20 aprile 2013

"COLTIVIAMO IL NOSTRO GIARDINO, DAL MOMENTO CHE IL NOSTRO NON E' IL MIGLIORE DEI MONDI POSSIBILI!!"

Questa frase, che io considero una preziosa perla di saggezza, è l'insegnamento principale che l'illuminista francese Voltaire intendeva dare ai lettori del suo romanzo filosofico intitolato "Candido".

In "Candido", viene narrata con uno stile molto chiaro e incisivo, la storia di Candido, un giovane molto ingenuo che si affida alla guida di Pangolss, il suo maestro che è uno zelante sostenitore della filosofia di Leibniz. E' quindi convinto che il nostro mondo sia il migliore dei mondi possibili.
Candido cresce in un castello e conosce la giovane figlia del castellano, con la quale instaura segretamente una relazione amorosa. Quando però , i due giovani amanti vengono scoperti dal padre di Cunegonda, Candido, per volere di quest'ultimo, è costretto a lasciare il castello e a girovagare per il mondo in compagnia di Pangloss.
Da quel momento, Candido, oltre a vivere innumerevoli traversie personali e oltre a dover
affrontare situazioni molto pericolose (con Pangloss, viene catturato dall'Inquisizione e si salva per miracolo dalla pena di morte), incontra un'umanità sofferente, triste, angosciata. La realtà quindi, dimostra l'esatto contrario delle teorie di Pangloss, che si ostina comunque ad affermare la validità della filosofia di Leibniz.
Ecco quindi che, nonostante l'evidenza proveniente dalla realtà, troviamo una filosofia che potremmo definire pregiudizio, ovvero idea ancorata all' astrazione e strettamene connessa all' incapacità di accettare e di comprendere la verità.
Candido, nel corso delle sue intricate vicende, instaura un rapporto di amicizia con Martino, un filosofo estremamente pessimista.

Alla fine del romanzo, Candido inizia a vivere tranquillamente con Cunegonda, che diviene sua moglie e gli amici. Tuttavia, la sua condizione è tranquilla e non serena: in effetti è povero, la moglie imbruttisce ed è piuttosto scorbutica e irritabile, Pangloss si lamenta di non godere della possibilità di sfruttare il suo talento di filosofo in qualche rinomata università, Martino è intristito dalla sua convinzione che "Ovunque si sta male".

Candido, Martino e Pangloss discutono di filosofia nel giardino della casa di Candido.
Nell'ultima pagina del libro, Pangloss giustifica le disavventure del giovane innanzitutto sostenendo che, "Tutti gli eventi fomano una catena nel migliore dei mondi possibili" e dicendo a Candido che, se non avesse vissuto una lunga serie di disavventure, ora non si troverebbe con i due filosofi a discutere di cultura e di opinioni filosofiche e non mangerebbe in loro compagnia dei gustosi cedri  nel giardino di casa.

Candido risponde però con un'affermanzione che solo apparentemente è conciliante:
 "Ben detto. Ma bisogna coltivare il nostro giardino".
La frase di Candido è naturalmente in contrasto con i pregiudizi di Pangloss e innanziutto dimostra una critica aperta nei confronti dell'Illuminismo e della sua profonda fiducia nella ragione, ritenuta da Voltaire uno strumento limitato e non sempre adeguato a risolvere le profonde contraddizioni della via umana.
Nonostante ciò, Voltaire non si abbandona nè al pessimismo nè alla rassegnazione, ma rifiuta e denigra sia i pregiudizi sia le idee umane che, pur essendo molto evidentemente lontane dall'esperienza della realtà, vengono sostenute dagli uomini con l' assurdo pretesto di rispondere in modo esauriente a domande troppo difficili per l'intelletto umano.

"Coltiviamo il nostro giardino" significa inoltre "Coltiviamo la nostra capacità di pensare e di riflettere sulla realtà dell'esperienza". Non si dovrebbe, dunque, servirsi dei precetti altrui, soprattutto se questi non coincidono con la verifica della realtà. Secondo Voltaire, quindi, il pensiero è imprescindibile dalla realtà.



13 aprile 2013

"BIANCA COME IL LATTE, ROSSA COME IL SANGUE" E "I PASSI DELL'AMORE": DUE MERAVIGLIOSI CAPOLAVORI A CONFRONTO

"Bianca come il latte, rossa come il sangue" 
E' un romanzo scritto da Alessandro D'Avenia. Ho letto questo straordinario romanzo cinque mesi fa e sono rimasta molto colpita sia dai connotati psicologici dei personaggi, sia dai numerosi insegnamenti di vita che la vicenda narrata offre.

