30 settembre 2020

"La grande vacanza", G. Parise:

 Lo ammetto candidamente: questo post ha delle pretese culturali!

...e non è l'unico post ad averne, di queste pretese!!

1. "LA GRANDE VACANZA", CONTENUTI GENERALI:

E' il secondo romanzo di Goffredo Parise. E' stato pubblicato nel 1953, due anni dopo Il ragazzo morto e le comete. 

Inizio con il dire che questo libro non mi ha particolarmente entusiasmata, che in diversi punti mi sono annoiata (e pensare che sempre di letteratura italiana si tratta!) e che ho provato davvero a cercare, attraverso strumenti affidabili come Jstor e l'Opac, delle recensioni o delle opinioni critiche su questo romanzo; ma invano e senza risultati. Cioè, ad essere sincera al 100%, ho soltanto trovato e letto un paragrafo in inglese di circa dieci righe in cui si riassumeva brevemente la trama della Grande vacanza. Ma tutto qui, niente di più. Comunque, in questo post ho provato a soffermarmi sui tratti di questo romanzo che mi sono sembrati più significativi. Probabilmente si tratta di una delle mie pretese culturali, come d'altronde lo era anche un post come questo: 

https://riflessionianna.blogspot.com/2019/11/amore-e-morte-ne-il-codice-di-perela.html

A volte prendo gusto nel cercare parallelismi e nell'elaborare ragionamenti su qualcosa che forse non merita poi così tanto "lavoro di cervello" o comunque così tanta attenzione. Devo ammettere che nella mia indole un "pizzichino" di presunzione c'è. Ma non sarei umana se non ci fosse.😜

Protagonisti della Grande vacanza sono Claudio, adolescente molto tranquillo e pacato di 16 anni, e la sua brontolona e prepotente nonna. E' estate, ed entrambi si stanno recando a Beata Tranquilla, una località collinare. Un tempo però, Beata Tranquilla era un prestigioso luogo di villeggiatura ma ben presto, all'interno del libro, questa località dal nome alquanto singolare si rivela una casa di riposo per anziani.

2. INCIPIT ROMANZO:

Forse avevano sbagliato strada perché la Citroen correva ormai tra cespugli intricati e piante selvatiche: fronde, grappoli di bacche si attorcigliavano al radiatore sprizzando un sugo denso e scuro simile al sangue rappreso di antichi insetti. Il pizzo della nonna si coprì di macchie. - Pagherà i danni- commentò lei decisa. Poi, invece, sospirò e si pulì con il fazzoletto. Ebbe anche un'ottima idea: coprirsi con la sedia a sdraio. Esisteva forse soluzione probabile?

La forma, lo capisce benissimo anche chi ha compiuto studi diversi dai miei, non è certo delle migliori. Tanto per cominciare, il passaggio piuttosto brusco dall'imperfetto al passato remoto non è esattamente il massimo.

L'autore inizia la narrazione in medias res (Forse avevano sbagliato strada). In medias res significa che l'autore già nelle prime righe "catapulta" il lettore nel mezzo di una situazione narrativa, senza introdurre personaggi, contesto storico-sociale, ambiente o epoca. Molti romanzi europei del Novecento e del Duemila sono così. In questo caso, dopo appena un paragrafo, il lettore sa soltanto che c'è un gruppo di persone che sta viaggiando su un'automobile lungo un sentiero di campagna. Poco dopo si comprende che sono in tre: nonna, nipote e parroco. 

C'è una similitudine forte, quasi disgustosa: il succo delle bacche viene paragonato al sangue degli insetti morti. Come mi sembra di aver scritto quest'estate; a Parise non sempre vengono bene le figure retoriche.

Poi ecco: se una persona si fermasse già qui con la lettura, come in questo contesto siete costretti a fare voi per causa mia, perché io della prima pagina del romanzo non riporto ulteriori frasi, non capirebbe bene il commento della nonna.

Pagherà i danni chi?! (Un po' dopo si capisce che è riferito al parroco che sta guidando la Citroen in maniera brusca e spericolata).

E poi le altre due frasi: A) Ebbe anche un'ottima idea: coprirsi con la sedia a sdraio. 

E come fa in auto a coprirsi con la sedia a sdraio?! Come fa a prendere questa sedia a sdraio che improvvisamente compare in questa situazione? Che soluzione è? 

