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23 maggio 2015

La morte di Domenico Maurantonio e la mia fortissima indignazione...


Circa due settimane fa, in un hotel di Milano, è accaduta una tragedia che ben conoscete: un ragazzo di 19 anni, che si trovava in gita scolastica, è precipitato da una finestra del quinto piano ed è praticamente morto sul colpo. Al momento della caduta indossava soltanto una maglietta. Ma perché è precipitato? Cosa è accaduto veramente quella notte? Che cosa i suoi compagni non vogliono dire agli inquirenti? Sono forse responsabili di un omicidio?! Queste sono tutte domande alle quali, per il momento, non c'è risposta. Anche se io mi auguro che la verità prima o poi venga a galla... i genitori del ragazzo hanno il diritto di sapere ciò che è accaduto al loro figlio.
Il padre del ragazzo ha ragione: Domenico non può essere morto così.

I giornali nazionali e i TG, fino all'altro ieri, hanno diffuso notizie false: che il ragazzo era ubriaco fradicio, che gli era stato dato un lassativo purgante, che un frequentatore dell'hotel lo aveva visto  precipitare dalla finestra... Ora che questi elementi sono stati tutti smentiti dalla precisione della scienza, mi infiamma un sentimento di rabbia... Ma perché i giornalisti, gli inviati e i conduttori dei TG si sono permessi di raccontare delle enormi bugie su una tragedia così grande? Avevano forse  intenzione di screditare la vittima agli occhi di tutti gli italiani??!
Ma possibile che nessuno pensi al terribile dolore dei genitori di Domenico?

E poi, altra notizia (ma questa volta veritiera!) che mi fa molto ma molto arrabbiare: la madre del ragazzo ha organizzato nei giorni scorsi una fiaccolata in onore del figlio e nessuno, dico nessuno dei suoi compagni e dei suoi insegnanti ha partecipato all'iniziativa!!!! Sconcertante, sconvolgente!!!! Davvero sconvolgente!!!!!! Ma che cattiveria!!!! Ma che cuori di ghiaccio!!!!! Ma quanta indifferenza!!!!! Ma i suoi compagni di classe cos'hanno da nascondere??!
Cavolo, è morto un ragazzo di 19 anni!!! Era un loro compagno, che ha condiviso con loro 5 anni di percorso scolastico, ma che soprattutto; era un essere umano come loro, capace di ridere, di piangere, di parlare, di abbracciare, di sorridere...
Domenico era un giovane al quale la vita è stata strappata troppo presto. Avrebbe potuto diventare un grande uomo, avrebbe potuto, negli anni futuri, realizzarsi in un particolare ambito professionale, avrebbe potuto costruirsi una bella famiglia, sarebbe potuto diventare una persona dotata di solidi valori etici... e invece, a mio avviso è morto due volte! Morto perché precipitato da un'alta finestra e morto anche a causa dell'indifferenza dei compagni e degli insegnanti, i quali si ostinano a non volerlo ricordare... e pensare che sarebbe stato bello riunirsi in chiesa tutti insieme, cantare, piangere, ricordare con parole e mazzi di fiori un amico....
Ma oramai io ho capito una cosa: tra i giovani della mia generazione la solidarietà non è praticata, o meglio, non è sentita...molti miei coetanei sono trincerati nel loro egoismo, nella loro insensibilità.
E io sono soltanto una rara eccezione... anzi, io sono troppo sensibile per poter vivere bene in un mondo caratterizzato dalla superficialità e dall'ingiustizia...

Fuori il tempo è grigio, come i pensieri che inondano il mio animo. Il delicato profumo del gelsomino non riesce proprio a rincuorarmi, anzi... mi ricorda tanto il sorriso di Gianmaria.
Aveva soltanto 17 anni... e la sua passione per la moto lo ha rovinato... Io so bene che non tutti i ragazzi e non tutti gli insegnanti della mia scuola hanno partecipato con spirito di solidarietà alla messa del trigesimo dalla morte... e questo mi ha molto ferita.
Ad ogni modo, anche se di fatto non l'ho mai conosciuto, anch'io posso dire di avere perso qualcosa, perché di tanto in tanto, i miei occhi incrociavano i suoi a scuola lo scorso anno... occhioni grandi e svegli. L'estate scorsa, dopo la maturità, mi era difficile pensare a tutto questo senza sprofondare in un mare di lacrime... Piangevo di nascosto dai miei familiari, seduta sotto l'ombra di uno degli ulivi che crescono nei campi attorno a casa mia. Mi sono tenuta dentro tutto il mio dispiacere e tutto il mio risentimento per diversi mesi.

Per quel che riguarda Domenico... chi sa il motivo per cui è accaduta questa tremenda disgrazia, parli, è suo dovere farlo!
Ma perché tutta questa indifferenza verso due genitori che hanno perso il loro unico figlio??!
Qualcuno dei miei lettori potrebbe spiegarmelo attraverso un commento sotto a questo post? Se lo facesse per davvero, gliene sarei grata per il resto dei miei giorni!!


