29 novembre 2023

NAZIM HIKMET: VITA E POETICA

Io e Matthias vi presentiamo la biografia e alcuni componimenti di un poeta turco vissuto nel secolo scorso.

I contributi di Matthias sono evidenziati in rosso.

Iniziamo con un paragrafo di geopolitica.

0) LA SITUAZIONE ATTUALE DELLA TURCHIA:

La Turchia, a causa della sua posizione geografica, è una cerniera tra mondo dell'Europa Occidentale e Medio Oriente. 

Il suo partito "Giustizia e Sviluppo" è fondato sull'Islam politico che, come in altri paesi del Medio Oriente, controlla gli apparati statali. 

La Turchia non potrà entrare nell'Unione Europea finché non avrà uno spirito democratico pienamente fondato sulla libertà.

Erdogan vuole rifondare l'Impero Ottomano, per questo ha interessi contrapposti con l'Iran, la Siria e l'Iraq. Attualmente supporta i Palestinesi per la fratellanza musulmana che in realtà non è mai esistita e per indebolire Israele.

Erdogan ha un controllo quasi assoluto del territorio che governa ed è nella NATO; d'altronde, se lo si scacciasse da questa alleanza militare sarebbe peggio perché forse potrebbe attuare il passo per divenire una dittatura a tutti gli effetti. Poi, come si è visto alle ultime elezioni, più o meno metà della popolazione turca non è favorevole al suo governo e quindi questi come potrebbero reagire nell'eventualità in cui l'Occidente respingesse la Turchia dalla NATO?

Con la Russia il rapporto è ambiguo perché Erdogan ha intrattenuto rapporti commerciali con l'Ucraina inviando i droni all'esercito ucraino mentre con la Russia ha interessi contrapposti nell'ex Nagorno Karaback (regione nell'altopiano armeno, nel Caucaso meridionale).

Tuttavia ha mantenuto rapporti con la Federazione Russa sul fronte energetico.

La sua è la politica "dei due forni".

1) BIOGRAFIA (sintetizzata per punti):

-Nazim Hikmet nasce a Salonicco nel 1902. E' figlio di una famiglia musulmana praticante. Il padre, Bey Hikmet, è un diplomatico e la madre è una pittrice di origini polacche. 

-Durante la guerra di indipendenza turca aderisce al Partito Nazionalista di Ataturk.

-Nel 1921 il giovane Hikmet, una volta approdato a Mosca per motivi politici, prende parte al movimento sovietico, si iscrive alla facoltà di Sociologia e si laurea.

-Nel 1928 il poeta rientra in Turchia, fa stampare il primo libro di poesie e appoggia il Partito Comunista turco. Un anno dopo viene arrestato a causa delle sue posizioni politiche e condannato a 28 anni di carcere.

-Durante il periodo di detenzione compone, è vero, poemi e poesie, ma viene colpito da infarto per la prima volta.

-Nel 1935 Nazim Hikmet esce dalla prigione a causa di un'amnistia e contrae matrimonio.

-Il 1938 è un annus terribilis per questo poeta: divorzia e un suo poema, ritenuto colpevole di incitare i marinai alla rivolta contro il regime autoritario, viene considerato sovversivo. Altre sue poesie sono ritenute lesive per l'onore dell'esercito turco. Quindi viene arrestato per la seconda volta e, durante il secondo conflitto mondiale, viene colpito per la seconda volta da infarto.

-Una commissione internazionale sostenuta da Tristan Tzara, Picasso, Sartre e Neruda riesce ad ottenere la scarcerazione di Hikmet nel 1950.

-Una volta uscito di prigione si sposa con Munevver Andac, traduttrice in lingua polacca e francese. Da lei ha un figlio. Ma la polizia turca gli attenta la vita per due volte a Istanbul. Per questo motivo espatria e si trasferisce nei territori dell'Unione Sovietica.

-Viaggia molto e, nel 1959, diviene cittadino polacco.

- Muore a Mosca nel 1963 dopo un infarto.

2) BREVE ELENCO DELLE OPERE PRINCIPALI DI HIKMET:

1) "Paesaggi umani", poema.

2) "Poesie d'amore", raccolta di poesie.

3) "La città che ha perduto la voce", raccolta di poesie.

4) "Tartufo", opera teatrale.

5) "Telegramma notturno", raccolta di poesie.

6) "La spada di Damocle", opera teatrale.

7) "Da quattro carceri", poema.

8) "L'uomo dimenticato", opera teatrale.

9) "Ma è poi esistito Ivan Ivanovic?", opera teatrale.

3) COMPONIMENTI DA NOI SCELTI E TRATTI DA "POESIE D'AMORE":

Prima di riportare alcuni testi corredati dai nostri commenti, vorrei ricopiare il giudizio complessivo che Matthias dà alla poetica di Hikmet:

Le poesie di Hikmet sono semplici con situazioni autobiografiche e reali. Anche se i contenuti di diverse poesie fanno riferimento al periodo trascorso in carcere, alle torture subite da amici, ai suoi problemi di salute, alla sua difficilissima condizione di dissidente politico e alla fugacità del tempo, lo stile e le immagini risultano dolci, piene di calore umano. 

