29 marzo 2015

Le bambine dall'infanzia rubata:


In questo post vorrei descrivere la tragedia delle spose bambine. Si stima che nel mondo, le ragazzine costrette a sposare uomini maturi o addirittura anziani, siano circa 60 milioni, in genere di età compresa tra gli 8 e i 15 anni. 

Dunque dapprima vorrei cercare di illustrare le cause che, nei paesi più poveri del mondo, spingono numerose famiglie a combinare unioni tra le loro figlie ancora bambine e uomini adulti, poi passerò a descrivere la diffusione del medesimo fenomeno nei paesi europei.



I MATRIMONI PRECOCI NEI PAESI POVERI DEL MONDO:

In alcune zone dell'Asia e in molti stati dell'Africa la miseria economica, alimentare e culturale dilaga e coinvolge migliaia di famiglie. E così, una bambina che non ha una buona dote a causa dell'estrema povertà dei genitori, viene spesso accettata dalla famiglia del futuro sposo, a patto che non superi i 12 anni di età. E dunque, i genitori della bambina ricevono una buona somma di denaro dopo aver combinato il matrimonio. Le unioni forzate si configurano quindi come degli investimenti. Da una ricerca condotta in Afghanistan, infatti, risulta che il 52% delle spose non supera i 12 anni e che a causa di questi matrimoni le famiglie riescono a saldare la maggior parte dei loro debiti. Peccato però che per motivi di denaro molte bambine debbano rinunciare molto presto ai giochi, alle risate, ai sogni ingenui dell'infanzia...
L'attività sessuale precoce (in particolare le violenze sessuali fatte a bambine non ancora mature) indubbiamente rovina la salute della giovanissima sposa: non mancano infatti i casi in cui le bambine soffrono di emorragie interne e presentano segni di violenza intorno agli organi genitali. Centinaia di ragazzine muoiono durante il parto.
Mi ha impressionato moltissimo ciò che è accaduto nello Yemen pochi anni fa: una bambina di otto anni, data in sposa a un uomo violento e cattivo di cinquantacinque, è morta durante la prima notte di nozze, in seguito ad uno stupro e a causa di una gravissima emorragia interna. Otto anni soltanto... aveva tutta la vita davanti! Non è giusto morire a otto anni per colpa dell'ignoranza e della malvagità degli adulti. Essere private a otto anni non soltanto del diritto all'innocenza ma anche del diritto di vivere è terribile. 
E' una tragedia enorme, perché quella bambina non potrà mai più vedere la delicatezza di una farfalla che si posa su un fiore, il sole che nel tramontare dipinge ardenti lingue di fuoco all'orizzonte, il cielo pieno di stelle luminose, gli uccelli che volano nell'aria... e non potrà più sognare, ridere, volare con la fantasia...Si, lo so, espressioni poetiche come quelle che ho scritto sopra vi suoneranno oramai familiari perché più o meno tutti voi lettori conoscete la mia poesia “Addio, ragazzo!”, pubblicata sul presente blog l'11 luglio 2014... La morte di una bambina e anche la morte di migliaia di giovani ragazzi a causa della cattiveria di certi adulti mi indignano e al contempo mi addolorano. Provo molta rabbia di fronte a questi eventi.
Per concludere il paragrafo, vorrei accennare ora al caso dell'India. In India, il fenomeno dei matrimoni precoci rappresenta un serissimo problema sociale, anche se le leggi indiane proibiscono il matrimonio al di sotto dei 18 anni per le ragazze e al di sotto dei 21 per i ragazzi. In questo paese però non ci sono soltanto spose bambine, ma addirittura sposi-bambini. Spesso le famiglie indiane combinano matrimoni tra un ragazzino intorno ai 14-15 anni e una bambina che deve ancora compierne 10... e le conseguenze di ciò sono molto chiare: ingiusto abbandono dei giochi, analfabetismo, incoscienza dei propri diritti, gravi problemi di salute.



