24 maggio 2018

Uomini e donne nell'antica Grecia:

I post successivi a questo saranno dedicati a riflessioni e considerazioni sulla concezione della donna nelle antiche culture occidentali. 

Dal momento che la mia tesi verte anche sulla contrapposizione tra maschile e femminile, ho studiato un saggio da cui ho appreso notizie interessanti che hanno ulteriormente ampliato il mio bagaglio culturale (quello c'è sempre bisogno di arricchirlo, anche perché nel consultare e studiare certe fonti mi sono resa conto per esempio che le mie conoscenze delle tradizioni culturali dell'antica Roma fanno abbastanza pietà!).

Molto recentemente ho imparato che una tesi di laurea non riguarda mai unicamente una sola disciplina di studio. Ho scelto Storia della Musica, ma il mio elaborato triennale è un po' musicale, un po' letterario e anche un po' antropologico.

In questo post verranno esposte delle fonti mitologiche, letterarie e giuridiche prodotte nell'Antica Grecia. Nel prossimo invece farò dei riferimenti archeologici interessanti sulla civiltà etrusca e nel terzo arrivo all'antica Roma.



GENERI E RUOLI NELLA CULTURA GRECA:

Non credo sia mai esistita una civiltà più misogina di quella dell'antica Grecia, soprattutto per quanto riguarda Atene.

1. MITOLOGIA, LETTERATURA E FILOSOFIA:

1.1. MITOLOGIA:


Questa fino a due settimane fa non la sapevo!
Nell'antichità era molto radicata la convinzione che le donne in generale fossero caratterizzate da un eccesso di "libido", ovvero, da una modalità eccessivamente passionale di vivere una storia d'amore.
(A me è sempre sembrato il contrario!)
Tiresia

Comunque, all'epoca nessuno si sognava di mettere in discussione questo pregiudizio, il cui chiaro rimando si può riscontrare nel mito di Tiresia.
Tiresia, lo apprendiamo dalle tragedie greche di Sofocle e di Euripide, era un indovino cieco ma, al contrario degli altri uomini, aveva avuto la singolare opportunità di sperimentare sia la condizione di uomo che quella di donna.
A seguito di questo esperimento Zeus gli aveva rivolto una domanda piuttosto spinosa e pungente:
"Chi dei due prova più piacere nel rapporto sessuale?"
Tiresia gli aveva risposto che il privilegio del piacere era senza dubbio femminile, dal momento che le "parti" del corpo di godimento della donna sono in numero maggiore rispetto a quelle maschili. Tiresia infatti assegna nove parti all'uomo e dieci parti alla donna.     
        

Per questo la "libido" femminile è sempre comunque in eccesso rispetto a quella maschile, che invece sa rispettare il "senso della misura".

1.2. LETTERATURA:

Cominciamo da Semonide di Samo, vissuto nella seconda metà del VII° secolo a.C.
Di Semonide abbiamo un frammento conosciuto come Il biasimo delle donne, basato sul presupposto che Zeus avesse creato l'uomo e la donna in modo differente, però, aveva plasmato dieci tipi diversi di donne basandosi su differenti specie animali. Nove tipi su dieci sono molto negativi.
Per Semonide le donne sono quasi tutte degli animali schifosi.
Vi cito la traduzione italiana di alcune parti della poesia:

Vv. 1-6:
Diversa il dio fece l'indole della donna,
al principio. L'una dalla scrofa dalle setole lunghe:
tutto nella sua casa è sudicio di brago,
giace in disordine e rotola a terra;
lei, senza lavarsi, in vesti sordide,
nel letale siede e ingrassa.

Vv. 12-20:
Quella della cagna, malvagia tutta sua madre,
che tutto vuole sentire e sapere,
dappertutto perlustra, e vagando
latra, anche se non c'è anima in vista.
E non smetterebbe neppure con le minacce,
neanche se adirato le spezzassi con un sasso
i denti, e neanche dicendole parole di miele,
e neanche se si trovasse seduta accanto agli ospiti;
invece senza posa continua l'inutile gridare.

Vv. 43-49:
Un'altra dall'asina abituata alle botte;
quella con le minacce e con gli insulti in qualche modo
si rassegna a tutto, e lavora
abbastanza; e intanto mangia in un cantuccio,
notte e giorno, e poi mangia anche presso il focolare.
E fa lo stesso per le faccende d'amore:
si prende come amante chiunque venga.

