Visualizzazioni totali

20 gennaio 2012

L'utilità della lettura.


Ho sempre avuto un debole per la lettura. Sin da quando avevo sei anni.
Ricordo molto bene i miei primi mesi di scuola.
Mi piacevano molto le filastrocche e le poesie che la mia bravissima maestra proponeva in classe. Ricordo i sorrisi di incoraggiamento che spesso mi rivolgeva, la sua passione per l'insegnamento, la sua fermezza.

Diventare insegnante era il mio più grande sogno; già allora  mi impegnavo a leggere con espressione, come faceva la nostra maestra quando ci leggeva dei racconti.
Prendevo sempre voti molto alti, sia a scuola che in famiglia erano molto soddisfatti di me ed erano contenti che leggere mi piacesse moltissimo. In effetti, la passione era tale che abbastanza frequentemente, durante l'intervallo, stavo seduta sotto un albero del cortile, o su una panchina, con un libro di filastrocche o di brevi racconti tra le mani, ignara di quello che facevano gli altri miei compagni. Dicevano che ero molto strana. Ma a me questo non importava molto. Mi interessava invece leggere e memorizzare le storie che leggevo, pensare ai personaggi e immaginare di trovarmi  in situazioni simili a quelle dei protagonisti dei racconti che leggevo, attribuire sentimenti umani anche alle piante e ai fiori.
E' stato così che ho cominciato a scrivere piccoli racconti e brevi pensieri.
Avevo un piccolo quaderno su cui scrivevo le mie storie. E, se ci penso bene devo proprio ammettere che ero una bambina tenera e avevo spesso il sorriso sulle labbra. Uno di questi miei brevi pensieri, scritto alla fine della prima elementare dice:
" E' una giornata di primavera. Su un prato verde ci sono una margherita e un quadrifoglio. 
Piove tanto e tutti e due hanno molta paura dell'acqua, dei lampi, dei tuoni e del vento. Per sentirsi vicini, quando il soffio del vento li avvicina un po', si accarezzano e così hanno meno paura."
 Ricordo che ho avuto una reazione molto particolare mentre lo scrivevo. Infatti mi ero messa a piangere e a pensare alla povera margherita e al povero quadrifoglio, sotto il temporale, infreddoliti.
La natura mi è sempre stata molto a cuore. Parlavo con le piante che crescono nei miei campi e immaginavo che anche loro provassero dei sentimenti. Ecco come si spiega la mia sintonia con la natura.





Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.