28 maggio 2020

"Sei gradi di separazione", film piuttosto ricco di richiami culturali:


E' un film del 1993, facilissimo da reperire (l'ho visto l'altro ieri in streaming gratuito e in lingua italiana!) e pieno di riferimenti soprattutto per quel che riguarda la cultura europea e americana del  Novecento.

A) TRAMA:

Una sera a New York, in un lussuoso attico, Louisa e Flan Kittredge vengono sorpresi dall'arrivo di Paul, un giovane nero, neolaureato e ferito al fianco, che si spaccia per un compagno di studi dei loro due figli, e figlio di Sidney Poitier. 
Nel giro di una sola sera, Paul "conquista" i due coniugi con la sua vasta cultura, la sua vivace (fin troppo!) parlantina e le sue abilità culinarie.  
Il "brillante" giovane non solo si ferma a cena da loro ma addirittura anche la notte. 
Ma al mattino, i Kittredge sorprendono il giovane nel loro letto con un altro ragazzo bianco entrambi vengono cacciati da casa. 
Ma il ricordo di quel giovane ossessiona i Kittredge, che nei giorni seguenti, durante una festa di matrimonio, ne parlano con delle coppie di loro amici. Vengono a scoprire qualcosa di sorprendente: ad esempio, che anche gli amici Kitty e Larkin hanno avuto la visita di Paul, unitamente a un medico, il dottor Fine.
E tutti lo hanno conosciuto con le medesime modalità: Paul è entrato in casa ferito ad un fianco, dichiarando di essere stato aggredito sotto le loro case, diceva di essere il figlio di Sidney Poitier (cosa assolutamente falsa, visto che questo regista ha avuto soltanto figlie femmine) e li ingannava dicendo di essere stato compagno di College dei loro figli all'Università (anche questo, non vero).
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ALCUNI RIFERIMENTI CULTURALI DEL FILM E DELLE MIE RIFLESSIONI SU DI ESSI:

B)KANDINSKIJ:

Flan e Louisa hanno nel loro appartamento un famoso quadro del periodo astratto di Kandinskij. Eccolo:

 
Figura dominante in questa tela è il cerchio, simbolo del cosmo e della perfezione divina.
In realtà, il quadro che appartiene ai coniugi Kittredge è dipinto su entrambe le facciate.
Per citare Flan: 

E' una tela dipinta su entrambi i lati e in stili diversi: uno vivace e caotico, l'altro severo e geometrico. 

Lo stile severo e geometrico è rappresentato dalla composizione con i cerchi. 
Eh sì, composizione, perché numerosi dipinti di Kandinskij realizzati nella fase astratta sono intitolati "Composizioni" o anche "Improvvisazioni", come i brani musicali. In queste opere infatti, questo artista accosta macchie di colore e forme geometriche secondo un ritmo musicale.
Flan che, non dimentichiamolo, è un uomo molto colto, oltre che molto ricco, di fronte agli amici cita le opinioni sull'arte di Kandinskij, rappresentate soprattutto da questa frase:

E' evidente che la scelta dell'oggetto che è uno degli elementi dell'armonia della forma dev'essere compiuta in base alla vibrazione corrispondente nell'anima umana.

In sostanza, egli afferma che colori e forme possano infondere nell'animo dello spettatore la stessa armonia dei suoni. 
A  questo punto ho pensato ad altre due cose:

1) L'astrattismo di Piet Mondrian. Anche Mondrian non è sempre stato un pittore astrattista, da giovane ha avuto prima una fase di tardo impressionismo e poi una fase di naturalismo (=pitture di paesaggio). Gradualmente si è avvicinato alla realizzazione di forme geometriche riempite con colori primari o con tinta bianca, fino ad arrivare a questo risultato:

2) Kant e la Critica del giudizio: Kant, in quest'opera, fa delle riflessioni sul concetto di bellezza. Egli distingue il bello aderente, che imita la realtà del mondo, come ad esempio le copie romane delle statue greche, dal bello libero, unica forma di bellezza pura. Il bello libero è sganciato dalla μίμησις (mimesi) della realtà. 
Kant avrebbe probabilmente considerato "bello libero" l'astrattismo e forse anche buona parte del Surrealismo pittorico francese.