IL PROBLEMA DELLE SPOSE-BAMBINE NEI PAESI EUROPEI:

Purtroppo è molto difficile debellare il fenomeno delle spose-bambine. Soprattutto per il fatto che le vittime non si rivolgono alla polizia per paura dei loro genitori. Nel nostro stato i matrimoni con minorenni sono vietati ma manca un quadro legislativo utile a contrastare questo fenomeno. Una strategia diffusa tra i genitori che vogliono costringere la figlia a sposarsi è quella di costringerla dapprima a recarsi nel paese d'origine per celebrare le nozze e poi, una volta ritornata in Europa, di registrare il matrimonio attraverso alcune formalità e senza alcun controllo che faccia intuire la validità del consenso. Si evade dunque dalla legge. E' per questo motivo che le nozze precoci, combinate e forzate sono celebrate quasi sempre all'estero, nello Yemen, in Pakistan o in Iran.
Ad Imola, nel 1997, è stata fondata l'Associazione “Trama di Terre”, rifugio italiano per le giovani che riescono a scappare di casa prima di contrarre un matrimonio forzato. E' merito proprio di questa associazione se si hanno ora delle stime reali dei matrimoni precoci e forzati in Italia, che sono circa 2000 ogni anno. Il punto è che “Trama di terre” rischia di chiudere per mancanza di fondi. Quindi, Tiziana Dal Prà, presidentessa dell'associazione, invoca un aiuto da parte del governo, dicendo: “Il fenomeno dei matrimoni combinati riguarda soprattutto ragazzine del Pakistan, dell'India, dello Yemen e del Marocco. Io e i miei colleghi offriamo rifugio e protezione alle ragazze vittime di maltrattamenti. Il nostro è un progetto che rischia di fermarsi per mancanza di fondi, per questo vorremmo rivolgerci al Ministro delle Pari opportunità, perché servirebbe un piano nazionale per portare avanti un progetto di questo genere.”
Nel Regno Unito le spose bambine sono circa 1500 ogni anno, ma il dramma dei matrimoni forzati è molto più monitorato che in Italia. Le Ong infatti danno consigli alle future spose bambine su come poter evitare il "funerale della loro infanzia e spenasieratezza". Una delle strategie consigliate è quella di nascondere un cucchiaino di metallo nelle mutande, oggetto che solitamente induce il metal detector dell'aeroporto a suonare. La sicurezza areoportuale perquisisce allora la ragazza in un'area protetta e sicura, dove, lontana dai genitori, potrà raccontare di stare per essere costretta a sposarsi. Trucchetti necessari fino a che il governo inglese non renderà il matrimonio combinato un reato penale.



22 marzo 2015

L'intimo misticismo di Tagore, poeta indiano


La passione per la poesia mi spinge a leggere e a interpretare alcune suggestive liriche di poeti stranieri meritevoli di un'alta considerazione. Sono rimasta davvero affascinata da alcuni componimenti scritti da Tagore, poeta indiano vissuto a cavallo tra l'Ottocento e il Novecento.
In questo post vorrei esporre gli eventi fondamentali che hanno contrassegnato la vita di questo grande letterato e vorrei anche cercare di commentare alcune sue poesie.


LA BIOGRAFIA:
Ritratto di Rabindranath Tagore


Rabindranath Tagore nacque a Calcutta il 6 maggio 1861. Suo nonno fu uno dei primi indiani che viaggiarono in Europa, dove venne ricevuto con onore alle corti di Francia e Inghilterra.
Il padre di Tagore fu un mistico religioso che contribuì grandemente alla vita culturale del Bengala.
Rabindranath fu il quattordicesimo di quindici figli. Da bambino era sensibile, fantasioso, creativo, intelligente ma ribelle a qualsiasi forma di istituzione che impedisse la manifestazione del suo spirito libero e indipendente. Frequentò saltuariamente le scuole e venne istruito a casa da precettori privati. Da ragazzino lesse con sincero interesse i classici del bengali medievale e della letteratura sanscrita. 
A 17 anni, Rabindranath venne mandato in Inghilterra dove studiò letteratura inglese e letteratura tedesca all' "University College" di Londra. In questa fase della sua prima giovinezza ebbe modo di conoscere e di apprezzare le opere di Shakespeare, i componimenti di  Keats e anche di Shelley, due poeti romantici.
Qualche anno dopo ritornò in India, dove si sposò (matrimonio combinato dalla famiglia, ovviamente!) a ventidue anni, con una ragazzina, dalla quale ebbe cinque figli. Negli anni Ottanta dell'Ottocento iniziò la sua prima produzione poetica, caratterizzata da liriche brevi ma altamente espressive. Oltre all'attività poetica, si dedicò anche all'insegnamento.
Nel 1913 ricevette il Premio Nobel per la poesia, esattamente un anno dopo la pubblicazione della sua raccolta "Gitanjali", parola che, tradotta in italiano significa "Canti". Nei suoi canti è possibile rilevare un profondo sentimento religioso e un sincero stupore per la bellezza della natura.
Dal 1919 al 1931, Tagore compì alcuni viaggi all'estero: soggiornò principalmente in Ungheria, in Francia, in Germania, negli Stati Uniti e in Italia.
Fu amico di Gandhi. Nel 1932 gli venne affidata all'Università di Calcutta una cattedra di letteratura bengali.
Nell'aprile del 1941, tutta l'India festeggiò il suo ottantesimo compleanno. Ma Tagore morì il 7 agosto dello stesso anno a causa di una grave malattia.

