31 maggio 2014

Ungaretti, Mimnermo e Cardarelli a confronto


In queste ultime settimane sto riflettendo molto sul senso dell'esistenza e sulla condizione umana. E' vero, queste tematiche sono sempre state oggetto di attente e scrupolose riflessioni, ma mai come in quest'ultimo periodo. E la letteratura mi è di grande aiuto.



SOLDATI
(di Giuseppe Ungaretti)


Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie

 



In questa brevissima lirica, formata da quattro versi liberi, Ungaretti delinea la condizione dei soldati in guerra: essi infatti vengono paragonati alle foglie che, durante l'autunno, cadono dagli alberi.  Ciò che unisce la vita dei soldati alle foglie è l'estrema precarietà. Le foglie cadono improvvisamente dai rami degli alberi e i soldati rischiano di morire da un momento all'altro durante i combattimenti.
Forse Ungaretti voleva anche alludere alla condizione della vita umana: breve, effimera e precaria, e forse egli, nel comporre questa poesia, si ispirò a Mimnermo, poeta greco che paragonò la vita umana al ciclo delle foglie:
  

FRAMMENTO DI MIMNERMO



   "ἡμεῖς δ', οἷά τε φύλλα φύει πολυάνθεμος ὥρη
ἔαρος, ὅτ' αἶψ' αὐγῆις αὔξεται ἠελίου,
τοῖς ἴκελοι πήχυιον ἐπὶ χρόνον ἄνθεσιν ἥβης
τερπόμεθα, πρὸς θεῶν εἰδότες οὔτε κακὸν
οὔτ' ἀγαθόν· Κῆρες δὲ παρεστήκασι μέλαιναι,
ἡ μὲν ἔχουσα τέλος γήραος ἀργαλέου,
ἡ δ' ἑτέρη θανάτοιο· μίνυνθα δὲ γίνεται ἥβης
καρπός, ὅσον τ' ἐπὶ γῆν κίδναται ἠέλιος.
αὐτὰρ ἐπὴν δὴ τοῦτο τέλος παραμείψεται ὥρης,
αὐτίκα δὴ τεθνάναι βέλτιον ἢ βίοτος·
πολλὰ γὰρ ἐν θυμῶι κακὰ γίνεται· ἄλλοτε οἶκος
τρυχοῦται, πενίης δ' ἔργ' ὀδυνηρὰ πέλει·
ἄλλος δ' αὖ παίδων ἐπιδεύεται, ὧν τε μάλιστα
ἱμείρων κατὰ γῆς ἔρχεται εἰς Ἀΐδην·
ἄλλος νοῦσον ἔχει θυμοφθόρον· οὐδέ τίς ἐστιν
ἀνθρώπων ὧι Ζεὺς μὴ κακὰ πολλὰ διδοῖ."






"Siamo come le foglie nate alla stagione florida
- crescono così rapide nel sole -
 godiamo per un gramo tempo i fiori dell’età,
dagli dei non sapendo il bene, il male.
Rigide, accanto, stanno due parvenze brune:
l’una ha un destino di vecchiezza atroce,
l’altra di morte. E il frutto di giovinezza è un attimo,
quanto dilaga sulla terra il sole.
Ma come varca la stagione il suo confine, allora
essere morti è meglio che la vita:
il cuore sperimenta tanti guai; la casa a volte
si strugge e viene la miseria amara;
uno è privo di figli: li desidera, e scende
nell’aldilà con quell’accoramento;
un altro ha un morbo che lo strema. Non c’è uomo
che da Zeus non riceva guai su guai."
 

All'inizio del componimento, compare il paragone tra gli uomini e le foglie e, nel terzo verso, Mimnermo introduce anche il tema della brevità della giovinezza, definendo quest'ultima come il periodo dei "fiori dell'età". Probabilmente, al tempo di Mimnermo (VII secolo a.C.), il paragone uomini-foglie era già divenuto un luogo comune per esprimere il carattere effimero della vita umana, evidente nel susseguirsi delle generazioni.
Il poeta menziona in seguito due figure mitologiche, le Κῆρες (le parvenze brune), che solitamente nei poemi epici erano entrambe divinità dell'oltretomba, simboli di morte. Qui invece una è portatrice di morte, l'altra della vecchiaia.
Nei versi 9-10, Mimnermo sostiene che, una volta conclusa la stagione della giovinezza, morire subito è preferibile del continuare a vivere.
Gli ultimi versi si focalizzano sui mali che Zeus manda agli esseri umani: la distruzione della casa, la mancanza di figli, l'insorgere di una grave malattia.

Poi, sempre a proposito del tema della vecchiaia, penso ad una poesia di Cardarelli, intitolata "Autunno":



AUTUNNO
(di Vincenzo Cardarelli)
Autunno. Già lo sentimmo venire
nel vento d'agosto,
nelle pioggie di settembre
torrenziali e piangenti
e un brivido percorse la terra
che ora, nuda e triste,
accoglie un sole smarrito.
Ora passa e declina,
in quest'autunno che incede
con lentezza indicibile,
il miglior tempo della nostra vita
e lungamente ci dice addio.

