12 novembre 2020

La signora delle camelie", Alexandre Dumàs figlio:

 Omaggio a Gigi Proietti, 

brillante attore di straordinaria umanità.

Questo è un omaggio fatto con un pochino di ritardo (è morto 10 giorni fa) ma fatto con tutto il cuore. C'è un ri-adattamento della "Traviata" in cui Gigi Proietti recita la parte di Duval, mi pare. Su Youtube ci sono alcuni spezzoni. Mi mancherà non rivedere più quello sguardo sereno e quel sorriso simpatico e accomodante. Il mondo dello spettacolo e del cinema, già molto provato dalle restrizioni causate dalla pandemia, ha perduto una cometa luminosa.










0. PERSONAGGI PRINCIPALI:

Vi presento qui un romanzo della letteratura francese al quale Verdi e Piave si sono ispirati per scrivere testo e partitura della Traviata.

E finalmente sono riuscita a leggere anche La dàme aux camèlias!

Ho rubato dalla piccola biblioteca dell'appartamento di mio zio Vincenzo un'edizione di questo romanzo non recente, stampata nel '98 e con la copertina di pelle. Questa edizione traduce proprio tutto in italiano: i nomi, i luoghi (Campi Elisi anziché Champs Elisèes). C'è una sola parola in francese, che non può e non potrà mai essere tradotta: champagne!

Francia, primi anni del XIX° secolo. 

La protagonista è qui Marguerite Gautier, cortigiana parigina. Gran parte del libro verte sulla romantica e struggente storia d'amore fra lei e il giovane medio-borghese Armand Duval.

Non è un post in cui riporto la trama del libro, ma soltanto quelle citazioni che mi hanno fatto pensare a dei temi sani e attuali.

A. RIMANDO ALLA SESSUALITA' FEMMINILE:

Partirei da un dettaglio preceduto da un altro dettaglio: anche Alexandre Dumas era un medio-borghese. Per la borghesia (e anche per l'aristocrazia) di due secoli fa la sessualità era un argomento tabù. E questo paragrafo che sto per trascrivere lo dimostra:

Margherita assisteva a tutte le prime rappresentazioni e passava tutte le sere allo spettacolo o al ballo. Ogni volta che si dava un'opera nuova, si era certi di vederla, con tre oggetti, che non la lasciavano mai, e che occupavano il parapetto del suo palco in prima fila: l'occhialino, un involto di confetti e un mazzo di camelie. Per venticinque giorni del mese, le camelie erano bianche, e per gli altri cinque rosse. Non si seppe mai il motivo di questo cambiamento di colore, che io accenno senza poterlo spiegare (...)

Posso ridere di tanta ingenuità e ignoranza o falsa ignoranza?! I colori delle camelie, come avrete sicuramente intuito, richiamano al nostro ciclo femminile. Però non tutti i cicli sono così: per me sarebbero 27 giorni di camelie bianche e 3 di rosse.


Sul fatto che "i giorni rossi" siano incredibilmente dolorosi e sul fatto che influiscano in modo molto negativo sul nostro umore... luoghi comuni! 

Nel mio caso non è esattamente così.

Ho riportato questo paragrafo per provare a scalfire dei pregiudizi che esistono ancora oggi.

B.L'AMORE COME UN "PRENDERSI CURA":

Sto per riportare un dialogo che risale ad uno dei loro primi incontri, o meglio... è la prima volta in cui Marguerite e Armand si parlano per davvero. E' la notte in cui Armand scopre che lei è malata, è tisica, malattia molto comune fra i giovani europei  che erano al di sotto dei 30 anni.

-Ascoltatemi, Margherita- dissi allora con una espansione che non potei contenere- Non so quale influenza potrete acquistare sulla mia vita, ma questo so di sicuro, che ora non vi è persona, nemmeno mia sorella, per cui mi interessi come per voi. Ebbene, in nome del cielo, curate la vostra salute e non vivete più nel modo che fate.

-Se mi curassi morirei. Ciò che mi sostiene è la vita febbrile che conduco. Curandomi, morirei a un tratto, mentre vivendo come faccio, mi consumo lentamente. E poi, bene sta che si curino le donne che hanno una famiglia e degli amici; ma noi, dal momento che non possiamo più servire alla vanità e al piacere dei nostri amanti, siamo abbandonate, e le lunghe serate si succedono ai lunghi giorni. Lo so per esperienza, vedete, per due mesi dovetti rimanere a letto e alla terza settimana della mia malattia nessuno più venne a trovarmi.

