7 agosto 2014

"Povera gente", romanzo meraviglioso che scuote le fondamenta dell'animo!


Rieccomi, cari lettori!! Sono appena tornata da una piacevole e rilassante vacanza in una località collinare della provincia di Arezzo. Con i miei zii, ho fatto delle lunghe passeggiate, ho visitato monumenti di grande valore artistico e ho letto moltissimo.


Ho infatti da poco concluso la lettura del romanzo epistolare "Povera gente", opera scritta nel XIX secolo dal celebre autore russo Fedor Dostoevskij.
I protagonisti del libro sono Makar Devuskin, un modesto impiegato di mezza età e Varvara Alekseevna, una ventenne orfana e cagionevole di salute, che vive in un modesto alloggio con la sua vecchia governante e guadagna pochissimi denari con i suoi lavori di ricamo e cucitura.
Varvara e Makar sono parenti lontani e vivono uno di fronte all'altro. Tuttavia,  per paura dei pettegolezzi, si scrivono delle lettere e si incontrano raramente.
Dalle lettere emergono le misere condizioni di vita di entrambi: lo stipendio di Makar é appena sufficiente per permettergli di sopravvivere, ma in realtà, il pover'uomo spende i suoi pochi soldi per acquistare dei regali (confetti, profumi, libri, fiori, seta, abiti) da donare alla ragazza, la quale si sente in colpa per le serie ristrettezze economiche in cui versa il suo amato:

"Vi giuro, mio buon Makar che a me riesce proprio penoso accettare i vostri regali. So quello che vi costano, quali privazioni e quali rinunce anche nelle cose più indispensabili. Quante volte vi ho detto che non ho bisogno di nulla, assolutamente di nulla; che io non sono in grado di ricambiarvi di tutte le gentilezze di cui mi avete colmata!... E' chiaro che voi vi private del necessario per me. (...)Ancora una volta vi supplico di non spendere tanti denari per me! So che mi amate, ma voi stesso non siete ricco. (lettera dell'8 aprile)".
Makar

"... Io vedevo di essere molto obbligata a voi quando mi assicuravate di spendere per me solo i vostri denari di riserva... Ora poi, quando ho scoperto che questi denari non li avevate affatto, che voi, avendo inteso per caso della mia misera condizione ed essendone stato commosso, avete deciso di spendere tutto il vostro stipendio, dopo averlo riscosso in anticipo, ed avete venduto persino un vostro abito, ora io, alla scoperta di tutto questo, sono stata gettata in una situazione così dolorosa che non so ancora come prenderla e che cosa pensare. Ah, Makar! Voi dovete fermarvi ai vostri primi benefici (...) e non dissipare il denaro per cose inutili. ...pago ben caro tutto questo col pentimento per la mia imperdonablie leggerezza perchè ho accettato tutto senza darmi pensiero di voi... (lettera del 27 luglio)".

Nelle lettere traspaiono sinceri sentimenti di affetto, di stima e di solidarietà nel dolore e nella povertà economica:

"Piccolo angelo mio, Varvara Alekseevna! Mi affretto a comunicarvi piccola vita mia, che mi è venuta qualche speranza. Ma permettete, angelo mio, mi scrivete di non prendere denari a prestito? Non è possibile farne a meno, già a me la va male, e anche a voi (...) Voi siete debolina; così vedete, è per questo motivo che io scrivo che prendere del denaro a prestito è assolutamente indispensabile (...) (lettera del 3 agosto)".
Varvara


"Gentilissimo Makar Devuskin! Se almeno non vi disperaste! Anche così di dolore, ce n'è abbastanza. Vi mando trenta copeche d'argento, di più non posso in alcun modo. Compratevi ciò che vi è più necessario per arrivare a domani... (lettera del 6 agosto)".


Non voglio raccontare in modo dettagliato l'evolversi della loro storia sentimentale, tantomeno il finale; piuttosto; preciso il fatto che i due protagonisti, all'interno dei loro scritti, nel menzionare le tristi vicende passate, raccontano le storie di altri personaggi da loro incontrati nel cammino della vita. 
Una di queste è la storia di Petenka, un ragazzo poco più che ventenne.
Petenka aveva avuto un'infanzia molto travagliata a causa di drammatiche vicende familiari: la madre era morta quando aveva solo tre anni, il padre, un fragile ubriacone, si era risposato con una donna cattiva che odiava il bambino con tutta se stessa. Tuttavia, grazie ad un lontano parente, il ragazzino era riuscito a frequentare prima il liceo e poi anche l'Università. Petenka era divenuto molto colto e, per un certo periodo, era anche stato il precettore privato di Varvara. 
Il padre, sebbene fosse proprio come l'ho descritto poche righe fa,  nutriva un amore infinito verso quel figlio studioso e sensibile e inoltre assecondava volentieri la sua passione per la lettura regalandogli dei libri.
Proprio nel momento in cui la vita economica e relazionale di questo ragazzo inizia a migliorare in modo significativo, sopraggiunge una grave malattia che lo porta alla morte nel giro di poche settimane. Straziante è la scena del funerale di Petenka: la bara viene trainata su un carro verso il cimitero e il padre del ragazzo, disperato e piangente, rincorre il carro sotto la pioggia battente di una giornata grigia autunnale mentre i libri che porta nelle tasche del soprabito scivolano sulla strada fangosa.

In una lettera, Makar narra la vicenda di Gorskov, un misero padre di famiglia disoccupato e accusato ingiustamente di furto dal Tribunale di San Pietroburgo. Il generoso Makar, pur vivendo anch'egli nella miseria nera, lo aiuta donandogli pochi spiccioli e recandosi spesso a fargli visita.
Gorskov viene in seguito totalmente assolto, ma muore nel sonno poche ore dopo la fine del processo. (Probabilmente era molto malato da tempo a causa della fame e degli stenti. Penso a questo perchè Makar, nel giorno dell'assoluzione, lo descrive "pallido come un cencio di bucato" e con le labbra tremanti).

Lo so, i libri scritti da Dostoevskij sono sempre così tristi. Ma scuotono le fondamenta dell'animo, coinvolgono il lettore, penetrano negli angoli più segreti del cuore e della mente.
D'altra parte, vi ricordo un passo di Fahrenheit 451, quando Faber diceva a Montag: "I buoni scrittori toccano spesso la vita. I mediocri la sfiorano con mano fuggevole. I cattivi scrittori la sforzano e poi l'abbandonano. Capite ora perché i libri sono odiati e temuti? Perché rivelano i pori sulla faccia della vita".
Dostoevskij scrive in modo splendido... ve lo consiglio.  E' molto realista nel delineare le situazioni di povertà e la vita degli uomini socialmente degradati. A me piace molto.





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