B) Esisteva forse soluzione probabile? 
AHAHAHAH!!! Ma soluzione più probabile cosa, in che senso?! Casomai si dovrebbe scrivere: soluzione più adeguata, soluzione più idonea. Che senso ha in questa domanda l'aggettivo "probabile"?

Sai caro Goffredo che a 21/22 anni tutto sommato scrivevi meglio e in modo più coinvolgente rispetto a quando ne avevi 23/24?! 

Che cavolicchio ti è successo nel '52?!

Il ragazzo morto e le comete è indubbiamente un romanzo malinconico, di memoria, con dei difetti di forma ma comunque un'opera di natura "più psicologica" e con un lessico più preciso anche se spesso semplice e basilare.

3. DELLE VAGHE REMINISCENZE STORICHE:

Chi ha letto qualche opera scritta da Parise sa che le coordinate storiche risultano quasi sempre marginali nei suoi racconti e nei suoi romanzi. Per quel che concerne La grande vacanza, vi segnalo soltanto il fatto che Claudio, verso la fine del secondo capitolo, incontra, durante una passeggiata solitaria mentre la nonna fa la pennichella pomeridiana, un contadino. Quel contadino senza nome era, durante la seconda guerra mondiale, un ex capo dei partigiani di quella zona. Per poche battute di dialogo allora si ritorna un pochino indietro nel tempo, al 1945 e al breve e sintetico racconto di una vendetta attuata dai partigiani nei confronti dei nazisti.

Io ero il capo dei partigiani, da queste parti. Qui dietro, nella pozza della calce io e i miei quattro figli, che adesso lavorano nella cava di terra refrattaria, abbiamo buttato dentro dieci tedeschi, li abbiamo fatti passare davanti alla buca uno ad uno e io cantando pacifico facevo saltare le teste con il badile (...) Avevano le tasche piene di soldi, a pacchi interi.

Ma come ha disposto le virgole?! (Giuro che sto copiando pari pari da un'edizione che fra poco devo restituire ad una biblioteca). E' verissimo che nessuno è perfetto, è verissimo che qualche volta nemmeno io le colloco bene le virgole. 

Ma nel mio mondo c'è una regoletta d'oro: le virgole indicano le pause. Le pause in un discorso, in un racconto, in un punto di un periodo in cui si separano due proposizioni, in un elenco fra un elemento e un altro. Le pause, cavolicchio!!!

Mi dite qui perché è necessaria la virgola fra "partigiani" e "da"?!

Io ero il capo dei partigiani, da queste parti.

Probabilmente il contadino che qui prende la parola dev'essere stato, oltre che un partigiano, un comunista convinto, un simpatizzante di Tito, dittatore balcanico. Bella categoria anche quella, i comunisti titini!! I mali del Novecento? Nazismo, fascismo e comunismo.

4. CONFRONTO CON "IL RAGAZZO MORTO E LE COMETE":

Non so perché ma Blogger non mi permette più di inserire tabelle all'interno di un post.

Quindi brevemente elenco qui le principali somiglianze/differenze fra questi due romanzi giovanili di Parise.

A) I contenuti sono naturalmente diversi: nel Ragazzo morto il protagonista, deceduto da poco tempo, viene continuamente ricordato dai vivi, nella Vacanza invece, ci sono nonna e nipote in ferie in collina (in una casa di riposo! Bah, che scelta!).

B) Nel Ragazzo morto si verificano, tra un capitolo e l'altro, dei passaggi da terza a prima persona. Nella Vacanza questa insolita caratteristica narrativa scompare, però sia il lessico che la costruzione della frase si fanno più imprecisi.

C) Il ragazzo morto è stato strutturato in sei capitoli, la Vacanza invece in nove.

D) Entrambi sono romanzi "ad episodi". Episodi di memorie in cui il passato si fonde spesso con il presente nel caso del Ragazzo morto, episodi della strana vacanza invece per quanto riguarda il romanzo del '53. Ciò che dà un po' di unitarietà sono, in entrambi i casi, i protagonisti, sempre gli stessi in ogni capitolo e quindi in ogni episodio.

E) La morte è uno dei temi più presenti nel Parise giovane. Però, mentre nel Ragazzo morto costituisce il nucleo centrale, nella Vacanza invece compare in maniera un po' meno significativa, ma c'è: il parroco, dopo aver accompagnato nonna e nipote a destinazione, sulla via del ritorno fa un incidente e ci resta secco, nel non e ultimo capitolo, la nonna di Claudio si assopisce per non risvegliarsi mai più (viva la positività!).

