28 maggio 2020

"Sei gradi di separazione", film piuttosto ricco di richiami culturali:


E' un film del 1993, facilissimo da reperire (l'ho visto l'altro ieri in streaming gratuito e in lingua italiana!) e pieno di riferimenti soprattutto per quel che riguarda la cultura europea e americana del  Novecento.

A) TRAMA:

Una sera a New York, in un lussuoso attico, Louisa e Flan Kittredge vengono sorpresi dall'arrivo di Paul, un giovane nero, neolaureato e ferito al fianco, che si spaccia per un compagno di studi dei loro due figli, e figlio di Sidney Poitier. 
Nel giro di una sola sera, Paul "conquista" i due coniugi con la sua vasta cultura, la sua vivace (fin troppo!) parlantina e le sue abilità culinarie.  
Il "brillante" giovane non solo si ferma a cena da loro ma addirittura anche la notte. 
Ma al mattino, i Kittredge sorprendono il giovane nel loro letto con un altro ragazzo bianco entrambi vengono cacciati da casa. 
Ma il ricordo di quel giovane ossessiona i Kittredge, che nei giorni seguenti, durante una festa di matrimonio, ne parlano con delle coppie di loro amici. Vengono a scoprire qualcosa di sorprendente: ad esempio, che anche gli amici Kitty e Larkin hanno avuto la visita di Paul, unitamente a un medico, il dottor Fine.
E tutti lo hanno conosciuto con le medesime modalità: Paul è entrato in casa ferito ad un fianco, dichiarando di essere stato aggredito sotto le loro case, diceva di essere il figlio di Sidney Poitier (cosa assolutamente falsa, visto che questo regista ha avuto soltanto figlie femmine) e li ingannava dicendo di essere stato compagno di College dei loro figli all'Università (anche questo, non vero).
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ALCUNI RIFERIMENTI CULTURALI DEL FILM E DELLE MIE RIFLESSIONI SU DI ESSI:

B)KANDINSKIJ:

Flan e Louisa hanno nel loro appartamento un famoso quadro del periodo astratto di Kandinskij. Eccolo:

 
Figura dominante in questa tela è il cerchio, simbolo del cosmo e della perfezione divina.
In realtà, il quadro che appartiene ai coniugi Kittredge è dipinto su entrambe le facciate.
Per citare Flan: 

E' una tela dipinta su entrambi i lati e in stili diversi: uno vivace e caotico, l'altro severo e geometrico. 

Lo stile severo e geometrico è rappresentato dalla composizione con i cerchi. 
Eh sì, composizione, perché numerosi dipinti di Kandinskij realizzati nella fase astratta sono intitolati "Composizioni" o anche "Improvvisazioni", come i brani musicali. In queste opere infatti, questo artista accosta macchie di colore e forme geometriche secondo un ritmo musicale.
Flan che, non dimentichiamolo, è un uomo molto colto, oltre che molto ricco, di fronte agli amici cita le opinioni sull'arte di Kandinskij, rappresentate soprattutto da questa frase:

E' evidente che la scelta dell'oggetto che è uno degli elementi dell'armonia della forma dev'essere compiuta in base alla vibrazione corrispondente nell'anima umana.

In sostanza, egli afferma che colori e forme possano infondere nell'animo dello spettatore la stessa armonia dei suoni. 
A  questo punto ho pensato ad altre due cose:

1) L'astrattismo di Piet Mondrian. Anche Mondrian non è sempre stato un pittore astrattista, da giovane ha avuto prima una fase di tardo impressionismo e poi una fase di naturalismo (=pitture di paesaggio). Gradualmente si è avvicinato alla realizzazione di forme geometriche riempite con colori primari o con tinta bianca, fino ad arrivare a questo risultato:

2) Kant e la Critica del giudizio: Kant, in quest'opera, fa delle riflessioni sul concetto di bellezza. Egli distingue il bello aderente, che imita la realtà del mondo, come ad esempio le copie romane delle statue greche, dal bello libero, unica forma di bellezza pura. Il bello libero è sganciato dalla μίμησις (mimesi) della realtà. 
Kant avrebbe probabilmente considerato "bello libero" l'astrattismo e forse anche buona parte del Surrealismo pittorico francese.

C) CITAZIONI DI FREUD:

All'interno del film, Paul cita Freud per ben due volte, mentre opera ai fornelli della cucina dei Kittredge.
Una ve la dico indirettamente: l'infanzia difficile condiziona il resto dell'esistenza.
Per voi è vero? Per Paul questa teoria freudiana "fa acqua da tutte le parti". Per me sinceramente no!
Una mia coetanea nata e cresciuta a Scampìa (periferie di Napoli) che per diverso tempo è stata violentata dal patrigno avrà una visione dell'esistenza leggermente diversa dalla mia.
Come diceva il grande Karl Gustav Jung, anch'esso successivamente citato dal petulante e invadente Paul, la psiche è una visione del mondo. Quindi, se ognuno di noi ha avuto esperienze diverse e traumi diversi, il mondo è formato da miriadi di visioni diverse del mondo, a seconda dei propri vissuti.

