29 marzo 2021

I codici che trasmettono le Epistole di Dante e la loro storia:

Ad oggi conosciamo tredici epistole in lingua latina scritte da Dante.


Prima di affrontare alcune questioni filologiche riguardanti codici, ritrovamenti di codici e copisti, è utile farsi questa domanda:

CHI ERANO I DESTINATARI DELLE EPISTOLE DI DANTE?


EPISTOLA I= Al Cardinale Niccolò da Prato.

EPISTOLA II= Ai conti Guido e Uberto da Romena.

EPISTOLA III= A Cino da Pistoia, esule come Dante.

EPISTOLA IV=Al marchese Moroello Malaspina.

EPISTOLA V= Ai signori e ai popoli d'Italia.

EPISTOLA VI= Ai Fiorentini.

EPISTOLA VII= All'imperatore Arrigo VII di Lussemburgo.

EPISTOLE VIII, IX, X= All'imperatrice Margherita di Brabante.

EPISTOLA XI= Ai cardinali italiani.

EPISTOLA XII=Ad un amico fiorentino.

EPISTOLA XIII= A Cangrande della Scala.


* L'epistola XIII è stata tramandata da otto manoscritti differenti. E' ormai risolta la questione della paternità dantesca di quest'epistola: l'autore è Dante, che, nella prima parte, ringrazia Cangrande per i benefici ricevuti, mentre nella seconda, gli fornisce delle informazioni a proposito della composizione del Paradiso.

E' possibile che le questioni passate che mettevano in dubbio l'attribuzione a Dante siano state derivate dal fatto che, per diverso tempo, questa epistola era stata tramandata in due tronconi, cioè, qualsiasi copista trascriveva la parte che gli interessava di più.

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1) I DUE "CODICI COMPLEMENTARI" CHE TRAMANDANO LE EPISTOLE DI DANTE:


A) IL CODICE VATICANO PALATINO 1729 ("VAT. PAL. 1729"):


A1) COM'E' STRUTTURATO IL VATICANO PALATINO 1729?

Questo è un testimone fondamentale per la trasmissione di queste lettere perché ne contiene nove. Tuttavia, vi faccio presente che non contiene soltanto le epistole dantesche ma anche la trascrizione del Bucolicum Carmen di Petrarca e il De monarchia di Dante. 

E' formato da 65 fogli totali.


A2) DA CHI E' STATO TRASCRITTO IL VATICANO PALATINO 1729?

Questo codice è stato allestito, probabilmente e in buona parte, da Francesco Piendibeni, un colto umanista che è vissuto nel XIV° secolo. 

Approfitto per darvi, in modo schematico e piuttosto sintetico, alcune notizie su Piendibeni:

-Era nato a Montepulciano nel 1353.

-E' stato cancelliere di Perugia dal 1381 al 1394, quindi, per un periodo lungo.

-E' divenuto arciprete di Montepulciano.

-Era amico e corrispondente di altri umanisti quali Poggio Bracciolini e Coluccio Salutati.


A3) MA LE TRE PARTI DEL VATICANO PALATINO 1729 SONO STATE SCRITTE TUTTE E TRE DA PIENDIBENI?

Il Bucolicum Carmen è un'opera in versi scritti da Petrarca. La trascrizione del Bucolicum Carmen non è stata eseguita da Piendibeni ma da un altro copista, il cui nome ci è ignoto, che si era formato presso Salutati. Tuttavia, Piendibeni è quasi sicuramente autore di alcune correzioni e di glosse di commento attorno a questi versi di Petrarca.

Nel 1902, Oddone Zenatti aveva assegnato la trascrizione del De Monarchia a Piendibeni. Inoltre, Zenatti è sicuro che le correzioni ai margini del testo di questo trattato politico siano state vergate dalla mano di questo umanista.

Quanto alla terza parte del Vat. Pal. 1729, bisogna innanzitutto precisare che qui non ci sono commenti ai margini dei testi trascritti. 

Molti elementi paratestuali (glosse, commenti, capilettere rossi e turchesi) che accomunano le prime due sezioni del Vat. Pal. 1729  e il manoscritto "F", vergato (e in questo caso si ha la certezza) da Piendibeni, non si riscontrano nella sezione delle Epistole.

(*Il manoscritto "F" contiene le tragedie di Seneca ed è conservato a Parigi).

Quindi il copista della terza sezione del Vat. Pal. 1729 è stato davvero Piendibeni? 

Oddone Zenatti pensava di sì e Francesco Mazzoni, filologo italiano più recente, gli dà ragione, dal momento che riscontra, sia per la parte delle Epistole che per quella del Del Monarchia, un'uguale andatura corsiveggiante. 

Ad ogni modo, se non ha trascritto, sicuramente Piendibeni avrà fatto trascrivere ad altri e dunque avrà fatto un lavoro di regia visto che si è certi che la presenza di quelle nove epistole dantesche dipende da lui.

A4) QUALI LETTERE CONTIENE IL VAT. PAL. 1729?

Contiene le Epistole VII, VI, VIII, IX, X, II, IV, I, V.


