Visualizzazioni totali

3 agosto 2017

"Il sole dentro":


Un film molto carino, a mio avviso da far vedere ai ragazzini delle medie per poi far loro scrivere una recensione ricca di riflessioni personali sui temi dell'amicizia, della solidarietà umana, della miseria e della fame nel mondo.
Si tratta di due storie profondamente diverse, una inverosimile e a lieto fine e una realmente accaduta e molto drammatica.
Le due vicende si intrecciano nel corso della proiezione. In questo post io le presenterò separate.
Parto dalla più drammatica.
Lo sfondo delle vicende sono dei luoghi caldi e assolati e, a proposito, questo non sarà un post lunghissimo: c'è un caldo talmente torrido, micidiale e persistente che fa venire il mal di testa.


YAGUINE E FODE':

Nel giugno del 1999 due quattordicenni africani, per l'esattezza originari della Guinea, dopo aver scavalcato la rete di recinzione dell'aeroporto di Conakry, riescono a nascondersi all'interno del carrello di un Airbus 300 diretto a Bruxelles.
Il giorno prima della partenza avevano scritto una lettera indirizzata alle "Eccellenze d'Europa" a nome di tutti i loro connazionali.
 All'aeroporto di Bruxelles la signora Chiara Trevisan, in quel periodo addetta all'ispezione dell'aereo, aveva trovato i cadaveri abbracciati dei due ragazzini e naturalmente anche la loro lettera, scritta in lingua francese.
Ecco il contenuto:

"Alle Loro Eccellenze, i signori membri e responsabili dell'Europa. 
Abbiamo l'onore, il piacere e la grande fiducia di scrivervi questa lettera per parlarvi del nostro viaggio e delle sofferenze di noi bambini e giovani dell'Africa.
Ma prima di tutto vi presentiamo i nostri saluti più squisiti, rispettosi. 
Siate il nostro sostegno e il nostro aiuto. Siatelo per noi in Africa, voi ai quali bisogna chiedere soccorso. 
Ve ne supplichiamo per l'amore del vostro bel continente, per il vostro sentimento verso i vostri popoli, le vostre famiglie e soprattutto per l'amore per i vostri figli che voi amate come la vita. 
Signori membri e responsabili dell'Europa, è alla vostra solidarietà e alla vostra gentilezza che noi vi chiediamo aiuto per l'Africa. Aiutateci, soffriamo enormemente, aiutateci.
Abbiamo dei problemi, i bambini non hanno diritti.
Noi africani, soprattutto noi bambini e giovani africani, vi chiediamo di fare una grande organizzazione utile per l'Africa perché progredisca. 
Se vedete che ci sacrifichiamo, rischiamo la vita è perché soffriamo troppo in Africa. 
Noi vogliamo studiare.
Vi chiediamo di aiutarci a studiare per diventare come voi.
Infine vi supplichiamo di scusarci moltissimo di aver osato scrivervi questa lettera in quanto voi siete degli adulti a cui noi dobbiamo molto rispetto.


Scritto da Yaguine e Foidè, due bambini guineiani. "


La signora, profondamente scossa sia dall'accaduto sia dalle parole della lettera, aveva deciso di cooperare con l' UNICEF e di stabilirsi in un villaggio africano in modo tale da poter garantire ai bambini di quella zona il diritto allo studio e ad una vita il più serena possibile.
Con le parole di questa lettera si chiude il film, che alterna le immagini della donna con quelle di Yaguine e Foidè da vivi.

Yaguine e Foidè vivevano a Conakry, la capitale della Guinea, caratterizzata da sovraffollamento, da strade sporche, piene di polvere e piuttosto caotiche.                                                               
Questa è una caratteristica comune tra le città africane le quali, dal momento che hanno tutte attraversato una rapida e precoce fase di urbanizzazione, si ritrovano ad essere pressoché invivibili per le persone che si trasferiscono: il traffico è intenso, le condizioni igieniche sono pessime e quelli che dovrebbero essere edifici e palazzi sono in realtà degli ammassi di baracche.
Negli ultimi anni, soprattutto in paesi come anche il Kenya, un buon numero di contadini provenienti dalle zone rurali, per cercare di migliorare le condizioni di vita, abbandona l’agricoltura per recarsi nelle città. In quel disgraziato continente, il risultato della migrazione campagna-città è purtroppo questo: diffusione di malattie infettive, mortalità infantile altissima e lavoro precario.
Ad ogni modo, la vita di questi due ragazzini prevedeva l’aiuto ai genitori nel lavoro durante il giorno e lo studio collettivo, tutte le sere, in un campo vicino all’aeroporto.                                         
In Guinea il 47% della popolazione vive al di sotto della soglia della povertà e, oggi ancor più che nel ’99, l’economia non dà segni di miglioramenti significativi. Se i ragazzi vogliono studiare, devono inevitabilmente compiere dei sacrifici che di norma richiedono molte energie psico-fisiche e un’ammirevole forza di volontà.