L'altra citazione di Freud è questa: 

La fortuna non esiste. Esiste solo quello che facciamo.

Io dico che, nel trovarsi in determinate situazioni, c'è sia la Fortuna sia la scelta dell'agire.
Non sempre scegliamo. Ecco i casi in cui a nessun umano è dato di scegliere: la famiglia in cui si nasce, la classe in cui si è inseriti, gli imprevisti drammatici(Come questo rapido diffondersi della pandemia da Covid-19, virus forse più veloce di Saetta McQueen!).
Però abbiamo, in senso kantiano, intelletto e volontà per poter raggiungere degli obiettivi. E dobbiamo servirci dello spirito critico nel prendere delle decisioni e nel chiederci la validità morale di un'azione.

D) IL GIOVANE HOLDEN:


Blogger non mi permette di incollare il video direttamente qui. Ad ogni modo vi rimando al link. E' la scena in cui Paul recensisce a modo suo Il giovane Holden di Salinger.
Paul addirittura conosce delle parti a memoria del Giovane Holden.
Poi qui sotto al link vi spiego i motivi per cui condivido ben poco di ciò che ha detto.
Il romanzo l'ho letto anch'io alcuni anni fa e mi è rimasto molto impresso.


Avete riconosciuto Will Smith, vero?
Argomentiamo? Sì, ok, argomentiamo. Una futura insegnante di Lettere non deve mai aver paura di farlo!
Ad ogni modo, questa è una scena che dovrebbe far nascere un dibattito tra gente colta che ha visto questo film e che ha letto l'unico romanzo di Salinger.

Cito parti del discorso di Paul parola per parola: 

- Odia le falsità ma non sa far altro che mentire agli altri (riferito a Holden Caulfield).
Se, da una parte, Holden non è esattamente il ritratto della sincerità, dall'altra bisogna anche comprendere che ha 16 anni e che quindi, essendo ancora adolescente e in fase di crescita, non risulta abbastanza maturo per potersi accettare. In effetti è un ragazzo che ha paura del giudizio altrui.
Holden racconta frottole anche perché gli "esempi sociali" che sperimenta al di fuori della famiglia (i compagni di collegio, certi insegnanti, certi personaggi che incontra dopo che è fuggito dal collegio, come ad esempio il professor Antolini) sono esempi negativi e malati. 
Holden non è pieno d'odio: sta male in una società malata.
Ma tu, caro Paul, che vai a famiglie ricche e racconti loro un sacco di boiate su di te, non sei forse più falso di Holden?

-Per Paul, il tema centrale dell'opera di Salinger è la paralisi emotiva. 
Sinceramente, mi sembra eccessivo paragonare il finale del Giovane Holden  con il finale di Waiting for Godot. Nel dramma di Beckett uno dei temi centrali è la paralisi. Ma non in Holden: il ragazzo vorrebbe allontanarsi da New York ma è l'amore della sorella e per la sorella che lo fa desistere dal proposito. 
Lei, Phoebe, che è una bambina di 10 anni, si presenta nel luogo di quello che sarebbe dovuto essere il loro ultimo incontro. "Voglio partire con te!", gli dice. 
Dopo una litigata le promette di non allontanarsi dalla loro città e, mentre la osserva su una giostra, si sente felice, anche se inizia a piovere. 
Questa dunque non è paralisi, è riscoperta di un legame, di un rapporto che fa stare bene.

-Caro Paul, ti ricordo l'epilogo di questo libro: poco dopo Holden si ammala di tubercolosi e, una volta guarito, entra in analisi. E secondo Jung, a che serve l'analisi se non a migliorare se stessi e a capire meglio se stessi?
Diventa ciò che sei consigliava Jung. Cioè: diventa te stesso al di là di ciò che la società esige da te.