LE LIRICHE:


A differenza di altri poeti indiani suoi contemporanei, che scrissero prevalentemente in inglese, Tagore si servì soltanto della lingua bengali per la propria produzione letteraria. La sua fama internazionale è però legata alle traduzioni in lingua inglese, in gran parte fatte da lui stesso. Da rilevare il fatto che la produzione letteraria di Tagore è vastissima: si contano infatti 90 opere non soltanto poetiche ma anche prosastiche, di argomento filosofico e religioso.

Riporto qui sotto il testo di un canto tratto dalla raccolta "Gitanjali" e le mie riflessioni:

CANTO 5°:

"O tu, ultima stella della prima alba,
lascia il tuo messaggio, quasi addormentato e segreto,
nel primo fiore dell'alba.
Possa Colui che è la fonte di tutte le gioie
baciarmi così nella nuova vita
alla fine di quella trascorsa.
Possano tutti i sogni della notte fiorire in nuovi canti
al momento del risveglio.
Possa la Solitaria, che dimora nel mio cuore,
apparire in abito nuziale al mattino
della mia nuova vita."

Subito dopo averla letta, ho chiuso gli occhi e ho immaginato che il poeta, nel momento dell'ispirazione, si fosse affacciato alla finestra della sua camera per osservare le prime luci dell'alba di una giornata primaverile limpida e serena.
In questo canto si possono trovare diversi termini che riguardano la sfera religiosa: innanzitutto, quel "Colui" del quarto verso, pronome che, a mio avviso, sta ad indicare Dio, considerato dal poeta "la fonte di tutte le gioie". Nelle stelle che soavemente si spengono e nella dolce nascita del sole, Tagore vede la magnificenza di Dio, creatore dell'Universo e governatore degli elementi naturali. Il pensiero di Dio instilla dunque gioia nell'animo del poeta.
Pur essendo cresciuto in un clima culturale induista, Tagore era divenuto un mistico capace di una visione monoteista. E ammirava moltissimo l'immagine di un Dio sommamente buono, che si fa uomo e che accetta di morire in croce. In Tagore, il riferimento a Cristo non è né metaforico né allusivo, ma diretto. Egli infatti una volta aveva affermato: "Tra coloro che hanno una risposta per le domande più segrete del nostro spirito c’è Gesù Cristo. Egli ha detto: ’Io sono il Figlio. Il Padre si riconosce nel Figlio’. Non c’è solo scambio di rapporti tra il Padre e il Figlio, ma manifestazione di Spirito dal Padre e dal Figlio. Cristo ha detto: ’Egli è in me’. Così come gli innamorati possono dire: ’Tra noi non c’è separazione’".
Nei versi 5 e 6, Tagore parla sia di una "nuova vita", sia di una "vita trascorsa". Questi due versi potrebbero avere due differenti significati. Io almeno li ho interpretati in due modi:

a)"Possa l'amabile pensiero di Dio riempire di felicità il mio cuore all'alba di questo nuovo giorno (la nuova vita), al termine della notte e del sonno notturno (la vita trascorsa)". La luce dell'alba e l'inizio di un nuovo giorno inviterebbero quindi il poeta a rinnovare la sua voglia di vivere e di amare.

b) "Possa la gioia che proviene da Dio accogliermi nella vita ultraterrena (la nuova vita) una volta concluso il mio percorso terreno (la vita trascorsa)". Il poeta sa bene di non essere una creatura immortale. Dunque, l'alba è un'occasione non soltanto per lodare la grandezza di Dio ma anche per sperare vivamente nell'esistenza di una vita ultraterrena felice e beata.