Alcune espressioni poetiche nascono da emozioni positive legate o all'amore per una donna o alla meraviglia per i paesaggi naturali.

4) "IL PIU' BELLO DEI MARI":


Indubbiamente è un poesia "solare".

Mi piacciono molto quei primi due versi: il più bello dei mari /è quello che non navigammo, perché sembra che il mare alluda ad esperienze condivise di coppia, esperienze che Hikmet e Munevver, la sua nuova amata, non hanno ancora avuto modo di sperimentare.

Sia l'anafora "il più bello/i più belli di..." sia la correlazione "non...ancora" racchiudono le aspettative di una futura vita di coppia.

5) "HO SOGNATO DELLA MIA BELLA":

Ho sognato della mia bella

m'è apparsa sopra i rami

passava come la luna

tra una nuvole e l'altra

andava e io la seguivo

mi fermavo e lei si fermava

la guardavo e lei mi guardava

e tutto è finito qui.

E' una poesia del 1947. Hikmet è quindi in carcere e la donna amata è una sorta di sogno-apparizione prodotto da nostalgia e lontananza.

E' interessante accorgersi che la donna amata da Hikmet è paragonata alla luna, elemento femminile che, sin dalle civiltà più antiche, è considerato legato alla ciclicità della fisiologia femminile. Nella mitologia greca tra l'altro Selene, la luna, era una divinità. 

6) "BENVENUTA, DONNA MIA!"

Benvenuta, donna mia, benvenuta!

certo sei stanca
come potrò lavarti i piedi
non ho acqua di rose né catino d’argento

certo avrai sete
non ho una bevanda fresca da offrirti

certo avrai fame
e io non posso apparecchiare
una tavola con lino candido

la mia stanza è povera e prigioniera
come il nostro paese.

Benvenuta, donna mia, benvenuta!

hai posato il piede nella mia cella
e il cemento è divenuto prato
hai riso
e rose hanno fiorito le sbarre

hai pianto
e le perle sono rotolate sulle mie palme

ricca come il mio cuore
cara come la libertà
è adesso questa prigione.

Benvenuta, donna mia, benvenuta!

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Riporto una parte di una strofa:

hai posato il piede nella mia cella
e il cemento è divenuto prato
hai riso
e rose hanno fiorito le sbarre

Sicuramente Hikmet ha composto questa poesia, che è del 1948, dopo una visita di Munevver, con la quale per anni ha coltivato la relazione a distanza attraverso qualche lettera e con alcune visite in carcere da parte di lei.
Munevver è vita. Questo significano le espressioni evidenziate.
Solo che... purtroppo Nazim non può trattarla con galanteria. Lo farebbe eccome se non fosse in carcere! Ma in questo contesto Munevver non è un'ospite ma una visitatrice.

7) "NELLA CASA ADDORMENTATA DI QUEST'ALBA":

Nella casa addormentata in quest'alba
la luce che si muove al secondo piano
è una stella rimasta lassù

sono sceso senza rumore
per la scala
sono andato attraverso il giardino
fino al bosco di faggi

nella freschezza calma di quest'alba
negli alberi la tenerezza
di una giovane madre
e a passi lenti sul ponte di pietra
la partenza.
Siamo nel 1951 e il poeta si è già trasferito nei territori che, nel secolo scorso, appartenevano all'Unione Sovietica. Si trova nei pressi di Varna, città della Bulgaria. 
Hikmet descrive la sua partenza silenziosa in una mattina estiva: la luce del giorno è ancora debole, per questo è paragonata "all'unica stella rimasta lassù".

Molto bella, a mio avviso, è poi l'immagine degli alberi del bosco, alberi floridi e teneri come le giovani madri.

8) "IL CAVALIERE DELL'ETERNA GIOVENTU' ":

Ve lo anticipo, è una poesia dedicata alla figura di Don Chisciotte della Mancia, protagonista dell'omonimo romanzo di Miguel de Cervantes.

Il cavaliere dell’eterna gioventù
seguì, verso la cinquantina,
la legge che batteva nel suo cuore.
Partì un bel mattino di luglio
per conquistare il bello, il vero, il giusto.
Davanti a lui c’era il mondo
coi suoi giganti assurdi e abietti
sotto di lui Ronzinante
triste ed eroico.

Lo so
quando si è presi da questa passione
e il cuore ha un peso rispettabile
non c’è niente da fare, Don Chisciotte,
niente da fare
è necessario battersi
contro i mulini a vento.

Hai ragione tu, Dulcinea
è la donna più bella del mondo
certo
bisognava gridarlo in faccia
ai bottegai
certo
dovevano buttartisi addosso
e coprirti di botte
ma tu sei il cavaliere invincibile degli assetati
tu continuerai a vivere come una fiamma
nel tuo pesante guscio di ferro
e Dulcinea
sarà ogni giorno più bella.                                                                                                Partì un bel mattino di luglio/per conquistare il bello, il vero, il giusto.  
Don Chisciotte, affascinato dai libri di epica cavalleresca che legge, decide di compiere un viaggio attraverso i territori spagnoli per conquistare:
*il bello= ciò che per lui è Dulcinea.
*il vero= combattere per il bene, per ciò che è nobile.
*il giusto= combattere le ingiustizie.