-La morte dell'immaginazione nel nostro tempo. Nemmeno questo condivido! 
I romanzi e i film di fantascienza ci sono ancora, i romanzi di magia e fantastici ci sono ancora, tanto per cominciare, e lo ammetti anche tu, caro mio! 
E in certi casi presentano aspetti e tematiche che non sono nemmeno così distanti dal reale!
Non sono d'accordo sul fatto che ai nostri giorni consideriamo l'immaginazione come al di fuori di noi. Tutti abbiamo un mondo dentro, tutti abbiamo avuto le nostre fantasie e i nostri ideali mondi segreti in cui rifugiarci quando eravamo bambini. Tutti sappiamo che l'immaginazione nasce e si sviluppa dentro di noi ed è una parte di noi.
"Consideriamo l'immaginazione come qualcosa al di fuori di noi" è quindi una frase che secondo me non ha senso.
E poi, è utile rilevare che l'immaginazione non caratterizza soltanto la fantascienza o la magia, ma anche alcune opere autobiografiche. Prendiamo ad esempio Il sistema periodico
di Levi: in Vanadio, penultimo racconto, si narra di una corrispondenza epistolare tra Levi e uno dei suoi ex aguzzini di Auschwitz, che nella realtà si chiamava Meyer mentre nel libro è designato come dottor Muller.
Altro aspetto non corrispondente al reale: nel racconto la corrispondenza epistolare avviene per una questione aziendale (come correggere certe vernici? Con una piccola dose di naftetato di Vanadio) mentre nella realtà è avvenuta perché un'amica tedesca di Levi si è messa sulle tracce di Muller/Meyer.

Sono un'idea condivido: l'immaginazione come passaporto che permette di riscoprire l'unicità di ciascuno.

E) SEI GRADI DI SEPARAZIONE:

La teoria dei sei gradi di separazione in semiotica e in sociologia è un'ipotesi secondo la quale ogni persona può essere collegata a qualunque altra attraverso una catena di conoscenze e relazioni con non più di 6 intermediari.


F) LA PENULTIMA SCENA:

I coniugi Kittredge sono dei commercianti di quadri. 
Vale la pena di soffermarsi a riflettere sulla penultima scena. Paul è davvero sparito dalla vita delle coppie newyorkesi molto benestanti.


Lei è molto dura con se stessa. Le frasi che pronuncia per parlare della sua vita sono una più terribile dell'altra:

1) C'è del colore nella mia vita, non so se ci sia una struttura.

2) Sono un collage di pennellate senza senso.

3) Sono un colore dato a caso.

Cosa vuole dire con queste metafore negative? E' stato del tutto negativo il ricordo che Paul ha lasciato nella vita di Louisa?
In realtà no: questa conoscenza è servita alla donna per farla riflettere e per farle comprendere "di che pasta è fatta" la sua vita. 
La sua vita ha dei colori: lei ha fatto delle scelte (come ad esempio il matrimonio e i figli) e sa provare degli stati d'animo (nel corso del film questa signora risulta piuttosto emotiva, con i suoi scatti d'ansia, o di nervoso o di stupore). 
Però è una vita dalla struttura fragile, forse inconsistente: ha perduto l'essenziale. Non è che sia una donna sola, intendiamoci, è che non ha più sperimentato la ricchezza di certi rapporti umani ed è immersa in un presente fatto di lusso e di agi che le ha fatto dimenticare la vitalità e la curiosità anche intellettuale che dovrebbe essere tipica della gioventù.
Pochi minuti prima infatti, Louisa ammette di essersi sentita, per una sera, quasi una madre per Paul, mentre con i suoi figli al College non aveva più alcun tipo di rapporto da alcuni anni.

Vivi veramente? Sei veramente consapevole di ciò che sei e di ciò che hai? 
Sai dare un senso a ciò che ti capita?
Questo per me è il messaggio che fa da colonna portante al film.


"ESTATE"- G. PARISE:

E con questo racconto siamo a quota 11; e siccome è l'ultima settimana di maggio, concludo questa rassegna, durata per tutta la stagione primaverile, di racconti e analisi di racconti pubblicati sul Drive.
Comunque questa mia nuova consuetudine continuerà in un futuro prossimo, ma con ritmi diversi: uno al mese.
Per un po' di tempo di racconti qui, supplementari ai post, non ne vedrete più.
Però anche questo mi è servito: a esercitarmi ulteriormente con le analisi dei testi e a trascorrere questa incredibile quantità di tempo libero di questi ultimi due mesi e mezzo.
E poi... spero si piaciuto anche a buona parte di voi, magari perché avete avuto modo di leggere e di conoscere racconti, opere e/o autori di cui prima ignoravate l'esistenza.





21 maggio 2020

Isaac Newton:

Eh... alla fine me ne sono accorta: vi avevo promesso, dieci giorni fa e nel post precedente, l'analisi di tre componimenti del Codex Buranus ma alla fine ne ho trattati soltanto due. Portate pazienza: sui miei documenti c'è scritto 26/09/1995... Inizio a perdere colpi! Comunque, prima della fine di giugno dedicherò un post dedicato soltanto al lungo carmen buranus 70, quel componimento decisamente lungo e pieno di richiami alla classicità (ma vedrete che bello che è).

Credo di poter intuire a cosa state pensando in questo preciso momento: "Ma come le è venute l'idea di un post un po' scientifico?".
Per vari motivi che elenco qui sotto:

-Sto preparando anche un esame di Storia della critica letteraria, disciplina che è molto legata agli autori della filosofia occidentale operativi nel periodo Sette-Novecento. Tra questi c'è anche l'ostico Immanuel Kant che, a quanto pare, nel suo periodo di formazione accademica, è stato influenzato anche dalla fisica di Newton.