5. CONFRONTO CON IL RACCONTO "ALLEGRIA" DEI SILLABARI:

Allegria non è affatto un racconto allegro. Per niente! Lo trovate, se volete, nei Sillabari. In questo testo, una madre e un figlio di 18 anni vanno in villeggiatura. Credono di andare per alcuni giorni in un albergo con alcuni comforts ma in realtà, appena arrivano a destinazione, si accorgono che quel posto non è esattamente un luogo di villeggiatura. La guerra è appena terminata e quella struttura in cui madre e figlio dovrebbero alloggiare è stato, fino a pochissimo tempo prima, un rifugio per partigiani. E' infatti un grande casone diroccato che ha ripreso a ospitare le persone, ma che indubbiamente porta con sé le ferite recentissime della guerra. Altroché l'albergo semplice ed elegante che i due personaggi si aspettavano!!

Fra il '39 e il '45 gli esseri umani hanno "creato" l'inferno su questa Terra. La seconda guerra mondiale è stata una catastrofe devastante per tutte le nazioni del mondo. Per questo spero, al di là delle forti tensioni attuali fra Cina e Stati Uniti, non scoppi la terza guerra mondiale, né fra poco né mai, perché altrimenti sarebbe l'apocalisse e probabilmente comporterebbe la fine della vita sulla Terra.

La mia, e qui lo dico, non è una paura surreale. C'è una parte dell'esercito americano con tanto di portaerei e altre armi che sta svolgendo delle esercitazioni a Taiwan e nella zona del Mar cinese meridionale. Proprio lì devono "esercitarsi"?

6. IL TEMA DELLA LUNA E SPRAZZI DI AFFLATO LIRICO:

E' praticamente l'unico aspetto che ho gradito del romanzo.

Vi segnalo e commento brevemente due punti in cui compare il tema dell'apparire della luna:

A)

La luna bassa splendeva battendo sugli specchi di una delle finestre del palazzo; la lastra si chiudeva e si spalancava: due, quattro, otto dischi di luce slittarono uno dopo l'altro nella stanza, si infransero senza rumore contro la fotografia nuziale di un uomo con basette.

Il palazzo è il ricovero per anziani. Qui siamo nel primo capitolo, nella prima sera di vacanza. La luce lunare mette in questo caso in relazione l'ambiente esterno con quello interno. Mi sono venute in mente altre due poesie:

-A Palazzo Rari Or, di Palazzeschi, anche se qui è la luce di un sole che tramonta a lasciare i suoi riverberi luminosi sui vetri opachi.

-Nautica celeste di Zanzotto, in Vocativo, raccolta pubblicata quattro anni dopo questo secondo libro di Parise. Anche qui; all'esterno c'è la luna che brilla alta nel cielo e che, raggiungendo la stanza del poeta, rinnova nel suo animo un sentimento di speranza.

B)

C'erano le stelle, la notte era quieta, solo un po' fresca e a momenti il vento correva nello spiazzo illuminato dalla luna, bagnata e ancora gocciolante, ma limpida.

Questo è l'esordio del capitolo ottavo. Bella, suggestiva e abbastanza originale è qui l'immagine di un vento dinamico che corre.

La luna è limpida, ma bagnata e gocciolante. Che ci si riferisca all'umidità di una mite sera d'agosto? C'è un breve madrigale di Tasso che mi piace sempre ricordare quando mi si presenta l'occasione:

Qual rugiada o qual pianto,
quai lagrime eran quelle
che sparger vidi dal notturno manto
e dal candido volto de le stelle?
E perché seminò la bianca luna
di cristalline stille un puro nembo
a l'erba fresca in grembo?
Perché ne l’aria bruna
s'udian, quasi dolendo, intorno intorno
gir l'aure insino al giorno?
Fur segni forse de la tua partita,
vita de la mia vita?

L'ho anche citato in un capitolo della mia liceale invisibile.

Qui gli astri sono umidi, le stelle hanno un volto bagnato di lacrime, come il volto del poeta lontano dall'amata.

E la luna, fra l'erba fresca, sembra seminare una nuvoletta fatta di piccole gocce di rugiada (le stille). 

Non giudicatemi male se io personalmente considero il contenuto di questo madrigale, oltre che malinconico, leggermente e delicatamente erotico, come lo è il Gelsomino notturno di Pascoli.

Cioè, è come se quelle stille di rugiada rappresentassero una lontana allusione al desiderio maschile di fecondare... Solo che non si poteva esprimerlo chiaramente e apertamente nel Cinquecento.



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