ROCCO E THABO:

Rocco e Thabo sono due simpaticissimi tredicenni vittime della tratta dei baby calciatori, realtà di cui non ero mai stata informata prima di vedere il film.
Se voi lettori non conoscete questo tristissimo e disumano fenomeno che considera i ragazzini come oggetti da acquistare e da buttare, lo capirete fra poche righe, dopo aver letto le frasi limpide e sincere
di un tredicenne che "ci è finito dentro".


Thabo proviene da N'Dula, un villaggio africano oltre il Sahara.
Il ragazzino è stato acquistato da un "mister" italiano e portato in Italia.
All'inizio del film, durante un viaggio in autostrada verso Bari, i due ragazzini raccontano le loro storie all'autista del pullman che li porta a destinazione.
"Thabo, diglielo che quel delinquente si è preso tutti i soldi della tua famiglia e che tuo padre e tua madre hanno fatto i debiti per pagarlo! E ti hanno fatto piangere in un container con dieci prostitute e a momenti morivi di sete!", dice Rocco con voce triste e pochi istanti dopo continua così: "Se sei bravo ti tengono per fare soldi, se non sei bravo ti buttano in mezzo alla strada".
 
Rocco è originario di Bari ed è praticamente un ragazzino senza famiglia: la madre è morta, il padre si è trasferito a Torino con una nuova compagna e il ragazzino subisce violenze fisiche da parte dello zio che lo ha venduto come calciatore.

I due ragazzini, amici per la pelle, decidono di allontanarsi dall'Italia per arrivare a N'Dula, luogo natale di Thabo.
Mi ha molto colpita una frase di Rocco, che penso costituisca uno dei messaggi più importanti della storia: "Casa tua non è dove sei nato, ma dove ti vogliono bene".
Con questa bella verità, il ragazzino decide di imbarcarsi clandestinamente con Thabo su un traghetto.
Dapprima arrivano in Tunisia e da lì raggiungono l’immenso deserto del Sahara, grande come l’Europa (8 milioni di km quadrati).
Non sempre il viaggio nel deserto fila liscio: Thabo e Rocco trovano delle persone disposte ad aiutarli ma assistono, nascosti dietro a una duna, ad un episodio in cui i soldati rubano i pochi averi di chi percorre il deserto per raggiungere il Mediterraneo.

Riescono poi a raggiungere il villaggio di Thabo? Sì.
E, per di più, Chiara Trevisan si preoccupa di entrambi: Thabo si ricongiunge con la famiglia e Rocco si stabilisce in Africa; d'altra parte in Italia non ha nessuno che gli voglia un po' di bene e allo zio violento e cattivo viene negato l'affido.

Concludo con due scene (non distanti l'una dall'altra) e con un breve commento su queste.






Da precisare che la colonna sonora è stupenda!

Padre X, pur essendo un pochino svitato, dice ai due protagonisti di questa vicenda delle cose che non si possono disprezzare. Io le condivido pienamente.
Come quella del primo spezzone: "(...) sono un po' africano come voi ma anche messicano, indiano, cinese... uomo."
Sapete cos'è questo? Un palese e netto rifiuto del razzismo!

Questa parte su YouTube non c'è, ma ve la svelo io.
All'interno della capanna, Padre X ha appeso tutte le foto dei fondatori delle principali fedi religiose al mondo. Poi, sempre all'interno della capanna, afferma: "Chi ha deciso di distinguere il terzo mondo dai paesi sviluppati? I potenti della Terra! Ma il mondo non è uno solo?"

Devo ammettere che questa suddivisione ha sempre dato un po' fastidio anche a me.

Bellissimi gli aquiloni sopra la capanna di Padre X!
Secondo me costituiscono un'ulteriore sottolineatura del tema dell'uguaglianza sostanziale di ogni essere umano.

Siamo diversi l'uno dall'altro per aspetto fisico, caratteristiche della personalità, colore della pelle, fede religiosa, modo di vestire e abitudini di vita.
Però siamo tutti umani con due gambe, due braccia, un viso, un cervello e un cuore.
Le condizioni esistenziali sono identiche per tutti: ignoranza riguardo al futuro, anche quello più prossimo, precarietà dell'esistenza, imprevisti, preoccupazioni, alternanza di gioia e dolore, di angoscia e di pace.













Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.