24 dicembre 2015

"La Vigilia di Laura":


"Il sole scompare all'estremità dell'orizzonte, dipingendo nell'immensità del cielo uno stupendo arcobaleno di pace. Sorge la luna piena, bella, luminosa, brillante più che mai. Nascono le stelle, allietate dal canto della brezza. I rami degli alberi spogli oscillano dolcemente e sperano, trepidi e concitati, nella rinascita della Natura, nel rinnovo di una nuova vita.

Anche gli elementi naturali provano delle sensazioni.
Laura lo sa, lo ha sempre saputo. Anzi, diciamo che lo ha sempre pensato, fin da piccola. Ed ora eccola qui, appena ventenne, che cammina lentamente lungo suggestive strade di campagna poco lontane dal paese in cui vive. «E' la Vigilia di Natale e in un giorno come questo anche gli alberi, anche i fili d'erba, anche gli uccelli hanno il diritto di anelare ad una futura rinascita» dice a se stessa.
Laura è sempre stata una romantica. E anche una nostalgica della stagione primaverile. La primavera la mette di ottimo umore: i germogli, il canto degli uccelli (soave sveglia mattutina!), le farfalle che sfiorano tenere margherite...
Il passatempo di questa giovane ragazza è proprio camminare lungo piacevoli sentieri di campagna e osservare attentamente ciò che la circonda. Per Laura, anche l'inverno ha un suo fascino. E infatti lei adora sentire i suoi passi che calpestano la neve che copre il terreno.
Cammina da sola, in compagnia dei suoi molteplici pensieri. Cammina lentamente, ricordando tutto ciò che questo 2015 le ha riservato.
Le nuvole percorrono placidamente le vie di un cielo che si oscura sempre di più, di minuto in minuto, di secondo in secondo. Una fredda folata di vento penetra nei suoi grandi occhi, limpidi come le cristalline acque di un torrente di montagna.
«La mia povera nonna non c'è più. Sorrido spesso per farmi forza, cerco di nascondere agli altri il mio dolore anche se avrei una gran voglia di piangere.»
Nonna Amelia... com'era dolce e tenera!! Un validissimo punto di riferimento per Laura, proprio un'ottima consigliera. Quanti interessi coltivava la cara nonna Amelia!
E' volata in cielo pochi giorni fa, il 16 dicembre, a causa di una terribile malattia.
Ma il sorriso pieno di dignità di Nonna Amelia riusciva a rischiarare il cuore della giovane ragazza, come un raggio di sole che si fa strada tra nuvoloni minacciosi. Sì, era dignitosa Nonna Amelia... affrontava il dolore fisico e spirituale con ironia, con serenità e mai con rassegnazione. Anche se sapeva bene che non sarebbe arrivata al 2016.
Tutti quei momenti trascorsi a tenerle la mano in un letto di ospedale, a raccontarle delle lezioni di arte, letteratura e storia all'Università, a riferirle i suoi significativi miglioramenti nel tennis, a parlarle di quanto sia bello e importante essere una dei volontari del Comune che si rendono disponibili ad aiutare alcuni bambini nei compiti dopo la scuola. Il volontariato... significativa esperienza che regala a Laura innumerevoli soddisfazioni!
La ragazza ripensa poi agli ultimi giorni di vita di Nonna Amelia: soltanto la maschera dell'ossigeno  la teneva in vita. Povera nonna! In quei giorni, nonostante fosse quasi completamente senza voce le sussurrava:
«Laura, sei sempre più bella. Mi ricordi quello splendido cielo stellato che c'era in quella calda notte d'estate in cui sei nata. »
«Nonna, perché te ne sei andata? ». Laura non riesce ancora a farsene una ragione. Ora sì che le vengono davvero le lacrime agli occhi. Per la prima volta. E, stanca, addolorata e impotente, si siede sul suolo nevoso: con le mani copre il suo viso per attutire i singhiozzi.
«Nonna, dove sei? E' tutto diverso da quando non ci sei più... Mi manchi.»
La fredda brezza soffia costantemente e fa rabbrividire le foglie degli alberi sempreverdi.
Laura alza gli occhi lucidi verso il cielo: per la prima volta si accorge che la luna è piena e che le stelle la circondano liete e festose. Forse per la prima volta, si rende conto che anche per lei è arrivato il 24 dicembre, che anche lei ha il legittimo diritto di attendere un anno migliore, di sperare in una primavera interiore. E allora, con il suo sorriso sveglio e mite, si alza e riprende a camminare. Cammina più velocemente, per combattere i brividi di freddo.