Molto belli e suggestivi anche i versi 7 e 8, che io ho letto in questo modo: "Al momento del risveglio, possano tutti i miei sogni rifiorire in buoni propositi alla luce di un nuovo giorno." Questa interpretazione si ricollegherebbe con quello che ho scritto nel punto  a)  poco sopra.
Curioso infine il fatto che il poeta scriva "Solitaria" con la s maiuscola! Ebbene, la"Solitaria" è intesa come l'Essenza di Dio, che il poeta avverte nel profondo dell'animo.

... Niente paura, Tagore ha scritto anche altre poesie, più semplici e più brevi di questa!! :-))
 Ne riporto alcune tratte dalla raccolta giovanile intitolata "Sfulingo", parola che significa "Scintille":

 LIRICA N° 15:

Le nubi donarono
al sole tramontato
i loro colori dorati;
alla luna non resta
che un pallido sorriso.



LIRICA N°17:


In cielo due stelle
camminano unite
per illuminare
il tempio dell'Universo.

Questa lirica è la mia preferita, perché rappresenta l'immagine che io ho dell'amore. Un'immagine, devo ammetterlo, molto romantica.


LIRICA N°20:

Attraverso l'oscurità
il sole del mattino
recò un messaggio:
con un abbraccio luminoso
risvegliò la bellezza del mondo.


LIRICA N°83:  (E questa la dedico alle persone timide e introverse!!)

Vuoi celare te stesso!
Il cuore non ubbidisce,
diffonde luce dagli occhi.



LIRICA N°104:

O uccello di primavera,
tra le foglie della foresta
canti l'amore.
Il cielo, nella tua voce,
esprime le sue melodie.












13 marzo 2015

"I 400 colpi": la cattiveria degli adulti



"I 400 colpi" è un film francese realizzato nel 1958 e uscito per la prima volta nelle sale cinematografiche nel marzo del 1959. L'ho visto recentemente e sono rimasta molto colpita dalla drammatica storia del protagonista, un ragazzino di dodici anni di nome Antoine Doinel.

La vicenda si svolge a Parigi ed è ambientata a metà degli anni '50.
Sin dall'inizio del film, Antoine appare un ragazzino incompreso e umiliato soprattutto dalla madre, donna corrotta, indisponente ed egoista, che continua a dargli ordini in tono sprezzante, considerandolo pigro e indolente. Lo tratta come se fosse uno "schiavetto".
Uno degli aspetti più tristi del film è proprio questo rapporto madre-figlio: tra loro due non c'é mai un autentico gesto di affetto, mai una parola gentile, mai un dialogo improntato sull'ascolto reciproco.
Il padre di Antoine è un uomo molto superficiale, un padre molto mediocre, inconsistente, incapace di instaurare un rapporto di vera complicità con il ragazzino. A mio avviso, è molto grave il fatto che egli non sappia difendere Antoine dai maltrattamenti verbali della madre, anche se vi assiste di persona! Ma cerca sempre di giustificare il comportamento della moglie dicendo: "Poverina, é stanca, lavora molto durante il giorno", sapendo benissimo che la donna, invece di lavorare, incontra i suoi amanti per le vie della città, con i quali lo tradisce ripetutamente.
Altro aspetto sconcertante: Antoine non ha una camera da letto decente, perché dorme vicino alla porta di casa, in un sacco a pelo e con un pigiama pieno di strappi e di buchi.

L'unica persona che sembra comprendere il nostro protagonista è René, un compagno di scuola con il quale, di tanto in tanto, Antoine marina la scuola per andare al Luna Park o al cinema.