Giganti assurdi e abbietti= creati dalla sua mente ma figure negative e immorali per il suo immaginario e per il contesto dell'epica di Cervantes.
Ronzinante è l'asino che diviene "cavallo" per il suo "cavaliere".
Ma tu sei il cavaliere invincibile degli assetati è un verso che mi ricorda una beatitudine del Vangelo: Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia perché saranno saziati.
Personalmente mi ci ritrovo molto in questa beatitudine. 
Tu continuerai a vivere come una fiamma= cioè continuerai a sopravvivere nelle conoscenze e nel cuore degli appassionati della letteratura e, in quanto uomo del Seicento protagonista della narrazione, vivrai appassionato, idealista e nostalgico di un mondo di valori ormai decaduto.

9) "LA VITA NON E' UNO SCHERZO":

La vita non è uno scherzo.
Prendila sul serio
come fa lo scoiattolo, ad esempio,
senza aspettarti nulla
dal di fuori o nell’al di là.
Non avrai altro da fare che vivere.


La vita non é uno scherzo.
Prendila sul serio
ma sul serio a tal punto
che messo contro un muro, ad esempio, le mani legate,
o dentro un laboratorio
col camice bianco e grandi occhiali,
tu muoia affinché vivano gli uomini
gli uomini di cui non conoscerai la faccia,
e morrai sapendo
che nulla é più bello, più vero della vita.


Prendila sul serio
ma sul serio a tal punto
che a settant’anni, ad esempio, pianterai degli ulivi
non perché restino ai tuoi figli
ma perché non crederai alla morte
pur temendola,
e la vita peserà di più sulla bilancia.


Quel non avrai altro da fare che vivere mi richiama all'oraziano "carpe diem".
In questo componimento il poeta esorta e apostrofa i lettori a vivere prendendosi le proprie responsabilità, dal momento che la libertà non consiste nel fare ciò che pare e piace ma piuttosto nel prendere consapevolezza che la nostra vita è legata a quella degli altri e che vivere è relazionarsi.

nulla é più bello, più vero della vita= Nulla è più reale del reale.

(...) a settant’anni, ad esempio, pianterai degli ulivi
non perché restino ai tuoi figli
ma perché non crederai alla morte

Gli ulivi sono simbolo di pace.
E' come se il poeta, piantandoli per se stesso, volesse vivere gli ultimi anni in pace e in tranquillità senza angosciarsi per il fatto che il tempo rimanente è breve.

10) "NON HA STRAPPATO LE ALI ALLE MOSCHE QUANDO ERA PICCOLO":

Concludiamo il post con una poesia drammatica.

Non ha strappato le ali alle mosche quando era piccolo
non ha legato i barattoli alla coda dei gatti
né imprigionato gli scarafaggi
nelle scatole di fiammiferi
non ha distrutto le case
delle formiche.
E' diventato grande.
E vedete il male che gli hanno fatto.
Quando è morto, ero al suo capezzale
e mi ha detto: leggimi una poesia
che canti il sole e il mare
le officine atomiche la luna artificiale
che canti la grandezza dell'uomo.

La poesia è dedicata ad un amico o conoscente di Hikmet, probabilmente, un altro dissidente politico che sin dall'infanzia era di buon carattere, mite e innocuo, rispettoso verso tutte le forme di vita.
Il male che gli è stato fatto è la tortura sotto interrogatorio. E, anche in punto di morte, questo amico voleva ascoltare la bellezza della poesia.

Sia nell'Italia della guerra civile (1943-1945) sia attualmente in alcuni paesi (Iran, Marocco, Uzbekistan, Somalia, Afghanistan) la tortura è praticata nei confronti di chi è critico nei confronti dei governi e può essere causa di morte.

le officine atomiche la luna artificiale/che canti la grandezza dell'uomo= qui penso ai contenuti delle IX Ecloghe di Andrea Zanzotto, raccolta del 1959, contemporanea quindi a questa poesia. In quest'opera l'autore è influenzato dal progresso scientifico e tecnologico che avviene in quell'epoca, non senza una forte competizione tra USA e URSS: il lancio in orbita del primo Sputnik e dei primi satelliti, lo sviluppo industriale ed elettronico che semplifica la vita domestica delle casalinghe.