B) LO ZIBALDONE LAURENZIANO ("L"):


B1) DA CHI E' STATO VERGATO LO ZIBALDONE LAURENZIANO?

Certamente da Boccaccio, fervido ammiratore sia del Dante uomo che del Dante poeta. E' lo Zibaldone di Giovanni Boccaccio, rinvenuto da Carlo Troya nel 1826.

B2) LETTERE CONTENUTE NELLO ZIBALDONE LAURENZIANO:

Sono tre: III, XI, XII.

Concludo questa prima parte di questo approfondimento con una domanda: se la complementarietà fra Vat. Pal. 1729 e L è così lampante, si può supporre che provengano da uno stesso antigrafo?

*l'antigrafo è, filologicamente parlando, un codice-manoscritto dal quale derivano più manoscritti.

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2) LE PRIME EDIZIONI DELLE EPISTOLE DI DANTE USCITE NEL PIENO DEL XIX° SECOLO:

Questo per me è un approfondimento più affascinante.

C)LE EDIZIONI DI WITTE, TORRI E FRATICELLI:


C1) STORIA DELLA SCOPERTA DEL VAT.PAL. 1729 RACCONTATA DA NICCOLO' TOMMASEO:

Karl Witte, docente universitario di diritto e cultore di Dante Alighieri, cercava di preparare una nuova edizione della Commedia. Cercava uno studioso che fosse in grado di confrontare i testi delle precedenti edizioni di questa mega-opera. Così chiede aiuto a Von Heyse che, recatosi nella Biblioteca Vaticana, scopre le lettere di Dante contenute nel codice Vaticano Palatino 1729, le trascrive, le corregge e le dona a Witte. Alcune settimane dopo, su un giornale di Lipsia, Witte annuncia ai suoi connazionali la scoperta delle epistole dantesche ma tace il vero nome dello scopritore, attribuendosi così un merito non suo. Ma, durante un viaggio in Svizzera, Witte smarrisce la copia delle epistole. Nel frattempo, Alessandro Torri, nel 1842, pubblica un'edizione delle Epistole di Dante e così precede Witte in questo intento.

C2) L'ANEDDOTO DI TOMMASEO E' FALSO!

Per quali motivi?

- Come ha fatto Von Heyse a correggere le Epistole di Dante? Non era di sua competenza! Von Heyse era filologo greco, non filologo dantesco!

-Perché Von Heyse avrebbe dovuto donare la sua trascrizione a Witte, se era stato pagato dallo stesso Witte per trascrivere le epistole?!

-Torri non è affatto stato il primo a curare un'edizione delle Epistole dantesche: c'è infatti un'edizione allestita da Witte risalente al 1827.

Quella di Tommaseo non è la verità, è una storiella di afflato patriottico da lui inventata subito dopo la nascita del Regno d'Italia: l'autore del romanzo Fede e Bellezza voleva diffondere agli intellettuali italiani l'idea che questi scritti di Dante, trovati da due tedeschi, sono stati pubblicati da Torri, italiano, dal momento che il destino ha punito la presunzione di Witte.

C3) L'EDIZIONE TORRI:


E' stata pubblicata nel 1842 a Livorno ed è stata tacciata di approssimazione da Witte. Torri, che evidentemente stimava l'acume di Witte, gli aveva fornito appunti e pareri per poter migliorare la sua edizione delle Epistole di Dante.

C4) L'EDIZIONE FRATICELLI:


Tra l'altro, Torri non è il primo a pubblicare le Epistole di Dante. Pietro Fraticelli, due anni prima, aveva pubblicato una sua edizione con traduzione del testo latino.


C5) L'EDIZIONE WITTE:

E' stata pubblicata in sole 60 copie. A fine volume, c'è una lista contenente 25 nomi di critici italiani con i quali Witte corrispondeva. Tra questi, anche il nome di Alessandro Torri.


C6) IL PASSO SU OZA:

Il passo su Oza riguarda l'epistola XI, indirizzata ai cardinali italiani, dal momento che Dante auspicava ad un rinnovamento spirituale della Chiesa del suo tempo: Dante, in questa lettera, immagina le loro reazioni alle sue esortazioni e scrive, ad un certo punto, ciò che egli immagina che i cardinali pensino delle sue parole: Chi è costui che spiega a noi cosa dobbiamo fare, non temendo la punizione di Oza?

Oza è un personaggio biblico che compare nel II° libro dei Re: re Davide lo aveva incaricato di ricondurre l'arca a Gerusalemme su un carro, ma i buoi che trainavano il carro, agitati, rischiavano di farla cadere. Oza allora aveva pensato di sostenerla con le proprie mani. Per questo era stato punito da Dio con la morte.

Edizione Fraticelli= Traduce "Oza" per Oza e "gli altari"  per ad aram.

Edizione Torri del '42= Traduce, in modo errato, "Osea". Ma in seguito, non soltanto lo corregge in "Oza" ma propone di emendare l'aram del testo con arcam. La Bibbia in effetti parla di arca vacillante, non di altari crollanti.


