2 aprile 2020

La "visibilità" nelle Lezioni americane di Calvino:

Le "Lezioni americane" , opera saggistica di Calvino suddivisa in sei capitoli (1- Leggerezza, 2-Rapidità, 3-Esattezza, 4-Visibilità, 5-Molteplicità, 6-Cominciare e finire) avrebbero dovuto essere presentate dallo stesso autore all'Università Harvard nell'anno accademico 1985-1986. Calvino però è improvvisamente morto nel settembre dell'85.
Ho deciso di presentarvi la mia preferita fra queste sei, cioè la quarta, perché le riflessioni che Calvino propone sulla visibilità sono strettamente legate all'immaginazione mentale e alla creatività, elementi che possono risultarci molto utili in un momento ancora difficile e drammatico.

A) DANTE, PURGATORIO XVII°, 25:

Siamo nel girone degli iracondi. 
Il venticinquesimo verso dice: poi piovve dentro a l'alta fantasia. 
In tutto il Purgatorio nella mente di Dante compaiono esempi e immagini di peccati e virtù, prima sotto-forma di bassorilievi che sembrano muoversi e poi come visioni proiettate davanti ai suoi occhi.
In questo preciso punto della cantica la mente del sommo poeta concepisce esempi biblici di ira punita. Questi episodi che si formano nella mente di Dante, nell'istante in cui sono ispirati da Dio, vengono anche proiettati di fronte al poeta.
Dunque, le immagini che Dante concepisce nella mente e al contempo vede "piovono dal cielo". 

B) SOGNI NOTTURNI VS RACCOGLIMENTO INTERIORE:

Per Dante, l'alta fantasia è ben diversa dall'immaginazione corporea, che invece riguarda i sogni notturni. L'alta fantasia è qualcosa che ci estranea dal mondo esterno per rapirci in un mondo interiore. 

Prima di chiudere questo paragrafo vorrei però esprimere una mia considerazione: sia i sogni nel sonno che i sogni da svegli rimandano piuttosto spesso alla vita reale.

Sogno: Era la notte tra il 10 e l'11 marzo. L'intera Italia era stata da pochissimo dichiarata "zona protetta". Ho sognato che nei campi di casa mia c'erano decine e decine di persone che camminavano, facevano pic-nic, grigliate... a casa mia! E io a sbracciarmi e a urlare: "State a casa, imbecilli! C'è un virus potenzialmente letale che circola molto rapidamente! Andate a casa!" E siccome nessuno mi ascoltava, ad un certo punto ho gridato: "Chiamo i carabinieri! Vi denuncio tutti, delinquenti! Violatori di proprietà privata! Probabili assassini! Portatori sani di coronavirus!". E qui il sogno si è interrotto. ...E' la realtà di adesso comunque: le persone non possono muoversi se non per motivi di necessità. Questa pandemia ha costretto in casa all'isolamento circa 2 miliardi di persone. 
Poi vi accenno ad un altro sogno: l'altra notte, come ci è finito in sogno un ragazzo a letto con me? Non ricordo più che aspetto avesse... I contorni di questo sogno semi-porno sono piuttosto sfumati, però credo voglia dire sostanzialmente questo: finita l'emergenza, cara Anna, cerca l'autentico negli altri. E prima o poi, costruirai qualcosa di meraviglioso con "l'altra metà di te". Capitemi, sono isolata come tutti e, prima che il virus cambiasse le nostre vite, mi faceva bene confrontarmi anche con l'altro sesso. Probabilmente, il giorno in cui riceverò un abbraccio, piangerò commossa. E' troppo tempo...


