29 ottobre 2024

"La mia Africa", film romantico ambientato nelle terre di un continente affascinante:

Il titolo originale è "Out of Africa". Questo film ha circa 40 anni ed è magistralmente interpretato da Robert Redford e da Meryl Streep.

A) TRAMA E CONTENUTI:

Siamo all'inizio del Novecento.

La protagonista del film è Karen, una baronessa danese il cui matrimonio è da poco fallito.

Con l'avvicinarsi della Grande Guerra, la signora decide di partire per il Kenya per un secondo matrimonio di interesse con Bror Blixen che sembra stia avviando da quelle parti una fattoria per la produzione di latte.

Il giorno dopo le nozze però, Karen scopre con amarezza che il suo nuovo marito ha in realtà avviato una piantagione di caffè, poco adeguata al clima che caratterizza la zona dell'Altopiano del N'gon.

L'altopiano del N'gon si trova a sud-ovest di Nairobi, capitale del Kenya. Durante il dominio coloniale britannico era una regione agricola molto importante.

La narrazione del film prosegue. Bror trascura e tradisce la moglie, contagiandola per di più di sifilide.

Quando inizia il primo conflitto mondiale, il barone Blixen e Karen si separano definitivamente. 

Così la protagonista di questa storia, per far fronte alla grande delusione subita, rafforza le sue buone relazioni sia con i domestici che con i Kikuyu, il gruppo etnico più numeroso dello stato del Kenya. Molto positivo risulta il rapporto con il placido e ragionevole Kamante, il domestico che fa anche da mediatore linguistico tra Karen e i nativi kenyoti.

La signora inizia inoltre ad ammirare con occhi affascinati il territorio africano.

Durante un'uscita solitaria la protagonista si trova di fronte ad una leonessa. Tuttavia viene salvata dalla belva da Denys Hatton, cacciatore britannico, profondamente diverso dal barone Blixen. Tra i due nasce in poco tempo una relazione romantica.

Tuttavia c'è un problema: Denys sente il bisogno di viaggiare spesso, anche con il suo aeroplano, mentre Karen vorrebbe un rapporto stabile.

La loro storia d'amore è quindi destinata a finire?

B) IL "MAL D'AFRICA":

Quando scopre di avere la sifilide, Karen torna temporaneamente in Europa per curarsi. Una volta guarita però, le è preclusa la possibilità di avere figli. 

Questo è anche un film sul cosiddetto "mal d'Africa". Questa espressione si riferisce alla forte nostalgia di europei e americani che, dopo essere rientrati in Europa e dopo aver compiuto un viaggio nel continente africano, desiderano rivivere questa intensa esperienza.

E così, sentendo la forte mancanza del continente africano, Karen vi ritorna e, insieme al capo villaggio dei Kikuyu, decide di fondare una scuola per i bambini del luogo.

Credo sia importante tener presente che, negli anni '90, il "mal d'Africa" indicava la malattia dell'AIDS, tuttora grave flagello di paesi come il Botswana, la Tanzania, lo Zimbabwe, l'Angola e il Sudafrica.

C) I KIKUYU:

Vorrei dedicare parte di questo post ai Kikuyu.

L'etnia Kikuyu comprende una popolazione che da tempo ormai è stanziata tra Nairobi e il Monte Kenya. 

Pensate che esiste anche la lingua Kikuyu, appartenente al gruppo di lingue bantu, a loro volta incluse nella mega-famiglia linguistica niger-kordofaniana.

In passato, la religione dei Kikuyu consisteva nel venerare il dio N'gai che abitava il Monte Kenya. E' una divinità che ha creato la terra, l'acqua, la savana, il deserto, i laghi, i monti.

N'gai veniva invocato quando sembrava mancare l'equilibrio tra meteo e natura, ovvero, nei periodi di siccità e in occasione di eventi di vita importanti come un matrimonio o una nascita imminente.

I Kikuyu chiamano il Monte Kenya, vulcano estinto e alto 5199 mt, "kirinyaga" ovvero, "luogo della lucentezza".

