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29 aprile 2014

Inno alla pace.

 
 Il 25 aprile, all'Arena di Verona, si è svolta una significativa campagna, alla quale anch'io ho partecipato, relativa ai temi di "pace e disarmo".  In questo incontro, noi presenti abbiamo avuto l'occasione di incontrare persone e associazioni che credono fermamente nel miglioramento politico e sociale, convinte del fatto che, di fronte alla crisi economica e al vergognoso degrado ambientale, sia necessario porsi l’obiettivo della riduzione delle spese militari e di una politica di disarmo.

Proprio a questo proposito vorrei proporvi una meravigliosa lirica che invita tutti gli uomini a promuovere la pace e la non-violenza:

"Cessate d’uccidere i morti,

Non gridate più, non gridate

Se li volete ancora udire,

Se sperate di non perire.

 

Hanno l’impercettibile sussurro,

Non fanno più rumore

Del crescere dell’erba,

Lieta dove non passa l’uomo."


  
 Questa breve poesia, formata da due quartine di versi di varia lunghezza, è stata scritta da Ungaretti durante la seconda guerra mondiale, in occasione del bombardamento di un cimitero di Roma, avvenuto nel 1944. La poesia appartiene alla raccolta intitolata: "Il dolore", edita però nel 1947.

Nella prima quartina, il poeta invita gli uomini ad accantonare l'odio per non infangare la memoria di quanti sono morti nella terribile guerra che si è appena conclusa. "Cessate di uccidere i morti" è infatti un'espressione molto forte.
Ungaretti esorta gli uomini a non commettere più atrocità al fine di ascoltare i morti.
 
Nella seconda quartina invece, il grande Ungaretti invita i lettori a stare in silenzio per  ascoltare "l'impercettibile sussurro" dei morti. Il silenzio è un elemento che consente ai vivi di captare un messaggio di pace, di solidarietà e di vita. 

Comunque, a mio avviso, i versi più significativi della lirica sono gli ultimi tre:
il "sussurro" dei morti è paragonato all'impercettibile crescere dell’erba. 
L'espressione "lieta dove non passa l'uomo" significa che l'erba cresce soltanto se l’uomo, portatore di violenza e di morte, non la calpesta.  Il crescere dell'erba è qui una contrapposizione tra la vita e la morte. Spontaneamente, ricordo una frase del  "Gelsomino Notturno" di Pascoli: "Nasce l'erba sopra le fosse". Anche qui, l'erba che nasce e che cresce sopra le fosse, ovvero, sopra un terreno nel quale sono sepolti i defunti, allude alla vita che sboccia dopo la morte.

Nel componimento la sfera uditiva prevale nettamente su quella visiva. In particolare, il verbo "gridate", ripetuto due volte, sottolinea il carattere violento di qualsiasi conflitto armato. L'azione del gridare infatti, è una sorta di crudeltà che porta strazio e sofferenza.


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