Immaginazione "da svegli":  Proposta per voi: chiudete gli occhi. Scollegate occhi e cervello da questo triste mondo reale, in cui la prima parola di tg e giornali è "Covid-19". Cosa vedete? Cosa pensate? In momenti come questo si possono sicuramente costruire piccole fiabe o "raccontini"/ "bozzetti" di fantasia o fantascientifici: potreste riuscire ad immaginare un futuro nel XXV° secolo in cui le persone si muovono esclusivamente attraverso il teletrasporto, oppure un 2250 in cui gli umani convivono con dei robot (stile "Automata", film fantascientifico del 2014). Oppure, e questo è ciò che accade a me: nell'istante in cui chiudete gli occhi la vostra mente rende vivo un ricordo infantile o adolescenziale o di un passato ancora più recente. 
Credetemi, mi sono fermata per un minuto prima di proseguire a scrivere in questo preciso punto del post: ho appena chiuso gli occhi e ho visto una bambina di sei anni e mezzo con le lacrime agli occhi mentre l'infermiera dell'ospedale di Padova le faceva la flebo per l'anestesia. Ho rivisto quella bambina che aveva paura di non aprire più gli occhi, e che invece li ha riaperti quattro ore dopo e, in quel giorno, alle 12 e 30, ha avuto per pranzo thè caldo e biscotti. A quel punto, istintivamente io ora ho appena riaperto gli occhi e ho sorriso. Questo periodo di isolamento mi è servito per imparare a vedere con occhi un po' diversi quell'anno scolastico di prima elementare (a.s. 2001-2002 per me). E pensare che fino a due settimane fa consideravo, con rabbia e con un groppo in gola, quella malattia soprattutto come "un anno anomalo della mia vita, un anno perso, intermittente come presenze scolastiche". (Io però la prima settimana di maggio, dopo un periodo a casa in carrozzina, ero ritornata a frequentare regolarmente la scuola, i bambini e i ragazzi probabilmente quest'anno non torneranno). Comunque sì, avevo meno valutazioni rispetto ai miei compagni di classe... ma sono guarita e quel male non è più ritornato (cosa che poteva essere possibile) e io continuo a stare bene. Non è stato un anno perso. E' stato un anno che ha contribuito a farmi diventare quella che ora sono, è stato un anno in cui non ho potuto interagire più di tanto con altri bambini, un anno in cui non dovevo praticare educazione fisica, un anno in cui all'intervallo dovevo stare dentro in compagnia delle bidelle, un anno in cui mi esercitavo con addizioni, sottrazioni, alfabeto e dettati anche in treno e nelle sale d'attesa degli studi medici. Ho passato l'anno con quasi tutti "buono" in pagella. Quasi tutti, al di là dei "distinto" in italiano e in storia.
La vita è anche questo. Sei una bambina di sei anni che corre attorno al perimetro di casa con i pattini, hai appena iniziato la scuola elementare e... una sera di novembre, mentre tua mamma ti aiuta a spogliarti per andare a letto, si accorge del ginocchio molto gonfio. 


La quarantena forzata mi ha aiutata a ripensare a tutte le esperienze belle che ho fatto finora, e mi ha aiutato a ricavare i lati positivi delle mie passate situazioni difficili.

C) PAROLA/IMMAGINE:

Dopo aver contestualizzato il XVII° canto dell'Inferno, Calvino afferma che ci sono due tipi di processi immaginativi (no, per me sono almeno quattro, ma tra poco vi spiego). 
Il primo processo immaginativo inizia dalla parola per poi arrivare all'immagine visiva, e quindi è relativo alla lettura. 


Di marzo per la via
della fontana
la siepe s’è svegliata
tutta bianca,
ma non è neve,
quella: è biancospino
tremulo ai primi
soffi del mattino.

(U. Saba, "Il biancospino")


Ve lo immaginate, mentre leggete attentamente, quella siepe piena di delicati fiori di biancospino?  Io sì, ci riesco.

Il secondo processo immaginativo inizia dall'immagine visiva per approdare alla parola, dunque, si riferisce solitamente all'arte pittorica:

"La tempesta", Giorgione
Per rendere il concetto riporto una riproduzione della Tempesta di Giorgione. Per comprendere bene la pittura non basta uno sguardo. Bisogna servirsi di didascalie concise che fungono da spiegazione. E a volte, le spiegazioni/interpretazioni o sono molto diverse le une dalle altre o sono discordanti.
Uno dei miei libri di arte moderna dice che il borgo rappresentato sullo sfondo è probabilmente Castelfranco veneto, che sta per scoppiare un temporale e che, la donna in primo piano a destra o è Eva che sta allattando Caino, o Venere, o una semplice zingara come ce n'erano tante all'epoca. Il giovane a sinistra o è Adamo o è Marte o un semplice soldato. 