C7) L'ENIGMA DI CIOLO:

Nell'epistola XII°, all'amico fiorentino, Dante dichiara di rifiutare l'umiliazione dell'oblazione per poter rientrare a Firenze e dice: è umiliante essere dato in mostra alla maniera di Ciolo.

Ma chi era Ciolo?

Sia Fraticelli che Torri ritenevano che fosse il nome di un malfattore famoso all'epoca dell'Alighieri.

Witte però non ne è così convinto e coinvolge Wilde, altro filologo, però americano, in una ricerca finalizzata a scoprire l'identità di Ciolo. 

Nella sua edizione del 1827, Witte non aveva spiegato chi fosse Ciolo. Anzi, lo aveva modificato in scioli (=saputello). 

Però Wilde muore senza aver concluso le ricerche, che Witte invece continua, scoprendo infine il nome, storicamente esistito, di Cione degli Abati, presente nella Cronica di Dino Compagni. 



26 marzo 2021

Dante Alighieri, vita e opere:

Ho deciso di suddividere qui la biografia di Dante e in due macro-periodi: il primo va dal 1265 al 1302 e il secondo dal 1303 al 1321. Fra il primo e il secondo periodo troverete una piccola parentesi dedicata ad un poemetto intitolato Il Fiore, la cui attribuzione a Dante è tuttora discussa.

"Se gli studenti non sanno chi è Dante Alighieri, 

i loro insegnanti glielo spieghino subito!"  

così diceva Natalia Ginzburg in un'intervista risalente a metà degli anni settanta, quando Lessico famigliare era diventato un best-seller ed era stato proposto come lettura per le scuole medie.  In Lessico in effetti, è menzionata l'opera di Dante De Vulgari Eloquentia fra le letture del fratello Mario.


DANTE, DAL 1265 AL 1302:


Dante è molto probabilmente nato a fine maggio del 1265 da una famiglia fiorentina guelfa della piccola aristocrazia. Il  padre, Alighiero di Bellincione, si dedica all'amministrazione di alcuni possedimenti agricoli. La madre di Dante, Bella (=Gabriella?), lo rende orfano molto presto dal momento che la sua morte è attestata al 1273. Alighiero invece muore nel 1283 e lascia a Dante e ai suoi fratelli qualche proprietà immobiliare non troppo cospicua.

Nel 1285 avviene il matrimonio fra Dante e Gemma Donati, dal quale nascono sicuramente tre figli: Iacopo e Pietro, che commenteranno in seguito la Commedia, e Antonia, che si farà monaca assumendo il nome di suor Beatrice. Forse è suo figlio anche un certo Giovanni, anzi, forse è il suo primogenito. Il nome di Giovanni è attestato in un atto lucchese del 1308, nel quale si dice che il ragazzo, che in quell'anno aveva compiuto 15 anni, era stato costretto all'esilio con Dante. 

Quattro anni più tardi Dante rientra fra i partecipanti Guelfi della Battaglia di Campaldino contro gli aretini che sono gli alleati dei Ghibellini di Firenze. In questa Battaglia, la lega guelfa sconfigge i Ghibellini.

Fra la produzione poetica giovanile di Dante è sicuramente da ricordare la Vita Nuova, composta fra il 1292 e il 1293. E' la storia d'amore idealizzata fra Beatrice, ragazza realmente esistita e da identificare in Bice di Folco Portinari. Bice èeffettivamente morta nel 1290. La Vita Nuova è un prosimetro di 42 capitoli totali, ovvero, è un'opera in cui le composizioni poetiche (31 in totale: 25 sonetti, 5 canzoni e 1 ballata) vengono collegate da una narrazione in prosa in cui si traccia una simbolica storia d'amore fra l'autore e Beatrice. Non dimentichiamo inoltre che i dati biografici reali vengono trasfigurati perché la realtà viene continuamente trasferita sul piano della visione: Beatrice è una figura che allude alla realtà eterna.

Dopo la morte di Beatrice e quindi, a partire dalla prima metà degli anni '90 del Duecento, Dante sceglie di dedicarsi allo studio della filosofia: tra le sue letture vorrei ricordare il De amicitia di Cicerone e il De consolatione philosophiae  di Boezio. In questi anni a Firenze iniziano a diffondersi le teorie filosofiche di San Tommaso d'Aquino e, sempre in questo periodo, è attestato il rapporto fra Dante e Brunetto Latini, maestro di retorica che padroneggiava bene il francese e il latino.

Però è molto importante ricordare anche che, a metà dell'ultimo decennio del Duecento, Dante inizia la sua carriera politica: nel 1295 si iscrive all'arte dei medici e degli speziali per poter accedere in una fase successiva al priorato. Nel 1296 Dante compare tra i Savi della città di Firenze. L'anno successivo è membro del Consiglio dei Cento.