22 novembre 2023

"Eugenie Grandet", H. De Balzac:

Ciao, piccola anima.
Avevi proprio una "faccia pulita", tipica delle persone genuine, cortesi e simpatiche.
Nei tuoi tratti vedo un po' me stessa. Certo, tu hai gli occhi un pochino più stretti, i capelli un po' più scuri  e più lunghi dei miei.
Non c'è angolo a Verona in cui non si parli o non si commenti amaramente quel che ti è stato fatto.
La tua morte ha impressionato tutta l'Italia, anche se trovo assolutamente ingiusto e poco intelligente fare polemiche sterili su ciò che tua sorella ha detto. Per me è mancanza di tatto e di rispetto verso un'altra donna che sta indicibilmente soffrendo.
Dobbiamo tutti ammettere la verità: il crudele comportamento del tuo ex fidanzato è frutto, purtroppo, di una mentalità oppressivo-maschilista ancora diffusa nonostante il XXI° secolo.
Moltissime ragazze e donne hanno un episodio da raccontare in cui sono state umiliate, svilite, stalkerate o denigrate in quanto donne. Anch'io avrei almeno tre vicende di questo genere che ho sperimentato quando ero più giovane.
Non so dove ti trovi ora, spero in Cielo, in un eterno abbraccio con la tua cara mamma. Se davvero vi trovate lì, date forza a papà Gino, ad Elena e a Davide.
Elena avrà bisogno, in futuro, di incontrare e di confrontarsi con figure maschili positive, miti, sensibili. Anche se questo enorme dolore non la abbandonerà mai, Elena avrà bisogno di stare a contatto con uomini che "non fanno notizia" o che non fanno molto parlare di sé proprio perché sanno rispettare e amare davvero e proprio perché sostengono i diritti delle donne.
Alle manifestazioni contro gli Ayatollah e per la democrazia in Iran partecipano anche i coetanei di quelle giovani donne che chiedono libertà. L'EDUCAZIONE ALL'AFFETTIVITA' DEVE AVVENIRE IN FAMIGLIA. Lo dico anche per il fatto che la scuola italiana, oltre ad avermi delusa enormemente, così com'è fatta e organizzata attualmente, ovvero è basata esclusivamente su nozioni da ripetere acriticamente e su strategie didattiche di top-down, non va bene. 
La scuola italiana è un luogo in cui non sono gradite lezioni che coinvolgano anche i valori umani ed etici, in cui invece vanno benissimo gli insegnanti social esibizionisti, in cui spesso gli insegnanti subiscono le pretese e le prepotenze dei genitori e degli alunni. Per questo, ora più che mai, è necessario che la prima educazione alle relazioni anche affettive avvenga nelle famiglie.
La battaglia per la parità di genere si combatte insieme, uomini e donne uniti per un mondo più umano e più giusto. 
Il maschilismo e il sessismo non sono questioni prettamente femminili!
L'altra sera mi sono scese due lacrime quando ti ho immaginata terrorizzata mentre cercavi di fuggire da un coltello e da un ragazzo pieno d'odio ingiustificato.
La tua breve vita non sarebbe dovuta finire così.
Ciao piccola anima.

15 novembre 2023

GUIDA GALATTICA PER AUTOSTOPPISTI:

Anche in questo caso io non conosco il romanzo dal momento che finora non ho avuto occasione di leggerlo. Da parte mia posso dirvi soltanto questo: si tratta di un libro che concilia la fantascienza con l'umorismo e con la componente avventurosa.

Matthias invece lo ha letto, divertendosi a raccontarmelo. 

Ecco tutto ciò che mi ha detto il mio ragazzo a proposito. 

Qualche aspetto di questo libro gli ricorda addirittura Jonathan Swift.

Alla fine del post Matthias vi propone un calcolo fisico-matematico basato su un'ipotesi di viaggio spaziale che, nei prossimi decenni, pensiamo non sarà più un'utopia ma una realtà, almeno per i nababbi milionari e miliardari del nostro pianeta.

PERSONAGGI E CONTENUTI:

Il romanzo è stato pubblicato in Regno Unito nel 1979 e la prima edizione italiana risale all'anno successivo.

Lontano, nei dimenticati spazi non segnati nelle carte geografiche dell'estremo limite della Spirale Ovest della Galassia, c'è un piccolo e insignificante sole giallo. A orbitare intorno a esso, alla distanza di centoquarantanove milioni di chilometri, c'è un piccolo, trascurabilissimo pianeta azzurro-verde, le cui forme di vita, discendenti dalle scimmie, sono così incredibilmente primitive che credono ancora che gli orologi da polso digitali siano un'ottima invenzione.

Il protagonista è Arthur Dent, un terrestre che, con sorpresa e fastidio, un giorno vede delle ruspe che stanno per demolire la sua abitazione: è stato deciso infatti di costruire una superstrada intergalattica. 

Constatato di non poter fare più nulla per mantenere le sue proprietà  (in Comune gli viene detto che tutte le case dei terrestri verranno demolite), Arthur, dopo aver chiesto un passaggio tramite autostop spaziale, è trasportato sull'astronave di Ford Perfect, un alieno originario della stella Betelgeuse. 

Tuttavia questa astronave è una demolitrice appartenente all'Ente Galattico di Viabilità e Interspazio.