Il film si sofferma molto anche sull'ambiente scolastico: il professore di letteratura francese è molto competente dal punto di vista nozionistico, ma duro, rigido e inflessibile dal punto di vista umano.
Proprio come gli insegnanti dell'epoca, punisce gli alunni con schiaffi, sospensioni e con voti  irrecuperabili come lo zero. Un esempio di ciò è quando Antoine, nello svolgere un tema in cui descrive la morte del nonno, si ispira ad una pagina di un romanzo di Balzac intitolato "La ricerca dell'assoluto". Il professore lo accusa di fronte a tutta la classe di aver copiato, gli assegna uno zero e lo sospende a tempo indeterminato. Antoine, profondamente deluso, decide di fuggire di casa e di girovagare per le strade con il suo amico René.
Insieme escogitano un furto e riescono a rubare una macchina da scrivere situata nell'ufficio del padre di Antoine, in modo tale da poterla vendere per pagare una gita al mare, luogo che Antoine non ha mai visto. Tuttavia, dopo aver realizzato il furto, i due ragazzini non riescono a venderla e decidono di restituirla. Antoine viene scoperto dal custode dell'ufficio proprio mentre sta rimettendo la macchina su una scrivania.
Il custode telefona al padre, il quale denuncia addirittura il proprio figlio alla polizia. Antoine passa la notte in cella in compagnia di delinquenti e prostitute. I genitori del ragazzino, per liberarsi del figlio, acconsentono che quest'ultimo venga condotto in un riformatorio lontano da Parigi.
Qui, il nostro protagonista viene interrogato da una psicologa sui suoi rapporti con i genitori e risponde con molta sincerità... proprio in questo punto della storia si scopre che Antoine è un "figlio indesiderato", frutto di una relazione extraconiugale della madre, la quale pensava di abortire pochi mesi prima che nascesse.
Terribile...  anche ai giorni nostri alcuni ragazzi sanno benissimo che, prima della loro nascita, uno dei loro genitori, o in certi casi addirittura entrambi, avevano intenzione di abortire. E' una cosa terribile e credo che generi una grande rabbia e un enorme dolore da parte dei figli che ne vengono a conoscenza.
Mi innervosiscono molto le madri o i padri insensibili che dicono:"Non ho voglia di tenerlo, per me un figlio è solo un peso, quindi me ne libero. Tanto per il momento è soltanto un grumo di cellule."  "Grumo di cellule"... che espressione dispregiativa, e quanto la odio!!! Mi viene la pelle d'oca ogni volta che la sento!! Ma tutti siamo stati un grumo di cellule! Lo ero io circa 20 anni fa, lo erano mia madre e mio padre molti anni fa... tutti gli esseri umani vengono concepiti nello stesso modo, lo afferma anche Giuseppe Parini, poeta italiano del Settecento, in un passo del "Giorno", la sua opera più celebre...
Comunque, letteratura a parte, io mi chiedo spesso: Perché sopprimere una nuova vita per un motivo così futile ed egoistico come un "non ho voglia di tenerlo"?

A voi lettori rivolgo alcuni miei pensieri provocatori:
"Da bambini vi sarebbe piaciuto sapere che i vostri genitori avevano intenzione di abortire?
Pensate che, se vostra madre avesse davvero abortito, voi non avreste potuto diventare la persona unica e irripetibile che siete ora!  Non avreste potuto realizzare voi stessi, non avreste mai sperimentato la magia dell'infanzia, le inquietudini dell'adolescenza e le passioni travolgenti della gioventù!"



IL FINALE DEL FILM:

Durante una partita a calcio, Antoine approfitta di una momentanea distrazione del sorvegliante per fuggire dal riformatorio. Corre a lungo e raggiunge il mare; lo vede e lo ammira per la prima volta. Si spinge dunque sino alla battigia e si volta. Nell'ultima scena viene proprio inquadrato lo sguardo inquieto e doloroso di Antoine.

Il mare in questo caso potrebbe assumere due significati: o è simbolo della libertà che il protagonista vorrebbe raggiungere; una libertà che gli permetta di vivere lontano dalla cattiveria degli adulti; oppure sta ad indicare il futuro, che ha l'aspetto di un mare immenso... un futuro pieno di incognite, difficile da prevedere.


