6 ottobre 2018

Arte e cultura a Trieste:

Trieste è indubbiamente una città che ruba il cuore! Purtroppo io ci sono rimasta soltanto meno di un giorno, ma non escludo di volerci ritornare in un futuro non troppo lontano! 
Devo, devo ritornarci, perché ho ancora molta fame di una bellezza così suggestiva!
Una parte della città vista dalla strada che porta al colle di San Giusto
SAN GIUSTO:

San Giusto è il patrono di questa città, al quale è stata dedicata l'omonima cattedrale.
Giusto (Iustus in latino), era vissuto a Trieste nel II° secolo d.C. sotto gli imperatori Diocleziano e Massimiano. Era d'animo generoso, dal momento che era noto soprattutto per le sue donazioni ed elemosine. Nutriva una profonda fede in Dio, non negli dei pagani. Per questo alcuni suoi concittadini lo avevano accusato di empietà.
Il giudice, convocatolo nel suo studio privato, lo aveva esortato a compiere un sacrificio agli dèi romani. Dal momento che Giusto si rifiutava, era stato prima fustigato e poi condannato alla morte per annegamento.
Di San Giusto non ci è nota la data di nascita. Per il martirio invece, vengono proposte due date: 290 o 303.
Nell'iconografia dei santi, Giusto viene rappresentato sempre con un aspetto giovane. Tuttavia, quando, circa 30 anni fa, è stata effettuata l'analisi delle sue ossa, il suo scheletro è stato definito: "appartenente a soggetto maschile di età pressoché senile".
Chiesa di San Giusto, facciata
La facciata è questa. E' molto semplice: a capanna e dotata di rosone in pietra carsica elaborato da scalpellini provenienti da Soncino (borgo in provincia di Cremona che merita di essere visitato almeno una volta nella vita!).
A Verona, anche la chiesa di San Zeno ha un rosone al centro della facciata.
Vedete che sopra la porta principale, dotata della forma di una stele funeraria romana, ci sono tre statue in bronzo? Le statue sono di tre personaggi del passato: Enea Piccolomini (divenuto poi papa Pio II), Rinaldo Scarlicchio (un vescovo triestino scopritore di reliquie sacre) e Andrea Rapicio (umanista friulano).
Nella mia foto, il campanile è un po' nascosto dalle fronde dell'albero. Però vi assicuro che è di pianta quadrata e che ospita 5 campane. Alla più grossa di queste è stato dedicato il brano La campana di San Giusto, di stampo patriottico e molto diffuso all'epoca della prima guerra mondiale.
Vi riporto soltanto il ritornello del canto:

"Le ragazze di Trieste cantan tutte con ardore: O Italia o Italia del mio cuore, tu ci vieni al liberar!", perché giustamente le triestine si sentivano italiane e mal sopportavano la sottomissione all'Impero austro-ungarico.
Questa canzone aveva raggiunto l'apice della popolarità e del gradimento il 5 novembre del 1918, esattamente due giorni dopo l'armistizio di Villa Giusti, in cui le forze armate dell'Impero accettavano di cedere al Regno d'Italia Trento e Trieste.

L'interno è molto bello: nella navata centrale c'è ancora qualche resto del pavimento musivo paleocristiano (IV° sec. d.C.).

Dal soffitto, con copertura a carena di nave, pende addirittura un fastoso lampadario boemo.
Se un triestino volesse trascorrere un week-end a Verona, io gli consiglierei caldamente la visita alla chiesa di San Fermo, vicina alla sede della mia facoltà tra l'altro. San Fermo ha molti elementi sia romanici sia gotici al suo interno. Non appena si entra, si nota subito il soffitto a carena di nave.

San Giusto è dotata di mosaici mozzafiato: uno raffigura l'incoronazione della Vergine, ed è posto al di sopra dell'altare sullo sfondo del presbiterio. E' il meglio conservato.
Infonde molta tenerezza anche il mosaico nell'abside della navata sinistra che raffigura Maria con il bambino in braccio fra gli arcangeli Gabriele e Michele.
Una precisazione fondamentale: il mosaico relativo all'Incoronazione è del 1932; quello invece della Vergine tra gli arcangeli è stato realizzato nel XII° secolo.
L'Incoronazione della Vergine 
La Madonna con gli arcangeli

 SANTA MARIA MAGGIORE:
 