Inizia quindi il viaggio di Arthur nell'Universo. Arthur ha con sé una Guida Galattica per Autostoppisti, che è una specie di E-Book Reader diventato bestseller in tutti i pianeti tranne che sulla Terra, e ciò per due motivi: è a basso costo e sulla copertina c'è scritto "Don't Panic":

Era un congegno che sembrava un elaboratore elettronico abbastanza grande. Questo congegno aveva un centinaio di piccolissimi tasti piatti e uno schermo di circa dieci centimetri per dieci sul quale si poteva far apparire in qualsiasi momento la pagina che si voleva (le pagine erano un milione). Il congegno appariva spaventosamente complesso, e questa era una delle ragioni per cui sulla pellicola di plastica nella quale era avvolto erano stampate a caratteri grandi, che ispiravano fiducia, le parole NON FATEVI PRENDERE DAL PANICO. L’altra ragione  era che il congegno rappresentava il libro più notevole che fosse mai stato pubblicato dalla grande casa editrice dell’Orsa Minore, ovverossia la Guida galattica per gli autostoppisti.

Sulla Guida si trovano indicazioni utili: come imparare a volare, in quali pianeti praticare il Vampa-Surf e qual'è l'equipaggiamento più idoneo per camminare nel deserto di Krakafoon. 

Quindi, mentre la Terra viene demolita, Arthur Dent vive una serie di strane avventure.

Importante è poi il personaggio di Zaphon Beeblebrox, presidente del Governo Galattico Imperiale: è un cleptomane che ruba un'astronave sperimentale per poter viaggiare a propulsione di improbabilità infinita.

Ad un certo punto Arthur, Ford, Zaphon e Trillian (un'altra terrestre) con il triste robot Marvin giungono a Magrathea e qui Arthur conosce il progettista che ha costruito la Terra, cioè, Slartibartfast, che si è occupato anche del design dei fiordi norvegesi.

Durante questi viaggi Arthur scopre che la vita è fatta di un illogico susseguirsi di eventi poco probabili: per Douglas Adams lo sforzo umano di dare una spiegazione a ciò che accade nel presente è inutile e, per affrontare bene la vita, quel che conta è farsi la domanda giusta sulla Vita e sull'Universo e Tutto Quanto.

La risposta alla domanda fondamentale sulla Vita, l'Universo e Tutto Quanto è "42".

Per trovare la risposta, gli alieni di questo romanzo hanno creato un super computer chiamato "Deep Thought" ("Pensiero Profondo"). Tuttavia, per lo scrittore, non è tanto la risposta "42" ad essere assurda quanto piuttosto la domanda fondamentale a non essere adeguata

Douglas Adams afferma di aver digitato "42" casualmente durante la stesura del libro.

Se si digita su Google "risposta alla domanda fondamentale sulla Vita, l'Universo e Tutto Quanto" può comparire come risultato di ricerca il numero 42.

Tuttavia, molti fan hanno ipotizzato che Adams abbia scelto questo numero per varie coincidenze:

-42 sono le righe per ogni pagina nella Bibbia di Gutenberg.

-Il molibdeno ha per numero atomico 42 ed è il quarantaduesimo elemento più comune dell'Universo.

-Si ritiene che per raggiungere la Luna bisognerebbe piegare un foglio di carta a metà per 42 volte.

Da questo romanzo è stato tratto un film.

ADAMS E SWIFT:

Si possono creare collegamenti con l'opera di Swift intitolata I viaggi di Gulliver.

Entrambi gli scrittori ricorrono alla letteratura per fare del sarcasmo su alcuni aspetti della realtà che li circonda.

- Con l'invenzione della costruzione della superstrada intergalattica Douglas Adams fa dell'ironia pungente sull'inquinamento globale e sui danni ecologici dovuti ad eccessi di urbanizzazione e allo smog provocato dall'inquinamento. D'altra parte, l'autostrada intergalattica ci ricorda il paradosso in cui ci stiamo trovando e che emergerà maggiormente nei prossimi anni: si pensa a colonizzare Marte e a fondare hotel per il turismo spaziale mentre si continua ad inquinare il nostro Pianeta e a danneggiare gli ecosistemi.

- Soprattutto servendosi delle figure dei Lillipuziani, minuscoli esserini di bassa levatura morale, Jonathan Swift invece fa sarcasmo sulla politica inglese del XVIII° secolo, dal momento che questi nanetti alti appena 6 pollici rimandano alle lotte tra partiti, agli intrighi di corte e soprattutto alla corruzione: basti pensare infatti che a Lilliput i ministri devono danzare su una fune per poter ottenere incarichi elevati. Ma quel che succede al tesoriere Flimnap ricorda i meccanismi delle raccomandazioni: quando infatti questo minuscolo personaggio cade dalla fune, la sua caduta viene attutita da un cuscino del re che "per caso si trovava per terra".

Se esistesse davvero un'autostrada che parte dalla Terra e arriva alla Luna, quanti giorni di viaggio occorrerebbero per arrivare al nostro unico satellite se viaggiassimo ad una velocità costante di 120 km orari?

380000 km/s (velocità della luce)÷120 (velocità costante in km orari)=3100 km (circa) ÷24 (ore del giorno)=131 giorni.

131 giorni è il tempo che si impiegherebbe per raggiungere la Luna se ci fosse un'autostrada che porta dalla Terra alla Luna e se si viaggiasse a 120 km/h costantemente.

