7 maggio 2021

"Café society," Woody Allen:

Ho 25 anni. Vi prego di non invidiare la mia età, perché è sempre stata, in ogni epoca storica, un'età in cui un giovane e una giovane sono chiamati a compiere delle scelte cruciali che siano possibilmente  conformi ai loro desideri di vita. La mia è un'età nella quale non ci si può più permettere di essere superficiali, fragili e inermi. Perché un errore compiuto a 25 anni può rovinare la vita. 

Se non avete idea di cosa intendo dire, eccovi alcuni esempi di "vite rovinate" a 25 anni:

1) Buttarsi a capofitto in un'esperienza sentimentale (una delle prime) che poi sfocia in un matrimonio o una convivenza con il compagno "assolutamente sbagliato", cioè con un uomo che si manifesta poi aggressivo e violento, rovina la vita.

2) Interrompere il percorso universitario a tre o a due esami dalla laurea è un errore non rimediabile, che ti rende arrabbiato/a con te stesso una volta che ti rendi conto di averlo fatto.

3) Essere intrappolati in una professione che non piace e non sentirsi abbastanza forti né per poter cambiare progetti e prospettive né per poter pensare che la vita non è soltanto il lavoro che facciamo.

4) Fidanzarsi, convivere e sposarsi con qualcuno che in realtà non si ama per davvero, per la gran paura di restare soli. In questo caso sì che il matrimonio diventa una gabbia, che, una volta divenuti ancora più adulti e una volta separati, fa pensare a cose di questo genere: "Avevo ancora 20 anni, avevo ancora abbastanza tempo".

5) Fare un figlio in condizioni di ragazza madre, senza aiuti. Poi tutti ti giudicano. In molti momenti magari ti senti sola e incompresa come un cane randagio. Per stare bene, in questo caso, devi trovare qualcuno che ti accolga veramente, che ti copra le spalle dalle sferzate di vento gelido. Qualcuno che ti ama e che ti amerà sempre, non qualcuno che ti abbandona o ti inganna.

A) TRAMA:

Stati Uniti, anni '30. Bobby Dorfman, giovane venticinquenne di famiglia ebrea, lascia il suo posto di lavoro presso il negozio del padre, a Brooklyn, per trasferirsi a Los Angeles dallo zio Phil, agente di star. 

Sebbene sia sposato da anni, Phil ha una relazione con la sua segretaria Vonnie (diminutivo di Veronica), esatta coetanea di Bobby.

Anche Bobby finisce per innamorarsi di lei e, nella sera in cui Vonnie viene lasciata da Phil, sente accendersi una speranza. I due giovani iniziano a frequentarsi quasi quotidianamente: vanno al cinema e fanno passeggiate sul lungomare. 


Per alcuni mesi Bobby si sente felice, vorrebbe sposare Vonnie ma... nel frattempo, per complicare gli eventi della storia, ritorna Phil, che ha lasciato la moglie per poter ricostruire la sua relazione con la ragazza. Stavolta sembra disposto a stare con lei per il resto della vita.

Vonnie ha attratto due uomini profondamente diversi: Bobby è giovane, pulito, onesto, semplice, genuino, ingenuo. Mi ha ricordato più o meno il modo di essere di mio cugino Chicco. 

Phil invece ha il doppio degli anni di Bobby, è molto ricco e divorziato.

Bobby, un po' inquieto e angosciato, un giorno la mette alle strette: chi vuoi sposare, me o mio zio Phil? E lei sceglie Phil. 

Dopo l'amara delusione, Phil ritorna a New York. Nel giro di uno o due anni si arricchisce in modo significativo, divenendo, insieme al fratello Ben, proprietario di un locale. 

Incontra un'altra donna che è poco più grande di lui e che, ironia della sorte, si chiama Veronica. Con lei si sposa e ha una figlia. 

Ma mai riesce a dimenticarsi della prima Veronica, che nel frattempo è cambiata, sia nelle abitudini di vita sia nel modo di comportarsi: appare infatti pettegola, viziata e frivola, proprio come le donne che, pochissimi anni prima, criticava. 

Phil e Vonnie, una sera, durante un loro viaggio, sostano proprio a New York e cenano presso il locale di Phil. 

All'inizio Bobby rimane disgustato nel constatare il cambiamento della ragazza che amava. Ma, nonostante ciò, qualche giorno dopo accetta di accompagnarla per una visita a New York, mentre Phil è occupato. 

Malinconica è la nottata che i due giovani trascorrono presso il Central Park. Proprio qui, alle prime luci dell'alba, si scambiano un bacio, pur sapendo di non poter più ritornare indietro.


Alcuni mesi dopo, a capodanno, Phil e Vonnie sono lontani fra loro... Vicini ai loro rispettivi coniugi, mostrano alla cinepresa uno sguardo assente e malinconico. 
Dice Phil a Vonnie: hai gli occhi assenti e sognanti. E così si chiude il film, ma io qui ho caricato una delle ultime scene, di pochi secondi:


Vivi ogni giorno come se fosse l'ultimo e ci azzeccherai... Siete d'accordo?

