7 giugno 2016

Le "piscine d'oro" del Camerun:


AVVERTENZA! : In questo periodo i miei post sul blog saranno molto rari. (Già ultimamente vi sarete resi conto che sto faticando a mantenere la frequenza settimanale). Entro i primi di luglio devo dare tre esami che riguardano discipline piuttosto vaste e complesse. Il ripasso per tutto il mese di giugno è la mia assoluta priorità!
Sono contenta comunque del lavoro che finora ho svolto: devo ammettere che quest'anno sono riuscita a proporre tematiche interessanti ed estremamente attuali.

Qui riassumo la situazione oltremodo drammatica e precaria del Camerun orientale.



MINIERE D'ATTESE:

Nel Camerun Orientale, a pochi chilometri dalla Repubblica Centrafricana, la corrente elettrica è scarsa e i rumori del generatore sono quasi irritanti. Dalla vicina foresta pluviale arrivano legname e metalli preziosi.
A dire il vero, il sottosuolo della zona è ricco di oro e diamanti e, se il governo non temesse uno sviluppo commerciale "malato" in quest'area instabile, i villaggi orientali del Camerun non vivrebbero nella miseria.
Tuttavia, in alcune parti del territorio si intravedono enormi scavatrici vicino a delle miniere: a Bukaru, piccolo villaggio della regione, si trova la più grande miniera della zona. La gente del posto vive del mercato dell'oro, affare economico che comporta la creazione di grandi fosse scavate con semplici pale. 
Si trovano davanti ad ogni abitazione e vengono chiamate "le piscine dorate" dove i privati, che tentano la fortuna scavando per più di dieci ore al giorno in un clima particolarmente torrido, lavano la terra raccolta con la speranza di poter trovare qualche milligrammo di materiale prezioso. Un lavoratore infatti può scavare per molte ore, a volte anche durante la notte. Gli abitanti del villaggio lavorano per i privati che mettono a disposizione il materiale ricevendo una paga decisamente misera (24 euro per un grammo di oro) rispetto al vero valore dell'oro sul mercato internazionale.
Di solito, la terra scavata è portata alle macinatrici dove i bambini la tritano per facilitare il lavoro di filtraggio che avviene nelle piscine.
Ecco qui il lato più triste: i bambini e i ragazzini non fanno eccezione e talvolta, anzichè andare a scuola, sono costretti a recarsi in miniera.  Marcellin, 13 anni, si reca ogni giorno in miniera dopo la scuola e anche durante le vacanze scolastiche. Il ragazzino deve pensare a mantenere la famiglia dal momento che suo padre è morto. Ogni giorno percorre circa 30 km per arrivare alla miniera da un'altra cittadina.

Nonostante tutto, lo sfruttamento della regione dell'est è minimo, anche per la mancanza di infrastrutture adatte. Sia il governo che le multinazionali permettono di scavare soltanto in pochi e piccoli villaggi e purtroppo anche vicino ai campi dei rifugiati.
Bisogna però considerare che uno sfruttamento intenso del territorio comporterebbe danni molto gravi per l'ambiente.


I RIFUGIATI CENTRAFRICANI IN CAMERUN:

Le continue tensioni religiose, politiche e sociali della Repubblica Centrafricana porta considerevoli flussi di profughi nei paesi limitrofi.
Circa 200 mila rifugiati centrafricani di fede musulmana hanno trovato riparo ad est del Camerun, integrandosi con la popolazione locale. Sono scappati per sfuggire
alle violenze e ai soprusi di bande armate, hanno raggiunto a piedi i territori di destinazione e alcuni di loro hanno affrontato mesi di cammino. L'esercito presente nella Repubblica Centrafricana è formato soprattutto da componenti sudanesi e ciadiani che seviziano la popolazione musulmana dello Stato. Si tratta delle milizie anti-balaka.
Riporto qui la testimonianza di una ragazza arrivata in Camerun da sola che ha raccontato il suo viaggio doloroso e travagliato:

"Ero con i miei due zii e stavamo camminando verso il confine quando i soldati ci hanno teso un'imboscata sparando ad uno di loro. Fortunatamente era protetto e quindi non è morto, ma questo ha significato l'attacco all'arma bianca per risparmiare le munizioni. Gli hanno infilato una spina appuntita nel collo e poi con un pugnale gli hanno infilzato il piccolo Corano che portava in tasca. All'altro mio zio hanno tagliato naso e orecchie con il machete prima di ucciderlo. Per fortuna avevo una ferita al piede che hanno giudicato mortale e mi hanno lasciata a terra sanguinante, dicendomi che sarei morta. Sono viva per miracolo, ma il mio piccolo è morto di fame sulla mia schiena e l'ho seppellito in un villaggio vicino."

Ora i rifugiati centrafricani vivono in pessime condizioni igienico-sanitarie ma almeno sono al sicuro. L'integrazione dei profughi è stata ben accettata dalla popolazione, la quale ha prestato spesso degli aiuti umanitari. 
Molti profughi centrafricani lavoravano nelle miniere e ora collaborano con i locali alla ricerca di metalli preziosi ricoperti dal terreno fangoso, per poter migliorare le proprie condizioni di vita. Ad una signora piuttosto anziana sono bastate alcune monetine d'oro per potersi permettere di ristrutturare la sua capanna. Ad ogni modo, sia per i profughi che per gli abitanti del luogo, il lavoro in miniera risulta abbastanza spesso frustrante, dal momento che ci sono giorni in cui si scava molto e a lungo senza trovare nulla ma soltanto grandi ammassi di terra.





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