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29 luglio 2011

Ragazzini esemplari, di una maturità invidiabile!! Ecco i piccoli eroi di "Cuore"

Recentemente ho letto il famosissimo romanzo di De Amicis,"Cuore" e l'ho apprezzato molto.
E' un romanzo ambientato a Torino tra il 1878 al 1886 circa e descrive il  miserrimo stile di vita dal punto di vista economico che la maggior parte degli italiani conduceva nell'epoca post-risorgimentale.
Il protagonista è Enrico Bottini, che racconta le vicende di un intero anno scolastico.
Definire gli aspetti caratteriali di questo ragazzino è molto difficile: l'autore infatti lo ha creato soltanto per mettere in evidenza tutti gli altri personaggi.
Il libro è un intreccio di tre parti: i fatti che accadevano a scuola, le lettere dei genitori e le storie mensili che il maestro proponeva in classe.
Le persone povere credevano molto in aspetti come il patriottismo, la solidarietà, il rispetto dei figli per i genitori, i buoni sentimenti nei confronti del maestro, la pietà, l'eroismo e la sopportazione di alcune disgrazie familiari. Ma quelli erano tempi molto diversi!!
Spesso, mentre leggevo, ho pensato:"Che bella quell'epoca, in cui quasi tutti avevano poco e imparavano presto a condividerlo!"
 Ora però mi vorrei soffermare su alcuni personaggi e tra questi:
il maestro di Enrico, che è davvero una figura meravigliosa, piena di bontà.
Mi ha commossa molto un suo discorso, pronunciato all'inizio del libro: " Io non ho famiglia. La mia famiglia siete voi. Mia madre mi è morta, sono rimasto solo. Non ho più che voi al mondo, non ho più altro affetto, altro pensiero che voi. Mostratemi che siete ragazzi di cuore; la nostra classe sarà una famiglia e voi sarete la mia consolazione e la mia alterezza."

Per non parlare del buon Garrone, un compagno di Enrico: un quattordicenne alto e robusto ma soprattutto con un cuore davvero grande e dotato di un animo nobile e sensibile. Era il ragazzo che difendeva sempre i più piccoli e i più deboli di costituzione. 
Nel mese di gennaio si racconta che il maestro si era ammalato e che il supplente della classe era molto buono e non riusciva a tenere la disciplina. La confusione in aula era tale che in un certo momento il supplente era stato chiamato dal Direttore. Garrone, durante questa assenza, preso dall'indignazione rimprovera i compagni che subito cambiano comportamento. Al rientro in classe il maestro supplente si era accorto dello sguardo fremente del ragazzo e lo aveva affettuosamente ringraziato. Davvero un ottimo esempio, un compagno che custodisce nel cuore un amore connaturato per la giustizia e per la comprensione umana.

Pietro Precossi è un ragazzino straordinariamente tollerante: picchiato costantemente da un padre( il fabbro ferraio) sempre ubriaco, si ostina a far apparire nella miglior luce possibile la figura paterna, negando i maltrattamenti.
Enrico dice:" Dire che lo stimo è dire poco". Anch'io ho provato un sentimento di sincero affetto per il piccolo Precossino.
Il suo era davvero eroismo quotidiano. Ma sono stata lieta quando ho letto che il ragazzino, nel mese di febbraio, aveva vinto la seconda medaglia per la sua diligenza e per la sua persona. Soprattutto per il fatto che il padre poi ha cominciato a trattarlo diversamente. Era lo scolaro più timido della classe.

Stardi invece, è la tenacia fatta persona. Inizialmente presentato in classe dal padre come "scolaro molto duro di comprendonio", grazie al suo assiduo impegno e alla sua passione per i libri che custodiva in casa con molta premura, riesce a ottenere la seconda medaglia nel mese di dicembre e la valutazione di sessantasette settantesimi agli esami di fine anno.



Ho apprezzato molto i genitori di Enrico, che nelle loro lettere al figlio trasmettevano valori morali significativi e molto apprezzati in quell'epoca, tra i quali anche la sensibilità per gli altri e l'Amore di Dio per gli uomini.