LA FIGURA DI ANTOINE DOINEL:

Antoine Doinel può essere considerato "l'alter ego" del regista Francois Truffaut per una serie di motivi che vorrei elencare in questo paragrafo.
In un'intervista, il signor Truffaut aveva dichiarato: Questo è veramente il film di un'epoca della mia vita. Amo follemente "I 400 colpi", perché so che non potrei rifare un film così efficace. Tutto era depurato, ogni gesto era il solo possibile. Antoine mette la tovaglia, riempie la padella, vuota il secchio dell'immondizia: ogni dettaglio è conforme alla realtà, esattamente ciò che volevo ottenere. Lo vedo come un documento, ed è con quello spirito che è stato montato. (...) Nei "400 colpi" non tutto è autobiografico, anche se tutto è vero. (...)". 
Dunque, il regista stesso riconosce con orgoglio il carattere realistico della sua opera e vi scorge alcuni aspetti che gli ricordano sia ciò che egli ha vissuto, sia le sue inquietudini e le sue insicurezze adolescenziali.
Anche Truffaut era consapevole di essere un "figlio indesiderato"... quando sua madre, era poco più che una ragazzina, aveva scoperto di essere incinta e voleva abortire; ma la sua famiglia si era opposta energicamente a quella decisione.
Anche Francois Truffaut, proprio come Antoine Doinel, amava leggere soprattutto i romanzi di Balzac. A scuola però, il rendimento scolastico di Truffaut era scadente, proprio come quello di Antoine.
Nella prima scena del film si vedono le immagini della Torre Eiffel e i quartieri vicini. 
Antoine abita in uno di quei quartieri e anche il regista abitava da bambino in quella zona.
A 13 anni, subito dopo la morte della nonna, l'unica persona che in famiglia gli voleva veramente bene, Francois era stato mandato in un collegio molto lontano da casa, dal quale però era fuggito. Francois era fuggito dal collegio (esattamente come il giovane Holden!), Antoine invece aveva cercato di fuggire dal riformatorio...


LA GIOVINEZZA DI FRANCOIS TRUFFAUT :
  
Inizialmente aveva trovato lavoro come magazziniere. Alcuni anni dopo, era riuscito a fondare un cineclub in concorrenza con quello di Andrè Bazin, un critico cinematografico, che, avendo notato la sua grande passione per il cinema, gli aveva trovato un posto di lavoro presso il servizio cinematografico del Ministero dell'Agricoltura. Da qui era iniziata la carriera piuttosto brillante di Truffaut.

 IL TITOLO DEL FILM:


Il titolo in lingua italiana è "I quattrocento colpi", ed è in realtà la traduzione letterale dell'espressione francese:" faire les quatre cents coups," che andrebbe tradotta in modo più libero: "fare il diavolo a quattro" o anche "combinarne di tutti i colori".


IL COMMENTO DELLA CRITICA:

Significativo è il commento del critico italiano Morandini:
 

"Va notato come in questo film la critica alla famiglia, alla scuola assente, alle istituzioni preposte alla rieducazione dei ragazzi è incisiva, anarchica, feroce seppur irriverente. In quegli anni il mondo, a livello culturale, politico ed economico è in fermento, ma ad Antoine sembra essere escluso qualsiasi inserimento..."


6 marzo 2015

C'è ancora troppo silenzio dietro ad ogni femminicidio:


8 marzo. Festa della donna. 
Mazzi di mimose. Ma sono ancora troppi i casi di violenza sulle donne e di omicidi imputati alla follia amorosa. Per fermare le violenze, sarebbe opportuno spezzare un circolo di silenzio intorno alla donna e ridarle fiducia...

In Italia, una donna su tre ha subito almeno una forma di violenza; l'11% abusi sessuali. Ogni anno, 120 donne vengono uccise in modo violento. Il decreto contro il feminicidio è stato approvato nell'agosto del 2013, ma, la violenza contro le donne é iniziata molto prima che si coniasse un termine per definirla... Nel nostro paese, il femminicidio è la causa principale di morte tra le donne di età compresa fra i 16 e i 45 anni. Tra il 2000 e il 2012 sono state assassinate in Italia circa 2200 donne (circa un delitto ogni tre giorni!). E' utile rilevare che il 70% di questi omicidi è avvenuto in ambito familiare o affettivo.