 Il protagonista della storia è Leo, un ragazzo di sedici anni che frequenta la terza classe del liceo, odia i professori da lui definiti   "succhiasangue che tornano a casa e si chiudono nei loro sarcofaghi", è un appassionato di calcio, non si separa mai dal suo iPod ed è innamorato di Beatrice, una ragazza della scuola che si ammala di leucemia.
Mentre leggevo le prime pagine del libro, ho riso molto dei pensieri spesso ingenui formulati da un Leo incredibilmente simpatico e spontaneo anche se un po' immaturo.
Fin da subito, però, è possibile comprendere  che Leo è un ragazzo molto sensibile (un esempio significativo per me è quando, al funerale del marito della prof. Argentieri, si era vergognato di aver sorriso alla professoressa senza porgerle le condoglianze) .
L'immaturità di Leo non è cattiveria o insensibilità, è semplicemente una modalità di vivere la propria adolescenza senza cercare di riflettere in maniera ponderata sul proprio presente e sui propri desideri, detestando scuola e professori,  "girando senza una meta" durante il pomeriggio con l'inestimabile bat-cinquantino e avendo una vita "piena"e movimentata per non pensare al bianco che tanto lo spaventa.

Sono rimasta molto colpita dalla concezione dei colori: il bianco, per Leo rappresenta la paura di una vita vuota e senza significato, sia il dolore e la disperazione provocati dall'irreversibilità della malattia grave di Beatrice, sia la solitudine che "fa galleggiare nel dolore senza bisogno di nuotare".
Il rosso invece, indica il suo sentimento profondo e sincero nei confronti di Beatrice. Quanta tenerezza ho provato nei confronti di Leo quando in ospedale aveva deciso di donarle il suo sangue!! Ammiro molto le persone che spontaneamente donano se stessi per il bene degli altri.

Una mattina, invece di entrare a scuola, decide di  andare a trovare Beatrice con Silvia, un'amica disponibile e comprensiva. Da quel giorno, Leo e Beatrice si incontrano molto spesso e dialogano, cantano, raccontano l'uno all'altra sogni, sentimenti, ideali. Ho pianto calde lacrime quando ho letto il punto in cui Leo e Beatrice ballano al suono della musica. Ho apprezzato inoltre la figura di Beatrice e la sua straordinaria pazienza nel convivere con un enorme dolore fisico e spirituale e nell'accettare di dover morire a soli 17 anni.

 "I passi dell'amore"
E' un film americano diretto da Adam Shankman. L'ho visto quattro anni fa, ma mi ha lasciato un ricordo vivo e profondo.

Il protagonista qui è Landon, un diciottenne che inizialmente è arrogante, decisamente superficiale, frequentatore di cattive compagnie. A causa di un episodio molto grave di cui Landon era stato responsabile, il preside della sua scuola, lo costringe a frequentare il corso di teatro. Al corso, Landon conosce Jamie, una ragazza timida, gentile, profondamente religiosa e instaura una relazione dapprima di amicizia, poi diviene qualcosa di più profondo. Quando Jamie in lacrime gli rivela di essere malata di leucemia, Landon, trovando dentro di sé la forza d'animo di amare nella sofferenza, cerca di realizzare i numerosi desideri di Jamie (per esempio, i due giovani si sposano nella stessa chiesa in cui si erano sposati i genitori di Jamie). 
La seconda parte del film mi ha fatta sprofondare in una violenta crisi di pianto.

Le due storie hanno alcuni importanti punti in comune:
A) Innanzitutto, sia Leo che Landon compiono all'interno della storia un percorso di formazione che li porterà a maturare e a comprendere il senso profondo della vita.

B) Sia Leo che Landon hanno saputo ricevere e dare amore nel corso della loro storia e non si sono nè arresi nè scoraggiati di fronte ad una tragedia molto grande. Anzi, entrambi hanno cercato di esaudire i desideri delle ragazze, condividendo la loro difficile realtà.

 C) Jamie e Beatrice hanno la stessa malattia ed entrambe manifestano un'ammirevole bontà, forza d'animo, saggezza. Entrambe credono molto in Dio. Con la loro personalità favoriscono il miglioramento dei due ragazzi.

D)Entrambe le storie coinvolgono e commuovono.

Ma Leo, Beatrice, Landon e Jamie sono solo personaggi di romanzi e di film, con  i quali non potrò mai dialogare ne' scambiarmi abbracci.  Però vorrei tanto incontrare persone simili nella mia vita quotidiana...