14 marzo 2014

Contemplo estasiata questo straordinario cielo stellato... che mi ricorda un componimento leopardiano


Sto contemplando un meraviglioso cielo stellato. Non riesco a staccare lo sguardo da questa fantastica distesa di luminosissime stelle, che sembrano sorridermi. La luce della brillante luna accarezza il mio animo pieno di speranze nei confronti del futuro. 
Chiudo gli occhi e respiro profondamente... e penso ad una delle liriche più suggestive che siano mai state scritte in tutta la storia della letteratura italiana...



"O graziosa luna, io mi rammento
che, or volge l'anno, sovra questo colle
io venia pien d'angoscia a rimirarti:
e tu pendevi allor su quella selva
siccome or fai, che tutta la rischiari.
Ma nebuloso e tremulo dal pianto
che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci
il tuo volto apparia, che travagliosa
era mia vita: ed è, nè cangia stile
o mia diletta luna. E pur mi giova
la ricordanza, e il noverar l'etate
del mio dolore. Oh come grato occorre
nel tempo giovanil, quando ancor lungo
la speme e breve ha la memoria il corso
il rimembrar delle passate cose,
ancor che triste, e che l'affanno duri!"


La lirica “Alla luna”, composta da Giacomo Leopardi nel 1819, appartiene alla raccolta degli “Idilli”, pubblicata per la prima volta nel 1826.
In questo componimento, formato da sedici versi endecasillabi sciolti, si svolge un dialogo tra il poeta e la luna, apostrofata con gli aggettivi “graziosa” (v.1) e “diletta” (v.10) che la designano quindi come un elemento bello e amato dal poeta.
Nei primi versi della poesia, Leopardi ricorda che l'anno precedente era giunto sul colle per contemplare la luna e rievoca sia la brillante luce dell'astro, che rischiarava la collina, sia l'angoscia che quella notte pervadeva il suo animo; mentre, nei versi successivi, descrive la sua situazione emotiva con queste parole: "Ma nebuloso e tremulo dal pianto/ che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci, il tuo volto apparia, che travagliosa/era mia vita...”. Il pianto, causato dalla sofferenza di una vita difficile e dolorosa, non gli permette di vedere la luna in modo nitido. Tuttavia, dal momento che in questo idillio si svolge un dialogo simpatetico tra il poeta e la luna, si potrebbe pensare anche che essa si trovi in perfetta sintonia con lo stato d'animo del poeta e che comprenda le sue sofferenze. Questa interpretazione richiamerebbe dunque alla mente i versi iniziali del madrigale 324, scritto da Torquato Tasso: ” Qual rugiada o qual pianto, quai lagrime eran quelle che sparger vidi dal notturno manto, e dal candido volto de le stelle?”  che delineano l'angoscia e il dolore del poeta che contempla il cielo, piange a causa dell'assenza dell'amata e gli sembra che le stelle piangano con lui proprio perché provano compassione per la sua sofferenza.
Il poeta afferma che i suoi ricordi, nonostante abbiano come oggetto situazioni dolorose, sono comunque piacevoli. Questo pensiero viene espresso anche nello Zibaldone : " … e son piacevoli per la loro vivezza le ricordanze d'immagini e di cose che nella fanciullezza ci erano dolorose o spaventose... E per la stessa ragione ci è piacevole nella vita anche la ricordanza dolorosa...” . Negli ultimi cinque versi, il poeta sostiene che nella giovinezza, età in cui si coltivano innumerevoli speranze, la memoria ha un breve cammino da percorrere nel passato.
Nel componimento è possibile notare sia la presenza significativa del lessico della memoria (rammento, ricordanza, memoria, rimembrar) sia del lessico del dolore (angoscia, pianto, dolore, triste, affanno), sia la frequenza massiccia di pronomi personali e di aggettivi possessivi riferiti ora alla luna, ora al poeta.
Nella poesia vi sono anche alcuni latinismi (rimirarti, pendevi, diletta, etate, speme, noverar).
La lirica non denuncia le cause che determinano lo stato d'animo del poeta ma lo descrive come se si trattasse di un sentimento continuato nel tempo.
L'indeterminatezza della situazione stimola quindi la partecipazione e l'immedesimazione del lettore il quale, cercando di penetrare l'animo del poeta, vi proietta esperienze e sentimenti personali.

2 commenti:

  1. Non ci credo *.* quella poesia me la ricordo ancora?. Mi era piaciuta un sacco *.*

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  2. Credo che sia la poesia più bella che Leopardi abbia mai scritto! :-) :-)

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