-E' vero che io non sono nulla per voi- ripigliai- ma se voi lo volete, io vi assisterò come un fratello, non vi lascerò e vi guarirò. (...) Permettetemi, Margherita, di dirvi che siete stata ammalata per due mesi e che in questo tempo sono venuto ogni giorno alla vostra porta per avere vostre notizie.

Permettetemi, Margherita, di dirvi che siete stata ammalata per due mesi e che in questo tempo sono venuto ogni giorno alla vostra porta per avere vostre notizie.

Frase che mi ricorda l'opera di Piave-Verdi, aria di Violetta, fine del primo atto: Lui che modesto e vigile, all'egre soglie ascese e nuova febbre accese, destandomi all'amor.

L'approfondimento sulla Traviata era il programma del corso introduttivo di Storia della musica, esame triennale del gennaio 2017 (ho sempre sfruttato di più la sessione invernale che non le altre). E ricordo ancora delle parti a memoria di un'opera che fa commuovere e che, a mio parere, ha molti rimandi letterari alla lirica italiana.
Armand (Alfredo Germont nell'opera di Piave-Verdi) le voleva già molto bene prima di iniziare una storia.


se voi lo volete, io vi assisterò come un fratello, non vi lascerò e vi guarirò. 
E questo è l'amore come un "prendersi cura"
Tematica che, am io avviso, c'è anche all'inizio di una delle hit italiane della primavera 2020:

Tu sei la certezza di avere qualcuno al mio fianco nei giorni più duri
sei quella bellezza dipinta sul quel foglio bianco dei miei lati oscuri. 
(Le domeniche di maggio)

C'è anche l'elemento passionale che compare alcuni capitoli dopo, quando Armand afferma: l'amore mi dominava a tal punto che ogni momento passato lontano da Margherita era per me un anno. 
L'amore di Armand è fatto di gelosia, ma non di una gelosia che spinge alla violenza, piuttosto, di una gelosia che spinge all'orgoglio, alle lacrime e alla disperazione nei momenti in cui con Margherita manca una corretta comunicazione. Non si tratta insomma di una gelosia "malata" e patologica.


Chi ama non possiede né vuole possedere. Chi ama condivide e... sa accogliere con gratuità l'altro, sa prendersi cura delle sue fragilità.

C. AMARE E' ANCHE CAMBIARE:

E poi arriva il momento in cui Marguerite e Armand decidono di andare a convivere, al di fuori di Parigi, in una villa di campagna a Bougival. E' Armand il primo a cambiare il suo stile di vita per lei. 

In che cosa consisteva la quotidianità di Armando prima di Margherita? 

In passeggiate quotidiane al Campi Elisi, a volte in serate trascorse a teatro con qualche amico. Viveva solo in un appartamento di Parigi ed era appena laureato in Legge e il padre gli passava una rendita annua. La relazione con Margherita, che è una cortigiana (l'attuale escort, cioè, una prostituta d'alto bordo), comporta molte spese, dal momento che lei è in effetti una ragazza abituata agli agi. Per questo Armando ricorre al gioco per non fare troppi debiti.

Il gioco non può che essere praticato da giovani che hanno dei grandi bisogni e che mancano di mezzi sufficienti per sostenere il tenore di vita che conducono (...)

Mi lanciai in questa vita rapida, rumorosa, vulcanica, che in altri tempi mi spaventava al solo pensarvi, e che era divenuta per me l'indispensabile completamento del mio amore per Margherita. 

Amare è cambiare stile di vita, non personalità. O meglio: amare davvero (e qui mi riferisco a quelle storie che prima o poi sfociano nella convivenza e nel matrimonio) è sentirsi pronti a condividere una quotidianità nuova, inedita. E' accettare di cambiare in modo significativo le proprie abitudini quotidiane, è smussare alcuni lati della personalità per convivere al meglio con la persona amata. E' voler crescere con l'altro, perché la vita insieme, con il passare del tempo, cambia un po' certi comportamenti e certi lati del carattere.

E ve lo dice una persona come me che a volte "teme" di non saper far fronte a imprevisti e a cambiamenti e altre volte desidera essere padrona della propria vita. Ma questo è impossibile, inizio già a comprenderlo! 

Io ogni giorno corro il rischio di confondere il pensare con l'agire: di solito il progettare mentalmente qualcosa mi dà una sensazione molto piacevole, quasi come se lo avessi già realizzato (gli inglesi direbbero precisamente "fulfillment" per definire questo mio stato d'animo). 