Questa etnia si è dimostrata molto ostile ai colonizzatori: secondo un racconto tramandato oralmente dagli anziani in Kenya, con la loro occupazione gli inglesi "avrebbero portato carestia e lacrime".

Tra l'altro, i Kikuyu hanno dato un contributo significativo nelle lotte di indipendenza del Kenya.

D) UNA FRASE DI KAREN SULLA QUALE RIFLETTERE:

Gli europei hanno perso la facoltà di creare miti e dogmi e, per soddisfare questo bisogno umano, devono ricorrere al retaggio del passato. La mente dell'africano invece si muove con facilità e naturalezza per quei sentieri profondi e oscuri.

"Retaggio" è sinonimo di "eredità". Nel caso della storia della cultura europea, qui si fa riferimento al patrimonio mitico dell'antica Grecia e dell'antica Roma.

La parola "mito" deriva da μῦϑος

Già dal V° secolo a.C.,  il mito era ritenuto un racconto fantastico che non prevedeva alcun tipo di dimostrazione e che era dunque opposto al λόγος, ovvero, al ragionamento filosofico che presupponeva argomentazioni ponderate e razionali.

Nel suo saggio "Il mito nella psicologia primitiva", Bronislaw Malinovski sosteneva che: il mito non è una spiegazione che soddisfi un interesse scientifico, ma la resurrezione in forma di narrazione di una realtà primigenia, che viene raccontata per soddisfare profondi bisogni religiosi, esigenze morali. (...) esso esprime, stimola e codifica la credenza; salvaguarda e rafforza la moralità; garantisce l'efficienza del rito e contiene regole pratiche per la condotta dell'uomo. Il mito è dunque un ingrediente vitale della civiltà umana: non favola inutile, ma forza attiva costruita nel tempo.

Effettivamente il mito, appartenente alle tradizioni orali delle più antiche civiltà, è considerato dagli storici della letteratura un racconto sacro che rivela ad un popolo le origini del mondo e dell'Universo, la nascita della vita sulla Terra, il ruolo delle divinità nella vita degli uomini e la fondazione di civiltà e di società.

Con il passare dei secoli e con il significativo sviluppo industriale, tecnico, militare e scientifico gli europei hanno perso il fascino del mito. 

Oltretutto lo sviluppo dell'informatica, circa 25 anni fa, ha notevolmente cambiato la nostra quotidianità rendendo "Internet" un motore di ricerca accessibile a tutti, favorendo una comunicazione più immediata ma rendendo tuttavia ben presenti fenomeni come la creazione di false identità sui profili social e il cyberbullismo.

Dapprima siamo diventati la civiltà dell'industria e dell'efficienza, poi la civiltà dell'immagine e del digitale. 


21 ottobre 2024

"VERDI COLLINE D'AFRICA", E. HEMINGWAY

Ho letto questo libro in piena estate e una sera ho condiviso diversi passaggi con Matthias. 

Anche qui, i nostri pensieri sono concatenati tra i paragrafi, come dimostrano i colori che ci rappresentano.

1) IN CHE COSA CONSISTE IL ROMANZO:

Hemingway ha deciso di scrivere un libro "completamente vero" sul suo safari in Africa in compagnia della sua seconda moglie, Pauline Pfeiffer, nel 1934. 

Oltre a raccontare le esperienze di caccia, l'autore descrive i territori visitati e si sofferma sugli incontri più significativi durante i quali ha modo di confrontarsi con altri viaggiatori europei su questioni letterarie.

2) RIFLESSIONI SULLA LETTERATURA:

2A) RIFLESSIONI SUI CLASSICI LETTERARI:

Soprattutto nella prima parte del romanzo compaiono alcune riflessioni sulla letteratura americana e sul tenore di vita degli autori degli Stati Uniti.

Riporto un passaggio nel quale Hemingway rivela a Kandisky, il suo interlocutore austriaco, la sua opinione a proposito di ciò che è classico:

Tutti i nostri classici ignoravano che un nuovo classico non assomiglia mai a coloro che lo hanno preceduto. (...) Un classico non può derivare da un altro classico che lo ha preceduto, o somigliargli.

