8 dicembre 2019

Primo "commento critico" al mio libro!!

Onorata, veramente!
Grazie Lino per il tempo che mi hai dedicato! Spero che l'Avvenire dei "cattoliconi" prima o poi si decida a pubblicare questo tuo articolo.
... A sorpresa, la prima a pubblicartelo, però in forma digitale, sono proprio io!
(Lino ha scritto queste righe che mi fanno veramente onore ancora prima che la "Cierre Grafica" mettesse in commercio il mio libro. Si parla di fine settembre/inizio ottobre).
I pochi asterischi in rosso con un numero a fianco li ho messi io, per eventuali aggiunte/osservazioni.
Come se avessi di fronte Lino e tutti voi.

CAVALIER LINO CATTABIANCHI
         
               (Per più di 30 anni docente di Lettere presso un istituto tecnico della provincia di Verona)

ANNA NAPPONI. Le avventure di una liceale invisibile, Cierre Grafica

Per quanto tempo deve restare invisibile una ragazza che frequenta il liceo classico, al penultimo anno? Zoe, questo il nome, è bravissima: prende voti stratosferici in italiano, greco e latino. *1
È appassionata di letteratura, legge incessantemente per ampliare i propri orizzonti, ma lo scoglio quotidiano da superare è proprio questa “invisibilità”*2 che le viene procurata presso le compagne della sua classe, proprio da questo suo essere “diversa”. 
Un sentimento che, profilatosi negli anni del liceo, le procura parecchie situazioni di sofferenza psicologica, ma diremmo quasi spirituale, un disagio che si riflette nella ricerca di solitudine, aspettando un contatto che le possa aprire il cuore. 
È questa la “fabula” dell’opera prima “Le avventure di una liceale invisibile” di Anna Napponi, giovane laureata in in lettere classiche all’Università di Verona, che in un racconto di duecento pagine, tenacemente raccolto giorno dopo giorno*3, ha condensato il primo tempo della sua storia. 
Ma sarebbe riduttivo pensare ad un’opera esclusivamente autobiografica *4 perché questa misura toglierebbe al lettore una chiave interpretativa di respiro più ampio. Quello di Anna, a tutti gli effetti, è un tentativo di rappresentare una forma diffusa di emarginazione giovanile *5, a partire da un allineamento ideologico alle mode correnti, per ricercare una sintesi più alta su cui fondare la propria esistenza negli anni fuggitivi e preziosi della formazione. Una condizione che per Anna- Zoe diventa anche la capacità di sopportare l’insulto e la derisione pur di tenere fede ad una concezione della vita come serietà di comportamenti, coerenza e drittura morale. In una parola, e sta tutta qui la differenza con le sue compagne di classe, Zoe non è disposta a buttarsi via, a rincorrere le mode e gli atteggiamenti che vanno per la maggiore e che prevedono anche per avere successo una totale reversibilità dei sentimenti.  Molte le figure di contorno in questa storia: gli insegnanti, ognuno dipinto coi suoi tic, le sue manie, ma anche con le grandi passioni all’origine della scelta di insegnare e di essere in grado di coniugare il proprio sapere con lo spirito dei tempi. Sono queste le figure che più incidono in questo percorso di formazione che viene raccontato da un diario-romanzo, dove gli argomenti del programma dell’anno scolastico scandiscono altrettante tappe del cammino umano e culturale di Zoe. E solo alla fine un raggio di luce, l’amicizia con Maria, un po’ più avanti nel percorso scolastico, rimetterà nella giusta luce tutto lo sforzo di Zoe di conquistarsi una formazione coerente e di non sentirsi per questo ancora diversa. Una cammino che lascia presagire sviluppi, anche narrativi, in questa giovane scrittrice che sa già adoperare i ferri del mestiere per raccontare il disagio di una generazione.

