16 agosto 2017

"Piccolo mondo antico", Fogazzaro:


E' un romanzo storico scritto negli ultimi anni dell'Ottocento. 
Un po' noioso e prolisso e un po' commovente.

AMBIENTAZIONE:

Il racconto è ambientato in Valsolda, luogo situato nell'attuale provincia di Como, sulle sponde del lago di Lugano.

I luoghi del romanzo di Fogazzaro

La Valsolda attuale

La vicenda si sviluppa pochi anni prima dell'Unità di Italia, a metà Ottocento, periodo in cui i patrioti del Regno Lombardo-Veneto progettavano la ribellione contro il dominio austriaco.
I protagonisti del romanzo sono Franco Maironi, nobile e idealista e Luisa Rigey, popolana dotata soprattutto di concretezza e di un grande amore per la giustizia.

INCIPIT A CONFRONTO:

A) "Soffiava sul lago una breva (=brezza) fredda, infuriata di voler cacciare le nubi grigie, pesanti sui cocuzzoli scuri delle montagne. Infatti, quando i Pasotti, scendendo da Albogasio Superiore, arrivarono a Casarico, non pioveva ancora. Le onde stramazzavano tuonando sulla riva, sconquassavan le barche incatenate, mostravan qua e là, sino all'opposta sponda austera del Doi, un lingueggiar di spume bianche. Ma giù a ponente, in fondo al lago, si vedeva un chiaro, un principio di calma, una stanchezza della breva; e dietro al cupo monte di Caprino usciva il primo fumo di pioggia."

(A. Fogazzaro, prime righe di "Piccolo mondo antico")

B) "Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi ad un tratto, a restringersi e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra e un'ampia costiera dall'altra parte; e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancor più sensibile all'occhio questa trasformazione e segni il punto in cui il lago cessa e l'Adda ricomincia, per ripigliar poi il nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo, lascian l'acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e nuovi seni (...)"

(A. Manzoni, inizio de: "I Promessi Sposi")

Vorrei metterli a confronto dal momento che presentano alcuni elementi in comune e alcune differenze.
In entrambi i brani l'ambiente è descritto in modo molto dettagliato.
Però, mentre in Manzoni l'aspetto poetico si intreccia con dettagliate indicazioni topografiche, in Fogazzaro vengono messe in risalto prima di tutto le condizioni metereologiche.
E' comunque bene precisare che anche l'incipit di Fogazzaro non è affatto privo di poesia: alcune parole e frasi come "soffiava sul lago una breva fredda, infuriata di voler cacciare le nubi grigie"
rimandano ad un'espressione pascoliana presente nel componimento "l'assiuolo" e relativa al brutto tempo: "venivano soffi di lampi/da un nero di nubi laggiù", mentre altre come "le onde stramazzavano tuonando sulla riva (...)mostravan qua e là (...) un lingueggiar di spume bianche" ricordano uno dei primi versi di "San Martino" di Carducci: "e sotto il maestrale/ urla e biancheggia il mare", dove "biancheggia" è riferito alla spuma delle onde che si increspano.
Tuttavia, in entrambi gli incipit compaiono nomi propri di località, di fiumi e di monti che conferiscono realismo agli eventi rappresentati.
Notate bene però che Manzoni inserisce moltissime e precise indicazioni geografiche in un periodo lunghissimo e articolato, in Fogazzaro invece prevale la coordinazione.
Infine, mentre in Manzoni l'elemento umano del primo capitolo, cioè Don Abbondio, compare alcune pagine dopo, in Fogazzaro l'elemento umano è inserito subito, a metà della seconda riga, ed è costituito dai signori Pasotti, che durante il racconto fungeranno da intermediari nel travagliato e conflittuale rapporto tra Franco e la nonna, la marchesa Maironi.

Il rapporto tra Franco e la nonna è decisamente ostile soprattutto per il fatto che quest'ultima non accetta il fidanzamento del nipote con Luisa, a causa delle umili origini della ragazza.
Poco dopo il matrimonio dei due giovani, Franco viene diseredato dalla nonna.
Vale a dire che la marchesa non gli lascia nulla in eredità nel testamento.


LA MARCHESA MAIRONI  VS  TERESA:

Bisogna precisare che la marchesa Maironi è una donna insensibile, altezzosa, dotata di una mentalità egoistica e decisamente ipocrita.

" (...) «Questi sono i conti che dovete fare con me.» - proseguì la marchesa.- «Poi ci sarebbero quelli da fare con Dio.» « (...) Perché » - continuò la vecchia formidabile- « se si è cristiani si ha il dovere di obbedire a padre e madre e io rappresento vostro padre e vostra madre. »

E qui si allude all'intenzione di Franco di sposare Luisa.
Se si è cristiani si ha il dovere di rispettare e di accettare le scelte altrui, non di imporre il proprio volere. La vecchia, nelle sue assurde e illogiche farneticazioni, si fa forte del nome di Dio per sottomettere il nipote, ma invano.