Per Hemingway il classico americano in assoluto è il libro di Mark Twain intitolato Huckleberry Finn: prima non c'è niente e dopo niente che lo valga.

Comunque, sono convinta che nessun classico possa essere perfettamente imitabile! Ogni classico è unico nel suo genere e, a questo proposito, prendo come esempio significativo il confronto tra I dolori del giovane Werther e Le ultime lettere di Jacopo Ortis. Entrambi sono romanzi epistolari e, sia Werther che Ortis, amano più il sentimento dell'amore che non la ragazza che idealizzano. 

Tuttavia ci sono significative e importanti differenze: l'opera di Goethe è ambientata nella Germania pre-rivoluzionaria, quella di Foscolo nell'Italia napoleonica. Se Goethe contrappone la bellezza della natura alla corruzione sociale del suo tempo, per l'Ortis di Foscolo la contemplazione delle meraviglie naturali non colma né il dolore di un amore non corrisposto né la grande amarezza causata da delusioni politiche. 

Nemmeno due opere di uno stesso autore possono essere perfettamente uguali. Pensate ad esempio a Charles Dickens. Sia Oliver Twist che David Copperfield sono opere sue. Entrambi i romanzi riguardano il riscatto sociale dei protagonisti e costituiscono delle forti denunce a proposito delle ingiustizie commesse dagli adulti a danno dei bambini. Tuttavia, se in Oliver Twist l'autore si concentra sui disagi e il degrado delle periferie londinesi e conclude il libro arrivando all'adolescenza di Oliver, in David Copperfield, romanzo più corposo, racconta la storia familiare, rovinata da un patrigno-padrone, e il percorso di vita del protagonista, fino alla maturità dell'età adulta.

Io invece condivido in pieno la definizione che Italo Calvino, nel suo saggio Perché leggere i classici, ha dato a proposito di opere letterarie che possono essere definite "classiche": per questo autore italiano i libri classici sono quei libri ritenuti "eterni" che, anche in epoche diverse da quelle in cui sono stati scritti, possono risultare significativi, profondi e coinvolgenti per i lettori. 

I "classici" portano sempre delle tracce:

I classici sono quei libri che ci arrivano portando su di sé la traccia delle letture che hanno preceduto la nostra e dietro di sé la traccia che hanno lasciato nella cultura o nelle culture che hanno attraversato.

2B) CONSIDERAZIONI SUGLI AUTORI E IL MERCATO EDITORIALE:

Dopo i primi guadagni i nostri scrittori cominciano a migliorare il tenore di vita e allora sono fregati perché devono scrivere per i loro appartamenti, le loro mogli e così via. E allora giù brodaglia. Naturalmente la colpa è della fretta: scrivono senza aver niente da dire, senza acqua nel pozzo. E hanno delle ambizioni. Una volta che hanno tradito se stessi, cercano di giustificarsi e giù altra brodaglia.

Spesso gli scrittori hanno anche un secondo lavoro. Chi vive per scrivere è tenuto a scrivere molto, almeno un libro l'anno, con il rischio di ripetersi nei messaggi e nei contenuti, con il rischio di accontentare ciò che "va più di moda" per il mercato editoriale e con il rischio di ritrovarsi prono esclusivamente ai gusti dei lettori.

Con l'avvento della società di massa gli autori che vivono per scrivere sono molto più attenti ad ingraziarsi pubblico ed editori. Già Carlo Collodi, verso la fine dell'Ottocento, ha apportato modifiche consistenti al suo Pinocchio.

Inizialmente Collodi ha pubblicato la sua opera in puntate sul Giornale per i bambini nel 1881. Originariamente l'autore concludeva il libro con l'impiccagione di Pinocchio ma, dal momento che ai lettori non piaceva questo finale, due anni dopo Collodi ha elaborato "il lieto fine" di carattere pedagogico: il burattino di legno diventa un bambino vero.

Cultura letteraria e società di massa si conciliano? Pensi che la letteratura e le forme di cultura si stiano indebolendo?