Ho appena elencato una serie di dati inquietanti... ma ora vorrei riportare sia le opinioni di due studiose sia alcune mie riflessioni su questo sconcertante e tragico fenomeno che persiste nonostante il decreto legge del governo Letta.

Innanzitutto, occorre precisare che la violenza contro le donne è la violazione dei diritti umani ad oggi più diffusa.
Ad ogni modo, secondo Maria Grazia Giacomazzi, vicepresidente del Centro Italiano Femminile di Padova, è possibile prevenire la violenza sulle donne: "Questi delitti hanno dinamiche molto simili tra di loro, anche se si verificano in contesti diversi, perché il fenomeno è trasversale a tutte le classi sociali. Troppo spesso, quindi, sono delitti annunciati, preceduti da anni di maltrattamenti psicologici, fisici ed economici. Anni di richieste di aiuto andate a vuoto e spesso, frutto di silenzi e di complicità. Per fermare le violenze, si dovrebbe spezzare proprio questo circolo di silenzio attorno alla donna (...)"
La Giacomazzi continua poi dicendo: 
"Dai racconti fatti da donne che sono scampate ad un possibile tentato omicidio si capisce che questi uomini cambiano secondo uno schema uguale a se stesso: inizialmente amorevoli e premurosi, esigono poi attenzione esclusiva mettendo in atto strategie che isolano la partner da altre relazioni, la umiliano, la insultano, la picchiano e la tengono sotto ricatto tra minacce e richieste di perdono. E a volte, si arriva anche all'omicidio."
A pensarci bene, la descrizione del comportamento degli uomini violenti fornita dalla Giacomazzi corrisponde a ciò che si vede di solito nel programma televisivo "Amore criminale"...
Secondo me non dovrebbero essere trasmessi programmi simili in televisione...
In "Amore criminale" sono presenti scene di violenza terribili, sconcertanti e indecenti... chiunque è dotato di un minimo di sensibilità, cambia canale di fronte a spettacoli così brutali. La visione di violenze così "animalesche", non giova a nessun spettatore, nemmeno a un pubblico maggiorenne e adulto.
Invece, credo sia utile e necessario cercare di capire il motivo per cui certi uomini sono violenti con le donne, in modo tale da poter debellare, o perlomeno diminuire, i casi di furia omicida. Meno male che per questo ci aiutano le psicologhe, come Benedetta Guerrini, la quale afferma: "Spesso, alla base di questi atti violenti, c'é la paura di qualcosa o di qualcuno. Da un punto di vista 
psicanalitico, la paura è un'emozione forte, potente che, se non sufficientemente bilanciata nei primi anni di vita, può arrivare a minacciare l'integrità stessa di un individuo e colonizzare le sue relazioni affettive. Maltrattare qualcuno, significa proiettare la propria empatia sulla parte di se stessi più debole e impaurita che è come se trovasse giovamento nel vedere il partner soffrire e supplicare. Gli uomini che esercitano violenza sulle donne, dopo questi episodi provano uno stato momentaneo di tranquillità, un repentino calo di tensione, una calma che è il risultato della riuscita distruzione dell'indipendenza psichica della donna." Io mi trovo d'accordo.
La paura... Io sono convinta del fatto che spesso, gli uomini violenti, delinquenti e possessivi, abbiano subito da piccoli delle situazioni familiari disastrose e oltremodo dolorose... Magari, quando erano bambini, hanno visto il padre che picchiava la madre, oppure, non sono stati amati dai genitori che li consideravano soltanto dei fardelli; oppure, nei casi più estremi e disperati, sono stati testimoni oculari delle ripetute violenze sessuali che il padre riservava alla madre o alle sorelle...
Credo che il loro forte sentimento di paura derivi da gravi problemi familiari... a causa di questi drammi, sono stati dapprima bambini traumatizzati e terrorizzati, poi ragazzi tristi e insicuri e poi ancora sono divenuti uomini violenti, sadici e malvagi... Se da bambini non imparano, ovviamente con l'aiuto di persone competenti e affettuose, a elaborare i loro traumi e i loro timori, da adulti diventano mentalmente squilibrati...
Con queste affermazioni non intendo assolutamente giustificare i loro atti di violenza! Anche perché gli atti violenti e gli omicidi non devono mai essere giustificati né banalizzati da nessuno. Però, credo che la maggior parte degli uomini violenti soffra di gravissimi disagi psichici, spesso dovuti a situazioni familiari come quelle che ho citato poco sopra. Sono tormentati da forti conflitti interiori. Sono"malati di violenza".