Non so se si possa definire Armand una personalità di tipo Cinque o un carattere con forte ala Cinque, non lo so, non credo. 

Io ho sempre avuto una sorta di corteccia intorno al cuore: mi capita di isolarmi, tendo ad essere timida, non voglio apparire né emergere per paura che gli altri mi feriscano, e d'altronde questo è successo piuttosto spesso. Detesto gli occhi della gente puntati addosso. 

Non sono per niente fredda, non ho il cuore di ghiaccio, è che alla fine mi ritengo in grado di scegliere le persone affidabili e anche simili a me e oltretutto reagisco in modo forte sia alla gioia che al dolore. Quasi tutto mi coinvolge. 

Ad esempio, in questo periodo di pandemia provo una profonda empatia e un grande senso di solidarietà per le famiglie che, con un bambino molto ammalato, si trovano ad affrontare un croce pesante, il più delle volto sotto gli sguardi giudicanti altrui. 

Comunque, per ritornare al romanzo, anche Marguerite accetta di mutare lo stile di vita:

Ero riuscito, senza scosse e senza sforzi, ad isolarla quasi interamente dalle sue antiche abitudini. Il mio medico, con il quale l'avevo fatta incontrare, mi aveva detto che soltanto il riposo e la calma potevano conservarle la salute (...) Margherita si abituava a questa nuova esistenza di cui sentiva i salutari effetti. (...) Cominciava a passare la sera in casa, oppure, se faceva bel tempo, si copriva con uno scialle, si nascondeva il volto con un velo e andavamo a piedi, a passeggiare negli oscuri viali dei Campi Elisi.

I due giovani trascorrono quattro mesi felici, finché non irrompe la figura di Duval senior che, fedelissimo alle convenzioni un po' ipocrite e perbeniste della borghesia di allora,  rompe il loro legame: prima cerca di dissuadere il figlio a interrompere la relazione con Margherita, poi incontra Margherita stessa. Margherita ha venduto tutto il mobilio e i gioielli per far fronte ai suoi creditori e per non gravare troppo sulle finanze di Armando.

A questo aggiungete inoltre che duecento anni fa, un giovane uomo borghese che si faceva mantenere da una cortigiana era qualcosa di scandaloso. In effetti il vecchio Duval voleva che il nome della sua famiglia fosse onorato, dal momento che la sorella di Armand stava per sposarsi:

(...) Ho una figlia, come parmi avervi già detto, giovine, bella, pura. E' innamorata e ha fatto dell'amore  il sogno dorato della sua vita. (...) Mia figlia deve maritarsi. Sposa l'uomo che ama, entra in una famiglia onorata che esige che sia onorata anche la mia.

Ed è così che Margherita si era sacrificata per la famiglia Duval: aveva abbandonato la casa e Armando che, nel giro di poco tempo, era passato dalla disperazione all'inerzia e all'odio per lei (finisce che, nei luoghi pubblici di Parigi che entrambi frequentano a debita distanza, per farle dispetto, si fa vedere con Olimpia, ragazza che in realtà non ama).

D. LA MORTE DI MARGUERITE GAUTIER:

Il decorso della tisi di Marguerite si fa rapido e la costringe a letto due mesi (da dicembre a febbraio). Muore, se non vado errata, la notte che precede il martedì grasso del carnevale.

Nei capitoli XXV° e XXVI°, gli ultimi per la verità, sembra che Dumas trasformi il suo scritto in un tragico romanzo epistolare dal momento che si tratta di lettere che Marguerite scrive ed invia ad un Armand che non le risponde mai. 

Negli ultimi giorni di vita, quando Marguerite è impossibilitata a scrivere, è l'amica Giulia Duprant a informare un Armando lontano dell'agonia e della conseguente morte di una Marguerite da poco venticinquenne. Eccovi alcune frasi della lettera del 20 febbraio:

Tutto è finito. Margherita è entrata in agonia questa notte verso le due. Non mai martire ha sofferto simili torture, a giudicare dalle grida che cacciava la povera ragazza. Due o tre volte si è rizzata sul letto, quasi avesse voluto riafferrare la vita che se ne fuggiva verso Dio. Due o tre volte ha anche pronunciato il vostro nome, poi si è taciuta ed è ricaduta sfinita sul letto. Alcune lacrime le sono scorse dagli occhi, ed è morta.


Una differenza con la Traviata è questa: nel terzo atto del dramma, Alfredo Germont va davvero a trovare, per una volta, una Violetta Valery agonizzante.



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