Non tutto nella società in cui viviamo è negativo: se da una parte il capitalismo ha imposto uno stile di vita frenetico, dall'altra ha portato benessere materiale ed evoluzione tecnologica e scientifica. Ma questo non determina la fine del mondo civile e della produzione letteraria, riscontrabile in poesie su paesaggi e sentimenti, in saggi di geopolitica ed economia, in romanzi di componente autobiografica. Il multiculturalismo è molto positivo: permette l'incontro, non soltanto commerciale, tra popoli di tradizioni e di lingue profondamente diverse che non cancellano la nostra cultura.

La televisione non sempre è stata negativa: nel secolo scorso ha contribuito a diffondere la lingua italiana, fino ad allora prevalentemente scritta, fino ad allora, presente soprattutto nelle opere letterarie della nostra tradizione. Ci sono pochi programmi culturali e seri ma molti frivoli e questi ultimi sono preferiti dalla gente. È una civiltà di video e di immagini.

Secondo te la popolazione del nostro secolo quindi è più colta?

Le università sono più frequentate, c'è la scuola dell'obbligo, le persone sono alfabetizzate e istruite. 

Però sono convinto che il livello delle scuole superiori e dell'università si sia abbassato e che sia diminuita la qualità dell'insegnamento. Alle persone non interessa approfondire un argomento, raccolgono informazioni e stimoli dal mondo esterno. 

3) IL TERRITORIO AFRICANO:

Le descrizioni degli ambienti naturali sono quasi pittoriche, arricchite inoltre dalle frequenti sensazioni di pace e di armonia provate da Hemingway, come in questo passaggio:

Ora a guardare dal corridoio fra gli alberi al di sopra del valloncello il cielo percorso da nubi bianche spinte dal vento, amavo tanto questo paese da sentirmi felice come ci si sente quando si è stati con una donna che si ama veramente.

Il safari dello scrittore americano inizia in Kenya e prosegue in Tanzania.

Questo romanzo contiene anche qualche menzione alla Rift Valley, situata nel Kenya occidentale, luogo in cui dimora l'etnia Bantu:

Eravamo discesi sino alla Rift Valley per una rossa strada sabbiosa attraverso un altipiano, poi su e giù per delle colline cosparse di alberi da frutto, intorno a un tratto di foresta, sino alla cresta di quella muraglia da cui si potevano vedere la pianura, la spessa giungla che si estendeva sotto e il lungo scintillio del lago Manyara con le sue rive secche e un'estremità tutta rosa per un mezzo milione di minuscoli punti che altro non erano che fenicotteri. Di là la strada scendeva ripida lungo il fianco della muraglia, sin giù nella foresta, poi proseguiva sul fondo pianeggiante della valle attraverso tratti coltivati a frumento verde, banane e alberi di cui non conoscevo il nome, chiusi ai fianchi della parete della foresta.

In Tanzania è presente il Parco Nazionale del Lago Manyara, dichiarato patrimonio mondiale dell'umanità nel 1981, che si estende per 330 chilometri quadrati. Si tratta di un parco molto variegato e ricco di fauna: i visitatori possono percorrere un tratto di foresta pluviale con alberi di mogano e tamarindo. In questa zona del parco si vedono giraffe, elefanti, antilopi, facoceri, bufali e zebre. Dopo che la foresta si dirada compare una savana nella quale si trova anche il lago, ambiente naturale per fenicotteri, aironi, pellicani e ippopotami. Nella parte occidentale del lago ci sono delle sorgenti molto calde (76°C!) di natura solforosa.

4) LE MIGRAZIONI, L'INCONTRO TRA CULTURE E LA CRITICA ALLA "CIVILTA' DELLE MACCHINE":

C'è un passaggio che fa proprio riflettere sul tema delle migrazioni: 

Ma sarei tornato là (in Africa), dove mi piaceva vivere, vivere veramente, non puramente trascorrere i giorni. I nostri vecchi vennero in America perché allora quello era il luogo nel quale bisognava andare. 

Queste frasi non solo mettono la voglia di ripassare a grandi linee la storia delle migrazioni mondiale ma vogliono a nostro avviso far riflettere i lettori anche su ciò che le migrazioni implicano: l'incontro e la necessità di dialogo tra culture.