Lo scorrere del tempo è un argomento 
molto ricorrente nelle poesie di Cardarelli. 
Nella prima parte del componimento, egli descrive l’arrivo dell’autunno, portatore di piogge e anticipatore dell’inverno. La stagione appare personificata, dal momento che il sole è smarrito, la terra, nuda e triste, rabbrividisce, le piogge sono piangenti. 
 Nella seconda parte l’avanzare lento delle stagioni indica l'avanzare delle età della vita.
 L'autunno è qui una stagione che simboleggia il periodo della maturità che precede la vecchiaia. La vita di ogni essere umano è protesa verso la vecchiaia e procede, lenta e inesorabile, verso la morte. 


da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/poesie/poesie-d-autore/poesia-24255>



21 maggio 2014

La mia concezione della vita e della storia

... Dopo quasi due settimane molto intense e snervanti dal punto di vista scolastico (e finalmente gli Esami di Maturità si stanno avvicinando sempre di più!), ritorno sul mio blog per esporvi un mio interessante pensiero. Ultimamente mi capita di attribuire al concetto di "vita umana" una metafora piuttosto singolare. Vorrei proprio spiegarvela.

Io immagino che la vita umana sia come un viaggio in mare aperto.                                         L'essere umano è per me come un marinaio che, trovandosi su una barca, deve affrontare burrascose onde che cercano di sommergerlo.
Le onde impetuose che si abbattono con violenza sulla barca rappresenterebbero le avversità della vita; e quindi i centomila ostacoli e i mille disagi che ogni essere umano è chiamato ad affrontare nella sua quotidianità.
Noi marinai guidiamo la barca, dal momento che siamo protagonisti della nostra vita.
Il punto è che dobbiamo cercare di non farci travolgere dal mare in burrasca: non dobbiamo demoralizzarci di fronte alle difficoltà di ogni giorno, né deprimerci se ci accade una tragedia grande. Dentro di noi dovremmo trovare la forza di continuare a remare per opporre resistenza alle onde. E continuare a remare, significa concretamente credere nei propri talenti, confidare in un futuro positivo, riporre stima nei confronti di chi ci ama, sorridere di fronte a un meraviglioso cielo stellato, sentirsi pervasi da un forte sentimento di speranza ogni volta che nel cielo splende il sole, credere in un Dio misericordioso pieno di amore verso l'uomo...

... "Non so se definirmi ottimista o pessimista. Credo nella speranza e nell'esistenza di Dio, ma penso comunque che siano davvero molte le esperienze dolorose che ci accadono nel corso dell'esistenza. Non nego assolutamente la presenza di difficoltà e travagli." ho detto un giorno a mia mamma.  Lei mi ha risposto semplicemente: "Non sei né troppo ottimista né troppo pessimista. Io direi che sei molto realista e piuttosto equilibrata".
Io penso in effetti di essere una ragazza realista; certamente dotata di grandi ideali, piena di immaginazione e di fantasia, originale e creativa... ma so essere anche molto concreta quando valuto gli avvenimenti reali.

Ad ogni modo, anche la mia personalissima concezione della storia non è improntata sull'ottimismo.
Ricordo che più di un anno fa, nell'ottobre 2012 (e quindi in quarta liceo), la nostra insegnante di greco e latino ci aveva chiesto che cosa significa per noi il concetto: "storia".
Io le avevo detto che per me, la storia dell'uomo consiste in un continuo progresso tecnico, scientifico, industriale, culturale e artistico, causato dallo sfruttamento delle risorse intellettive dell'umanità.
Ora, se penso a quella lezione di introduzione alla storiografia greca, rido sotto i baffi e penso:      "Che concezione riduttiva del concetto storia!"
Andiamoci piano però, ero soltanto una "bimbetta" di appena diciassette anni, non avevo ancora incontrato Leopardi e Ungaretti in letteratura, non avevo affrontato né l'interessantissima filosofia di Nietsche né l'Esistenzialismo di Sartre, non avevo ancora studiato i totalitarismi in storia e conoscevo in modo abbastanza superficiale il (giustamente) celebre scrittore George Orwell. In quinta, studiando con interesse la mentalità degli autori dell'Ottocento e del Novecento, si imparano molte cose e si riesce anche a comprendere maggiormente se stessi. Posso affermare effettivamente che, in quest'ultimo anno scolastico, ho compiuto una revisione critica di alcune mie idee.