Ho percorso una strada in discesa dal colle di San Giusto, ho intravisto i resti del teatro romano e sono giunta di fronte a una grande scalinata che portava a questa chiesa di stampo prevalentemente barocco.
Sono entrata in chiesa in un momento particolarmente felice per una parte della comunità triestina: si stava finendo di celebrare un matrimonio!!
Mi è piaciuta molto l'atmosfera: tutti commossi, tutti felici, di una felicità sincera e composta, fatta di abbracci, di occhi umidi e anche di sorrisoni tra le lacrime.
L'interno della chiesa era decorato con pochi fiori bianchi.
Lei era bellissima, modesta e al contempo elegante: niente scollature, niente strascico e niente velo (il velo dal mio punto di vista è proprio ridicolo! Siamo nel XXI° secolo, siamo in Italia, non in Arabia Saudita, quindi a sposarsi ci si va con il viso scoperto e raggiante di gioia. Si sta promettendo impegno e fedeltà a un compagno, non ci si accinge a diventare musulmane sunnite oppure suore di clausura!!!).
Comunque, non c'era nulla di pomposo e di sfarzoso. Era tutto semplice e... molto sentito.
Inutile dirvi che per alcuni minuti ho sognato ad occhi aperti!

Molto vicino alla porta, ci sono dei depliant in varie lingue che contengono informazioni dettagliate su Santa Maria Maggiore. In questa sede, per non risultare noiosa o comunque "saccente" (è molto brutto portarsi sulle spalle questo aggettivo, soprattutto se si è convinte di non meritarlo).
Pensate che questa chiesa è stata edificata dai Gesuiti, nel 1619. Il Collegio dei Gesuiti si trova accanto alla chiesa.
Si dice che la facciata sia opera del gesuita Andrea Pozzo, di origini trentine.
L'altare maggiore è dedicato all'Immacolata Concezione di Maria.


... Era inevitabile una passeggiata in piazza Unità d'Italia!!!...
Anche qui, sono incappata in un evento piuttosto curioso: il convegno internazionale della scienza.
Ho incontrato diversi gruppi di studenti universitari che partecipavano.
Nel 2020, Trieste diverrà capitale della scienza.
Nell'angolo destro della mia fotografia si intravede una parte di uno dei tendoni predisposti ad accogliere ricercatori e studenti di discipline scientifiche.
La piazza era decisamente sovraffollata e... soffiava la bora! E' un vento energico, che da quelle parti ha il potere di rendere freddina una giornata soleggiata di fine settembre!
Se il vento è così forte a fine estate, non oso pensare all'inverno!
A una settimana da questa uscita continuo a chiedermi: ma se sono così sensibile all'aria umidiccia veronese (che non è nulla in confronto alla pungente bora triestina) come ho fatto a tornare a casa senza raffreddore?! Non ho niente, sto benissimo e questa settimana dal punto di vista dello studio accademico ho reso più del solito!

SANTUARIO DELLA GRISA:

E' collocato su un'altura di 330 metri chiamata Monte Grisa.
Su questo monte è stata proprio costruita una chiesa in cemento armato nel corso della prima metà degli anni '60.
Ha una struttura particolare che richiama alla lettera "M" come simbolo della Vergine Maria.
La progettazione dell'edificio religioso sulla sommità del Monte Grisa era stata voluta dall'allora vescovo di Trieste Antonio Santin, desideroso di dedicare un tempio alla Madonna come simbolo di pace e di armonia tra le varie etnie, dopo i disordini e i disastri provocati dal secondo conflitto mondiale.
Trieste vista dal Monte Grisa
Vista sul mare dal Monte Grisa

CASTELLO DI MIRAMARE:

Purtroppo non c'è stato il tempo sufficiente per potersi fermare a lungo!
A Miramare non ci si sta venti minuti, ci si sta mezza giornata almeno!
Purtroppo non ho potuto visitarne l'interno.
Eppure, è un posto favoloso, a mio avviso, la cornice ideale per girare un film di stampo storico o sentimentale.
Il parco intorno al castello è splendido e curato benissimo!
Vista sul mare dalla balconata esterna del castello
Questa residenza nobiliare è nata dalla volontà del duca Massimiliano d'Asburgo il quale, nel 1855, aveva acquistato dei lotti di terreno nei pressi del promontorio di Grignano.
Nel 1860 erano già terminati i lavori esterni di costruzione del castello, progettato dall'ingegnere austriaco Carl Junker.
Massimiliano e la moglie Carlotta del Belgio alloggiavano al piano terra dell'edificio, dato che il primo piano era ancora in fase di allestimento.
Facciata Castello di Miramare


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