4 giugno 2021

Tesi caricata

Qualche giorno fa ho pensato:

Quando avrò caricato la tesi 

sul sistema informatico di Ateneo 

informerò i miei lettori. 


Stamattina io e la mia docente relatrice abbiamo svolto un ulteriore ma necessario controllo di capitoli, paragrafi, bibliografia e note a piè di pagina.

Sembra facile passare da Word a PDF/A ma in realtà ho impiegato buona parte della giornata per poter realizzare, aiutata, la conversione e poi il successivo caricamento sulla mia pagina di registro elettronico.

Sto seriamente pensando di spedire la mia tesi sulla Ginzburg ad un concorso organizzato dalla biblioteca comunale di Bolzano e finalizzato a promuovere e a valorizzare gli studi di ricerca svolti dai giovani italiani appena laureati, dottorati e specializzati. In caso, ho tutta l'estate per pensarci, visto che la scadenza dei tempi di spedizione è la mattina del 12 settembre e visto che, come da regolamento, posso inviarla solo dopo averla discussa. 

Vorrei anche caricare sul mio Drive una parte da farvi leggere ma non credo sia legale, almeno, non credo che lo sia in un periodo che precede la discussione (sarà un giorno compreso fra il 6 e il 9 luglio).

Che soddisfazione! Quando verso mezzogiorno ho letto l'ultima mail della relatrice che praticamente mi dava il via libera per il caricamento, per poco non ho pianto. (Ah ma è abbastanza probabile che un pochino piangerò dopo averla discussa o al ristorante).

Per me si sta veramente concludendo una fase di vita impegnativa, arricchente, affascinante. Un po' mi mancherà il chiostro della sede della mia facoltà... Era un bel posto soprattutto in primavera e in estate. E addio pranzi fatti a base di piadine romagnole, soprattutto nel periodo in cui frequentavo gli insegnamenti in presenza del corso magistrale... tanto a 23/24 anni puoi permetterti di mangiare così quasi ogni giorno! 

Addio incursioni nelle pasticcerie e nelle librerie e addio passeggiate su lungo l'Adige, a volte da sola a volte con qualcuno. Ho studiato moltissimo ma mi sono anche divertita. 

Addio lezioni e discipline stimolanti (=soprattutto nel corso magistrale). Addio ai momenti, anche questi indubbiamente fantastici, trascorsi nelle biblioteche per cercare saggi, libri e manuali in programma ma anche qualche libro di narrativa.

Però quanto ho imparato! Devo un enorme grazie ai docenti che ho avuto, per la motivazione che hanno messo nelle loro lezioni, per la loro sensibilità, per aver compreso la mia passione verso l'ambito letterario e linguistico.

Se doveste chiedermi quali sostantivi io assocerei alla mia esperienza di università direi: LIBERTÀ, RESPONSABILITÀ, CRESCITA, RELAZIONI.

Libertà di gestirsi le giornate: oggi studio un po' meno e vado mezza giornata in montagna o in collina, domani, oltre ad andare a lezione, mi metto a riassumere i contenuti di quel determinato capitolo.

Responsabilità nel compiere, con costanza e determinazione, un percorso di formazione che richiede impegno per acquisire solide competenze nel proprio ambito di studi.

Crescita indubbia dal punto di vista culturale: ogni argomento, anche il più tecnico e il più ostico, fa mettere in moto i neuroni. 

Ogni movimento e ogni tema letterario mi ha permesso di interrogarmi sulla realtà, sui sentimenti, sui vissuti e sui pensieri che muovono l'animo umano.

Relazioni: con docenti che indubbiamente aiutano e che vogliono stimolare le abilità di analisi e di critica tematica sui testi, ma che esigono serietà, rispetto e correttezza. Relazioni anche con compagni di corso che a volte appoggiano e apprezzano i tuoi progetti di vita e le tue motivazioni, altre volte ridono alle tue spalle.

Ovviamente in questi sei anni non ho pensato soltanto a studiare. 

Ho continuato qualche attività sportiva, mi sono avvicinata allo strumento della chitarra (=ancora me lo coltivo come hobby, solo che preferisco condividerlo con pochi e poi non sono ancora ad un alto livello). Ho svolto volontariato. Sì certo, nell'ultimo anno soprattutto presso l'Emporio della solidarietà. Ma, nel periodo della triennale, anche presso Libera, presso il cinema del mio comune (=mi mettevano spesso in turno domenica pomeriggio quando proiettavano film per bambini), presso le parrocchie.

Certo, fra Emporio e parrocchie c'è una profonda differenza. All'Emporio si viene a contatto con situazioni precarie, difficili. È un compito che aiuta i volontari a giudicare meno e ad ascoltare di più. È sostanzialmente un esercizio della solidarietà e della generosità.

Questo è stato un anno impegnativo (= ho preparato una tesi su un'autrice che non era mai stata studiata approfonditamente dal punto di vista stilistico), faticoso (=nonostante il mio impegno e la mia tenacia non ho ancora capito i meccanismi della metrica latina classica, difatti è stato l'esame meno brillante del percorso deglo ultimi due anni e mezzo), doloroso (=non solo perché si è ammalato Don Marco e non è ancora del tutto guarito. Anche per diversi altri motivi: relazioni fragili, rapporti "raffreddati", relazioni in fase di costruzione e di approfondimento. E ultimo, ma comunque influente, il lockdown di questo marzo. Il terzo lockdown in un anno abbondante di pandemia. Il terzo lockdown che mi ha immalinconita. In effetti, per circa un paio di mesi non sono riuscita a provare sensazioni di gioia o comunque positive). 

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Che dirvi ancora? Un'ora fa circa ho spedito una mail di ringraziamenti sentiti alla mia relatrice. Credo di aver utilizzato le frasi giuste.

La Ginzburg era una grande donna che ha avuto una vita difficile, senza dubbio. Si meritava una bella tesi seria e approfondita!! Etica, timidezza, moralità, una sottile malinconia, impegno civile, modo di scrittura semplice e quotidiano, vicino all'oralità, in tendenza con quasi tutti gli autori del secondo Novecento. Ho fatto proprio bene ad intitolare il mio elaborato magistrale: L'oralità nella sintassi e nel lessico di Natalia Ginzburg.

Domani mattina scrivo un post su un romanzo di Pavese del '48, intitolato La casa in collina. 

Anche qui: faccio un po' di analisi stilistica, parto con quella, per poi passare a trama e contenuti.


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