Tra i racconti mensili del maestro, invece, affermo che quello che mi ha scossa molto profondamente è stato "Sangue Romagnolo". Ferruccio, un tredicenne molto vivace che frequentava cattive compagnie, era ritornato a casa molto tardi una notte. Sua nonna era molto addolorata per questo, dato il fatto che i genitori e la sorella del ragazzino erano partiti per Forlì.
Verso mezzanotte, entrambi avevano udito dei passi: erano dei ladri, giunti nella loro casa per rubare i denari al padre di famiglia.
In seguito la nonna aveva riconosciuto uno dei ladri, che, irandosi, stava per scagliare il coltello su di lei. Ma Ferruccio aveva fatto in tempo a proteggerla con il suo corpo. E dopo la fuga dei ladri-criminali, Ferruccio aveva esalato l'anima.
Davvero una storia straziante. "Il piccolo eroe, salvatore della madre di sua madre, aveva reso la bella e ardita anima a Dio".


Sicuramente, ammetto che in alcuni punti il romanzo è piuttosto retorico ma penso soprattutto che noi adolescenti dovremo prendere esempio da quei ragazzi maturi e generosi, che con il loro buon animo rendevano la quotidianità piena di momenti di condivisione.

11 luglio 2011

Voglio credere...

Vorrei consolare
l'angosciante solitudine
di un bimbo senza madre.

Vorrei restituire
la vita 
a chi è costretto a venderla.

Vorrei risanare
le ferite profonde
dell'odio e della violenza.

Vorrei stringere forte
chi è lacerato 
da un intenso dolore.

Voglio credere
che la speranza e l'amore 
sostengono il mondo.
Voglio credere 
nella bellezza della vita.



2 luglio 2011

Se i personaggi dei libri che leggo potessero uscire dalle pagine in carne ed ossa...

Qualcuno di voi ha letto "La solitudine dei numeri primi" di Paolo Giordano? 
Quanti sono riusciti ad arrivare alla fine, nonostante il tono drammatico della storia?


Questo libro mi ha fatto davvero pensare. E' un romanzo che racconta in modo toccante la storia di Alice e Mattia, i due protagonisti. 
Inizia dalla loro infanzia, raccontando due episodi che segnano profondamente le loro vite e i loro sentimenti.
Alice, costretta dal padre a partecipare alla scuola di sci, in una mattina nebbiosa e gelida si perde dal resto del gruppo e, decidendo di scendere a valle da sola, finisce fuori pista in fondo a un canalone innevato, con una gamba spezzata.
La parte che racconta la sua adolescenza evidenzia la sua sofferenza per l'essere destinata a zoppicare per sempre con la protesi meccanica.
Mattia è straordinariamente dotato, ma è gemello di una "ritardata". Per questo i due bambini vengono sempre isolati e derisi, quando un giorno vengono invitati a un compleanno.
La loro madre costringe Mattia a portare anche la sorella, ma non comprende il disagio del figlio e non accompagna i due bambini alla festa. La vergogna porta Mattia ad abbandonare la sorella in un parco per alcune ore. Al ritorno dalla festa non la trova più. Di lei non avrà più notizie per tutta la vita. 
Così comincia ad odiare se stesso, facendosi del male con oggetti taglienti.
Durante gli anni di liceo i due ragazzi si incontrano ed entrambi si riscoprono incredibilmente legati da un dolore intimo e forte, ma al contempo sono anche irreversibilmente divisi. Come i numeri primi gemelli: due numeri primi, separati da un numero pari, non sono abbastanza vicini per toccarsi.
Alice, dopo il diploma di maturità, lavora come fotografa mentre Mattia si laurea in matematica con il massimo e la lode e in seguito accetta la borsa di studio all'estero. Si spende così nel mondo della matematica, tralasciando la decisione di incrementere il suo rapporto con Alice, che, sentendosi poco importante per un genio promettente, lo incita ad andare. 
Alice è molto incerta nei suoi sentimenti, a tal punto da sposare un uomo troppo sicuro di sè che ignora i disagi altrui. A trent'anni si troverà divorziata e con un corpo molto esile a causa del suo pessimo rapporto con il cibo.
Dopo nove anni Mattia e Alice si rivedono, ma Mattia è stato lontano troppo tempo per sentirsi a suo agio in Italia.

Il romanzo ha provocato in me un forte impatto emotivo; ho pianto molto per Mattia: mi faceva molta tenerezza la sua figura di ragazzino riluttante nel parlare e chiuso nella sua depressione. Se lo avessi avuto di fronte a me, penso proprio che lo avrei abbracciato e gli avrei sussurrato:" Smetti di farti male". 

Le ultime tre pagine del libro sono state per me le più confortanti: Alice passeggia per il parco dove la gemella di Mattia era scomparsa molti anni prima e si siede sul greto del fiume. Ripensa a quando era distesa nel canalone, da sola in mezzo alla neve. 
"Con un po' di fatica sapeva rialzarsi" conclude il libro. La conclusione basta alla speranza...