2 commenti:

  1. Ci sono dolori che non ci appartengono, eppure, per una sorta di empatia incontrollabile, diventano anche i tuoi.
    Domenico era un ragazzo di 19 anni; un adolescente come tanti, come mille altri.
    Eppure, Domenico, con la sua morte mi è entrato nel cuore, nell'anima, ed è entrato a far parte di quel dolore, che non dovrebbe appartenermi, ma che invece mi sta logorando.
    Ci sono dolori che faticano ad uscire fuori dall'anima.
    Ci sono dolori che si radicano, talmente tanto, in profondità, da rimanere sospesi, appesi, come sottovuoto, e che riemergono alla prima occasione inutile.
    E non so perchè.
    E non era mio figlio.
    Ma era un figlio, come il mio, come mille altri.
    Era un ragazzo, con un futuro apparentemente infinito, con un futuro ancora tutto da disegnare, con un futuro, forse, già deciso, con piani ben definiti, da una metodologia invidiabile.
    Domenico era un figlio.
    Con la stessa barbetta del mio, con gli stessi occhialini, con le stesse speranze.
    Domenico è morto in un modo assurdo, senza un'apparente spiegazione, senza un urlo, senza nessuno.
    Domenico è morto solo, con il suo mistero, con le sue storie ancora da costruire, spazzate via in un volo di qualche secondo.
    Domenico era un figlio.
    Con la stessa età del mio, con la patente in tasca.
    Domenico era un figlio.
    Ed è quest'empatia che non mi fa vivere, che colora di scuro i miei pensieri, che decolora arcobaleni, prima bellissimi.
    Non dovrei essere così arrogante, nel voler cercare di intromettermi nel dolore, nemmeno immaginabile, di due genitori che hanno perso la cosa più importante del mondo.
    Non dovrei nemmeno voler cercare di capire, di percepirlo, quel dolore.
    Invece mi immedesimo, ed è più forte di me.
    Non riesco a non immaginare quel silenzio improvviso, quel buio indefinito, nel quale sono finiti dentro, Antonia e Bruno.
    Non voglio perchè ho paura, timore, terrore di non riemergerne più.
    La morte è parte della vita, la conseguenza di un percorso.
    Ma difficile, accettarla, a 19 anni.
    Non c'è più futuro, nemmeno per chi sopravvive.
    Detto ciò, la maturità che scaturisce dalle tue parole è positivamente sconcertante. Io ho a che fare ogni giorno con 18 enni.
    Insegno loro, o quantomeno ci provo, come si guida un'automobile.
    Ma non solo, quando mi riesce. Perchè alcuni di loro sono persi e dispersi, rinchiusi nel loro mondo, rintanati in un'inedia familiare che lascia interdetti.
    E ti posso assicurare che la totale mancanza di sensibilità, di punti di riferimento, di ideali concreti, di una sorta di rilassatezza mentale, di menefreghismo latente, di apatia per ciò che capita attorno, ho potuto riscontrarla, ahimè, in un numero importante di loro. A prescindere dal sesso. E la colpa di chi è alla fine? La colpa è nostra, degli adulti, di certi docenti che non inculcano più l'ideale del cittadino civile, sensibilizzato, di certi genitori che colmano, mancanze e amore, con affetto meramente materiale e crescono più col culto "dell'apparire" che per quello "dell'essere". Non tutti sono così, grazie al cielo. La stragrande maggioranza riesce a maturare anche in maniera autonoma, riconoscendo la vera essenza della vita, riconoscendo e distinguendo il rispetto dalla sopraffazione, le regole buone da quelle cattive. Ma tocca a noi adulti indicare la via. A costo di farci odiare per un "no" di troppo. Tocca a noi...
    Voi siete il futuro. Anche il nostro.

    Ciao.

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  2. La ringrazio moltissimo per le Sue parole profonde, poetiche ed espressive e mi permetto di dirLe che la Sua non è arroganza... Lei è molto scosso per ciò che è accaduto a Domenico e molto addolorato per la disperazione che pervade gli animi dei genitori di questo ragazzo... Lei si sta immedesimando nell'atroce dolore dei genitori di Domenico per il semplice fatto che Suo figlio, il quale ha la stessa età del povero ragazzo padovano scomparso prematuramente e in modo orribile, è un tesoro prezioso per Lei e per Sua moglie; è sangue del vostro sangue e carne della vostra carne. Vostro figlio rappresenta probabilmente la vostra ragione di vita. E anch'io, come Lei, credo proprio che la tragedia più grande che possa capitare ad un essere umano sia quella di perdere per sempre un figlio... Ecco, forse, nel risponderLe con queste frasi, potrei passare io per arrogante, dal momento che non sono madre (sono troppo giovane per esserlo) e finora non ho mai provato la gioia di crescere un bambino tutto mio. Però certe cose riesco ad intuirle da me, perché credo di essere dotata di un pizzico di sensibilità in più rispetto alle mie coetanee.
    La ringrazio ancora, auguri per il Suo lavoro di docente. Anna

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