In quell'epoca però, il clima a Firenze non è dei migliori, dal momento l'equilibrio socio-politico della città è minacciato da divisioni interne nel partito dei Guelfi: i guelfi bianchi sono capeggiati dai Cerchi, una famiglia di ricchi mercanti, mentre i guelfi neri sono guidati dai Donati, dei nobili non ricchi. Gli scontri verbali fra queste due fazioni sfociano in violenze fisiche nel maggio del 1300 quando Dante viene inviato a San Gimignano per invitare questo comune a partecipare alla riunione dei Guelfi di Toscana. Questo gli preclude, per quell'anno, l'elezione al Priorato. 

L'anno successivo, ovvero, nell'autunno 1301, Dante è fra gli ambasciatori fiorentini inviati a Roma dal papa Bonifacio VIII (che aveva affidato a Carlo di Valois il compito di pacificare la Toscana, favorendo così i Neri). Nel novembre 1301 i Neri, con l'aiuto di Carlo di Valois, si impadroniscono della signoria di Firenze e mettono a sacco le case dei Bianchi, tra cui probabilmente anche quella di Dante.

Il 27 febbraio 1302 Dante viene condannato, molto ingiustamente, all'esilio, all'esclusione dalle cariche pubbliche e al pagamento di una multa di 500 fiorini. Non essendosi presentato a pagare entro i tre giorni prescritti, il 10 marzo è stato condannato a morte  sul rogo.  In quel momento, anche se il sommo poeta sa bene di questa condanna, si trova per fortuna fuori Firenze... Nei primi mesi del 1302 è infatti già in esilio. E da qui in poi, la biografia di Dante si riempie di punti oscuri.

IL FIORE:


Il Fiore è un poemetto di 232 sonetti anonimo, ma attribuito a Dante da alcuni studiosi di valore. Si tratta di un rifacimento toscano del Roman de la Rose conservato in un unico manoscritto che ora si trova in Francia a Montpellier. Ad ogni modo, Il Fiore conserva i contenuti del Roman de la Rose, poema allegorico che io ho affrontato anche in Filologia Romanza: 

Amante contempla Fiore nel giardino e qui viene colto e trafitto dalle frecce di Amore. Anche se la Ragione lo sconsiglia, Amante tenta di cogliere Fiore ma, in questo intento, è ostacolato da Castità e Vergogna. Con l'aiuto di Bellaccoglienza, Amante riesce a baciare Fiore, ma a quel punto, Malabocca, Castità e Vergogna imprigionano Fiore in un castello da loro sorvegliato. Amante si rivolge allora a Ricchezza, ma in realtà, i suoi più veri aiutanti sono Amore e i baroni Cortesia e Ardimento. Dopo che il castello viene dato alle fiamme, Amante può conquistare Fiore. 

Non è chiaro nemmeno il periodo esatto in cui quest'opera è stata scritta. Per Contini e per Petrocchi Dante potrebbe averlo scritto nel 1287 in seguito ad un soggiorno provenzale.

Il critico Gianfranco Contini ritiene non soltanto di aver trovato, all'interno del Fiore, alcuni elementi lessicali tipici del giovane Dante, ma anche di aver riscontrato effettivamente, nei sonetti 82 e 202, il nome di Ser Durante, che era il vero nome di battesimo di Dante. Aggiungiamo inoltre che da giovane Dante, affascinato dai modelli della lirica provenzale, soprattutto da Arnault Daniel,  aveva tentato di adottarli nella propria poesia. 

 DANTE, DAL 1303 AL 1321:

Secondo quanto riportato da Biondo Flavio (XV° secolo), Dante trova riparo a Forlì nel 1303. Intanto muore Bonifacio VIII e viene eletto Benedetto XI° che aveva incaricato il cardinale Niccolò degli Albertini di riportare la pace a Firenze. Inutilmente, perché tra il 1303 e il 1305 si inaspriscono le sanzioni per gli esuli e per le loro famiglie: si estende la condanna al confino anche ai figli che avessero compiuto il quindicesimo anno di età. 

Si dice anche che nel  primo decennio del Trecento Dante abbia soggiornato in terra veneta: la permanenza a Verona fino al 1304 è testimoniata anche dal figlio Pietro. C'era comunque poco "feeling" fra Dante e Alboino della Scala.

Fra i soggiorni veneti più probabili vorrei ricordare quello a Padova, dove si narra che il poeta abbia visto Giotto affrescare la Cappella degli Scrovegni, e Treviso, ospite di un nobile che si chiamava Gherardo da Camino.

E' certo che, tra il 1304 e il 1307, Dante abbia lavorato a due opere erudite: il De Vulgari Eloquentia, incompiuto, e Il Convivio, opera in quattro libri.

Nel De Vulgari Eloquentia si tratta l'origine del linguaggio: Adamo parlava l'ebraico poi, con l'evento della Torre di Babele (Genesi, 11), Dio aveva confuso le lingue degli uomini. Fino ad arrivare al periodo dell'Impero Romano, epoca in cui prevaleva il latino. Dante arriva alla nascita delle lingue romanze e si augura che il "volgare" (lingua del popolo) diventi presto lingua letteraria. In realtà, grazie a lui il fiorentino è divenuto lingua letteraria! Manzoni scrive i Promessi sposi nel fiorentino ottocentesco, non in milanese. Sostanzialmente, Manzoni va a Firenze per imparare bene una lingua non sua.