-La fisica e la chimica le capisco meglio adesso rispetto a quando ero al liceo. In questi ultimi anni ho avuto a che fare anche con amici e "mezzi morosi" quasi tutti iscritti a facoltà scientifiche. E, ad un tratto, cioè, da un annetto a questa parte, mi è venuta voglia di riprendere degli argomenti scientifici e di cercare punti di contatto tra le mie materie e le loro.

-Il primo esame di questa sessione per me è Storia dell'italiano letterario. Tra i libri in programma c'è anche Il sistema periodico di Levi: 21 capitoli, tutti portano il nome di un elemento della tavola periodica.

Da adesso in avanti scriverò qualcosa anche di scientifico.

Non ho libri né articoli sottomano mentre scrivo, spero di fare tutto bene.
Anche le immagini e i grafici mi hanno aiutata a comprendere.

BIOGRAFIA DI NEWTON (in realtà mi sono fermata al 1666):

Isaac Newton era nato a Woolsthorpe, in Inghilterra, il giorno di Natale del 1642.
Nel 1661 era entrato al Trinity College di Cambridge. I suoi studi erano proseguiti serenamente
fino al giugno 1665 quando, a causa di un'epidemia di peste scoppiata a Cambridge, la sua università era stata chiusa.
Negli anni 1664-1666, Newton aveva maturato, tra gli studi universitari e l'isolamento a Woolsthorpe causa epidemia, delle teorie brillanti: in matematica a lui si è sempre attribuita l'invenzione del calcolo infinitesimale, che sostanzialmente è un metodo per calcolare le aree di figure qualsiasi. 
Invece, per quel che riguarda la fisica (all'epoca però non si chiamava fisica, ma "filosofia naturale"), inizia a riflettere sulla natura e sul colore della luce: la luce bianca è in realtà un miscuglio di raggi di colori diversi, deviati in modi diversi se li si fa incidere su un prisma di vetro. E' questa la dispersione della luce.
Da ciò deriva che l'arcobaleno nasce dalla dispersione della luce.


Ben diversa è invece la rifrazione, fenomeno che avviene nel caso in cui un raggio di luce passi da un mezzo trasparente ad un altro, cioè, quando ad esempio passa dall'aria all'acqua.


Per la rifrazione c'è la legge di Snell, che descrive quanto i raggi sono deviati quando passano da un mezzo a un altro. Se il raggio proviene da una regione con indice di rifrazione  ed entra in un mezzo con indice  gli angoli di incidenza  e di rifrazione  sono legati dall'espressione (  e  sono le velocità nei mezzi) :


Sempre negli anni 1664-1666, Newton aveva avuto modo di riflettere sul rapporto tra la forza centrifuga della Luna nel moto attorno alla Terra e la forza di gravità con cui la Terra attrae la Luna, e aveva compreso che la forza con cui i pianeti erano e sono legati al Sole varia come l'inverso del quadrato della distanza dal Sole.

 GLI STUDI DI ALCHIMIA:

E qui, Newton smentisce Cartesio. 
Cartesio, circa un secolo prima, sosteneva che la
materia fosse incapace di esercitare attrazione e repulsione.
Per Newton invece, le particelle della materia sono in grado di interagire tra di loro. Con questo poneva le basi della teoria della gravitazione universale.

LE DUE OPERE FONDAMENTALI DI NEWTON:

Sono I Principia (1687) e L'Ottica (1704). 

I PRINCIPIA:

I Principia sono considerati la base della matematica moderna. In quest'opera, Newton scrive che la forza non è qualcosa che i corpi posseggono ma qualcosa che agisce dall'esterno e modifica il loro moto.

Proprio nei Principia compaiono le tre leggi della dinamica (dal greco δυναμις), studia come si muovono i corpi :

1) Il principio di inerzia: Era già stato intuito da Galilei, il quale aveva notato che la velocità di un corpo posto su un piano orizzontale rimaneva costante (a meno che non agiscano forze d'attrito). Se il corpo salisse lungo un piano inclinato diminuirebbe la sua velocità, mentre invece, se scendesse lungo un piano inclinato, la sua velocità aumenterebbe.
Comunque, consiste in questo: un punto materiale che si muove a velocità costante subisce una forza pari a zero. Quindi: i corpi e gli oggetti che si muovono a velocità costante lo fanno per inerzia.

2) Il principio fondamentale della dinamica: 

Eccolo qui, riassunto in una formula F= ma, dove F sta per Forza, misurata in Newton, m per massa, misurata in kg, a per accelerazione, misurata in metri al secondo.
Una forza applicata a un corpo determina su di esso un’accelerazione che è direttamente proporzionale alla forza stessa e inversamente proporzionale alla sua massa.

