22 ottobre 2014

... In onore di Paolo VI



Domenica 19 ottobre è stato beatificato Paolo VI, pontefice dal carattere mite e riflessivo, dotato di una notevole apertura mentale. Avrei tanto voluto conoscerlo...
Colgo l'occasione per scrivere un post sugli avvenimenti più significativi della sua vita.

Giovanni Battista Montini nacque nel 1897 a Concesio, un piccolo paese in provincia di Brescia. Suo padre, Giorgio Montini, era un avvocato.
Nel 1916, dopo aver ottenuto il diploma di maturità classica presso il liceo statale "Arnaldo da Brescia", si iscrisse al seminario della sua città.
Negli anni venti collaborò con il periodico studentesco "La Fionda", pubblicando diversi articoli dai contenuti profondi ed eloquenti. Scrisse, ad esempio, a novembre del 1918:

«Guai a chi abusa della vita. Quando la mano creatrice di Dio delineava 
in un ordine meraviglioso i confini della vita, poneva altresì custode 
di questi confini la morte, vindice di quanti li avrebbero 
varcati in cerca di vita più ampia, di felicità maggiore.»

Il 29 maggio 1920 venne ordinato sacerdote nel duomo di Brescia e, pochi mesi più tardi si trasferì a Roma, dove, nel 1925, conseguì ben tre lauree: in Filosofia alla Sapienza, in Diritto Canonico (ambito relativo alle norme giuridiche formulate dalla Chiesa, funzionali a regolare l’attività dei fedeli) e in Diritto Civile alla Pontifìcia Università Gregoriana.
Nel 1958 venne eletto papa Giovanni XXIII. Durante il pontificato di quest'ultimo, Montini venne attivamente coinvolto soprattutto nei lavori preparatori del Concilio Vaticano II, aperto con una solenne celebrazione l'11 ottobre 1962. 
Nel giugno del 1963, alla morte di papa Roncalli, il Conclave elesse Montini, che assunse il nome di Paolo VI. Di fronte ad una realtà sociale che tendeva sempre più a separarsi dalla spiritualità e a contestare il tradizionalismo della Chiesa Cattolica, il nuovo papa seppe mostrarsi aperto alle novità, proponendo degli ottimi valori quali: la difesa della vita, il bene comune, la solidarietà, la pace, la concordia e l'umiltà. Basti pensare che, nel 1964, egli rinunciò all'utilizzo della corona papale. Infatti, la vendette allo scopo di aiutare, con il ricavato, i più bisognosi.
Proseguì il Concilio Vaticano II, promuovendo molte iniziative a favore della modernizzazione della chiesa. Sempre nel 1964, viaggiò in Terrasanta non soltanto per visitare i luoghi in cui Cristo era vissuto, ma anche per incontrare il patriarca ortodosso Atenagora I. Dal loro incontro scaturì la
"Dichiarazione Comune cattolico-ortodossa", documento che favorì la riconciliazione tra cattolici e ortodossi, precisando che lo scambio di scomuniche avvenuto fra Papa Leone IX ed il patriarca Michele Cerulario nel 1054, doveva essere inteso valido soltanto fra le due persone interessate e non fra le due Chiese. Tale scambio di scomuniche non doveva infrangere la comunione ecclesiale.
Nel 1966 Paolo VI abolì "l'indice dei libri proibiti" (l'elenco delle pubblicazioni proibite dalla Chiesa Cattolica, esistente già nel 1558 per opera di Paolo IV).
Il 1 gennaio 1968 istituì la "Giornata Mondiale della pace", dedicata alla preghiera e alla sensibilizzazione per favorire la pace nel mondo.
Nello stesso anno, venne divulgata l'enciclica "Humanae Vitae", dedicata ai temi della procreazione, dell'aborto e della contraccezione. Questa enciclica era stata frutto di molte riflessioni di carattere morale da parte del papa stesso, che, tra l'altro, aveva deciso di avvalersi anche dell'aiuto di una Commissione di Studio. Dopo molti mesi di discussioni, Paolo VI formulò la sua teoria nell'enciclica, affermando che il significato unitivo e quello procreativo sono strettamente legati in un rapporto coniugale ed esprimendo il suo dissenso nei confronti di alcuni metodi funzionali alla regolazione della natalità, quali l'aborto e la sterilizzazione.