Vv. 57-68: 
Un'altra nasce dalla cavalla delicata bella criniera,
rifiuta lavori umili e fatica,
non toccherebbe macina, neppure lo staccio
solleverebbe, non spazzerebbe l'immondizia da casa,
per paura della cenere neppure al focolare
si siederebbe. Ma l'uomo lo costringe a prenderla:
ogni giorno si lava dallo sporco
due volte, anche tre, si cosparge di profumi,
porta sempre i capelli acconciati,
lunghi e coronati di fiori.
A vederla, questa donna è uno spettacolo
per gli altri, per chi ce l'ha è una rovina,

Vv. 83-87:
Un'altra la fece dall'ape; quando la trova uno è fortunato;
a lei sola non si accompagna biasimo,
fiorisce grazie a lei, e prospera la casa,
invecchia amata con l'amato marito,
la prole è bella e ammirata.


I versi in totale sono 118. Comunque, notate bene una cosa: qual'è l'unico tipo di donna che al poeta va bene??!! Quella operosa come un'ape, ovvio! Sostanzialmente, quella diligente e zelante nelle faccende domestiche.
Comunque, a mio avviso Semonide doveva inserire due categorie importanti, una negativa e una positiva, due categorie diffusissime sia nei tempi antichi che ai giorni nostri: la donna-gallina, ovvero, un genere di donna dotata di un cervello piccolo tanto quanto le galline e la donna-quercia, cioè la donna protettiva, capace di amare profondamente, caratterialmente forte e in grado di risollevarsi dai brutti periodi. Non è soltanto l'operosità e il darsi da fare che contano, ma anche la psicologia interiore, elemento determinante nell'affrontare la vita e le relazioni anche con il sesso opposto!
...Comunque notate bene che non si è azzardato a fare classifiche di tipologie di uomini!
Non sarebbe stato misogino se lo avesse fatto.

Nel mio percorso di studi finora ho approfondito maggiormente la letteratura greca, più di quella latina, soprattutto i generi dell'epica e della lirica. Omero lo conoscete tutti, anche grazie a qualche mia analisi testuale svolta qui.
Però c'è un altro poeta greco che ha composto dei poemi epici, vissuto in epoca arcaica: mi sto riferendo a Esiodo.
Zeus e Metis

Esiodo ha composto la Teogonia. Ragioniamo sulla parola del titolo: Θεòs (=theòs) significa "dio" e γίγνομαι (ghìgnomai), tra i vari significati, vuol dire anche "nascere". In quest'opera Esiodo ci racconta l'origine di molte tra le divinità dell'Olimpo. Inoltre, elenca anche le mogli di Zeus.
La prima moglie di Zeus era Metis, la creatura più intelligente di qualsiasi mortale e di qualsiasi divinità  e capace di trasformarsi in qualsiasi cosa.
Il re degli dei un giorno la inghiotte, proprio nel periodo in cui lei era in attesa di un loro primo figlio.

Perché la inghiotte?
Il testo del poema ce lo spiega: "perché la dea gli insegni cos'è il bene e cos'è il male" (Teogonia, v. 900) e quindi, come spiega Maurizio Bettini nel trattato che sto leggendo:  " (...) così facendo egli assimila un tipo di intelligenza che è a un tempo deliberazione e comprensione, discorso e conoscenza."
 
In sostanza, Zeus, preoccupato, (sì, anche se sembra un aggettivo poco idoneo da attribuire a un dio, in questo contesto si può tranquillamente dire così) vuole lui stesso trasmettere in modo diretto la forza e le qualità mentali al figlio.
 
Per essere più chiara nella mia spiegazione, il re degli dei teme che il figlio erediti i pregi e le virtù soltanto dalla madre e attraverso la madre.
Non vuole essere sostituito né superato e ha paura di venire privato del merito di aver trasmesso la forza fisica e intellettuale al nascituro.
Accade che Metis scompare nel ventre di Zeus e che Zeus in un certo senso "partorisce". Partorisce Atena dalla testa. E Atena, oltre ad essere saggia e intelligente, è amante della guerra. E' una dea molto particolare, dotata di qualità che all'epoca potevano essere possedute soltanto dagli uomini.

Ritengo opportuno fare un salto cronologico di due secoli e quindi di passare al V° secolo per menzionare Aristofane, un commediografo che odiava tutto ciò che era femminile.
In una delle sue commedie, egli afferma che le donne devono essere dominate dal momento che sono le "disgrazie del mondo, la fonte di tutti i mali, cause di odio e di guerre".
 