Nel Convivio è interessante l'immagine del banchetto in cui le vivande sono le canzoni poetiche e il pane il commento che le accompagna. Vivande (poesie) e pane (commenti) sono offerti in volgare affinché tutti possano cibarsene. 

Fra il 1306 e il 1307 Dante inizia a comporre la Commedia. 

Nel 1310, Arrigo VII di Lussemburgo scende in Italia con un piccolo esercito per ribadire l'autorità imperiale su guelfi e ghibellini. Dante sostiene l'impresa di Arrigo VII, ma i Guelfi di Brescia, di Genova e dell'Italia centrale oppongono una dura resistenza ad Arrigo che muore prematuramente nel 1313.

Secondo Asor Rosa, è in questo periodo che risale il trattato politico De Monarchia, nella quale traspare la necessità politica di un governo imperiale che possa porre fine alle discordie comunali e civili. Dante crede nella storicità di Enea. E' presente inoltre l'idea della "divina" elezione del popolo romano a impero universale. Per Dante, il potere politico è indissolubilmente legato alla religione.

Nell'aprile 1314 inizia a circolare la cantica dell'Inferno. 

Nel 1315 Dante rifiuta l'amnistia che Firenze propone ai propri esiliati a patto che questi ultimi riconoscano le proprie colpe. E così viene di nuovo condannato a morte nel mese di ottobre. Fra il 1315 e il 1320 Dante si trova a Verona, governata da Cangrande della Scala. Nel 1316 è possibile che Dante concluda il Purgatorio

Nel gennaio 1320, Dante tiene una conferenza presso il tempietto di Sant'Elena, vicino al duomo di Verona. E' l'occasione per scrivere il De situ et forma aque et terre, trattatello in cui si dice che gli elementi della natura sono disposti in sfere concentriche: la Terra è la più interna ed emerge dall'acqua nella parte dell'emisfero boreale. Perché dovrebbe emergere dall'acqua? Per influsso stellare. 

Dante ha scritto il De situ et forma aque et terre per impedire false accuse.

Dopo questa disquisizione, Dante lascia Verona e si trasferisce a Bologna presso Guido da Polenta. Il motivo non è noto, ma è certo che con Cangrande abbia comunque conservato buoni rapporti. A Bologna conosce il latinista Giovanni del Virgilio (cultore per l'appunto di Virgilio) che lo invita a scrivere un poema epico latino in modo tale da poter ottenere la gloria poetica. Dante rifiuta il consiglio, dal momento che vorrebbe essere premiato per la Commedia, della quale sta ultimando anche la terza cantica, il Paradiso.

Prima di concludere vorrei dire che, al periodo dell'esilio, risalgono 13 epistole dantesche. 

Dante Alighieri muore, colto da febbri, nel settembre 1321, a Ravenna. Alcuni poeti, fra cui Giovanni del Virgilio, hanno composto degli epitaffi di elogio per la sua tomba. La cantica del Paradiso è stata pubblicata postuma dai figli Jacopo e Pietro.

Fin da subito, letterati, ecclesiastici, notai e mercanti l'hanno riconosciuta come un'opera di grande ricchezza culturale. Anche il popolo era attratto dalla Commedia, perché vi riconosceva figure storiche recenti, figure politiche, religiose, di santi.

LA COMMEDIA E' SICURAMENTE UN'OPERA INIMITABILE, PERCHE' IMPENSABILE AL DI FUORI DALLA TENSIONE MISTICA CHE L'HA GENERATA.


19 marzo 2021

Tre poesie di William Butler Yeats:

Quanti di voi ricordano questo post, risalente esattamente un anno fa, su alcuni autori degli haiku giapponesi?


https://riflessionianna.blogspot.com/2020/03/gli-haiku-nella-letteratura-giapponese.html

Non c'è poi così tanta differenza fra la situazione sanitaria dello scorso anno e quella di quest'anno. Molte regioni, compresa la mia, si trovano in zona rossa. 

Devo dirvi che provo stati d'animo un po' contrastanti: a volte mi sento impotente e avvilita, visto che i sacrifici che io e pochi altri italiani abbiamo fatto in questi 12 mesi sono stati vani, perché d'altro canto c'è la massa che non rispetta le regole, la massa negazionista e complottista, la massa dei no-mask e dei no-vax. Non mi sento parte di una nazione e non credo a frasi come questa: "I sacrifici li facciamo tutti". Col cavolo! Siamo ancora nel bel mezzo di un incubo: colpa di molti miei connazionali. 

Siamo messi davvero male: c'è un governo Draghi che ha sospeso (per perdere tempo e per perdere altre centinaia di vite umane) un vaccino anglo-svedese basandosi su una minima percentuale di persone che ha avuto effetti collaterali gravi. Umanamente mi dispiace per queste persone, ma se rivogliamo una vita più normale dobbiamo fidarci della scienza e non soccombere a paure e pregiudizi. 