Teresa, la madre di Luisa,  nutre una fortissima fede in Dio e nel mondo ultraterreno, al contrario della figlia.
Peccato che Teresa muoia pochi giorni dopo il matrimonio della figlia a causa di una malattia.
La sua unica preoccupazione è che Franco faccia maturare sua figlia nella fede.

"(...) temo che la mia Luisa, in fondo, abbia le tendenze del suo papà. Me le nasconde ma capisco che le ha. Te la raccomando, studiala, consigliala, ha un gran talento e un gran cuore. Se io non ho saputo far bene con lei, tu fa meglio, sei un buon cristiano, guarda che lo sia anche lei, proprio di cuore; promettimelo Franco."

 Questo è uno dei passaggi in cui è evidente la mitezza di Teresa, che commuove il lettore per l'apprezzabile e buona intenzione di informare il giovane sugli aspetti spirituali della sua compagna di vita.


LUISA VS FRANCO:

Ora riporto qui sotto un passaggio che, oltre a riferirsi alla già avvenuta morte della signora, delinea bene alcune caratteristiche di Luisa.

"Per lei la mamma era tutta lì su quel lettuccio, tra i fiori. Non pensava che una parte di lei fosse altrove, non la cercava per la finestra di ponente nelle stelline che tremolavano sopra i monti di Carona. Pensava soltanto che la mamma cara, vissuta da tanti anni per lei sola, non d'altro sollecita in terra che della felicità sua, dormirebbe fra poche ore e per sempre sotto i grandi noci di Looch, nella solitudine ombrosa dove tace il piccolo cimitero di Castello, mentre ella si godrebbe la vita, il sole, l'amore."

Franco e Luisa
Nell'italiano corrente il verbo adeguato al contesto sarebbe "avrebbe dormito", ma tenete presente che nel secondo Ottocento il cosiddetto "futuro nel passato" si indicava molto spesso con il condizionale presente.
Luisa non riesce a credere nell'aldilà.
Anzi, a dire il vero, fa fatica proprio a concepire l'idea di Dio.
E' una persona molto razionale, molto concreta e molto onesta; ma di fede assai fragile.
Frequenta la chiesa soprattutto per tradizione e per abitudine, più che per vero interesse o per impegno di fede.

Sempre a proposito di questo passo, Sandro Galli, un critico letterario che ha commentato in alcuni punti l'edizione che ho appena terminato di leggere, dice:

"Manca a Luisa la percezione totale dell'amore: essa lo sente nella sua fisicità più che nella sua spiritualità: un amore che esige la presenza sensibile della persona amata e non si rassegna alla trascendenza religiosa. Luisa appartiene psicologicamente alla mentalità del Positivismo, Franco invece è un romantico."

Ho "rispolverato" un po' del programma di quinta liceo: il positivismo, movimento culturale sorto in Francia nella seconda metà del XIX° secolo, riponeva molta fiducia nella scienza e nel progresso industriale e si prefiggeva inoltre di applicare il metodo scientifico a tutti gli ambiti della conoscenza umana.
Ricordo che il maggior esponente del Positivismo in filosofia era August Comte.

Il romanticismo invece ha avuto origine nel primo Ottocento in Germania.
Riflettete bene sul termine "romantico". Attualmente, lo si utilizza solitamente per indicare una persona dolcissima in amore, sentimentale e un po' malinconica. Oppure, a volte si dice: "E' un romantico" per parlare di qualcuno che è troppo idealista e che vive in un mondo tutto suo.
Ed ora pensate al romanzo epistolare di Goethe "I dolori del giovane Werther".
Bene, quest'opera letteraria è stata un'anticipazione del Romanticismo, una prima reazione al Neoclassicismo, pensiero artistico che esaltava la bellezza dell'Antica Grecia Classica.
Per i Neoclassici l'arte doveva imitare i modelli della Grecia classica, dotati di equilibrio e armonia.
I romantici erano convinti del fatto che l'arte dovesse essere libera da qualsiasi regola precostituita. L'arte è frutto dell'immaginazione, della creatività personale.
E in filosofia, si ritiene che l'essere umano tenda alla ricerca dell'infinito, di un piacere infinito, dal momento che sente dentro di sé una mancanza simile ad un vuoto che lo rende infelice.

Franco non cambia il suo stile di vita dopo il matrimonio, anche se sa bene che le risorse economiche sono limitate perché manca il sostegno della marchesa e perché i due novelli sposi possono contare soltanto sullo stipendio dell'ingegner Rivera, zio di Luisa e uno dei personaggi più positivi del dramma.
Franco trascorre le giornate suonando il pianoforte, componendo poesie e dedicandosi alla coltivazione dei fiori:

"Il giardinetto pensile fu trasformato a immagine e similitudine di Franco. Un'olea fragrans vi diceva in un angolo la potenza delle cose gentili sul caldo e impetuoso spirito del poeta; un cipressino poco accetto a Luisa vi diceva in un altro angolo la sua religiosità, un piccolo parapetto di mattoni a traforo, fra il cipresso e l'olea, con due righe di tufi in testa che contenevano un ridente popolo di verbene, petunie e portulache, accennava alla ingegnosità singolare dell'autore (...)"