Ecco qui una parte dell'enciclica:
« Richiamando gli uomini all'osservanza delle norme della legge naturale, 
 interpretata dalla sua costante dottrina, la Chiesa insegna che qualsiasi 
atto matrimoniale deve rimanere aperto alla trasmissione della vita. 
[...] In conformità con questi principi fondamentali della visione umana e 
cristiana sul matrimonio, dobbiamo ancora una volta dichiarare 
che è assolutamente da escludere, come via lecita per la regolazione 
delle nascite, l’interruzione diretta del processo generativo già iniziato.  
È parimenti da condannare, come il magistero della Chiesa ha più volte 
dichiarato, la sterilizzazione diretta, sia perpetua che temporanea, 
tanto dell’uomo che della donna. È altresì esclusa ogni azione che, 
o in previsione dell’atto coniugale, o nel suo compimento, o nello 
sviluppo delle sue conseguenze naturali, si proponga, come scopo o 
come mezzo, di impedire la procreazione. »
(Paolo VI, " Humanae vitae")

Naturalmente, queste idee suscitarono numerose critiche da parte dei laici e di molti cattolici.  Ma egli seppe rispondere prontamente alle contestazioni:
«Noi portiamo il peso dell'umanità presente e futura. Bisogna pur comprendere che, se l'uomo accetta di dissociare nell'amore il piacere dalla procreazione (e certamente oggi lo si può dissociare facilmente), se dunque si può prendere a parte il piacere, come si prende una tazza di caffè, se la donna sistemando un apparecchio o prendendo ‘una medicina’ diventa per l'uomo un oggetto, uno strumento, al di fuori della spontaneità, delle tenerezze e delle delicatezze dell'amore, allora non si comprende perché questo modo di procedere (consentito nel matrimonio) sia proibito fuori dal matrimonio. La Chiesa di Cristo, che noi rappresentiamo su questa terra, se cessasse di subordinare il piacere all'amore e l'amore alla procreazione, favorirebbe una snaturazione erotica dell'umanità, che avrebbe per legge soltanto il piacere.»

Il 16 aprile 1978 scrisse una lettera alle Brigate Rosse, implorando la liberazione del politico Aldo Moro... purtroppo però, le sue parole furono vane, perché lo statista venne assassinato dopo una lunga prigionia. Il 13 maggio nella basilica di San Giovanni in Laterano partecipò, addolorato e sconvolto, alla Messa in suffragio dello statista assassinato, pronunciando una solenne preghiera:
"Signore, ascoltaci! Chi può ascoltare il nostro lamento, se non ancora Tu, o Dio della vita e della morte? Tu non hai esaudito la nostra supplica per l'incolumità di Aldo Moro, di quest'uomo buono, mite, saggio, innocente ed amico; ma Tu, o Signore, non hai abbandonato il suo spirito immortale, segnato dalla Fede nel Cristo, che è la risurrezione e la vita. Fa', o Dio, Padre di misericordia, che non sia interrotta la comunione che, pur nelle tenebre della morte, ancora intercede tra i defunti da questa esistenza temporale, e noi tuttora viventi, in questa giornata di un sole che inesorabilmente tramonta. La nostra carne risorgerà, la nostra vita sarà eterna! (..) Aldo e tutti i viventi in Cristo, beati nell'Infinito Iddio, noi li rivedremo! (...) O Signore, fa' che, placato dalla virtù della tua Croce, il nostro cuore sappia perdonare l'oltraggio ingiusto e mortale inflitto a questo uomo carissimo e a quelli che hanno subito la medesima sorte crudele (...)"
Il 6 agosto 1978,  morì a causa di un edema polmonare.
Volle un funerale sobrio, senza riti particolari. Lasciò scritto, infatti, circa i suoi funerali:
 «[...] siano funerali pii e semplici. La tomba: amerei che fosse 
nella vera terra, con umile segno, che indichi il luogo e
 inviti a cristiana pietà. Niente monumento per me.»
(Paolo VI, Testamento)

La sua bara era priva di decori, deposta a terra sul sagrato di Piazza San Pietro. Sopra di essa, venne collocato un Vangelo aperto e sfogliato dal vento. Fu la prima volta che il funerale di un Pontefice si svolse con un rito così sobrio.


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