Gli altri due processi immaginativi? Secondo me, il terzo potrebbe benissimo partire dalle note musicali, per aggiungere alla musica le parole e per stimolare l'immaginazione e l'empatia del lettore. 
Anche qui, chiarisco con un esempio: ascolto "Ti ho creduto" di Giordana Angi (canzone terribile). Già dalle prime note musicali mi rendo conto che non è un brano allegro. E poi, Giordana inizia a cantare: "Questa mattina non volevo proprio alzarmi, ma mia madre ha iniziato a urlare. Non ha avuto neanche il tempo di abbracciarmi, la colazione è pronta, vado a lavorare. A scuola le parole diventano botte, perché tutti sanno solo giudicare".
E inizio, aiutata dalla melodia triste, dalle parole e dalla stupenda vocalità di quella ragazza, a immaginare, a entrare nel contesto: una ragazza sola, sola anche a casa, giudicata dai compagni, non aiutata dagli insegnanti, che ha subito una violenza. La prima volta, il mio ascolto è stato così intenso e la mia capacità di immedesimazione così "eccezionale" da mettermi a piangere. Mi pareva di vederla: "Questa mattina Sara non riesce ad alzarsi, tanto nessuno si accorge che sta male."
Per la musica esclusivamente strumentale: le sole note musicali stimolano la fantasia e la capacità immaginativa degli ascoltatori.
Il quarto processo immaginativo riguarderebbe il cinema: dalle immagini con funzione narrativa in continuo movimento alla simultanea intuizione mentale. Più per il cinema "primitivo", degli anni '10 e degli anni '20 però... Il cinema "muto", che proiettava per una piccola fetta della popolazione europea e nord-americana immagini in bianco e nero con personaggi in bianco e nero che agivano e muovevano la bocca. Nessuno sentiva cosa dicevano.
Certo, espressioni dei volti, certe azioni e reazioni suggerivano al pubblico la trama o un abbozzo di trama, che però non poteva essere compresa del tutto e nel dettaglio. Era più o meno come indovinare un mimo.


Al massimo, durante la proiezione, c'era l'accompagnamento al pianoforte della melodia che avrebbe dovuto essere la colonna sonora.
Poi, alla fine degli anni '20, esce "La febbre dell'oro", un film diverso dai precedenti, con colonna sonora inserita nel film e con una voce narrante che racconta le vicende di un omino che vive in Alaska (in Alaska mi pare) in un'umile capannina di legno... e fuori ci sono neve e tormenta.
Il narratore non rientra fra i personaggi-attori, è onnisciente; e i personaggi interni al racconto si muovono, dialogano ma è la voce narrante che parla per loro.


D) L'IMMAGINAZIONE NELL'ESPERIENZA LETTERARIA DI CALVINO:

A questo punto, Calvino cita il suo percorso letterario, partendo da questa considerazione: ... all'origine di ogni mio racconto c'era un'immagine visuale. (...) Nell'ideazione di un racconto, la prima cosa che mi viene alla mente è un'immagine che per qualche ragione mi si presenta come carica di significato, anche se non saprei formulare questo significato in termini discorsivi o concettuali. Appena l'immagine è diventata abbastanza netta nella mia mente, mi metto a svilupparla in una storia (...). Attorno ad ogni immagine ne nascono delle altre, si forma un campo di analogie, di simmetrie, di contrapposizioni.

Pensiamo alla "trilogia": "Il visconte dimezzato", ovvero, Medardo di Terralba, è un uomo tagliato in due metà che, fino alla penultima pagina del romanzo, vivono separatamente. 
"Il cavaliere inesistente" non è altro che un'armatura vuota, che si muove e che parla come se... se ci fosse qualcuno. E' antipatico, il cavaliere inesistente: precisino, contestatore, giudicante. Secondo me rappresenta l'uomo senza umanità. E' amaramente ironico.
"Il barone rampante", Cosimo Piovasco di Rondò, è un ragazzo che, a 12 anni, insofferente alle regole familiari, decide di vivere sugli alberi, senza tornare più a terra.
Originali, no?!
La "trilogia" fa parte del "Calvino fantastico".
Poi c'è il Calvino delle Cosmicomiche (ho letto anche quelle). Nelle Cosmicomiche gli umani non sono più i protagonisti, ma lo sono i segni nello spazio, le galassie, i punti. 
Scienza e fantasia si mescolano, creando effetti un po' assurdi, un po' comici e un po' paradossali.
Mi ricordo di un racconto che parte dalla teoria del Big bang, per poi concentrarsi su una serie di personaggi costretti a co-abitare tutti nello stesso punto: la materia ancora non esiste, per questo si trovano tutti nel medesimo punto, punto iniziale dell'esplosione.
La voce narrante qui è Qfwfq (che entità è? Nessuno lo saprà mai).