Franco è dotato di un animo sensibile, è colto e amante delle varie forme artistiche e anche piuttosto focoso: come diversi a quell'epoca, elogiava i progetti di Cavour, detestava la presenza austriaca in Lombardia e si augurava l'avvento dell'Unità d'Italia.

Nell'agosto del 1852 nasce Maria, la loro amatissima figlia.
Per molte pagine Fogazzaro si dilunga a raccontare la loro serena vita familiare, risultando in alcuni punti piuttosto soporifero e inutilmente prolisso.

L'unica scena di suspense è quando la polizia filo-austriaca perquisisce la loro casa.
Il ritrovamento del fodero di una sciabola appartenente allo zio Piero sarà la causa del licenziamento di quest'ultimo, considerato funzionario infedele all'Austria.
Con il licenziamento dell'ingegner Rivera, Franco si trova costretto a partire per Torino in cerca di un lavoro per poter mantenere moglie e figlia.


MARIA MAIRONI:

La figura della bambina è piuttosto strana a mio avviso.
Non sembra nemmeno umana, sembra una creatura angelica: bellissima, dolcissima e con un'intelligenza già troppo precocemente sviluppata.
A tre anni capisce le situazioni e i drammi come se ne avesse tredici.

Fogazzaro inserisce anche una grossa disgrazia (ci mancava solo quella all'interno del racconto!), che è la morte della bambina.

Ci sono alcuni punti della narrazione che a me danno un po' fastidio, al punto tale che se l'autore fosse ancora in vita gli suggerirei di cambiare il titolo del romanzo da "Piccolo mondo antico" a "Storia di una tragedia preannunciata".

Fogazzaro predice più volte il terribile destino della bambina, togliendo la "sorpresa" al lettore, soprattutto qui:

"Ella salì sopra una sedia, disse le poche orazioni che sapeva e poi si atteggiò come vedeva atteggiarsi in chiesa le più devote del paese, si mise a muover le labbra com'esse, a dire una preghiera senza parole. Colui che allora l'avesse veduta conoscendo il terribile segreto dell'ora imminente avrebbe pensato che l'angelo della bambina fosse in quel momento supremo accanto a lei e le sussurrasse di pregare per qualche altra cosa che i vigneti e gli uliveti della Valsolda, per qualche altra cosa a lei più vicina, ch'egli non diceva, ch'ella non sapeva e non poteva mettere in parole: avrebbe pensato che negl'inarticolati bisbigli di lei vi fosse un riposto senso tenero e tragico, il docile abbandono di un'anima dolce ai consigli dell'angelo suo, al voler misterioso di Dio."

Un'altra cosa: la bambina parla un po' troppo spesso del Paradiso. Aspetto insolito per una che è così piccola.

In un pomeriggio di fine settembre Maria annega nel lago. La disgrazia avviene quando nessuno dei due genitori è in casa: Franco è lontano in Piemonte e Luisa si è recata a Cressogno per rimproverare la marchesa del suo egoismo.

Franco e Luisa reagiscono in modi molto diversi al terribile dolore di una perdita così grave e improvvisa: Franco piange moltissimo ma, grazie alla sua sincera fede in Dio, si convince che sua figlia sia passata a vita migliore.

Luisa invece non accetta la morte della bambina e impazzisce completamente. Non versa neanche una lacrima, si reca al cimitero almeno tre volte al giorno, smette di frequentare la chiesa e quasi ogni sera va a casa del professor Gilardoni, l'unico amico che ha, per farsi sottoporre a delle sedute spiritiche in modo tale da rievocare lo spirito della bambina.
E' solo a causa di queste frequenti sedute che riesce a respingere il pensiero del suicidio.

Ognuno di noi reagisce al dolore in modo diverso e certe perdite possono addirittura influire sul temperamento e/o sulla concezione della Fede cristiana.

FINALE:

Credo che gli ultimi due capitoli siano quelli scritti meglio di tutti gli altri.
Ci si potrebbe fare un'opera lirica solo sull'ultima parte, una rappresentazione teatrale con un sottofondo orchestrale di musiche un po' malinconiche e un po' di carattere marziale.
Alla vigilia della partenza di Franco per la Seconda guerra di Indipendenza, i due coniugi si incontrano di nuovo dopo essere stati lontani per quattro anni.
Il cuore di Luisa, che era diventato quasi del tutto indifferente al marito dopo la morte di Maria, si scioglie.
Entrambi, nonostante la vita sia stata profondamente ingiusta con loro, nonostante la povertà, la perdita della figlia e la lontananza per lungo tempo l'uno dall'altro, capiscono di amarsi ancora.

Il romanzo si chiude con la straordinaria intuizione di Luisa (intuizione che solo le donne possono avere!) che dentro di lei si stia formando una nuova vita, dalla quale e con la quale ripartire.

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