7 novembre 2023

"Le farfalle non muoiono in cielo", B. Schiavulli:

"... sono stata uccisa mille volte. Ogni volta che ho assistito al funerale di qualcuno che conoscevo. Ogni volta che ho visto mio padre piangere. Ogni volta che ho visto lo sguardo pieno di paura negli occhi di mio fratello. Ogni volta che una casa è stata demolita. Ogni volta che ho visto un bambino con un buco nella testa. Ogni volta che i soldati mi hanno spintonato con la canna del fucile per spingermi indietro e non farmi attraversare il posto di blocco. Che male posso aver mai fatto io fino ad ora?"

Queste sono le parole di Arin, adolescente palestinese, uno dei personaggi principali di questo breve reportage di Barbara Schiavulli, giornalista corrispondente di guerra.

 1) BARBARA SCHIAVULLI:

Nel corso della sua carriera giornalistica si è occupata molto di questioni del Medio Oriente e tra queste la guerra in Afghanistan, il conflitto in Iraq, la questione ebraico-palestinese. Nei suoi articoli e nei suoi reportage tende a conciliare i fatti di cronaca con la denuncia dei crimini contro l'umanità.

Ha collaborato con "L'Espresso", con "Avvenire" e talvolta con "La Repubblica".

Ha partecipato ad alcuni programmi televisivi delle Rai, di La7 e di Sky Tg 24.

Naturalmente non le è mancato il successo dal punto di vista radiofonico, visto che è stata spesso invitata da Radio 24, da Radio Svizzera Italiana e da Radio Rai.

Tra le sue pubblicazioni vorrei ricordare:

- Le farfalle non muoiono in cielo (2005)

- Guerra e guerra (2010)

- La guerra dentro (2013)

Quando muoio, lo dico a Dio. Storie di straordinario estremismo (2017)

2) PERSONAGGI E CONTENUTI DEL REPORTAGE:

2.1) ARIN:

Alla fine di questo piccolo libro l'autrice ha voluto inserire, in corsivo, due pagine di spiegazione destinate ai lettori:

Questo libro è dedicato ad Arin Ahmed rinchiusa in un carcere israeliano. Ho preso in prestito il suo nome per raccontare una storia simile alla sua. (...) E' dedicato anche a quelle centinaia di soldati israeliani detenuti per essersi rifiutati di svolgere il servizio militare nei territori ri-Occupati.

Ho preso in prestito il nome di Arin, una quasi kamikaze reale, e la sua scelta. Il resto è tutto inventato, ma potrebbe essere vero. Ho immaginato di entrare nella sua testa e di farne vedere il lato umano, anche se molte persone preferiscono credere che questi ragazzi pronti ad uccidersi e a uccidere siano dei mostri. I cattivi saranno chi li recluta, chi li addestra, chi li manda. Da una parte e dall'altra, perché la ragione, in questa terra, di sicuro è profuga da qualche altra parte.

Arin è una palestinese di religione musulmana che vuole farsi esplodere: l'esercito israeliano le impedisce di frequentare le scuole, ha torturato suo fratello e, imponendo un duro coprifuoco nei territori abitati dai palestinesi, interrotto per poche ore ogni dieci giorni, ha impedito alla nonna di Arin di farsi curare da una grave malattia.

Per questi motivi Arin, piena di rabbia e di desideri di vendetta, si unisce ad un gruppo di estremisti musulmani. Ma una mattina alcuni militari dell'esercito israeliano la arrestano subito dopo averle individuato degli esplosivi in un giubbotto. Per questo Arin viene condannata al carcere duro e, una volta uscita da lì, ecco che cosa racconta ad uno psicanalista israeliano:

Rimasi in isolamento per vent'anni. Il mio unico contatto con il mondo era la guardia che mi portava da mangiare. Non ricevetti neanche una lettera dalla mia famiglia e tanto meno dai "fratelli" (i giovani islamici che l'avevano indottrinata per farle fare la kamikaze). Ero una terrorista per la tua gente, ero una traditrice per la mia. Potevo solo pensare, leggere e dipingere.

In carcere l'ex terrorista delle Farfalle non muoiono in cielo scopre il talento della pittura. E, successivamente, cambia nome:

Oggi mi chiamo Aisha, come l'ultima delle mogli del profeta Muhammad. Ma non è il mio vero nome. Ho dovuto cambiarlo perché ho trascorso gli ultimi trent'anni in carcere. E ora non voglio che il mio passato mi ricada addosso.

2.2) RACHELE:

Rachele è figlia di un militare israeliano originario della Germania che, alla fine della seconda guerra mondiale, è riuscito a tornare nella Terra Promessa dove si è sposato. Il fratello di Rachele è morto durante uno degli innumerevoli scontri tra israeliani e palestinesi:

Un eroe, le avevano detto. Una delle tante vite sprecate, pensava lei.

Rachele ama un palestinese di religione musulmana:

... nei fatti, che lei frequentasse "l'altro" sembrava quanto di più sacrilego potesse fare. (...) Rachele e Bashar si amavano e sembrava che fosse l'offesa peggiore che potessero fare a chi stava loro intorno. 

