27 gennaio 2019

"Un sacchetto di biglie": la storia drammatica della famiglia Joffo .

Copertina film

Il film "Un sacchetto di biglie" è appena uscito ed è basato sul romanzo di Joseph Joffo, ebreo sopravvissuto alla Shoah, come i fratelli e la madre.
Sia il libro che il film sono raccontano gli eventi dal punto di vista del bambino Joseph, costretto a 8 anni ad una persecuzione razziale di cui non riesce a cogliere il senso.

Soltanto i primi cinque minuti del film sono lieti, dal momento che Joseph e Maurice, i due ragazzini protagonisti della storia, vivono felici con i genitori e gli altri due fratelli maggiori.
Vanno a scuola e collezionano biglie. Il loro padre è un barbiere, la loro madre una violinista.
Si tratta di una famiglia onesta, che non fa del male a nessuno.

Quando inizia una guerra che si fa via via sempre più aspra di anno in anno, Joseph diviene vittima di pesanti umiliazioni da parte dei compagni di scuola: la stella che tutti i ragazzini ebrei sono costretti a portare sui loro indumenti indica che sono loro gli assassini di Gesù Cristo.
Vedete? Fascismo e nazismo, per questo verso, hanno fatto ritornare l'Europa al medioevo e alla prima età moderna: gli ebrei hanno condannato Gesù a morte, per cui di loro non bisogna mai fidarsi, perché sono tutti malvagi e insidiosi.
Copertina romanzo
Nel periodo compreso tra la fine degli anni '30 e l'inizio degli anni '40, nessuno doveva servirsi di un minimo di buonsenso per dire apertamente che gli ebrei del XX° secolo erano completamente innocenti perché logicamente non avevano nulla a che fare con alcuni esponenti del popolo ebraico che, quasi duemila anni prima, aveva consegnato Gesù prima ai sommi sacerdoti e poi ai romani.
Notate che ho scritto alcuni esponenti, non tutti.
Nessuno inoltre doveva affermare che una buona parte di responsabilità nella crocifissione di Gesù l'aveva avuta anche Pilato, che era romano.
In un regime autoritario c'è il pensiero unico.
Il dittatore toglie tutte le fondamentali libertà umane al suo popolo.
La dittatura sorge molto spesso a causa di precedenti debolezze politiche, a causa di gravi crisi economiche e a causa del bisogno dei ceti medi di "avere più ordine", di avere un governo dal "pugno di acciaio" che riesca a cancellare ogni incertezza sul presente.
Così è accaduto in Germania: la Repubblica di Weimar (1919-1933), negli ultimi anni della propria esistenza, era diventata così fragile che il maresciallo Hindenburg aveva acconsentito alla nomina di Hitler come cancelliere. Tra il popolo tedesco inoltre serpeggiava un forte senso di frustrazione dal momento che, come prescrivevano i trattati di Versailles, la Germania, oltre ad aver perso l'Alsazia, la Lorena e Danzica, doveva saldare un enorme debito della guerra poco precedente. E per i nazional-socialisti, la causa della caduta in disgrazia della Germania erano gli ebrei.

Nel '42, la famiglia Joffo si trasferisce a Nizza, città che in quell'anno era ancora libera dalle persecuzioni etnico-religiose.
I sei Joffo la raggiungono "a coppie": prima partono i due fratelli più grandi, poi Joseph e Maurice e infine, i due genitori.
Durante il viaggio in treno da Parigi a Nizza, i due fratelli vengono protetti da un curato che li salva dal controllo dei soldati nazisti.
A Nizza tutti i membri della famiglia si ricongiungono. Ma la loro serenità dura appena un anno.
Quando Mussolini viene arrestato, nel settembre del '43, i soldati italiani sono costretti a ritornare in Italia e a sostituirli arrivano i tedeschi.
I coniugi Joffo decidono allora di portare i loro figli in una colonia per ragazzi, in modo tale che possano essere al sicuro.
Anche se Joseph e Maurice riescono a instaurare dei bei rapporti di amicizia con altri ragazzi, in particolare, con un compagno di camera di origini algerine, sentono molto la nostalgia dei loro genitori. D'altra parte, hanno rispettivamente 9 e 13 anni... sono dei ragazzini.
Dei ragazzini che, come gemme nate in un marzo ancora freddo e molto ventoso, purtroppo vengono a contatto con un mondo ingiusto e crudele che li vorrebbe morti. Eppure, sono nell'età dell'innocenza. Vi ricordate quella parola che ho messo in evidenza quando ho svolto l'analisi dell'addio fra Ettore e Andromaca?
Era"ἀταλάφρονα", composta da ἀταλός (atalòs)= innocente + φρὴν (frèn)= mente.
Ed era riferita ad Astianatte, il loro figlio di pochi mesi.
Un bambino di 9 anni e un ragazzino di 13 subiscono il male, ma non commettono il male e probabilmente non sono in grado di formulare pensieri cattivi. 
Volevano soltanto stare con i loro genitori. 
Ma, durante una fuga dal collegio, Joseph e Maurice vengono catturati, picchiati a sangue e incarcerati dai militari delle SS, convinti della loro origine ebraica.
Pietà per dei bambini no, mai. Anche questo aveva dimenticato l'Europa autoritaria degli anni del secondo conflitto mondiale.
Con grande astuzia però, entrambi cercano di dare la stessa falsa versione sulle loro origini, per potersi salvare la vita. Dicono di essere degli algerini cattolici.
Maurice riesce, nel giro di 48 ore, ad ottenere un permesso di uscita dalla prigione per farsi fare dei certificati di battesimo falsi da un parroco, in modo tale da poter dimostrare di essere nati ad Algeri e di essere stati battezzati secondo il rito cattolico.
In quei due giorni Joseph si ammala di meningite, ma guarisce grazie all'intervento di un medico ebreo della sua stessa stanza di prigionia.


