  E se vincerà farà molti danni. 

Le elezioni europee sono un momento cruciale per la democrazia. La Russia sta cercando di influenzare queste elezioni, facendo leva sulla narrativa della sconfitta inevitabile dell'Ucraina. Pochi giorni fa Donald Trump ha detto che la Russia è invincibile perché in passato ha sconfitto Napoleone ed Hitler. Non possiamo permettere che questa falsa narrazione prenda piede. Lo stesso ha poi dichiarato che incoraggerebbe Putin ad invadere i paesi europei NATO che non abbiano rispettato il vincolo della spesa militare. Dobbiamo votare consapevolmente questo giugno, scegliendo leader che difendano i nostri valori democratici e che si impegnino a sostenere l'Ucraina.

-POESIA DI ALEKSANDR KABANOV:

Propongo e commento brevemente una poesia senza titolo di questo autore, nato a Cherson, perfettamente bilingue (conosce molto bene sia l'ucraino che il russo e scrive "nella lingua del nemico").

Adesso piove, ma diluvierà,

e tutta quella pioggia invidierà

un ragazzino che gambe non ha,

in carrozzella, guardando il cielo ruvido.

Ma forse non gli basta quella pioggia,

lui non invidia, ma soffre e teme il mondo,

mentre l'autore mente come sempre,

scrivendo versi tra un bicchiere e l'altro.

Ma poi ti giri e c'è un porto di fiume

che ti ripara da tutta quell'acqua.

E allora pensi: dov'è il ragazzino?

E il ragazzino: dov'è l'autore?

Credo che questo componimento poetico voglia sottolineare la fragilità della condizione umana.

I verbi "piove" e "diluvierà" li ho interpretati in due modi:

-come metafore di "proiettili", che piovono nell'aria in una situazione di guerra e di violenza quotidiana. Chi spara non ha pietà di chi avrebbe diritto di respirare pienamente la vita. D'altronde anche il cielo non sembra amichevole ("ruvido"). 

-O magari indicano un po' più semplicemente una pioggia meteorologica incurante del dolore umano causato da eventi drammatici come un conflitto armato. Forse è più probabile quest'ultima lettura dal momento che in Kabanov più di qualche volta il meteo e la natura sono incuranti delle sofferenze umane e degli eventi storici che avvengono sul nostro pianeta.

Al ragazzino, cresciuto in un clima di precarietà e disaccordo del quale non comprende il senso ("forse non gli basta quella pioggia"), non sarà data la sensazione di "invidiare" gli adulti nell'aver voglia di crescere... agli occhi dei preadolescenti infatti gli adulti appaiono come persone pienamente libere di programmare la vita.

Mi lascia molto incerta l'espressione mentre l'autore mente come sempre... in che senso questo poeta giudica menzognero il suo talento?

Ma poi ti giri e c'è un porto di fiume

che ti ripara da tutta quell'acqua.

E allora pensi: dov'è il ragazzino?

E il ragazzino: dov'è l'autore?

Il porto di fiume potrebbe significare la volontà di trovare un luogo sicuro da esplosioni, bombardamenti e spari, oppure potrebbe rimandare al desiderio che l'Ucraina divenga una "casa" nella quale progettare un avvenire liberal-europeo per i connazionali di Kabanov.

Tuttavia, le ultime due domande che chiudono la poesia fanno comprendere che Kabanov, in questo periodo di guerra russo-ucraina, è chiamato a testimoniare l'orrore e la precarietà dell'esistenza, di cui il ragazzino senza gambe è l'emblema.