Come spiegavo circa una settimana fa, l'America è stata colonizzata a partire dalla fine del XV° secolo dagli Europei e  questa colonizzazione ha comportato le emigrazioni forzate di milioni di africani dalle loro terre alle piantagioni del Nuovo Mondo.


In questo passaggio Hemingway si riferisce soprattutto alle emigrazioni degli europei, avvenute negli ultimi decenni del XIX° secolo, dal Vecchio Continente alle Americhe in modo tale da poter avere maggiori opportunità lavorative.

Nel nostro secolo le emigrazioni più consistenti avvengono secondo me dall'Africa all'Europa. Il continente africano è sfruttato ormai da tutti, anche da russi e cinesi, in accordo con dittature corrotte il cui ultimissimo pensiero è il progresso sociale, economico e culturale dei popoli che governano. 

Oltre a ciò, a mio avviso, l'incontro tra africani ed europei, soprattutto italiani, è ancora caratterizzato da forti diffidenze, pregiudizi, etichette razziali.

Come si pongono le scienze sociali di fronte ad una società globalizzata, multiculturale ed estremamente eterogenea? E, soprattutto, in che modo secondo la sociologia è possibile favorire il dialogo tra differenti culture?

Se nel XIX° secolo gli immigrati negli Stati Uniti erano più di 5 milioni di cui molti provenienti dall'Europa settentrionale e dal Sud Italia, a partire dall'inizio del XX° secolo sono ulteriormente aumentati sia la mobilità globale che i flussi migratori. 

Durante il secolo scorso l'Europa e il Nord America hanno sperimentato un cambiamento demografico dovuto all'arrivo di ondate consistenti di migranti provenienti da varie parti del mondo. 

La recente presa di coscienza da parte delle scienze umane e sociali di vivere in una società pluralista ha fatto nascere l'interculturalismo, fondato sul dialogo e sull'incontro tra culture che richiede una conoscenza reciproca approfondita con gli obiettivi di: favorire l'inclusione sociale di migranti e minoranze linguistiche, ridurre i conflitti interculturali e promuovere la coesione sociale.

Per l'accademico John Nagle l'interculturalismo è una reazione ad un multiculturalismo che rischia di creare dei "ghetti culturali" dove le comunità si isolano con la conseguenza di accentuare maggiormente le loro specificità.

Cohen Emerique, ricercatrice in scienze sociali, sottolinea che, per comprendere davvero l'altro, è importante adottare una capacità di introspezione utile a riconoscere ed analizzare i propri quadri di riferimento culturale: la cultura non è un elemento astratto ma un insieme di valori che permea le relazioni umane. Se persone di culture diverse si incontrano senza gli strumenti necessari per decodificare il comportamento dell'altro, entrano in conflitto generando tensioni. L'interculturalismo è una negoziazione reciproca che evidenzia l'importanza del rispetto nell'interazione tra culture.

Hemingway prosegue così:

Era stata una buona terra (l'America), ma noi ne avevamo fatto un enorme pasticcio; io adesso me ne sarei andato altrove, come sempre si è avuto il diritto di andare, e come sempre siamo andati. (...) I nostri vecchi l’avevano vista (l'America) nel suo splendore e si erano battuti per essa quando ne valeva la pena.

Con l'espressione enorme pasticcio, l'autore allude al fatto che il continente americano è diventato "la civiltà delle macchine e delle industrie" che danneggiano la natura e rendono monotona la vita umana. 

5) LA CACCIA:

Il tema principale di questo diario di un safari è la caccia. Infatti, le giornate raccontate dall'autore, sono trascorse soprattutto all'insegna della ricerca di prede.

In questo libro, per Hemingway e per altri viaggiatori provenienti dal mondo occidentale, la caccia diventa una modalità per instaurare un legame di interdipendenza con una natura che ammira. 

Per Ernest Hemingway probabilmente la parola Africa è sinonimo di libertà e di una vita dove è necessario affrontare gli ambienti naturali con la propria intelligenza animale. 