Se qualcuno ora mi chiedesse che cos'è per me la storia, io gli risponderei in modo diverso...
Per me la storia non é né progresso né regresso. Noi umani siamo protagonisti delle vicende storiche, ma siamo molto diversi l'uno dall'altro, nel senso che esistono sia uomini eccezionali, sia uomini mediocri, sia uomini malvagi e violenti.
 Gli individui straordinari, nel corso della loro vita, investono tutte le loro energie per rendere il mondo migliore. Alcuni di loro sono poeti, scrittori, pittori e musicisti dotati di grande sensibilità, altri invece filosofi di notevole acume, altri ancora sono esemplari esponenti della Chiesa, che vivono nella sobrietà e che rispettano il principio di carità fraterna... Grazie a queste personalità la storia dell'umanità ha compiuto progressi significativi dal punto di vista culturale e sociale.

Fotografia relativa ad alcuni cadaveri di armeni massacrati
Gli uomini malvagi invece sono stati i responsabili di stragi e genocidi (vi ricordo in particolare Hitler, che fece progettare le camere a gas per sterminare gli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale, Stalin, che, attuando le "Grandi Purghe", fece uccidere milioni di suoi connazionali che si opponevano al suo regime o, nella maggior parte dei casi, erano dei presunti oppositori, Mladic, comandante delle truppe serbe che nel 1995 ordinò di sterminare 8000 uomini e ragazzi bosniaci, i "Giovani Turchi", che nel 1915 massacrarono nella regione dell'Anatolia circa un milione di armeni)...
Purtroppo gli uomini insensibili, pieni di rabbia e di odio nei confronti del prossimo, convinti della validità delle teorie razziste e oppressori della libertà di pensiero, sono esistiti, esistono e continueranno ad esistere.
Se considero certi eventi storici molto negativi, come quelli che vi ho appena elencato nell'ultima parentesi, mi viene da pensare anche che la storia sia costituita da episodi drammatici che continuano a ripetersi... Non voglio paragonare i sei milioni di morti dell'olocausto con le ottomila vittime della Strage di Srebrenica... Affermo soltanto che, alla base di entrambi gli stermini, c'erano idee di stampo razzista e sentimenti nazionalistici molto aggressivi. Il numero dei morti è diverso, ma le ideologie che hanno portato a questi massacri erano le stesse: il nazionalismo strettamente legato all'idea di superiorità della razza.
Le bare delle vittime di Srebrenica, tutte rinvenute dopo la guerra in Bosnia


Certamente allora, la storia è sia progresso (grazie a uomini che sfruttano le loro finissime intelligenze), sia regresso, dal momento che altri individui invece, scegliendo di percorrere la via del male, attuano mostruosità che violano la dignità umana altrui. E gli eventi negativi si ripetono nel corso dei secoli. Non è affatto vero che la storia del passato insegna!

Ad ogni modo anch'io, proprio come gli esistenzialisti, sono convinta che l'essere umano debba assumersi le responsabilità delle azioni che compie. Noi uomini del presente infatti, con le nostre scelte influenziamo l'umanità del futuro.




11 maggio 2014

Auguri a tutte le mamme!!

 In occasione della festa della mamma, ho pensato di riportare alcune poesie e riflessioni che alcuni autori e poeti eminenti hanno composto in onore della loro madre.
Da parte mia, un augurio sincero a tutte le mamme!



"La madre è un angelo 
 che ci guarda
che ci insegna ad amare!

 Ella riscalda le nostre dita, 
il nostro capo fra le sue ginocchia, 
la nostra anima nel suo cuore: 
ci dà il suo latte 
quando siamo piccoli, 
il suo pane quando siamo grandi 
e la sua vita sempre."
(Victor Hugo)






"Le mamme
sono come il mirto
che, laggiù nella valle,
sparge nell'aria
il suo profumo:
attraverso le loro mani
Dio parla
e attraverso i loro occhi
Dio sorride alla terra."
(Kahlil Gibran)



"Se mi fermo a guardare 
negli occhi di mia madre
vedo un lago incantato.
Boschi d'alberi attorno
e un'isola lontana
in mezzo ad acque limpide.
Oh! Potessi navigare
nel liquido silenzio
dove nuotano i pesci
e cantano gli uccelli
festanti e pieni di giubilo!
Se mi fermo a guardare
negli occhi di mia madre
 vedo un lago incantato."
(Canto popolare giapponese)




"Vi è un nome soave in tutte le
 lingue, venerato fra tutte le genti.
Il primo che suona 
sul labbro del bambino
con lo svegliarsi della coscienza,
l'ultimo che mormora
il giovinetto in faccia alla morte,
un nome che l'uomo maturo e il vecchio
invocano ancora, con tenerezza
di fanciulli, nelle ore solenni della vita,
anche molti anni dopo che non è più
sulla terra chi lo portava; un nome
che pare abbia in sé una virtù misteriosa
di ricondurre al bene, di consolare e
di proteggere. Un nome con cui si dice
quanto c'è di più dolce, di più forte,
di più sacro all'anima umana: la madre."
(Edmondo de Amicis)