5 novembre 2022

"La casa in fondo a Needless Street", C. Ward:

ATTENZIONE!!

Sto per recensire un romanzo dai contenuti macabri e orribili.

Vi ho già avvertiti la scorsa settimana, ma, a mio avviso, gli avvertimenti non sono mai troppi.
Questo è un post inadatto ai ragazzi e agli adulti facilmente suggestionabili e particolarmente sensibili. 

Ad ogni modo ciò non toglie il valore di questo libro: non è l'horror stupido e senza senso, pensato e fatto soprattutto per il gusto di inventare e mettere in commercio schifezze.
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"LA CASA IN FONDO A NEEDLESS STREET": 

La casa in fondo a Needless Street è un romanzo, pubblicato nel 2021, che può essere classificato benissimo nel genere horror ma al contempo include anche sia una tipica vicenda da romanzi gialli sia alcuni validi elementi di psicologia clinica.

L'autrice di questo libro è la cinquantenne Catriona Ward, originaria di Washington e laureata in Letteratura inglese. Ha esordito con questo romanzo che, nel giro di poco tempo, è divenuta un'opera di fama internazionale. Non solo: con questo libro si è aggiudicata l'August Derleth Award per il miglior romanzo horror.

1.IDENTIKIT DI TED BANNERMAN

Ted Bannerman è il protagonista di questo libro.

Ted vive da solo in una casa, sempre sporca e in disordine, in fondo ad una via non molto lontana da un bosco chiamata "Needless Street", cioè, "strada inutile".

Per un po' di tempo aveva lavorato in un'officina, ora è disoccupato e privo sia di legami affettivi sia di vita sociale. 

Ted, a notte fonda, si reca spesso nel bosco allo scopo di far compagnia ai bambini verdi... 


Chi sono i bambini verdi del romanzo? Lo si scopre soltanto nelle ultime pagine dell'ultimo capitolo!

Bisogna tener conto però che il nostro protagonista spesso è ubriaco e confonde la sua immaginazione con la realtà. 

Ma, quel che è peggio, è che da anni tiene prigioniera una bambina: si tratta di Lauren, pre-adolescente al momento della narrazione. 

Lauren non esce mai dalla soffitta di Ted che la sevizia, la tortura con bagni di aceto e d'acqua bollente. 

Per evitare che fuggisse, Ted le ha rotto i piedi a martellate impedendole così di uscire e di evadere.

Per questo la ragazzina, quando compare nel corso del libro, è sempre incattivita e si ribella a Ted mordendolo.

Ted Bannerman ha anche una gatta, Olivia. Si tratta di una gattina dotata della facoltà di pensiero e di parola. 

Ancora all'inizio del romanzo Olivia ci racconta come è stata trovata da Ted:

Meglio raccontare tutto dal principio. Di quando lui mi ha trovata durante un temporale (...). 

Ricordo la mia nascita. Io non c'ero e poi ero qui. Semplice. Dal caldo al freddo, espulsa, scalciavo con le zampe fragili aggrovigliata in filamenti viscosi di membrana. Per la prima volta sentivo l'aria sul pelo, per la prima volta spalancavo la bocca e piangevo. Lei si era chinata su di me, grande come il cielo. Sul mio collo una lingua e una bocca calde. Vieni, piccola, non siamo al sicuro qui. Mamma Gatta. Gli altri li avevamo abbandonati lì nel fango. Non erano sopravvissuti al passaggio. Le morbide sagome con cui mi ero spartita l'oscurità per tutti quei mesi erano immobili, bersagliate dalla pioggia. Andiamo, mi diceva Mamma Gatta. Era spaventata. Per quanto fossi piccola me ne accorgevo.

Ci siamo spostate da un posto all'altro in cerca di un po' di calore e di un riparo. I miei occhi non si erano ancora aperti, quindi gli unici ricordi che ho sono olfattivi e tattili: il soffice terreno su cui dormivamo, un odore acre e pungente di ratto, o il pelo di Mamma Gatta che sentivo sul naso quando si raggomitolava intorno a me e mi stringeva: oppure un odore evanescente di foglie di agrifoglio.

Poi i miei occhi hanno iniziato ad aprirsi e ho cominciato a vedere qualcosa. La pioggia che cadeva sembrava fatta di lame luccicanti. Il mondo traballava e andava in pezzi.  Non avevo mai sperimentato altro, quindi pensavo che il mondo fosse sempre in tempesta. Ho imparato a reggermi sulle zampe e a camminare un po'. Ma ho cominciato a capire che qualcosa non andava in Mamma Gatta, nel suo corpo. Si muoveva più lentamente e il latte che ricevevo diminuiva. Una sera ci siamo rifugiate in un fosso. Sopra di noi vibravano i rovi, flagellati dalla burrasca. Lei mi scaldava, mi nutriva. Sembrava felice, faceva le fusa, ma quel suono diventava sempre più debole, il calore sfumava. Dopodiché era rimasta immobile. E il freddo aveva iniziato a penetrare dentro di me. (...) Simile ad un ragno di carne, qualcosa luccicava per la pioggia. Non sapevo ancora, ai tempi, che il suo nome era "mano". Si era rinchiusa su di me e, sollevandomi, mi aveva allontanata da mia madre. (...) 