E qui ritorno al mondo dell'epica omerica. Magari Aristofane, mentre scriveva quel verso, pensava a Elena di Troia che, sedotta da Paride, fugge abbandonando il marito Menelao.
La mitologia dice che gli eserciti a Troia si sono combattuti a causa di Elena, ma storicamente; (mi raccomando distinguete sempre tra mito e realtà), storicamente è possibile che la guerra sia stata causata da motivi economici.

 
Nel IV° secolo a.C., Senofonte il "tuttologo" (i libri di letteratura lo catalogano come uno storico, ma sono riduttivi) fa pubblicare un dialogo intitolato L'Economico. I due protagonisti della conversazione sono Isomaco, un aristocratico sposato con una donna molto più giovane, e il filosofo Socrate.
Ad un certo punto della conversazione si parla di una sorta di "divisione delle competenze" tra generi sulla base di certe qualità innate. Si dice infatti che l'uomo, dal momento che è dotato di più forza e di più ardimento, deve occuparsi di "faccende esterne alla casa", quali la politica, le leggi, la religione e l'economia. La donna invece, di indole più mite e fisicamente più debole, deve limitarsi al ruolo di generatrice di figli, rimanendo in casa per dirigere le faccende domestiche.
L'uomo inoltre, in quanto più anziano e con una maggior esperienza di vita, deve dare ordini alla moglie.

Se notate, questa concezione di uomo/donna ha continuato a sopravvivere per molti secoli, per tutto il Seicento, per tutto il Settecento e per gran parte del XIX° secolo. Soltanto nel secolo scorso le cose sono un po' cambiate.
Chi di voi è nipote di nonne che lavoravano e che quindi contribuivano all'economia del nostro paese? Io sì, una delle due lavorava. In filanda, cioè in fabbrica, a partire dalle 4 e mezza della mattina.
Anche nel brano dell'addio tra Ettore e Andromaca su cui mi sono concentrata il mese scorso si intuisce una certa divisione dei ruoli, nel punto in cui Ettore saluta la moglie raccomandandole di ritornare a casa e di dirigere le loro serve per i lavori al telaio, perché "la guerra è cosa da uomini".
 
Al di là di questo, è il mio brano preferito di letteratura greca, perché è l'unico testo greco in cui traspare un sentimento di tenerezza e di amore vero tra uomo e donna.
Tutto il resto è violenza sessuale o desiderio di accoppiamento soltanto da una parte e non dall'altra.

In Archiloco c'è più che altro la voglia di fare sesso, perché costringe al rapporto la ragazza che vuole sposare. Non la ama per davvero, vuole sposarla per il semplice fatto che è bella e quindi da lei potrà avere dei "bei figli".
Alceo e Anacreonte erano altri due violentatori e due amanti dei ragazzini del loro stesso sesso.
I gemelli Antigone, Ismene, Eteocle e Polinice nascono da una violenza sessuale, o meglio, dall'incesto tra Edipo e la madre Giocasta.
Questi sono soltanto alcuni esempi di unioni "malate e perverse".
E, come se non bastasse, alcuni vasi attici a figure rosse contengono dei volgari riferimenti sessuali. Si può definire una "pornografia disegnata su un modello artigianale", in cui siamo ben lontani da sentimenti come "affetto" e "tenerezza" e in cui gli "amichetti", considerati sia dagli artisti sia dalla mentalità sociale dell'epoca come degli "elementi di forza e di virilità", sono anormalmente lunghi.
... Fossero solo questi gli elementi di autentica virilità...
 

Non so se esista questa parola ma ve la scrivo: gli uomini della Grecia antica erano a mio avviso affetti da gunaicofobia. Ho formato questa parola unendo γυναικός (ghinaicòs), genitivo singolare di γυνή (ginè), "donna" + φόβìα (fobìa), "paura".
Gli uomini greci avevano paura della sensibilità che certe donne potevano manifestare in molte circostanze. Forse, anche per questo cercavano di non dar loro diritti.

1.3. FILOSOFIA:

Platone è il filosofo delle contraddizioni. E' ateniese, intanto.
Non ci è dato capire bene che cosa pensi esattamente anche per quel che riguarda la questione maschile/femminile.
Prima, nella sua Repubblica, dice che l'unica differenza tra uomo e donna è che l'uomo genera e la donna partorisce. Nonostante le loro diversità anatomiche, entrambi hanno il diritto ad un'istruzione e ad un'educazione ginnica.
Non dice nulla di straordinario rispetto ai tempi, primo perché la scoperta dell'utero è avvenuta nella preistoria, secondo, perché a Sparta le ragazze erano obbligate ad accedere ad un'educazione fisica, oltre che musicale e domestica.
Poi però, dichiara l'inferiorità femminile. (?)