Non finisce male, la storia. Sia il romanzo sia il film si concludono con la liberazione di Parigi nel '45 da parte degli Alleati e con il ricongiungimento di quasi tutti i membri della famiglia Joffo. 
Tutti tranne il padre dei ragazzi, che non è sopravvissuto alla deportazione.


E' una bella figura, quella di Joseph Joffo, anche se, come già accennavo sopra, è stato un bambino costretto a perdere presto l'ingenuità e il sorriso. Proprio come Yoram Fridman.
"Di lacrime ne avevo sparse troppe", dice, sia nel libro che nel film.

Se seguite volentieri questo blog non dovete mai dimenticarvi di Yoram, il bambino ebreo polacco orfano e costretto per ben tre anni a correre per le campagne e per i boschi, in fuga dai nazisti che lo avrebbero voluto morto.
Yoram non è morto, ma la sua vita è stata pesantemente segnata da un'infanzia rubata: a 11 anni ha perso un braccio e per molti anni il suo dolore era tale da impedirgli di parlare per testimoniare le crudeltà dell'antisemitismo.
L'ex geniale professore di matematica e fisica continua a godere di buona salute, ma ha quasi 86 anni; questo è bene tenerlo presente.
Siccome ci tengo molto al fatto che anche voi lettori, come me, continuiate a ricordare che cosa ha vissuto e subito Yoram quando era in età da scuole medie, vi metto qui sotto i link dei miei post a lui riferiti:

1) http://riflessionianna.blogspot.com/2015/10/corri-ragazzo-corri-pepe-danquart.html- RECENSIONE FILM "CORRI RAGAZZO CORRI", pellicola fedele alla vera storia di Yoram.

2) https://riflessionianna.blogspot.com/2016/01/shoah-la-preziosa-testimonianza-di.html-
INTERVISTA A YORAM

3) https://riflessionianna.blogspot.com/2017/01/ricordando-la-shoah-e-yoram-fridman.html-
MONITO DELLO STESSO YORAM A NON DIMENTICARE.

Tutti i sopravvissuti alla Shoah hanno almeno 81-82 anni. Questo significa che, tra non molto, i testimoni oculari di questo vergognoso orrore della storia, scompariranno.
Ma io spero che non scompaiano né le loro testimonianze scritte né le interviste e i film dei quali sono stati protagonisti. Mi auguro che si continui a ricordare uno dei genocidi più terribili della storia, anche senza di loro.
Non voglio che accada quello che dice la signora Liliana Segre, italiana scampata alle camere a gas: "Presto la Shoah sparirà dai libri di storia".

La coscienza storica è necessaria! 

Ho caricato qui sotto la video-testimonianza che Liliana Segre ha fatto ad alcuni studenti di Milano lo scorso anno.




A) Non si dica mai che i nazisti sono stati gli unici responsabili dello sterminio degli ebrei. Anche i gerarchi fascisti hanno fatto il loro gran lavoro sporco in quegli anni!
Dire: "Almeno Mussolini non perseguitava gli ebrei" è ignoranza abissale e inammissibile, anche perché le leggi razziali sono uscite anche qui nel '38.

B) State bene attenti a quello che vi scrivo in questo punto: in Italia ci sono, anche oggi, dei politici dei partiti di destra che fanno propaganda sulla pelle degli altri. Fanno credere alla gente di risolvere il problema dei migranti bloccando il loro accesso presso le coste italiane e dando la colpa agli scafisti e alle ONG se esiste il "problema dell'invasione degli extracomunitari".
Come dice sopra la Segre: l'indifferenza fa male.
Chi sono i migranti? Povera gente in cerca di una vita migliore. Non possono stare nei loro paesi di origine perché morirebbero o di fame o a causa di guerre civili o a causa degli attacchi degli estremisti islamici. Però se provano a venire nelle nostre terre, noi europei non li vogliamo perché siamo un po' tutti egoisti. E che colpa ne hanno loro? Hanno soltanto la colpa di esistere, di essere nati.

Io concludo il post con una poesia di Salvatore Quasimodo, intitolata "Uomo del mio tempo":

Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
Quando il fratello disse all’altro fratello:
«Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
Salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.

La poesia non ha bisogno di grandi analisi da parte mia, perché si spiega benissimo da sola.
Vi faccio soltanto presente che c'è un chiarissimo riferimento a Caino e Abele e che la citazione "Andiamo nei campi" è tratta direttamente dalla Bibbia.
L’uomo del nostro tempo, afferma il poeta, ha perduto ogni considerazione dei fratelli e ha dimenticato la solidarietà e i principi evangelici che lo trattengono dalla violenza.
La scienza e la tecnica hanno fatto progressi, ma, negli anni del secondo conflitto mondiale, questi saperi sono stati utilizzati per uccidere e per spargere sangue.



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