Oltre a ciò, purtroppo c'è anche una presidente della Commissione Europea che è più truccata che intelligente e che non ha saputo stipulare dei chiari contratti con le case farmaceutiche.

Ma dall'altra parte devo dire che sono comunque contenta: sto lavorando bene sulla tesi, leggo, studio, approfondisco, risulto tra i finalisti di un contest di poesia lanciato il mese scorso da alcuni giovani di un paese vicino al mio; e una rivista periodica ha voluto intervistarmi via mail sul mio romanzo. Gli amici che ho, almeno per questo periodo, posso vederli di là da uno schermo.

Vorrei qui proporvi, anziché gli haiku giapponesi, alcuni componimenti poetici di William Butler Yeats, poeta di origini irlandesi vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento. 


LA VITA DI WILLIAM BUTLER YEATS:

Questo poeta era nato a Dublino nel giugno del 1865 ed era figlio di un pittore. 
Aveva trascorso la sua infanzia a Sligo, nell'Irlanda dell'Ovest. Le campagne che circondavano Sligo erano state per lui una notevole fonte di ispirazione.
William Butler Yeats aveva compiuto i suoi studi prima alla Metropolitan School of Art di Dublino e poi a Londra.
Aveva avuto, nel 1896, una relazione con la scrittrice  londinese Olivia Shakespear e poi con la traduttrice dal gaelico e drammaturga Lady Isabella Augusta Gregory.
Nel 1907, con Lady Gregory aveva viaggiato in alcune città italiane e francesi: a Parigi aveva incontrato il poeta americano Ezra Pound. In seguito a problemi respiratori, fra il 1928 e il 1930 si era trasferito a Rapallo, in Liguria. 
Nei suoi ultimi 10 anni di vita, Yeats soffriva periodicamente di problemi di salute e, all'inizio del 1939, era morto in Francia, a Roquebrune.

Questo è un post un po' in inglese e un po' in italiano.

Di The white birds avevo riportato soltanto la prima strofa quando ho scritto, circa un mese fa, un post sul poeta Cardarelli. Ora è qui per intero, con la mia traduzione  e con un tentativo, sempre mio, di commento.


The White Birds

I would that we were, my beloved, white birds on the foam of the sea! 

We tire of the flame of the meteor, before it can fade and flee; 

And the flame of the blue star of twilight, hung low on the rim of the sky, 

Has awakened in our hearts, my beloved, a sadness that may not die.


A weariness comes from those dreamers, dew-dabbled, the lily and rose; 

Ah, dream not of them, my beloved, the flame of the meteor that goes, 

Or the flame of the blue star that lingers hung low in the fall of the dew:

For I would we were changed to white birds on the wandering foam: I and you!


I am haunted by numberless islands, and many a Danaan shore, 

Where Time would surely forget us, and Sorrow come near us no more; 

Soon far from the rose and the lily, and fret of the flames would we be, 

Were we only white birds, my beloved, buoyed out on the foam of the sea!

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Traduzione (non esattamente letterale):


Vorrei che fossimo, mia amata, bianchi uccelli sulla spuma del mare!

La fiamma della meteora ci stanca prima di potersi affievolire
e la fiamma della stella blu, bassa nel cielo del crepuscolo
risveglia nei nostri cuori, mia amata, una tristezza che non può morire.


La debolezza proviene da quei sognatori grevi di rugiade, la rosa e il giglio;
ah, non sognare di loro, mia amata, la fiamma della meteora che viaggia nel cielo
o la fiamma della stella blu che esita nella caduta della rugiada;
ma vorrei noi diventassimo bianchi uccelli sulla spuma errante: tu ed io!

Sono tormentato dalla nostalgia di innumerevoli isole e di Danae prode,
dove il Tempo sicuramente ci dimentica e il Dolore non giunga presso di noi;
lontani saremmo dal giglio e dalla rosa e dalla corrosione delle fiamme,
se solo fossimo noi bianchi uccelli, mia amata, a galla sulla spuma del mare!

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Non c'è nulla di semplice. Non soltanto in questa poesia, ma nella letteratura in generale! 
Come dicevo un mese fa, questa lirica si apre con un'immagine gioiosa: il poeta vorrebbe che lui e la sua amata fossero due bianchi uccelli (=presumibilmente, due gabbiani) che volano poco sopra la spuma delle onde del mare.
Ma la fiamma della meteora può affievolirsi: forse il poeta, nel terzo verso manifesta il suo timore che questo amore, mentre il tempo scorre, possa indebolirsi o svanire.
E quella stella blu del crepuscolo? Può essere la vecchiaia che, giorno dopo giorno, si fa sempre più vicina. D'altronde, il crepuscolo, in diversi casi nelle letterature antiche e moderne, è collegato o all'età avanzata o alla morte vicina.  Questo rende triste il poeta. 

Vv.8-9: The lily and rose: Ricordo un sonetto di Guinizzelli che iniziava così: Io voglio del ver la mia donna laudare/ed asembrarli la rosa e lo giglio, più che stella diana splende e pare/ e ciò che lassù bello a lei somiglio.