Aristotele è decisamente maschilista. Per questo filosofo infatti, la relazione tra uomo e donna dev'essere a fini procreativi, dove il primo è dominante e la seconda è dominata.
Aristotele era un altro "tuttologo" che ha commesso un sacco di errori. Soprattutto in biologia e anatomia umana.
Sentite questa: per Aristotele, l'uomo è dotato di un corpo caldo, in grado di realizzare la cozione del sangue per farlo diventare seme (? cioè ma... il corpo maschile si comporterebbe come una  pentola da fornello???!! A parte che i fornelli non esistevano all'epoca ma...  come fa un individuo umano a cuocere il sangue? Ad accorgerci di questa assurdità siamo capaci tutti, anche chi, come me, in ambito scientifico è ignorante come una zappa).
La donna invece è fredda, ed è per questo che ogni mese perde del sangue. Il filosofo considera la procreazione come l'unione di un corpo caldo con uno decisamente più freddo.
Tra l'altro, Aristotele non si limita soltanto a questa castroneria, ma ne dice anche un'altra più grave: l'uomo che genera soltanto figlie è parzialmente impotente e, durante il rapporto, si fa dominare dal sesso opposto.

2. LA GIURISPRUDENZA GRECA:

Premesso che di leggi e di diritto so molto poco, vi riporto qui alcune iniziative legislative da parte di Dracone e di Solone.

2.1 DRACONE:

Dracone è erroneamente conosciuto come un legislatore severissimo del VII° secolo a.C., dal momento che aveva cercato di rendere la convivenza civile ad Atene meno crudele, contribuendo alla nascita del diritto penale. Le sue leggi sull'omicidio infatti avevano sancito la fine della vendetta privata in casi di omicidio.
Dracone inoltre, nello stabilire delle regole per il risarcimento in caso di omicidio involontario, aveva fatto in modo di non dare un ruolo troppo importante ai parenti per matrimonio e quindi soprattutto alle mogli.
Dunque, l'αἴδεσις (àidesis), accordo di pace che si poteva instaurare tra l'omicida e i parenti delle vittima, non poteva mai essere regolato da donne, dal momento che, essendo considerate più emotive, non erano ritenute abbastanza razionali per poter accettare un compromesso simile.
Per quanti secoli e millenni si è detto in modo molto convinto che le donne sono molto emotive e gli uomini invece sono in grado di ragionare con la testa?!
Hanno fatto crescere anche me con questa teoria che, per carità, io la ritengo vera al 60%, ma non al 100%.
Negli ultimi tempi io ci metto "parecchia testa" nel fare le mie scelte, quotidiane e di vita.

2.2 SOLONE:

Poeta e legislatore ateniese decisamente maschilista e... gunaicofobo del VI° secolo!

Iniziamo da un vocabolo però. Oἶκος (òichos) ha come primo significato "casa" e come secondo "beni di famiglia".
Economia deriva da oἶκος + νόμος (nòmos) (letteralmente: "legge della casa").
Νόμος inoltre, era lo spirito delle leggi e delle ordinanze. 

La figlia di Νόμος è Dìke, la Giustizia.

Il nucleo familiare, ovvero l'oἶκος, doveva essere governato da un membro maschile della famiglia, quindi per questo la precedenza nelle successioni ereditarie era data ai figli maschi, eredi di primo grado.
La legge sulle successioni intestate prevedeva inoltre che i parenti per parte di padre avessero maggiori diritti rispetto ai parenti per parte di madre.
Le figlie invece ricevevano una parte dei beni del padre al momento delle nozze, ma non dopo la sua morte.
Per secoli e secoli, la dote è sempre stato un fondo concepito per mantenere la donna sposata.

Poi era anche vero che, soprattutto in epoca molto arcaica (mille secoli prima di Cristo), se la figlia si sposava con uno straniero era esclusa da qualsiasi spartizione del patrimonio paterno, dal momento che era considerata troppo lontana.

Comunque, la legge diceva esattamente così: "Anche se posti a maggiore distanza generazionale, i maschi e i discendenti di maschi hanno la precedenza nel caso provengano dagli stessi genitori".
Il nipote maschio (il figlio del figlio) precedeva il nipote figlio della figlia.

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