Ted emanava un forte odore di terra bagnata. I polsini della sua camicia erano viscidi di fango. Nei paraggi c'era un'enorme bestia borbottante, e mi ci aveva infilato dentro. La pioggia si abbatteva sul tettuccio di metallo come una gragnola di pietrisco.

Vorrei soltanto soffermarmi su una metafora per indicare l'automobile di Ted:

Nei paraggi c'era un'enorme bestia borbottante. Immancabilmente penso al futurismo e alla lirica di Filippo Tommaso Marinetti, intitolata "All'automobile da corsa". In un verso l'automobile in questione era paragonata ad un cavallo: allento finalmente/le tue metalliche redini.

Oltre a ciò vorrei instaurare un parallelismo anche con l'incipit di "After Dark", a mio avviso il miglior romanzo di Murakami: per descrivere una monovolume l'autore utilizza questa frase che rimanda al mondo animale: I vetri oscurati da una pellicola nera le danno l'aspetto di un animale che vive negli abissi marini.

Un' ultima considerazione prima di concludere questo paragrafo: quanti anni ha Ted Bannerman?

Personalmente non gliene do più di trenta. L'ho capito dal fatto che, intorno ai sedici anni, è stato espulso dalle scuole superiori per comportamenti violenti e aggressivi.

A Ted Bannerman è legata la scomparsa di Laura Walters, una bambina di sei anni, avvenuta undici anni prima del momento della narrazione e proprio nei pressi del lago circondato dal bosco non lontano da Needless Street.

Ted Bannerman era già adulto quando la bambina è scomparsa, più o meno, aveva l'età dei maturandi italiani e, poco prima dei vent'anni, lavorava come manovale in un'officina.

Vi lascio con un dubbio: un giovane uomo che di sua spontanea volontà decide di accudire una gattina e di crescerla in casa propria, insieme ad altre gabbie di uccellini, può essere al contempo un killer seriale di bambini?

Per la maggior parte del libro i lettori si chiedono ciò. Tuttavia, per anni Ted rimane l'unico sospettato e l'unico indiziato per la scomparsa di Laura Walters. 

E se Laura Walters fosse la Lauren che lui tiene prigioniera?

2. IL PAESAGGIO-CHIAVE DEL ROMANZO:

Dicevo che il lago circondato dal bosco è facilmente raggiungibile dalla casa di Ted.

In questo luogo, per un certo numero di anni, sono scomparsi dei bambini che non sono mai più stati ritrovati. L'ultima scomparsa è Laura Walters.

La Lauren vittima delle angherie di Ted sostiene di aver avuto sei anni quando è stata rapita da Ted. 

Ma chi è Lauren in realtà? Esiste per davvero?

Per i tre quarti del libro sembra che sia Ted il rapitore e l'assassino... ma è davvero così?

Che è veramente Ted Bannerman?

E' proprio un killer seriale, un torturatore e un uomo che, per attirare donne alle quali ogni volta dà buca agli appuntamenti, crea dei profili social in cui finge di essere ciò che non è? O è semplicemente un uomo che va salvato da se stesso?

Ted proviene da una famiglia costituita da una madre cinica e abusante sia fisicamente che psicologicamente e da un padre insulso, insignificante, che ad un certo punto se ne va via di casa.

Questo può aver influito nel creare, nella mente di Ted, una serie di personalità multiple? Certo che sì!

Scrive Catriona Ward: 

Mi hanno parlato di come il DDI (il disturbo dissociativo dell'identità) non sia una patologia quando si manifesta all'inizio. Salva la mente di un bambino da una tensione insostenibile, assolve una funzione di salvavita. E' solo dopo, nella vita adulta, quando non è più necessario, che si trasforma in una patologia.

3. DELILAH WALTERS:

Un'altra figura molto rilevante all'interno di questo lunghissimo libro è Delilah (abbreviata quasi sempre di Dee), che non ha nulla a che fare con la Delilah della melanconica canzone dei Plain White (hit degli anni 2007-2008).

In effetti, come avrete potuto intuire, Dee è la sorella della bambina scomparsa. Quando la ragazza (poco più giovane di Ted) si trasferisce a Needless Street  e diviene la vicina di casa di Ted, inizia subito a sospettare di lui. In effetti è convinta che Ted tenga prigioniera una ragazzina che potrebbe essere sua sorella.