Nella preistoria la caccia era un'attività che permetteva di sopravvivere. Nel suo saggio La scienza dell'incredibile Massimo Polidoro scrive infatti:

Prima che partisse la rivoluzione agricola, circa 12.000 anni fa, e si iniziassero a formare i primi insediamenti stabili, gli esseri umani vivevano in piccoli gruppi di cacciatori-raccoglitori.

Poi, con il Neolitico, la nascita dell'agricoltura e delle prime civiltà, le attività venatorie sono divenute pian piano un hobby dato che non rappresentavano più delle attività indispensabili al sostentamento.

6) ALCUNI COMMENTI NEGATIVI DELLA CRITICA:

La critica ha accolto freddamente questo romanzo di Hemingway.

Ho appurato ad esempio che il brasiliano Wilson Martins, pur essendo indubbiamente un ammiratore del talento letterario di Hemingway, ha espresso un giudizio negativo su Verdi colline d'Africa, definendolo come un romanzo "ripetitivo e noioso nel descrivere minuziosamente le battute di caccia". E su questo sono d'accordo, è il difetto di questo libro.

Edmund Wilson, critico e giornalista statunitense, ha definito Verdi colline d'Africa "l'unico libro debole di Hemingway".

14 ottobre 2024

"Cuore di tenebra", J. Conrad- la schiavitù disumana delle popolazioni africane

 A) BIOGRAFIA DI JOSEPH CONRAD:

Conrad è nato a Berdičev in Ucraina nel 1857 da una famiglia polacca appartenente alla piccola nobiltà terriera.

A sedici anni compie la sua prima navigazione da Venezia a Trieste e, a seguito di questa esperienza, decide di diventare marinaio. Per circa vent'anni Conrad naviga mari e oceani, ottenendo il brevetto di capitano della marina mercantile britannica.

Nel 1895, anno in cui esce la sua prima opera intitolata La follia di Almayer, la sua vita va incontro ad una svolta: a Londra Joseph conosce la figlia di un libraio e con lei costruisce famiglia. 

Tra le sue opere principali vorrei ricordare Lord Jim, L'agente segreto, Cuore di tenebra, La linea d'ombra.

Joseph Conrad è morto nel Kent nel 1924.

B) TRAMA E CONTENUTI DEL LIBRO:

Questo libro è ambientato negli ultimi anni dell'Ottocento.

La Nellie, un'imbarcazione da crociera, girò sull'ancora senza il più lieve fileggiare delle vele, e fu ferma. La marea s'era alzata, il vento quasi cessato e, poiché si scendeva il fiume, non rimaneva che stare alla fonda e attendere il riflusso. 

Il tratto del Tamigi che sfocia in mare si estendeva dinanzi a noi come l'imboccatura d'una interminabile via d'acqua. Al largo, mare e cielo si saldavano senza una giuntura, e nello spazio luminoso le vele conciate delle chiatte che risalivano sull'onda della marea sembravano ferme; rossi grappoli di tela dalle punte aguzze e pennoni verniciati che luccicavano.

Ho appena riportato l'incipit della storia. 

La Nellie è ancorata sul Tamigi. 

Mare e cielo, agli occhi del narratore, sono troppo vasti per la mente umana. Per dirla con Leopardi, il mare e il cielo sono interminati spazi probabilmente indifferenti e di gran lunga superiori alla cattiveria e alle abiezioni umane. 

Il protagonista del libro è Marlow, capitano di un vaporetto che racconta ai  compagni la propria avventura sul fiume Congo.

Una volta assunto da una compagnia belga che commercia ed esporta l'avorio, Marlow viene inviato in Africa per sostituire un capitano ucciso dagli indigeni. 

Durante il viaggio verso la stazione della compagnia, oltre ad ammirare la natura africana, Marlow ha modo di vedere e di contestare aspramente il trattamento riservato agli africani da parte degli europei colonizzatori.