C) CITAZIONI DI FREUD:

All'interno del film, Paul cita Freud per ben due volte, mentre opera ai fornelli della cucina dei Kittredge.
Una ve la dico indirettamente: l'infanzia difficile condiziona il resto dell'esistenza.
Per voi è vero? Per Paul questa teoria freudiana "fa acqua da tutte le parti". Per me sinceramente no!
Una mia coetanea nata e cresciuta a Scampìa (periferie di Napoli) che per diverso tempo è stata violentata dal patrigno avrà una visione dell'esistenza leggermente diversa dalla mia.
Come diceva il grande Karl Gustav Jung, anch'esso successivamente citato dal petulante e invadente Paul, la psiche è una visione del mondo. Quindi, se ognuno di noi ha avuto esperienze diverse e traumi diversi, il mondo è formato da miriadi di visioni diverse del mondo, a seconda dei propri vissuti.

L'altra citazione di Freud è questa: 

La fortuna non esiste. Esiste solo quello che facciamo.

Io dico che, nel trovarsi in determinate situazioni, c'è sia la Fortuna sia la scelta dell'agire.
Non sempre scegliamo. Ecco i casi in cui a nessun umano è dato di scegliere: la famiglia in cui si nasce, la classe in cui si è inseriti, gli imprevisti drammatici(Come questo rapido diffondersi della pandemia da Covid-19, virus forse più veloce di Saetta McQueen!).
Però abbiamo, in senso kantiano, intelletto e volontà per poter raggiungere degli obiettivi. E dobbiamo servirci dello spirito critico nel prendere delle decisioni e nel chiederci la validità morale di un'azione.

D) IL GIOVANE HOLDEN:


Blogger non mi permette di incollare il video direttamente qui. Ad ogni modo vi rimando al link. E' la scena in cui Paul recensisce a modo suo Il giovane Holden di Salinger.
Paul addirittura conosce delle parti a memoria del Giovane Holden.
Poi qui sotto al link vi spiego i motivi per cui condivido ben poco di ciò che ha detto.
Il romanzo l'ho letto anch'io alcuni anni fa e mi è rimasto molto impresso.


Avete riconosciuto Will Smith, vero?
Argomentiamo? Sì, ok, argomentiamo. Una futura insegnante di Lettere non deve mai aver paura di farlo!
Ad ogni modo, questa è una scena che dovrebbe far nascere un dibattito tra gente colta che ha visto questo film e che ha letto l'unico romanzo di Salinger.

Cito parti del discorso di Paul parola per parola: 

- Odia le falsità ma non sa far altro che mentire agli altri (riferito a Holden Caulfield).
Se, da una parte, Holden non è esattamente il ritratto della sincerità, dall'altra bisogna anche comprendere che ha 16 anni e che quindi, essendo ancora adolescente e in fase di crescita, non risulta abbastanza maturo per potersi accettare. In effetti è un ragazzo che ha paura del giudizio altrui.
Holden racconta frottole anche perché gli "esempi sociali" che sperimenta al di fuori della famiglia (i compagni di collegio, certi insegnanti, certi personaggi che incontra dopo che è fuggito dal collegio, come ad esempio il professor Antolini) sono esempi negativi e malati. 
Holden non è pieno d'odio: sta male in una società malata.
Ma tu, caro Paul, che vai a famiglie ricche e racconti loro un sacco di boiate su di te, non sei forse più falso di Holden?

-Per Paul, il tema centrale dell'opera di Salinger è la paralisi emotiva. 
Sinceramente, mi sembra eccessivo paragonare il finale del Giovane Holden  con il finale di Waiting for Godot. Nel dramma di Beckett uno dei temi centrali è la paralisi. Ma non in Holden: il ragazzo vorrebbe allontanarsi da New York ma è l'amore della sorella e per la sorella che lo fa desistere dal proposito. 
Lei, Phoebe, che è una bambina di 10 anni, si presenta nel luogo di quello che sarebbe dovuto essere il loro ultimo incontro. "Voglio partire con te!", gli dice. 
Dopo una litigata le promette di non allontanarsi dalla loro città e, mentre la osserva su una giostra, si sente felice, anche se inizia a piovere. 
Questa dunque non è paralisi, è riscoperta di un legame, di un rapporto che fa stare bene.

-Caro Paul, ti ricordo l'epilogo di questo libro: poco dopo Holden si ammala di tubercolosi e, una volta guarito, entra in analisi. E secondo Jung, a che serve l'analisi se non a migliorare se stessi e a capire meglio se stessi?
Diventa ciò che sei consigliava Jung. Cioè: diventa te stesso al di là di ciò che la società esige da te.