E' così intenta a camminare in avanti, che quasi non si accorge di una voce allegra che la saluta calorosamente: «Ciao, Laura!! Cammini da sola con questo freddo e a quest'ora??!»
Laura si gira lentamente verso destra. Sorride tra sé, perché non si è accorta di essere arrivata proprio di fronte alla casa di Giulio, il ragazzo che suona l'organo ogni domenica mattina, durante la messa. Laura però lo conosce soltanto di vista.
Lentamente, la ragazza varca il cancello aperto di quella casa di campagna. Giulio ha appena terminato di decorare con luci e festoni un grande albero di Natale che troneggia al centro del giardino innevato.
«Bravo, è venuto bene! » gli dice Laura, indicandolo.   
«Ti ringrazio. Ho avuto tempo di montarlo soltanto adesso».
«Eh, meglio tardi che mai...d'altra parte, l'importante è che il Natale dimori nel tuo cuore tutto l'anno e non soltanto il 25 dicembre.»
Mentre Giulio la ascolta attentamente, le sue pupille si dilatano: gli è sempre sembrata bella, originale e riflessiva quella ragazza che cammina lungo i corridoi dell'Università e che, come molti fedeli in chiesa, canta al suono dell'organo. Solo che questa è la prima volta in cui ha l'occasione di sentire soltanto la sua voce; una voce giovane ma al contempo seria, tipica di una giovane che mentalmente dimostra più anni di quelli che di fatto ha anagraficamente.
A stento trattiene il desiderio di accarezzarle i suoi boccoli castani, le sue guance rosee.
Da ragazzo sensibile qual'è, nota i suoi occhi ancora lucidi di pianto e le dice:« Laura ascolta... io... forse non è molto corretto da parte mia dirtelo perché ci conosciamo poco, ma purtroppo ho saputo e... e ci tenevo a dirti che mi dispiace davvero molto per tua nonna. Rispetto il tuo dolore».
«Dai, cerca di non pensarci. Era vecchia e molto malata». Mentre parla, Laura volge lo sguardo dall'altra parte: odia piangere di fronte a un ragazzo più grande di lei. Anzi, odia piangere di fronte a chiunque. La sua paura più grande? Che gli altri la considerino fragile.
Sospira profondamente, e aggiunge: «Però mi manca moltissimo... Non sai quanto mi manca... Ad ogni modo grazie. »
Laura trattiene le lacrime e osserva quel simpatico ragazzo che le sorride teneramente... ed è come se lo vedesse per la prima volta. Lo vede per la prima volta! I capelli neri come la notte che gli incorniciano il viso sorridente, gli occhi che ricordano la spontaneità e la sincerità di un bambino...
«Laura, siccome fa decisamente freddo ed è quasi buio e sono appena le cinque, pensavo di proporti di entrare e di offrirti una cioccolata calda. Poi però prendo la macchina e ti riaccompagno a casa io».
Con un sorriso che va praticamente da un orecchio all'altro, Laura gli dice: «Va bene, grazie. Allora entriamo! » e le lacrime di dolore si trasformano in lacrime di commozione."

 Questo è un breve racconto che vi propongo, come occasione di riflessione sulle festività che tutti stiamo vivendo in questo periodo pieno di luci sfavillanti e scintillanti, di tranquillità, di (meritato) riposo, di affetto in famiglia e tra amici.
Non è certo un'opera letteraria, lo ammetto. Però ci ho messo molto sentimento, perché la protagonista è molto simile a me.
Magari ai più invidiosi e arroganti tra voi lettori sembrerà un raccontino banale che viene dalla mente di una povera stupida che merita soltanto di essere derisa proprio perché mette l'anima in tutto ciò che fa.
Ma ricordatevi questo: io l'ho pensato, io l'ho scritto, io l'ho trovato degno di essere postato su questo blog, a me piace. E i miei lettori più sensibili apprezzeranno sicuramente i miei sforzi.
Non riuscirete MAI ad avvilirmi con i vostri commenti cattivi, con le vostre prese in giro, con i vostri pettegolezzi. Non riuscirete mai a farmi smettere di scrivere, MAI!
Non potete giudicarmi negativamente ogni volta che esprimo la mia tristezza per la morte di qualcuno che mi stava molto a cuore! Non ne avevate il diritto tre anni fa, quando è scomparso mio nonno Francesco e non ne avete il diritto nemmeno adesso che non c'è più nemmeno la mia cara Gabriella!
Anche perché ve l'assicuro per esperienza personale: il dolore per la morte di un amico o di un parente che era molto malato non ti abbandona mai. Impari a convivere con il dolore della perdita, ma questo sentimento non ti abbandona mai: col tempo riesci a controllarlo ma vive sempre con te, in una sorta di simbiosi.

Riflettete tutti su una frase che pronuncia Laura: "L'importante è che il Natale dimori nel tuo cuore tutto l'anno e non soltanto il 25 dicembre". Sì. Il Natale è solidarietà, sensibilità, rispetto reciproco, condivisione, accoglienza...
Da anni nutro una particolare simpatia per il nome Laura. Nato in epoca medievale, a mio avviso, si addice alle bambine, alle ragazze e alle donne miti, dolci, pazienti, riflessive, intelligenti.
Nel giorno del mio sesto compleanno, mio zio Vincenzo mi aveva regalato un piccolo libro intitolato: "La stella di Laura"... Questo è stato il  primo libro che ho letto. Laura era una bambina dolcissima e, come me, amava affacciarsi alla finestra per contemplare il cielo. Una notte però aveva visto cadere una stella sull'asfalto della strada. Allora, indossata la vestaglia, era corsa fuori, aveva portato la stella con sé in camera. Però si era rotta una delle cinque punte della stella. La bambina l'aveva riunita con un cerotto e poi aveva preso una serie di palloncini colorati per aiutarla a ritornare in cielo.
Mi era piaciuta moltissimo questa storia.


Che questo sia dunque un Natale che faccia riflettere alcuni di voi su quei valori che tutti dovremmo adottare e applicare 12 mesi su 12!


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