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13 agosto 2013

Il decreto del governo Letta sul femminicidio e riflessioni intorno al fenomeno

Pochi giorni fa, il governo Letta ha approvato un decreto legge che fornisce strumenti più efficaci alle magistrature e alle forze dell'ordine per debellare i reati di stalking e la violenza nei confronti delle donne.


Il Presidente del Consiglio Enrico Letta ha affermato di voler attuare una "lotta senza quartiere al femminicidio" e ha poi ringraziato l'ex ministro delle pari opportunità Josefa Idem, dal momento che quest'ultima aveva proposto una lunga serie di provvedimenti per tutelare le fasce più deboli della popolazione.
Il Ministro degli Interni Angelino Alfano ha inoltre spiegato che gli obiettivi di questa legge sono: prevenire la violenza di genere, punirla e difendere le vittime.
Il decreto legge propone l'allontanamento dai luoghi domestici dei mariti violenti, l'arresto per i violentatori e l'aumento di un terzo della pena se alla violenza assiste un minorenne o se la donna è incinta.
Inoltre, viene anche previsto di dare un forte sostegno alle vittime straniere mediante il rilascio di un permesso di soggiorno umanitario.
Oltre a tutto ciò, la legge dichiara l'arresto obbligatorio e la denuncia irrevocabile per gli stalker.
Benissimo!!!
Da parte dei politici è giusto e doveroso emanare leggi che difendono i diritti delle donne che sono vittime di gravi violenze.



D'altro canto, però, invito caldamente tutti voi lettori, uomini, donne, ragazzi e ragazze, a porvi questa domanda:" Perché il fenomeno del femminicidio è così frequente?"
(In effetti, quasi quotidianamente, i mezzi di comunicazione ci informano riguardo alla morte violenta di una donna per mano di un uomo).

Alcuni di voi risponderanno:"Perché molti uomini non riescono ad accettare di essere lasciati. Non si rassegnano di fronte alla fine di una relazione sentimentale."
Certamente questo è vero ma, a mio avviso, è una risposta abbastanza riduttiva.
C'è qualcosa che va oltre al fatto dell'incapacità di superare un fallimento relazionale.

Il fatto è che i molti disvalori della società in cui viviamo non ci stanno insegnando né a rispettare le pari opportunità né a riconoscere le risorse intellettuali e morali delle donne.

Internet e televisione non educano (in particolare gli spot pubblicitari, i concorsi di bellezza e le telenovele argentine), anzi...  stimolano idee perverse e considerano unicamente le risorse fisiche delle donne, spesso in modo volgare.

Io credo che il valore del rispetto debba provenire innanzitutto dalle famiglie.
I genitori devono evitare che i figli crescano credendosi dei "principini" a cui tutto è dovuto. 
Se così avvenisse, una volta divenuti adulti, essi non sapranno affrontare frustrazioni affettive che fanno parte della vita. Ricordiamo che nessuno è padrone di un altro individuo.

E che dire delle violenze verbali?
Questo tipo di maltrattamento è meno grave di ogni violenza fisica, ma, oltre a provocare rabbia e amarezza in chi lo subisce, vìola la dignità della persona.
Chi commette violenze verbali è solitamente una persona incapace di entrare in dialogo con l'altro e si dimostra così piena di risentimento nei confronti della sua "vittima", al punto di continuare a insultarla ogni volta che gli si presenta l'occasione, fosse anche sotto casa.











2 commenti:

  1. L'evoluzione culturale, quella vera occhio, non quella di facciata, ha tempi lunghi. Basti pensare che le donne all'inizio del secolo scorso si stavano appena battendo per il diritto di voto, che ottennero in Italia solo a metà dello stesso, mentre nella vicina Svizzera le donne poterono votare solo dal 1970, e in un paese di questa nazione, solo nel 1990. Cioè da quanto siamo considerate individui, 60-70 anni, o giù di li? Ancora negli anni '80 pur avendo il voto eravamo considerate mogli da tenere dietro i fornelli: ricordo le campagne di sensibilizzazione che vidi anni dopo, perché sono nata nell'86. Ricordo le puntate dei Robinson, dove oltre a cercare di combattere l'odio razziale si affrontava spesso il tema della misoginia in maniera esplicita, sottolineando la figura della donna in carriera rappresentata dalla mamma Claire. Insomma siamo considerate individui veri da pochissimo, e quasi solo sulla carta.
    Noi giustamente ci siamo prese la libertà che ci spetta, ma è successo tutto così in fretta che la controparte ne è rimasta sconvolta e non è pronta ad adattarsi, per questo ci sono tanti femminicidi. Noi come individui esistiamo da ancora troppo poco tempo.

    Poi sull'educazione si potrebbe aprire una parentesi enorme: dirò soltanto che anche noi abbiamo le nostre colpe. Gli uomini che maltrattano le donne sono figli di donnicciole, chiocce smidollate succubi del marito o donne sole troppo fragili. Perché puoi star certa che il figlio di una donna vera non fa queste cose, rispetta le altre donne come rispetta sua madre. Il figlio di una donna forte e indipendente difficilmente arriva a pensare di poter sottomettere l'altro sesso, perchè ha una figura forte di fronte a sè.
    Lo stesso dicasi per le donne in tv. Se una donna intelligente che ha sputato sangue e soldi per laurearsi non può niente contro la prima oca tette e culo che si presenta al colloquio in minigonna, la colpa di chi è? È davvero solo di chi assume? Ci sono donne cui la disparità tra i sessi fa comodo, è questa la verità, gettando a mare anni di sacrifici. Prendendosi i vantaggi della parità ma non le responsabilità, tantomeno i difetti.

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  2. Concordo perfettamente con tutto quello che scrivi. Molte grazie per la tua significativa riflessione!

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