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*1= Dai, non esageriamo... Ero stratosferica in italiano (ho terminato l'ultimo anno di liceo con la media del 9,15 in questa materia!); e questo anche grazie ad un insegnante molto valido e significativo.
Greco e latino... beh, diciamo che in entrambi ero più che sufficiente (7 in entrambi, ogni anno).
In ogni caso, posso affermare, senza il minimo senso di superiorità verso alcuno, che ce l'ho fatta ad affrontare un classico. Non ho mai avuto debiti e ogni anno terminavo con una media intorno al 7 abbondante.
Magari gli adolescenti ai quali è capitato in mano questo libro hanno provato a calcolare la media scolastica di Zoe. Se fate la somma di tutte le valutazioni che la mia protagonista prende nel corso di quel primo quadrimestre di quarta liceo e la dividete per 9 dovrebbe risultarvi 7,3.
Rende più o meno come rendevo io, che però ero sul 7,6.
Me li sono leggermente abbassati nello scrivere il romanzo, per un intento ben preciso: far capire ad ogni lettore e ad ogni costo che l'adolescente protagonista non è "la mezza secchiona" sempre sui libri, ma molto di più: pratica degli sport, va al cinema, ogni tanto va a qualche concerto, partecipa a qualche incontro in parrocchia, una domenica va a visitare la basilica medievale della semplice e bellissima Aquileia, durante le vacanze di Natale va con i genitori in una località sul Garda, cerca e si sforza di entrare nel giro delle compagne. 
Anna-Zoe(=Zoe, da quando è stato stampato il libro, è divenuto il mio secondo nome) non è un'alienata, trincerata 24/7 nello studio, che pure le piace molto.
Anna-Zoe soffre, ma cerca di rimanere viva.
Ultima cosa: caro Lino, vallo a dire ai "bravissimi" dello scientifico tradizionale o delle scienze applicate che la mia media è stratosferica! Per chi, in quelle scuole, prende premi di matematica, o di fisica o di chimica e naviga più o meno in tutte le materie intorno al 9, un 7 1/2 è una tragedia sofoclea! 
(Sofocle... il tragediografo classico che, nelle sue opere, prime fra tutte l'Edipo re e l'Edipo a Colono, crea atmosfere angoscianti, misteriose, cupe e malinconiche.)

*2= Pensate che il responsabile della libreria L'Aquilone di Verona mi ha chiesto, quando mi ha incontrata e quando ha preso in mano una delle copie del mio libro, mi ha chiesto incuriosito che cosa volesse significare questo aggettivo.
"Incompresa ed emarginata!", mi è venuto da rispondere all'istante. Ed è stata una condizione anche un po' bella, non soltanto dolorosa. Zoe si rifugia anche nella poesia. 
E fa della solitudine una risorsa. E' diversa non perché migliore degli altri, ma perché, in fin dei conti, è umana e sensibile.
Poi sì, Zoe sarà anche un po' diversa da molte altre ragazze, ma comunque ferita e con tutte le sue fragilità. Proprio come la persona che in questo momento sta scrivendo qui.

*3= Ci ho messo 4 anni per pensarlo e per scriverlo, questo libro. E' stata una rielaborazione e un superamento di una storia adolescenziale non facile.

*4= Bravo! Non è soltanto un'autobiografia. Solo in parte è autobiografia. Io che l'ho scritto non posso che essere d'accordo! Hai colto in pieno.

*5= E qui lo dico: finora (dico finora perché non è ancora finita) sono state vendute più di 300 copie. Questo libro è stato una mia testimonianza. Tra le lettrici, spesso con un diploma o di maturità classica o di maturità linguistica acquisito, mi hanno raccontato di aver passato un'esperienza simile alla mia.

... Mi fermo qui con i commenti e non aggiungo altro. 
Soltanto un promemoria: dopodomani, alle 16, mi trovate nell'edificio della Biblioteca Comunale di Peschiera del Garda, in sala conferenze.
Mi hanno prestato veramente una bella sala, con schermo e proiettore. 
Ho tanto di power point con alcuni argomenti e citazioni, non dovrei annoiare più di tanto.
Avrò un bel po' di cose da dire; se il pubblico vorrà ci saranno alcune mie poesie da leggere e un pochino da spiegare. Ma approfondirò (e ci tengo a questo) un aspetto, ovvero, quello del "disagio di una generazione" che dice anche Lino. Che cosa si intende con disagio giovanile? 
Quel che dirò dopodomani, in buona parte riguarda proprio il senso di questo disagio.
E... il tema della memoria nel mio libro?? Per chi l'ha già letto: dove si trova secondo voi?
Che "memorie" può avere una vita di soli 17 anni?
(Ci sarà qualche brano anche per questo)
Ho l'occasione di presentare il mio libretto in una zona che è praticamente il mio secondo paese, da quando mio zio Attilio si è trasferito lì.
Conosco meglio le strade di Peschiera delle strade di Somma. Non c'è da stupirsi, dato che non vivo in paese ma in una casa di campagna praticamente ai piedi della collinetta di Sona.


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