-La morte dell'immaginazione nel nostro tempo. Nemmeno questo condivido! 
I romanzi e i film di fantascienza ci sono ancora, i romanzi di magia e fantastici ci sono ancora, tanto per cominciare, e lo ammetti anche tu, caro mio! 
E in certi casi presentano aspetti e tematiche che non sono nemmeno così distanti dal reale!
Non sono d'accordo sul fatto che ai nostri giorni consideriamo l'immaginazione come al di fuori di noi. Tutti abbiamo un mondo dentro, tutti abbiamo avuto le nostre fantasie e i nostri ideali mondi segreti in cui rifugiarci quando eravamo bambini. Tutti sappiamo che l'immaginazione nasce e si sviluppa dentro di noi ed è una parte di noi.
"Consideriamo l'immaginazione come qualcosa al di fuori di noi" è quindi una frase che secondo me non ha senso.
E poi, è utile rilevare che l'immaginazione non caratterizza soltanto la fantascienza o la magia, ma anche alcune opere autobiografiche. Prendiamo ad esempio Il sistema periodico
di Levi: in Vanadio, penultimo racconto, si narra di una corrispondenza epistolare tra Levi e uno dei suoi ex aguzzini di Auschwitz, che nella realtà si chiamava Meyer mentre nel libro è designato come dottor Muller.
Altro aspetto non corrispondente al reale: nel racconto la corrispondenza epistolare avviene per una questione aziendale (come correggere certe vernici? Con una piccola dose di naftetato di Vanadio) mentre nella realtà è avvenuta perché un'amica tedesca di Levi si è messa sulle tracce di Muller/Meyer.

Sono un'idea condivido: l'immaginazione come passaporto che permette di riscoprire l'unicità di ciascuno.

E) SEI GRADI DI SEPARAZIONE:

La teoria dei sei gradi di separazione in semiotica e in sociologia è un'ipotesi secondo la quale ogni persona può essere collegata a qualunque altra attraverso una catena di conoscenze e relazioni con non più di 6 intermediari.


F) LA PENULTIMA SCENA:

I coniugi Kittredge sono dei commercianti di quadri. 
Vale la pena di soffermarsi a riflettere sulla penultima scena. Paul è davvero sparito dalla vita delle coppie newyorkesi molto benestanti.


Lei è molto dura con se stessa. Le frasi che pronuncia per parlare della sua vita sono una più terribile dell'altra:

1) C'è del colore nella mia vita, non so se ci sia una struttura.

2) Sono un collage di pennellate senza senso.

3) Sono un colore dato a caso.

Cosa vuole dire con queste metafore negative? E' stato del tutto negativo il ricordo che Paul ha lasciato nella vita di Louisa?
In realtà no: questa conoscenza è servita alla donna per farla riflettere e per farle comprendere "di che pasta è fatta" la sua vita. 
La sua vita ha dei colori: lei ha fatto delle scelte (come ad esempio il matrimonio e i figli) e sa provare degli stati d'animo (nel corso del film questa signora risulta piuttosto emotiva, con i suoi scatti d'ansia, o di nervoso o di stupore). 
Però è una vita dalla struttura fragile, forse inconsistente: ha perduto l'essenziale. Non è che sia una donna sola, intendiamoci, è che non ha più sperimentato la ricchezza di certi rapporti umani ed è immersa in un presente fatto di lusso e di agi che le ha fatto dimenticare la vitalità e la curiosità anche intellettuale che dovrebbe essere tipica della gioventù.
Pochi minuti prima infatti, Louisa ammette di essersi sentita, per una sera, quasi una madre per Paul, mentre con i suoi figli al College non aveva più alcun tipo di rapporto da alcuni anni.

Vivi veramente? Sei veramente consapevole di ciò che sei e di ciò che hai? 
Sai dare un senso a ciò che ti capita?
Questo per me è il messaggio che fa da colonna portante al film.


"ESTATE"- G. PARISE:

E con questo racconto siamo a quota 11; e siccome è l'ultima settimana di maggio, concludo questa rassegna, durata per tutta la stagione primaverile, di racconti e analisi di racconti pubblicati sul Drive.
Comunque questa mia nuova consuetudine continuerà in un futuro prossimo, ma con ritmi diversi: uno al mese.
Per un po' di tempo di racconti qui, supplementari ai post, non ne vedrete più.
Però anche questo mi è servito: a esercitarmi ulteriormente con le analisi dei testi e a trascorrere questa incredibile quantità di tempo libero di questi ultimi due mesi e mezzo.
E poi... spero si piaciuto anche a buona parte di voi, magari perché avete avuto modo di leggere e di conoscere racconti, opere e/o autori di cui prima ignoravate l'esistenza.





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