In realtà Delilah è la causa della morte, non della scomparsa della sorella, visto che per undici anni non ha mai detto la verità su quel che realmente sapeva. 

Comunque se inizio a riportarvi tutto il lungo passaggio in cui mentre lei si diverte con Trevor, un illustre sconosciuto, la sorella, piccola e incustodita, si fa molto male, allora vi rovino del tutto la sorpresa.

Mentre insegue Ted di nascosto e a notte fonda nel bosco, Delilah viene morsa da un serpente a sonagli. Ironia della sorte, anche perché Dee è ofidiofoba (nutre orrore e disgusto per i serpenti, proprio come me).

Delilah muore avvelenata da quel morso e l'autrice non si dimostra particolarmente dispiaciuta nel riferircelo:

Ciò che un tempo era Dee giace distante da qualsiasi sentiero. La bomboletta di vernice gialla è ancora nella mano nera e gonfia per il veleno. Arrivano gli uccelli e i topi, e poi i coyote, gli orsi, i ratti. Ciò che un tempo era Dee va ad ingrassare la terra. Sparse qua e là le sue ossa sprofondano nell'humus fertile e in continua mutazione. Quel che è fatto è fatto.

L'autrice è impietosa con questo personaggio perché, in fin dei conti, disapprova grandemente il fatto che Dee abbia trascurato la sorella che le era stata affidata per fare la sua prima esperienza sessuale con un ragazzo conosciuto soltanto dieci minuti prima.

Delilah non ha mai voluto veramente bene alla sorella minore, la considerava un peso, una bambina che "le rubava la scena in famiglia sempre e comunque".

Delilah Walters è soffocata e sconfitta dalla sua gelosia e dal suo egocentrismo.

Credo sia importante, a conclusione del post, sottolineare che la comparsa della ragazza, all'interno del romanzo, coincide spesso con la comparsa dei serpenti. Verso la fine di questo post ho provato ad attribuire dei significati a queste orripilanti comparse.

La realtà di Delilah, oltre che di bugie, è fatta di allucinazioni e di un confine incerto tra realtà e immaginazione.

Il rimorso la perseguita per undici anni e costantemente... e questo stato d'animo è ben presente nei sogni che fa a notte fonda, come questo ad esempio:

Dee sta camminando in riva al lago. Gli alberi incombono sulla superficie riempiendola di riflessi vitrei e cupi. Le libellule baciano la superficie dell'acqua, tutt'intorno si spandono cerchi luccicanti. Il cielo che la sovrasta è un nulla doloroso, e la sabbia che sta calpestando è tagliente, un milione di microscopiche schegge di vetro. Dee sanguina, ma senza provare dolore. (...) Continua a camminare. 
Darebbe qualsiasi cosa pur di fermarsi, di cambiare rotta, di svegliarsi. Deve però raggiungere alberi, uccelli e nidi, per forza, perché è così che funziona quel sogno. (...)

Dee vede gli uccelli, piccoli e bellissimi, dardi di colore che sfrecciano fra gli alberi. Non cinguettano, sono muti come pesci in una pozzanghera. 

Il lago svanisce alle sue spalle e lei si ritrova lì, all'ombra degli alberi. Il suolo del bosco è tappezzato dagli aghi di pino. (...) 

Sopra di lei gli uccelli planano e si impennano. Vegliata da quel cielo atroce, Dee fa il suo ingresso nella radura, ed ecco l'albero bianco, una betulla affusolata ed incantevole. (...) Una giuntura fra i due rami ospita un nido molto elaborato, in cui si posa un uccello cremisi con occhi e becco d'oro. Si mette ad intrecciare con cura i fili d'erba che ha trasportato nel comodo nido, dove poi deporrà le uova. Dee comincia a mugolare inquieta e prova a svegliarsi (...). Non può svegliarsi però. Contro la sua volontà si ritrova anzi ancora più vicino all'albero, al nido, all'uccello. Si copre la bocca (...). 

Ovunque si volti vede uccelli color cremisi che volteggiano fra alberi d'ossa. Trasportano nel becco ciuffi d'erba, che erba non sono. Stanno foderando i loro nidi con i capelli della sorella morta.

3.1 DELILAH E I SERPENTI:

Anche la mente di Delilah è una mente distorta.

Vi riporto qui alcuni brani in cui è ben presente l'elemento macabro dei serpenti connessi a Dee:

A) DEE HA 16 ANNI E SI TROVA DA SOLA AL LAGO. 