Non è un film recentissimo... Ricordo di averlo visto per la prima volta con un paio di miei compagni di corso un venerdì sera, nel periodo in cui eravamo nel pieno dei nostri percorsi triennali. Allora questo film mi aveva trasmesso un senso di profonda malinconia e amarezza. 

Dal momento che ho sempre avuto fiducia nelle doti artistiche di Woody Allen, avevo soltanto pensato: qui Allen ha voluto criticare "l'America bene" del secolo scorso, anzi, del primo dopoguerra. Un'America fatta di superficialità, di arrivismo e di cinismo. Preferivo "Midnight in Paris".

L'ho visto per la seconda volta recentemente e stavolta sono riuscita ad apprezzarlo di più. Perché ho più conoscenze, forse anche un po' più di cervello e quindi perché posso stabilire più confronti, che spiego nel successivi paragrafi.


B) LA LEGGENDA GIAPPONESE DEL FILO ROSSO DEL DESTINO:

E' una leggenda da "prendere con le pinze". Però in alcuni casi e nelle vicende di qualcuno corrisponde alla realtà.

Il filo rosso del destino è un qualcosa di invisibile e di indistruttibile che, sin dalla nascita è legato al nostro mignolo sinistro. Ci legherebbe a quella che è la nostra anima gemella, a quella persona verso la quale dovremmo istintivamente provare un'attrazione forte, come se fosse parte di noi.



B1) PAULO COELHO E "I DUE AMORI" DELLE NOSTRE VITE:

Coelho conosceva questa leggenda giapponese. 

E ci aveva riflettuto sopra, per poi esprimersi in un modo un po' diverso. Vorrei precisare che anche questo breve scritto è da "prendere con le pinze":

Durante tutta la nostra vita abbiamo due grandi amori: uno è quello con cui ci si sposa e si vive per sempre, e che forse sarà il padre o la madre dei nostri figli … Quella persona con la quale si ha la massima compenetrazione e si desidera passare il resto della vita …
E dicono che esista un secondo grande amore, una persona che perderemo sempre.
Qualcuno al quale siamo legati dalla nascita, talmente legati che le forze della chimica sfuggendo alla ragione gli impediranno, sempre, di avere un lieto fine. Finché un giorno, entrambi smettono di provarci … 
Si libereranno di lui o di lei, smetteranno di soffrire, riusciranno a trovare la pace (la sostituiranno con la calma), ma non passerà giorno che non desiderino che sia al loro fianco.
 Perché, a volte, si libera più energia litigando con qualcuno che ami,
piuttosto che facendo l’amore con qualcuno che apprezzi”.

Non ci credo molto, eppure di tanto in tanto, in alcune vite, succede. Sull'ultima frase non mi trovo d'accordo per niente. Basta soltanto apprezzare qualcuno per sposarlo? Per me occorre molto altro. 

Ad ogni modo, in Café Society accade questo: Bobby prova un amore forte e appassionato per Vonnie, ma alla fine la perde, per una scelta sbagliata di lei. Nei confronti della seconda Vonnie prova stima e tenerezza, ma è un sentimento che non ha nulla a che fare con la passione e che ha poco di romantico- sentimentale. Pensate ad esempio all'episodio in cui, dopo aver trascorso un'intera giornata con la sua ex per le vie di New York, Bobby porta alla moglie un mazzo di rose e lei, più che essere contenta, si stupisce dicendogli: Da quanto tempo non mi porti dei fiori! Di che cosa vuoi farti perdonare? Non è che hai un'altra?


B2) "LA FAMIGLIA", ETTORE SCOLA:

Anche questo film è ambientato, almeno in buona parte, nella prima metà del secolo scorso. 

Il protagonista Carlo, brillante docente universitario di letteratura italiana, sin dai tempi del suo anno accademico di laureando prossimo al dottorato, ha a che fare con dei sentimenti per due donne, due sorelle tra l'altro: Beatrice, ragazza umile, modesta, riservata, gentile e Adriana, una giovane pianista, intelligente, originale, forte, di idee femministe.


Di chi è veramente innamorato Carlo? 

Per Adriana prova qualcosa di travolgente, quasi la idealizza. Ma finisce per non scegliere Adriana. Sposa Beatrice, per la quale prova comunque un profondo affetto.

Carlo e Adriana da giovani continuano a litigare. I loro incontri terminano sempre con dei litigi e delle discussioni. Finché lei un giorno, arrabbiata e piangente, decide di partire per Parigi per perfezionare, attraverso dei corsi, la sua tecnica pianistica. Adriana non avrà mai figli, si sposerà verso i 50 anni.

Con Beatrice invece, Carlo vive una quotidianità piuttosto ripetitiva, caratterizzata da un profondo rispetto, da supporto reciproco, da lealtà (Carlo di fatto non la tradisce mai, anche se per diversi anni penserà piuttosto spesso con fitte di malinconia ad Adriana, che di tanto in tanto, anche se abbastanza di rado, compare nella sua vita).



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