2.3) KEREN:

Keren è su una sedia a rotelle. Il marito è morto pochi anni prima e, per lei, era veramente un ottimo compagno di vita. La loro unica figlia Elizabeth è morta a quattro anni durante un'esplosione: Mayed, un ragazzo palestinese coetaneo di Arin, trent'anni prima si era fatto esplodere appena uscito da un autobus poco distante da Keren e sua figlia. Con il risultato che la povera bambina è morta e la madre è rimasta su una sedia rotella.

Impressionante quel che la Schiavulli ha scritto, immedesimandosi in Keren:

Dio l'aveva punita o le aveva dato una prova troppo grande per lei. Doveva essersi sbagliato o averla valutata male, perché lei non era forte come tutti credevano. Non lo era affatto. Sapeva che era sopravvissuta solo perché era arrabbiata, non perché era forte. (...) Il perdono? Valeva per le cose piccole: un bambino che dice una bugia, uno che ti urta per sbaglio. Ma ci sono cose che non si possono perdonare. Semplicemente non è umano.


3 novembre 2023

"Dialoghi dei morti", L. di Samosata:

Vi riporto la mia traduzione, corredata da riflessioni lessicali, del dialogo dodicesimo, tra Filippo II° (F) e Alessandro Magno (A).

Si tratta di un dialogo che rappresenta un conflitto tra padre e figlio negli Inferi. 

Filippo II° fa la figura del duro e del polemico: dapprima dice ad Alessandro che ha sbagliato a farsi venerare e a farsi considerare, quando era in vita, un sovrano Immortale, dal momento che era semplicemente suo figlio. Gli rimprovera, subito dopo, di essersi circondato di guerrieri di poco valore. Secondo l'opinione qui espressa da Filippo, se l'esercito di Alessandro Magno ha sconfitto l'Impero Persiano, è soltanto perché quest'ultimo era lacerato da corruzione e conflitti politici interni. Alessandro inizia a difendersi: ricorda le sue faticose vittorie contro gli Sciti e contro gli Indi, specificando inoltre di aver vinto onestamente e di aver trattato con rispetto i popoli sconfitti e sottomessi. 

Il padre Filippo trova altri motivi per contestarlo aspramente: biasima l'affetto di Alessandro per il compagno d'armi Efestione, gli ricorda l'uccisione di Clito, generale greco fedelissimo a Filippo. 

Per provare a difendersi, Alessandro rievoca l'impresa militare contro gli Ossidriaci, un popolo dell'India. A questo punto il padre lo deride: un uomo che si crede un dio non avrebbe mai sofferto per le ferite in battaglia. Alessandro infine ricorda l'assedio presso la fortezza di Aorno, nei pressi del Caucaso. E dice che soltanto Ercole e Dioniso sarebbero stati in grado di valicare le pendici del Caucaso. 

La sentenza di Filippo II° tuttavia non si ammorbidisce: meglio che Alessandro dimentichi quel che i mortali hanno pensato e pensano di lui, tanto ormai è morto e lo sarà per sempre.

F.= Ora, Alessandro, non potrai più negare di essere mio figlio, infatti non saresti morto se fossi stato figlio di Ammone .

(Ammone è un termine che si riferisce a Zeus).

A.= Io stesso sapevo, padre, di essere figlio di Filippo di Aminta, ma ho accolto il responso di un oracolo, ritenendo che mi sarebbe stato utile per le mie azioni.

F.= Ma cosa dici? Ti sembrava utile il prestare te stesso all'inganno degli indovini?

A.= Non dico questo, ma i barbari sono rimasti sbalorditi davanti a me e più nessuno si opponeva dal momento che pensavano di combattere contro un dio, così che ero facilmente superiore a loro.

F.= Di quali uomini degni di sostenere la battaglia sei mai stato padrone tu, che sei sempre stato circondato da vili che opponevano a loro difesa piccoli dardi e scudi di vimini? Era necessario sconfiggere gli Elleni, (era necessario) che i Beoti, i Focesi e gli Ateniesi, gli opliti d'Arcadia e la cavalleria Tessala, i lanciatori di giavellotto di Elea, i Mantinei, i Traci, gli Illiri, i Peoni fossero sottomessi; queste sarebbero state grandi imprese! Non sai che prima di te i diecimila di Clearco che erano ritornati dalla spedizione vinsero sui Medi, sui Persiani e sui Caldei, uomini ricchi ma poco combattivi, che non aspettavano di iniziare la battaglia poiché fuggivano prima che le frecce li raggiungessero? 

Mi fermo per evidenziare una sfera semantica molto importante in questa prima parte di dialogo:

Mάντευμα è l'oracolo, la predizione, mentre μαντικός è l'aggettivo per "profetico. Invece μαντεύω è un verbo con il significato di "predire". 

Mαντις è, sin dall'epica omerica, l'indovino. Celebre è l'espressione del primo libro dell'Iliade μαντις κακν, ovvero, "profeta di sventura", riferita all'indovino Calcante.