3) Azione-reazione (?):   


F (A che esercita una forza su B)= -F (B che esercita una forza su A).
La forza che A esercita su B è opposta in verso a quella esercitata da B su A.

COMMENTO AD UNA FRASE CONTENUTA NEI PRINCIPIA:

Io non so come il mondo mi vedrà un giorno. Per quanto mi riguarda, 
mi sembra di essere un ragazzo che gioca sulla spiaggia e trova di tanto in tanto una pietra o una conchiglia, più belli del solito, mentre il grande oceano della verità resta sconosciuto davanti a me.


-La pietra e la conchiglia più belli del solito secondo me rappresenterebbero delle intuizioni, forse anche tutti quegli elementi della natura su cui è interessante riflettere e lavorare.
-L'oceano della verità che resta sconosciuto rimanderebbe invece ai limiti dell'intelletto umano.

L'OTTICA:

L'Ottica, trattato da cui nasce la moderna fisica sperimentale, dà una definizione di luce: la luce è formata da un'infinità di particele emesse da un corpo in tutte le direzioni.
I corpi luminosi emettono luce, per questo vengono detti anche "sorgenti".
I corpi illuminati invece possono essere opachi e in questo caso, non si lasciano attraversare dalla luce, come ad esempio gli scuri di legno di una finestra (ho detto gli scuri, non i vetri).
Poi ci sono i corpi trasparenti, come il vetro, che si lasciano attraversare dalla luce e infine i traslucidi che, pur facendo passare la luce, non permettono all'occhio umano di distinguere la forma degli oggetti (un esempio è il materiale pergamenaceo).

LA FAVOLA DEI SUONI, GALILEO GALILEI:

Cartella 10 :-) !





11 maggio 2020

Il "Codex Buranus" e alcuni tra i Carmina veris et amoris:


Forse alcuni di voi conoscono questi componimenti scritti in epoca medievale (la maggior parte di essi, nel XII° secolo).
O forse li avete sentiti nominare qualche volta.

A) IL CODEX BURANUS:


Quando si parla di Carmina Burana si intende una silloge di 228 componimenti. Alcuni di essi sono in latino, altre in medio-alto tedesco. In effetti si tratta di composizioni redatte prevalentemente in area franco-germanica. Alcuni possono essere attribuiti (con probabilità o con certezza) ad autori precisi, altri invece, la maggior parte, sono di autori anonimi.
Il Codex Buranus è stato scoperto nel 1801 presso una biblioteca di Monaco di Baviera. Provenivano dall'Abbazia di Benediktbeuern, fondata tra il 730 e il 740 da San Bonifacio.
E doveroso precisare che non si tratta soltanto di Carmina amoris (cioè di poesie d'amore in cui questo sentimento forte è spesso inserito in un quadro primaverile o estivo) ma che ci sono anche dei Carmina moralia (i primi 55) e dei Carmina potatorum, che esaltano la taverna e gli effetti del vino (da 187 a 226).
I Carmina 227-228 pare siano stati aggiunti più tardi, nel XIV° secolo. 
Molti di questi componimenti sono stati messi in musica e, è bello dirlo, il Codex Buranus è stato abbellito anche con delle miniature che raffigurano o i temi del vino e del gioco, oppure scene amorose: ce n'è una relativa all'episodio di Enea e Didone. Ad ogni modo, la miniatura più famosa è quella sulla Ruota della Fortuna, alla quale sono stati appesi i sovrani Federico II di Svevia ed Enrico VI.

I componimenti che preferisco sono quelli amorosi, e su alcuni di essi mi piacerebbe ora concentrarmi. In questi ultimi giorni ne ho letti, tradotti e analizzati alcuni di mia iniziativa. Ve li propongo. Comunque, sul sito della Biblioteca Augustana latina potete trovarli tutti quanti. Però per capirli e per gustarveli dovete sapere il latino o il tedesco medievale, perché non ci sono traduzioni.
In questo post vorrei presentarvi due composizioni poetiche che il nostro professore non ha trattato o comunque deve ancora trattare... 
Senza nulla togliergli perché a mio avviso è comunque bravissimo.

Precisazione: la sigla CB è abbreviazione, nel corso di queste analisi che seguono, di "Carmen Buranus".

B) CARMEN BURANUS 143:

In questa sede analizzo soltanto il CB143 perché il CB143a è in tedesco medievale.


Ecce gratum

et optatum
ver reducit gaudia:
purpuratum
floret pratum
sol serenat omnia.
Iam iam cedat tristia!
Estas redit,
nunc recedit
hiemis sevitia.


Iam liquescit

et decrescit

grando, nix et cetera;

bruma fugit,

et iam sugit

veris tellus ubera.

illi mens est misera,

qui nec vivit

nec lascivit

sub estatis dextera!