E) COS'E' LA LETTERATURA?

A questo punto mi sono posta una domanda (quella che leggete sopra).

La letteratura è la finzione più vera che sia mai esistita sulla faccia della Terra.

Io posso anche sviluppare un romanzo (come ha fatto Green qualche anno fa con "Colpa delle stelle") in cui due giovani, entrambi ammalati, si conoscono in un certo momento delle loro vite parallele. La loro vicenda la invento, ma potrebbe assomigliare a quella di altri giovani che non conosco e che hanno vissuto una situazione simile. 
E' una vicenda non vera per me, ma vera e viscerale per altri. 
Anche nell'autobiografia di solito si finge un po': "Il sistema periodico" di Levi è un libro di racconti, o meglio, un romanzo di racconti sulla sua giovinezza e sul suo rapporto con la chimica. Alcuni fatti sono veri, altre circostanze e altri nomi invece non corrispondono al reale.
E per le fiabe, per la fantascienza, per i romanzi d'avventure? Ci sono nel primo e nel secondo caso personaggi non reali, ambientazioni e situazioni o assurde o improbabili o comunque non reali ma... se questi sono stati pensati e creati per trasmettere un messaggio e non solo per diletto o per lavoro, comunicano qualcosa che i fruitori (soprattutto se sono bambini, adolescenti e giovani) ricordano e tengono a mente come monito per la vita quotidiana.

F) IGNAZIO DI LOYOLA:

A proposito di Spagna... Ma che disastri immondi sta facendo là il Corona?  Mi sa che fra poco gli spagnoli ci supereranno nel numero dei contagi e dei morti!! Aiuto!! Mi dispiace per loro!!!!

Ignazio di Loyola è vissuto nel corso del XVI° secolo. Calvino lo cita per supportare, in questo quarto capitolo delle Lezioni americane, l'importanza dell'immaginazione visiva.
Nei suoi "Esercizi spirituali", Ignazio prescrive "la composizione visiva del luogo" per la contemplazione e la meditazione visiva di Cristo.
Dice così Sant'Ignazio: nel contemplare Cristo nostro Signore in quanto visibile, la composizione consisterà nel vedere con la vista dell'immaginazione il luogo fisico dove si trova la cosa che voglio contemplare. Dico il luogo fisico, come ad esempio un tempio o un monte.
Sostanzialmente: voglio pregare intensamente Cristo? Con la mente devo concentrarmi bene e immaginare un luogo fisico dove vorrei contemplarlo: il Crocifisso sopra il Rifugio Telegrafo del Baldo, ecco. E infine, devo contemplare Cristo nelle mia immaginazione per riflettere su me stessa.
Sant'Ignazio inoltre aggiunge che la contemplazione dei propri peccati non deve essere visiva, dev'essere metaforica: l'anima incarcerata nel corpo corruttibile.

MURAKAMI, "ORGANO INDIPENDENTE":

Il racconto di questa settimana non è molto edificante, ve lo anticipo già. Almeno, a me non è piaciuto. "Organo indipendente" fa parte della stranissima raccolta di questo autore giapponese contemporaneo intitolata "Uomini senza donne". Non mi è piaciuto nemmeno uno di quei sette lunghi racconti. In formato A5, "Organo indipendente" è lungo 36 pagine.
Qui, in questo pdf in A4, 13 pagine. 
Cominciatelo, almeno. Se per caso non piacesse nemmeno a voi interrompete la lettura e passate al mio file "Murakami riflessioni"... vi divertirete!

https://drive.google.com/drive/u/0/my-drive

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.