Riporto qui due passaggi particolarmente rilevanti:

-Non erano colonizzatori; la loro amministrazione, sospetto, si riduceva al mero sfruttamento e basta. Erano conquistatori, e per questo ci vuole solo la forza bruta; niente di cui vantarsi, se ce l'hai, perché la tua forza è solo un fatto contingente che sorge dalla debolezza altrui. Quelli arraffavano tutto quanto potevano per amore di quello che c'era da prendere. Era proprio una rapina a mano armata, omicidio aggravato su vasta scala, di uomini che agivano alla cieca, come del resto ben si addice a chi è alle prese con la tenebra. La conquista della terra, che in generale vuol dire portarla via a chi ha una pelle diversa dalla nostra o un naso un po' più schiacciato, a pensarci bene non è proprio una bella cosa.

Queste frasi permettono al lettore di riflettere su due parole chiave per quella fase storica denominata età moderna: colonialismo e conquista.

Il colonialismo implica sempre la violenza? Per quel che ci tramandano i libri di storia, sì.

Il colonialismo è l'espansione politico-economica di uno Stato in territori di solito lontani dai propri confini allo scopo di istituire una colonia. A sua volta, la colonia è un terreno la cui sovranità non appartiene agli abitanti autoctoni ma al governo di uno stato che lo amministra e che si serve delle risorse naturali.

I conquistadores erano esploratori e soldati, ben consapevoli di avere vantaggi tecnologici sia sui nativi americani sia sui nativi africani. Effettivamente i primi conquistadores provenienti dalla Spagna già possedevano armi da fuoco e acciaio. La conquista delle Americhe è stata all'insegna della violenza, della distruzione di culture e civiltà e dello sterminio.

La conquista e lo sfruttamento delle risorse dei terreni oltreoceano hanno comportato il triangolo commerciale:

Tra il XVI° e il XIX° secolo questo triangolo comportava un commercio molto florido e redditizio. I commercianti europei trasportavano in Africa cavalli, pistole e alcolici che vendevano ai capi-villaggi e agli allora sovrani africani in cambio di uomini da caricare sulle navi dirette in America. Il viaggio, lungo, travagliato e in pessime condizioni igienico-sanitarie, poteva durare anche due mesi. Gli africani sopravvissuti dovevano poi lavorare nelle piantagioni. Dalle Americhe i commercianti europei trasportavano verso le loro terre zucchero, tabacco, rum, cotone e caffè.

Cuore di tenebra non fa espliciti riferimenti al triangolo commerciale ma senza dubbio è un romanzo sullo sfruttamento degli africani e delle ricchezze dei territori dell'AfricaIn fin dei conti, che cosa è cambiato ai giorni nostri? Praticamente nulla!! Gli africani sono soltanto da sfruttare, sia per i porci corrotti che li governano sia per noi di pelle bianca che, nel XXI° secolo, continuiamo a sfruttarne le risorse e i territori. Riflettete bene su questo!

-Sei indigeni avanzavano in fila, faticando su per il sentiero. Camminavano eretti e lenti, tenendo in equilibrio sulla testa dei cestelli pieni di terra e il tintinnio era in cadenza con i loro passi. Stracci neri li cingevano ai fianchi e i corti capi dondolavano dietro da una parte all'altra come code. Vedevo ogni singola costola, le giunture delle loro membra erano come nodi su una corda; ciascuno aveva al collo un collare di ferro, e tutti erano legati alla stessa catena le cui maglie oscillavano tra l'uno e l'altro, tinnendo ritmicamente.

Quest'ultimo passaggio esprime bene la condizione di libertà negata. In collare e catene, proprio come i cani!

Dopo la lettura di questo libro sono ancora più convinta che in Europa bisognerebbe istituire una giornata della memoria per le vittime della Tratta Atlantica. La data per l'istituzione di una memoria potrebbe essere il 12 ottobre, giorno al quale si attribuisce la scoperta dell'America.

Al suo arrivo, a Marlow viene comunicato che non si hanno più notizie di Kurtz, un commerciante che assicurava alla compagnia delle ingenti quantità di avorio.

Dopo qualche mese di navigazione, Marlow arriva presso il villaggio in cui risiede Kurtz.

C) IL SIGNIFICATO DEL TITOLO DEL ROMANZO:

L'espressione cuore di tenebra è riferita proprio a Kurtz. 