 


Gloriantur

et letantur

in melle dulcedinis,

qui conantur,

ut utantur

premio Cupidinis.

simus iussu Cypridis

gloriantes

et letantes

pares esse Paridis!


Iniziamo dalla metrica: E' regolare. Questa poesia è formata da tre strofe di 10 versi ciascuna. In tutte e tre le strofe, i versi 1-2-4-5-8-9 sono quadrisillabi, mentre i versi 3.6-7-10 sono settenari, o, se preferite, eptasillabi (επτά è sette in greco).
La mia traduzione (non letterale):
Ecco, la primavera
gradita e piacevole
richiama alle gioie:
fiorisce il prato
rivestito di viole,
il sole rasserena ogni cosa.
Ormai ormai se ne va la tristezza!
L'estate si avvicina,
ora svanisce il rigido inverno.

Ormai si sciolgono
e svaniscono
la grandine, la neve e tutto ciò
che è tipico del clima freddo:
scompare la brina,
e già la terra si nutre
della fertilità della primavera.
E' infelice l'animo 
di colui che non vive
né si lascia andare ai piaceri dell'estate!

Si compiacciano
e si rallegrino in una dolcezza 
pari a quella del miele,
coloro che tentano di ottenere
il premio di Cupido.
Per volere di Venere
siamo lieti e felici
al pari di Paride!


Prima strofa: Ragioniamo su un paio di parole presenti nel testo latino. La prima su cui mi soffermo è "gaudia", plurale di "gaudium", gioia, sostantivo neutro della seconda declinazione latina. "Exultare gaudio" significa "saltare di gioia", "lacrimare gaudio" invece "piangere di gioia". Nella vita un po' tutti noi abbiamo queste reazioni, di fronte a traguardi raggiunti, di fronte ad eventi particolarmente toccanti o emozionanti.
"Purpuratum" è participio di "purpurasco" (diventare violaceo). L'aggettivo "purpureus" porta due significati: "violetto" e anche "di color porpora". Per questo ho tradotto "rivestito di viole".
Prima dicevo: non tutti i Carmina veris et amoris hanno come sfondo un locus amoenus, ovvero, un paesaggio mite primaverile o estivo. Il CB83, scritto da Pietro di Blois, nella prima strofa presenta un'ambientazione invernale, novembrina:

      Sevit aure spiritus,

et arborum

come fluunt penitus

vi frigorum;

silent cantus nemorum.

nunc torpescit vere solo

fervens amor pecorum;

semper amans sequi nolo

novas vices temporum

bestiali more.


Si infuria il gelido vento
e le foglie degli alberi
si staccano del tutto
a causa della violenza del freddo,
tace il canto degli uccelli nei boschi.
Ora si intorpidisce, 
mentre era forte soltanto in primavera,
l'istinto sessuale degli animali
io che amo sempre non voglio
seguire i continui cambiamenti delle stagioni
come è abitudine degli animali.





Ultima considerazione-riflessione riguardo alla prima strofa: sembra quasi che l'inverno sia identificato con la tristezza. Ma per noi l'inverno è soltanto una stagione triste e grigia? E' soltanto la stagione della morte della Natura? No: a me alla fine piace anche l'inverno. Il 25 dicembre è Natale, il 31 dicembre è capodanno. Già questi due giorni sono giorni gioiosi, che danno la speranza alle persone, la gioia della condivisione con parenti e amici... E' vero, in inverno le giornate sono decisamente brevi... ma i tramonti soleggiati in inverno sono uno spettacolo mozzafiato! Sono fatti di luci soffuse e dolci, delicate, di un arancio tenue mescolato ad un po' di giallo e di rosa... 
I tramonti invernali assomigliano agli occhi di un ragazzo che sa vivere ed emozionarsi, che sa custodire dentro di sé emozioni e sentimenti che valgono la pena di essere vissuti e interiorizzati.

Seconda strofa:   Qui mi soffermo su alcune parole. "Nix, nivis" è la neve. "Niveus", aggettivo, significa "nevoso". Poi c'è "ubera", altro neutro plurale da "uber", vocabolo strettamente legato alla fertilità e alla fecondità femminile, oltre che a quella primaverile. "Uber" è anche aggettivo: "ager uber" significa "campo fertile".

E' infelice l'animo 
di colui che non vive
né si lascia andare ai piaceri dell'estate!

Questa appare quasi come una sentenza. E io penso si tratti non soltanto dell'estate meteorologica ma anche esistenziale. L'estate della vita... cioè la giovinezza, l'età adulta... l'età in cui si dovrebbero spendere tutte le proprie energie su famiglia, lavoro, amore.