(Parafrasato: Io voglio lodare davvero la mia amata e paragonare a lei la rosa e il giglio: splende e appare come stella più bella di Venere e io paragono a lei ciò che è bello lassù in cielo).

The lily (=il giglio) is a symbol of purity, rose instead is a symbol of passionate love. 


Però, come dicevano Poliziano e Lorenzo de' Medici, la rosa e il giglio sono dei bellissimi fiori primaverili che durano poco: la rosa dura appena un giorno, la rosa è fugace come la giovinezza. 


E poi, chi sono quei sognatori di cui successivamente il poeta parla? I poeti? Uomini e donne che sognano un amore eterno e romantico? 

All'inizio della terza stanza troviamo un riferimento mitologico: Danae era principessa di Argo. Si narra che Zeus un giorno si sia unito a lei dopo essersi trasformato in pioggia dorata. E' stato così che Zeus e Danae hanno dato vita a Perseo, l'eroe che taglia la testa di Medusa.


Aggiungo un pensiero in inglese contemporaneo: 

I think that everyone sometimes would be far, in a wonderful place, with a beloved or with some friends. According to me, white birds might be symbols of freedom: they have wings so they can touch lightly the waves, they can fly in the wide sky, near to a bright sun and also near to a fool moon. 

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He tells of a Valley full of Lovers


I dreamed that I stood in a valley, and amid sighs,

For happy lovers passed two by two where I stood;
And I dreamed my lost love came stealthily out of the wood
With her cloud-pale eyelids falling on dream-dimmed eyes:
I cried in my dream, O women, bid the young men lay
Their heads on your knees, and drown their eyes with your hair,
Or remembering hers they will find no other face fair
Till all the valleys of the world have been withered away.

Ho sognato che mi trovavo nel mezzo di una valle, fra sospiri,


ho sognato che coppie di amanti felici mi passavano dinanzi;

e ho sognato che il mio amore perduto veniva furtivamente dalla foresta

con le sue palpebre pallide di nuvole cadenti sugli occhi annebbiati di sogno,

e io gridavo nel mio sogno: Donne, permettete ai giovani uomini di posare il capo sulle vostre ginocchia e sommergere i loro occhi nei vostri capelli,

o, memori dei loro, non troveranno altro volto bello finché le valli del mondo tramontino.


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L'autore qui evoca alcune immagini di un sogno. 

In questo sogno egli vede una valle e una foresta ma ci sono anche delle figure umane: delle coppie che gli passano davanti e l'immagine della donna che aveva amato, quindi, del suo amore perduto.

Non ne ho parlato nel breve paragrafo dedicato alla vita di Butler Yeats, ma, quando era giovane, prima di incontrare sia Olivia sia Lady Gregory, era profondamente innamorato di una ragazza figlia di un generale britannico. Lei però lo aveva respinto più volte, non lo ricambiava affatto. 

Butler Yeats aveva pressapoco la mia età quando ha sperimentato questa delusione: si era dichiarato più volte a lei e quindi era insistente, eh, quindi, non troppo rispettoso. Credo che il suo lost love sia proprio questa giovane figlia di un generale britannico. 
Che poi, lost love di cosa, se non era mai iniziato nulla fra loro due? Non basta una persona che ama per due.

Ieri sera, durante una riunione via zoom, con i miei amici e con il loro curato dicevamo che  gli anni del primo biennio di scuole superiori sono per gli adolescenti un'età strana, di cambiamenti, di disorientamento. 
Io credo in realtà (non l'ho detto perché non era inerente e dovevamo organizzare un bel po' di attività per i prossimi periodi) che i maschi siano sempre e comunque un po' strani, anche dopo l'adolescenza, anche in età adulta. 
Certo, in quest'ultimo mese e mezzo ho detto in generale degli uomini delle cose poco lusinghiere, ma è inevitabile che ci sono al giorno d'oggi, dei modi di essere, di agire e di comportarsi dei ragazzi e degli uomini di adesso, che non condivido e che mi infastidiscono. 
Toglietevi dalla testa l'equazione uomo/maschio= razionalità! 

Eccovi un esempio: 
Alcuni fanno così: conoscono una ragazza e da lei si sentono ascoltati e sentono che con lei possono fare dei ragionamenti di buon senso, anche se la conoscono da poco tempo. 
Questo, per alcuni di loro, è più che sufficiente per considerare qualcuna "una morosa" o "una fidanzata", senza mai essere usciti una volta insieme e soprattutto, senza aver compiuto prima un percorso di conoscenza più seria, più approfondita che potesse permettere di capire bene se il sentimento era ricambiato. 

Eccovi un altro esempio:
Ce ne sono degli altri che, inizialmente attratti dalla foto di un profilo social di una ragazza, la contattano: inizialmente sembrano gentili, ma soltanto nei primi 2-3 messaggi che le inviano, perché poi inizia lo stalking vero e proprio, gli insulti, le aggressioni verbali via messaggio vocale e via messaggio scritto. Cioè, la loro irrazionalità (e prepotenza) consiste essenzialmente in questo: vedono una foto di qualcuna che a loro sembra bella e vogliono assolutamente instaurare una relazione con lei pur non avendola mai conosciuta di persona e dando per scontato il "sì " dall'altra parte.