Quando Marlow raggiunge Kurtz si rende conto di quanto i nativi del luogo gli siano sottomessi. 

Eppure Kurtz ha commesso una serie di atrocità e di orrori, ben delineati all'interno della narrazione, che mi ricordano alcuni cruenti passaggi degli Annales di Ennio. La morte di questo pessimo personaggio avviene poche pagine prima della fine della narrazione.

Vorrei, a conclusione di questo post, riportare una citazione. Si tratta dell'opinione che Marlow si è fatto a proposito di Kurtz:

La sua era una tenebra impenetrabile. Lo guardavo come si scruta un uomo che giace in fondo a un precipizio dove non splende mai il sole.

La morte di quest'uomo è avvenuta senza la redenzione dell'anima.


7 ottobre 2024

"I PROMISE YOU PARADISE", FILM ESPRESSIVO E DRAMMATICO:

TRAMA DELL'OPERA E NOTIZIE ESSENZIALI SUL REGISTA:

Eissa, giovanissimo africano che vive in Egitto, si impegna a far raggiungere le coste del Mediterraneo alla ragazza con la quale ha avuto una figlia. 

Questo film dura poco più di mezz'ora e il regista è il trentacinquenne Morad Mostafa, nato al Cairo. Mostafa si è formato presso l'Accademia di Locarno ed è autore di altri film tra cui Henet Ward che, secondo buona parte della critica cinematografica internazionale, offre agli spettatori una panoramica drammatica sulla situazione dei profughi sudanesi in Egitto.

-Pensieri di Matthias sul film-

Il film è ambientato in buona parte all'interno dell'Egitto.

La ragazza è egiziana, lui invece, di pelle più scura, è un sudanese. 

In Egitto c'è una comunità di sudanesi cristiani che hanno attraversato il confine con il Sudan per fuggire dai conflitti militari in corso nel loro stato. 

Questi profughi rimangono temporaneamente in Egitto; i loro obiettivi per il futuro in realtà sono o l'Europa o lo stato d'Israele. 

La polizia egiziana è razzista e violenta nei loro confronti.

La bambina sembra essere nata per caso: i due ragazzi non si amano, non ci sono gesti d'affetto tra i due, la loro è stata una relazione occasionale. 

La famiglia forse ha ripudiato la ragazza dopo la gravidanza ed Eissa, per senso di colpa, l'ha aiutata a raggiungere il mare, augurandosi che lei e la figlia riescano ad arrivare in Europa.

-Le mie impressioni sul film-

Gli occhi del giovane protagonista comunicano più dei dialoghi che, all'interno del cortometraggio, sono abbastanza rari. 

Sono rimasta colpita dalla scena ambientata in una chiesa cristiana in cui si sentono canti funebri e, vicino all'altare, ci sono foto di ragazzi morti durante uno scontro tra bande. Si tratta degli amici del protagonista e, in questo passaggio del film, gli occhi di Eissa sono addolorati. Inoltre, in questo punto del cortometraggio l'ambiente risulta buio, illuminato soltanto da qualche candela della chiesa.

I promise you paradise è un film reso significativo da espressioni, sguardi, gesti, scelte e decisioni. 

Il punto cruciale della proiezione è rappresentato indubbiamente dal momento in cui il ragazzo mette la bambina poco più che neonata in una borsa, raggiunge la madre e tutti e tre fuggono dall'interno dell'Egitto dapprima in moto e poi in auto per raggiungere la costa.

Per me tra i due ragazzi non c'è vero amore, la loro probabilmente è stata un'avventura. Tuttavia un po' di affetto rimane: c'è un abbraccio poco prima che lei raggiunga il barcone con molte altre persone.

Il breve film fa riferimento ad un problema enorme che i media occidentali trascurano totalmente:

*Attualmente, quattro milioni di sudanesi si trovano in Egitto per sfuggire alla seconda guerra civile presente nel loro territorio d'origine.

Da anni, la guerra civile in Sudan vede contrapposti i neri di religione cristiana e i musulmani che, con il probabile sostegno di Boko Haram, vogliono imporre la legge islamica sull'intero paese.