Terza strofa:  "Utor" regge solitamente l'ablativo e sta per "servirsi di", "avere", "ottenere". Soltanto in quest'ultima strofa appaiono dei riferimenti mitologici: il primo è riservato a Cupido, figlio di venere, dio dell'amore e del desiderio sessuale. Cipride è un soprannome di Venere.
Nell'Iliade, Paride è figlio di Priamo, l'amante di Elena di Troia. Credo che molti di voi abbiano presente l'episodio mitico del giudizio di Paride: chiamato a scegliere chi delle tre, fra Era, Atena e Afrodite, fosse la più bella, egli aveva scelto Afrodite, la quale gli aveva promesso come ricompensa l'amore ricambiato della donna più bella del mondo.

Si compiacciano
e si rallegrino in una dolcezza 
pari a quella del miele,
coloro che tentano di ottenere
il premio di Cupido.


L'amore dolce come il miele o addirittura più del miele compare più volte nei testi dei Carmina Burana.
Anche nel Cantico dei Cantici, e cito una piccola parte in latino (Canticus Canticorum, 4, 11): Favus distillans labia tua, sponsa, mel et lac sub lingua tua...

C) CARMEN BURANUS 81:














Refl.


Solis iubar nituit,

nuntians in mundum
quod nobis emicuit
tempus letabundum.
Ver, quod nunc apparuit,
dans solum fecundum,
salutari meruit
per carmen iocundum.


Ergo nostra contio

psallat cum tripudio

dulci melodia!

 

2.

Fugiente penitus

hiemis algore

spirat ether tacitus

estu gratiore.

discendente celitus

salutari rore

fecundatur funditus

tellus ex humore.

Refl.


Ergo nostra contio

psallat cum tripudio

dulci melodia!

 

3.

Sol extinctus fuerat,

modo renitescit;

frigus invaluerat,

sed modo tepescit;

nix, que nos obruerat,

ex estu liquescit;

qui prius aruerat,

campus revirescit.


Refl.

Ergo nostra contio

psallat cum tripudio

dulci melodia!

 

4.

Philomena stridula

voce modulatur;

floridum alaudula

tempus salutatur.

anus, licet vetula,

mire petulatur;

lascivit iuvencula,

cum sic recreatur.


Refl.

Ergo nostra contio

psallat cum tripudio

dulci melodia!


Come vedete, c'è un ritornello che si ripete alla fine di ogni strofa. E' costituito da due versi settenari e un senario. Lo traduco subito:

Ergo nostra contio

psallat cum tripudio

dulci melodia!


Per questo il nostro raduno
risuona con danze
in un'atmosfera di soavi melodie!

"Psallat" è l'indicativo presente di "psallo", "cantare, risuonare".
Ecco, qui compare il motivo dei raduni giovanili in primavera, delle danze delle giovani. Qualcosa di simile c'è anche nel CB151, attribuito a Pietro Abelardo. 
Ma un po' più avanti spiegherò meglio di cosa si tratta. Intanto traduco anche le strofe:

Lo splendore del sole rifulge
nel momento in cui si manifesta nel mondo,
motivo per cui per noi
inizia il momento di gioire.
La primavera, dato che ora appare,
dona all'umanità un sole fecondo,
e merita di essere accolta
con lieti canti.

Nel freddo del pieno inverno che svanisce,
soffia un vento leggero che in estate
è più gradito.
Le radici della terra
vengono fecondate
dall'umidità,
mentre la gradevole rugiada
scende rapidamente.

Il sole era stato spento,
ora risplende,
prima il freddo aveva assunto vigore,
ma ora inizia a placarsi;
la neve, che prima ci copriva,
si scioglie a causa di quel calore
che la scorsa estate
aveva inaridito (la Natura),
mentre ora (il calore)
fa rifiorire la campagna.

La stridula rondine 
modula la voce,
l'allodola rende omaggio
con il suo canto
alla stagione fiorente.
Una vecchia,
sebbene anziana,
meravigliosamente si muove danzando,
la giovinetta si lascia andare alla gioia
quando (la vecchia) così si rianima.

Metrica: 4 strofe di otto versi ciascuna, senari e settenari. 
Schema rimico: Prima strofa= ABABABAB/ Seconda strofa= CDCDCDCD/ Terza strofa=EFEFEFEF/ Quarta strofa= GHGHGHGH.

Prima strofa:  Notate quel "iubar"? In questo Carmen indica lo splendore del sole, ma, in CB 62, la stessa identica parola indica lo splendore del Vespero: "Iubar Hesperi", è scritto all'inizio della seconda strofa. 

Seconda strofa: "Algore", ablativo di "algor, algoris". "Algor" significa "freddo intenso", è proprio riferito al freddo del periodo dicembre-gennaio. Il verbo corrispondente è "algeo" (=sentire freddo) e l'aggettivo corrispondente "algido", "freddo, ghiacciato".
Eco, l'algor, algoris mi fa venire in mente alcuni versi di un componimento di Zanzotto intitolato Paesaggi primi, inserito nella raccolta Vocativo:

Dal tuo pennello fervido
ma talvolta più algido che specchi
che cieli perduti nei cieli, lavorano di luci
e muschi i paradisi e i presepi (...)