Ovviamente: so anche che non siete tutti così, inutile che adesso ve la prendiate con me. Bisogna essere realiste. Io sono soltanto realista e voglio dire che le esperienze di rapporti con ragazzi e uomini al di fuori del contesto familiare possono essere  fatte anche di questi episodi.

Ritorno all'analisi della poesia e continuo le mie riflessioni e i miei commenti in lingua inglese: 

This young woman who was loved by the author has dream-dimmed eyes: this might mean that youth is a period of dreams kept inside hearth. Dreams shone through from wet eyes. So, when you are young you should hope that your dreams for future can become a reality. Probably only who loves you can notice when your eyes are dream-dimmed. 

I think it's beautiful that sweet invite to women to offer their knees to the heads of young men. This is tenderness! The expression drown their eyes with your hair reminds me a strong and tender embrace.



Ho riflettuto un pochino sul lessico del componimento:


Sigh (v.1): a breath sound, a heavy sigh, da cui sigh something ("sospirare")

Wood (v.3)= Significa sia "legna" che "bosco". Da wood deriva wooden (=di legno)

Dimmed (v.4)= offuscato, annebbiato. Può essere sinonimo di fog (=nebbia) e foggy (=annebbiato).

Fair (v.7)= in questo contesto il suo significato è molto vicino a beautiful e ad attractive. Però, in altri contesti, per "fair" si intende anche right o honest.
Withered (v.8)= l'ho tradotto con "tramontare". Wordreference mi dà come primo significato  "appassito".

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The Lake Isle of Innisfree

I will arise and go now, and go to Innisfree,
And a small cabin build there, of clay and wattles made;
Nine bean-rows will I have there, a hive for the honey-bee,
And live alone in the bee-loud glade.

And I shall have some peace there, for peace comes dropping slow,
Dropping from the veils of the morning to where the cricket sings;
There midnight’s all a glimmer, and noon a purple glow,
And evening full of the linnet’s wings.

I will arise and go now, for always night and day
I hear lake water lapping with low sounds by the shore;
While I stand on the roadway, or on the pavements grey,
I hear it in the deep heart’s core.

Mi alzerò e andrò, andrò a Innisfree,
costruirò una capanna fatta di canne e d'argilla;
là avrò nove filari di piante di fagioli e un alveare 
e vivrò solo nel ronzio delle api della radura.

Là avrò pace, la pace tarda che sopraggiunge lenta,
cadendo dai veli del mattino fino a dove il grillo canta;
là la notte è un debole luccichio e il pieno giorno un bagliore purpureo,
e la sera è piena di ali di fanello.

Mi alzerò e andrò ora, perché sempre giorno e notte
sento l'acqua del lago lambire la riva con flebile suono
mentre mi trovo sulla strada o su un grigio pavimento
lo sento nel profondo del cuore.

Questa è una poesia scritta in un periodo in cui Yeats si trovava a Londra. 
Nel traffico cittadino, il poeta sente la nostalgia per i paesaggi e la tranquillità della campagna, e dunque, in queste tre strofe, esprime la sua volontà di ritornare in Irlanda, a Innisfree.
Tre strofe, dunque: nella prima il poeta appare determinato a realizzare il suo sogno di poter tornare a vivere in campagna, nella seconda c'è  il desiderio di calma, di pace e di tranquillità e nella terza, sogno e realtà un po' si fondono: nel tempo presente il poeta si trova nelle strade di Londra, con i suoi monumenti, i suoi marciapiedi e i suoi negozi, ma, mentre è in città, già gli sembra di sentire l'acqua del lago che accarezza le rive. 

I tempi verbali che qui prevalgono sono il presente (present simple) e il futuro (future simple with "will").

Mi sono concentrata poi su alcune espressioni della poesia:

* veils of the morning= probably it means: a light fog in the early morning.

*midnight’s all a glimmer= Glimmer is referred  to the stars' light that is weak.

*And evening full of the linnet’s wings= The linnet is a small type of bird in Ireland.

*pavements grey= Roads and streets of London.

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NOTE DI FINE POST:

So a che cosa molti di voi pensano: quest'anno è il 700esimo anniversario della morte di Dante. E Dante? Lei che è laureata in Lettere e specializzanda in "Tradizione e interpretazione dei testi letterari" non scrive nulla a proposito? 

Il 2021 è l'anno delle ricorrenze letterarie, non solo per quel che riguarda Dante:

- Duecento anni fa Manzoni iniziava scrivere il suo Fermo e Lucia.
-Cento anni fa è nato a Pieve di Soligo il poeta Andrea Zanzotto.

Sono tre autori che adoro e che mi affascinano, non posso e non potrò certo ignorarli.
Ci sarà spazio anche per loro, prima di tutto per Dante. E' solo che devo incastrare queste ricorrenze letterarie con gli impegni della vita reale e con post su altri argomenti che ritengo interessanti.