A.= Ma almeno gli Sciti, padre, e gli elefanti degli Indi, non erano un'impresa da disprezzare e li ho sconfitti ugualmente senza separarli e senza acquisire la vittoria per mezzo di inganni, né ho mai fatto un falso giuramento o sono mancato di parola alle promesse né ho fatto qualcosa di sleale allo scopo di vincere. E ho conquistato i Greci senza spargimento di sangue; forse hai udito che ho punito i Tebani.

F.= So tutto quanto: me lo ha raccontato Clito, che tu hai ucciso, trafiggendolo con un colpo di lancia, mentre si trovava al banchetto, dal momento che per le imprese ha osato lodare me. Ma tu, dopo aver gettato la clamide macedone, come dicono, ti sei rivestito del caffettano e della tiara dritta e pretendevi di essere venerato con l'inchino dai Macedoni, uomini liberi, e, più ridicolo di tutto il resto, imitavi le tradizioni di coloro che erano stati vinti. Infatti lascio correre tutte le altre cose che hai fatto, visto che hai rinchiuso insieme ai leoni gli uomini istruiti, hai celebrato matrimoni di un certo genere e hai amato eccessivamente Efestione. Solo una cosa ho approvato: ho sentito che sei stato lontano dalla moglie di Dario, pur essendo bella, e che ti sei preoccupato sia della madre sia delle figlie: queste sono state azioni degne di un re.

A.= Ma padre, non elogi il mio amore per il pericolo e non tieni conto che per primo contro gli Ossidriaci sono balzato all'interno delle mura e mi sono procurato molte ferite?

F.= Questo non lo lodo, Alessandro, ma non per il fatto che non ritenga bello che qualche volta un re sia ferito e combatta davanti all'esercito, ma perché una cosa simile non ti era affatto utile: infatti avendo tu la fama di essere un dio, se qualche volta venivi ferito, e ti vedevano trasportato di peso al di fuori della battaglia mentre grondavi sangue, e mentre urlavi per le ferite, era tutto ridicolo per chi vedeva, e così si scopriva che Annone era un imbroglione e un falso indovino e i suoi sacerdoti adulatori. E chi non avrebbe riso vedendo il figlio di Zeus che sveniva e che era bisognoso di essere aiutato dai medici? Ma ora sei già morto, non credi che siano molti a scherzare di questa tua presunzione, mentre vedono il cadavere di un dio che giace disteso, già putrescente e umido secondo il processo naturale di tutti i morti? Inoltre questo che tu, Alessandro, ritenevi utile, cioè di poter così vincere facilmente, toglieva molto dell'onore ai tuoi successi; infatti sembrava tutto insufficiente per dare l'idea di essere compiuto da un dio.

A.= Gli uomini non pensano così di me; ma mi pongono alla pari di Ercole e Dioniso. Eppure solo io ho conquistato la fortezza di Aorno, mentre nessuno di loro l'aveva assediata.

F.= Vedi che dici questo come se fossi il figlio di Ammone, tu che paragoni te stesso a Ercole e Dioniso?  E non ti vergogni, Alessandro, né disimpari la vanità, né prendi coscienza di te stesso né comprendi che sei già morto?

Concludo il post con altri parallelismi lessicali.

Iniziamo da una parola dalla quale si ricava un prefisso ben conosciuto nel nostro italiano

Ψεῦσμα è il termine per "inganno", ψεύδω significa "ingannare". Ψευδῶς è l'avverbio che corrisponde al nostro "falsamente".  

Ψεύστης equivale a "bugiardo".

Da tutte queste parole elencate si ricava il nostro prefisso italiano "pseudo". E non si tratta di un prefisso a connotazione positiva, come sapete, bensì di un elemento che sminuisce il significato del sostantivo a cui è legato quando forma parole composte. Eccovi alcuni esempi: pseudofilosofo, pseudoconcetto, pseudoletterato, pseudosoluzione. E ovviamente pseudonimo, ovvero, nome di fantasia. 

Anche  in greco antico il prefisso "pseudo" veniva impiegato per indicare qualcosa che non ha valore o comunque, qualcosa di lontano dalla verità:

Ψευδολογία = racconto falso.

Ψευδομαρτυρία= falsa testimonianza.

Ψευδσοφος= falso sapiente.

Andiamo invece a quel "senza spargimento di sangue": ἀναιμωτί. 

La malattia dell'anemia deriva proprio da questo alfa privativo: ἄναιμία, e quindi, mancanza di sangue (αἷμα).

ἀναιμόσαρκος è una parola composta che significa " che ha carne in cui non circola sangue".

L'equivalente di "morto" in greco antico è νεκρός. Attenzione però: il verbo che deriva dalla stessa radice indubbiamente è νεκρόω che tuttavia non significa "morire" ma "uccidere, far morire".

Vέκρωσις da cui deriva la nostra "necrosi" , ovvero, la morte di cellule o di zone di tessuti del nostro organismo, è proprio il "morire". 


Ultima presentazione del 2023 delle "Avventure di una liceale invisibile" il 2 dicembre ore 17 e 30 a Sanguinetto (VR) presso la Sala Civica Ex Convento Santa Maria delle Grazie.

(Magari vedete la copia del volantino un po' sfuocata).