E' una poesia dedicata al padre Giovanni, pittore. Il pennello è fervido e al contempo algido. Algido però sta qui per "preciso", di una precisione quasi fredda, che rasenta l'esattezza nella sua mimesi del paesaggio che si sta dipingendo.

Terza strofa: Anche qui, appare il contrasto tra natura invernale e natura primaverile. 

Lessico del paesaggio invernaleLessico della primavera e dell'estate: 
 
frigus (freddo)

nix
(neve)




aestus
(calore) 

aresco
(inaridire)

reviresco
(rinverdire)


L'inaridire è tipico di luglio e di agosto, mesi in cui il caldo diventa anche opprimente con l'afa. Il "rinverdire" della natura invece è tipico dei bellissimi marzo e aprile.
Altra annotazione lessicale: qui c'è "campus", che vale per "campo, campagna". E' sinonimo di "ager", sostantivo che nella latinità classica era decisamente più frequente. ἀγρός il suo corrispondente greco.

Strofa quarta: Oh ecco un po' di mitologia, anche qui verso la fine: Filomena era la sorella di Progne. Era stata violentata da Tereo, suo cognato il quale, per impedirle di riferire a qualcuno l'accaduto, le aveva tagliato la lingua. Tuttavia, Filomena era riuscita a raccontare l'accaduto alla sorella attraverso un ricamo. Progne, capendo la raffigurazione, per vendetta verso il marito aveva ucciso il figlio Iti. 
Filomena corrisponde alla rondine ( nelle Metamorfosi di Ovidio era stata trasformata in rondine).

L'allodola= Nella famosa tragedia di Shakespeare Romeo e Giulietta, di ambientazione scaligera, l'allodola (Atto III°, scena quinta) è "messaggera del mattino". All'udire il canto dell'allodola, Romeo deve partire e lasciare la stanza di Giulietta.
Danze e melodie sono già presenti nel ritornello di questo Carmen. In quest'ultima strofa, non si parla di una schiera di ragazze che danzano o che ballano. Ci sono una donna anziana e una giovinetta (la "iuvencula").

Accennavo sopra al CB151. Qui, il motivo della danza festosa occupa due strofe su cinque (la terza e la quarta). Eccole qui:

Aves dulci melodia

sonant garrule,

omni via  voce pia

volant sedule,

et in nemore

frondes, flores  et odores

sunt; ardescunt iuniores

hoc in tempore.

 


Congregatur, augmentatur

cetus iuvenum,

adunatur, colletatur

chorus virginum;

et sub tilia

ad choreas Venereas

salit mater, inter eas

   sua filia.


Si radunano, si accrescono
le schiere dei giovani
e con loro si raduna e si riunisce
il coro delle giovani ragazze
e fra le ombre dei tigli
tra i cori che inneggiano all'amore
c'è una madre, tra le ragazze 
sua figlia.

Una (delle ragazze)
è superiore alle altre,
per lei supplico la Fortuna
affinché me la conceda
luna splendente, di bell'aspetto
per la quale sono ferito,
mentre mi sciolgo in sospiri.
Prediletta, semplice, giusta,
è entrata nel mio cuore
sconfiggendo la tristezza.


Si parla di tigli nella terza strofa. Sono gli alberi tipici della poesia amorosa scritta nel Medioevo. E' all'ombra dei tigli che si svolgono danze e canti.
E in questo contesto, sembra quasi che il poeta, nel notare la figura della madre, provi ammirazione per lei. 
Mentre nel CB81 c'è una "vetula anus" decisamente avanti negli anni, qui invece, nel CB151, c'è una madre, una donna  intorno ai 37-40 anni per cui, una donna non certamente vecchia, ma ancora sessualmente appetibile, se consideriamo la precocità dell'età dei matrimoni nel Medioevo.

SENZA COLORI, CALVINO, QUINTA COSMICOMICA:

Venerdì sera c'è stata la preghiera giovani sul canale Youtube del Cpag. Bellissima! I discorsi di Don Giampaolo mi hanno fatto pensare a questo racconto di Calvino. 
L'avevo scritto in un post di circa un mese e mezzo fa ma...lo riscrivo: le Cosmicomiche sono un libro di 12 racconti scritti nei primi anni '60. Il protagonista e narratore è l'ormai antichissimo (antico come l'origine dell'Universo) Qfwfq che racconta gli episodi più salienti della sua vita, collegati all'evoluzione dell'Universo e alle trasformazioni della Terra.
Sono COSMICOMICHE perché in esse c'è l'elemento scientifico-geologico o astronomico- ma questo è sempre legato alla sfrenata fantasia dell'autore, che talvolta sfocia anche nell'umorismo.