Altro motivo per cui credo che non dovrebbero più essere trasmessi programmi come "Amore criminale" è questo: penso che quel programma mistifichi la realtà. Non voglio sembrare dura, ma ho come l'impressione che le vittime di omicidi e di tentati omicidi vengano presentate dalla conduttrice quasi come delle "eroine" che sopportano sevizie orribili, come delle ragazze (perché spesso purtroppo le protagoniste sono ragazze poco più grandi di me) che sono soltanto buone, dolci, gentili e capaci di amare. Ma quelle ragazze e quelle donne non sono delle eroine. Sono molto fragili, invece. Non ho detto "stupide", ho detto "fragili", che è ben diverso. Fragili perché vittime dei ricatti affettivi del loro convivente o del loro fidanzato.
Alcune di loro trovano la forza di tagliare definitivamente i ponti con l'uomo che le maltratta soltanto dopo alcuni anni di terapia psichiatrica; perché, povere loro, soffrono di "dipendenza affettiva". Dipendono affettivamente da un individuo arrogante che tarpa le loro ali, che mortifica la loro persona.
Queste donne fragili mi fanno molta pena e, a mio parere, dovrebbero essere seguite e aiutate dalle loro famiglie, dalle loro amiche, dalla società e anche, in certi casi, dallo psicanalista. 
In Italia dovrebbero esserci molti più centri sociali di aiuto per le donne che vivono queste situazioni tremende.

Dovrebbero esserci sempre delle persone al loro fianco in grado di far comprendere loro quanto è prezioso il dono della vita, quanto è bello godere pienamente di ogni attimo del tempo presente, quanto è importante esercitare la propria libertà individuale, ovvero, la capacità di compiere responsabilmente le proprie scelte di vita.



Per concludere, riporto alcune frasi tratte dal "Talmud", un libro della Torah ebraica. Frasi che tra l'altro sono state lette da Benigni la sera del 17 dicembre, quando, su rai uno, stava commentando in modo meraviglioso i 10 comandamenti:

"La creazione di Eva", bassorilievo al portale della basilica di San Zeno, Verona
 "State molto attenti a far piangere una donna perché Dio conta le sue lacrime. La donna è uscita dalla costola dell'uomo, non dai piedi, infatti non doveva essere calpestata; non è uscita nemmeno dalla testa per essere superiore all'uomo; ma dal fianco per essere uguale, un po' più in basso del braccio per essere protetta, e dal lato del cuore per essere amata".

Mentre lo leggeva, Benigni si era commosso. Ho riascoltato su YouTube, alla Vigilia di Natale, il suo commento sui comandamenti e, arrivata a questo punto, quando l'ho sentito recitare queste frasi con così tanto trasporto e con così tanta espressività, veniva da piangere anche a me.
...Non so se Dio conti per davvero le lacrime di una donna, ma sicuramente le vede...


Ragazze, vivete la vita! Questo è il consiglio che mi sento di darvi stasera. Vi sto scrivendo con le lacrime agli occhi.
Studiate con passione, lavorate con entusiasmo, investite le vostre energie su attività che vi possono dare delle belle soddisfazioni!! Costruite profondi rapporti di amicizia con le persone che vi vogliono bene e non permettete a nessuno di condizionare pesantemente la vostra esistenza, non permettete a nessuno di togliervi la libertà... e se ora vivete sotto ricatto affettivo, oppure se state subendo maltrattamenti intollerabili da parte del vostro fidanzato, parlatene con le persone che vi stanno a cuore!! Fatevi ascoltare da loro!! E' a questo che servono i familiari e gli amici, no?!