Oltrepassati i marmocchi con i braccioli, l'acqua le aveva sfiorato le ginocchia, poi le cosce e i fianchi. Dee si era sentita al sicuro. Nascosta. Con il caldo che faceva, quell'acqua fredda era stata una botta a bruciapelo, una scossa che si era propagata lungo la schiena fino a fargliela pizzicare. (...) Era andata avanti un altro po', fin dove l'acqua le arrivava al mento e il lieve rollio rischiava di farle staccare i piedi dal fondo roccioso. I crampi al ventre nell'acqua fredda le risultavano quasi gradevoli, con il sole e il chiasso distante dalla calca estiva sulla spiaggia, quei rumori che viaggiavano spettrali a pelo d'acqua. (...) Qualcosa di liscio le stava rimbalzando contro una guancia. Non una ma molte volte, come una serie di scherzosi buffetti. Riaprendo gli occhi Dee aveva visto scivolare delle scaglie grigie e nere, nient'altro. Aveva trattenuto il fiato. Il serpente era poco sotto la superficie, la testa però la teneva fuori come un cigno. Le girava intorno lentamente, incuriosito, e lei si era sentita sfiorare un braccio.

(...)

Si era resa conto che dall'acqua erano spuntate altre due teste, e subito erano diventate tre e poi quattro. Erano una banda, forse una famiglia. Inoltre, ce n'era uno adulto e decisamente più grande, con un muso austero che sfoggiava un gran sorriso privo di labbra. Quanti fossero esattamente Dee non avrebbe saputo dirlo, il suo cuore si era fermato. (...) Le era sembrato di percepire all'altezza della mandibola il tocco vellutato di una lingua. La vita le rimbombava nelle orecchie come un tuono. (...) Qualcosa le aveva sfiorato una spalla come una lunga carezza.

Tutto ciò è reale? 

In uno degli ultimi capitoli si scopre che è un'allucinazione fortemente legata alla tendenza di Delilah al male e alla negligenza: la mente di Dee qui si è scollegata dalla realtà. Prima si è scollegata dal cuore però. 

La fantomatica famigliola di serpenti copre l'avventura della sua prima esperienza sessuale, fatta tra l'altro non in riva al lago ma ai margini del bosco, con una bambina piccola nei paraggi, in un posto abbastanza buio, pieno di aghi di pino e di grossi massi di pietra.

Quindi qui i serpenti sono simbolo di male e di una tentazione sessuale puramente istintiva e scissa dall'aspetto psico-affettivo che implica la conoscenza dell'altro contemporaneamente all'attrazione.

B) DEE VIVE GIA' A NEEDLESS STREET E SEGUE PER LA PRIMA VOLTA TED NEL BOSCO:

A spaventarla più di ogni altra cosa sono le radici degli alberi, che sembrano contorcersi e guardarla nel chiaro di luna con pupille verticali. (...) Si sente paralizzata, rigida come il marmo. A poca distanza qualcosa sta facendo frusciare il tappeto di foglie. Dee riesce quasi a percepire un corpo oblungo che si avvicina. (...) Poco oltre, la luce ballonzolante di Ted si mette a sfarfallare e un istante dopo svanisce tra gli alberi. Dee rimane sola con quell'affare che is fa strada nel buio, di qualunque cosa si tratti. Il rumore è sottile, costante, ed è il rumore di un corpo che si trascina sinuoso a forza di muscoli. A Dee si spalanca la bocca, sempre di più, finché la mandibola tesa al massimo sembra sul punto di spezzarsi. Poi si volta e si mette a correre verso casa. Intanto il fruscio la segue strisciando veloce, le è quasi addosso.

A questo punto devo rivelarvi che, undici anni prima, accanto al corpo morto della sorella, c'erano dei serpenti. 

Il bosco, il fruscio che sembra quello di un serpente e il pedinamento notturno richiamano al rimorso di una Delilah adulta ma profondamente angosciata e problematica, senz'arte né parte, senza talenti o capacità particolari, senza titoli di studi (nemmeno lei ha terminato le scuole) e, anche lei, senza lavoro.

C) L'ULTIMO FATALE PEDINAMENTO DI DEE:

Dee insegue di nuovo, nel bosco e in piena notte, Ted.

Di foglia in foglia si leva un sussurro, che inizia a somigliare ad una coda sinuosa agitata da un serpente a sonagli. (...) Scivola su un ramo coperto di fango. Le slitta sotto il piede con un guizzare di muscoli. Nello stesso istante la sua torcia lo illumina. (...) Il serpente si piega lentamente all'indietro, ha la grazia di un incubo e gli occhi di un verde iridescente. (...) Il serpente oscilla, magari è fiacco perché si è appena svegliato, fatto sta che le concede il momento di cui lei ha bisogno. Tenendo fermo il fascio di luce, lei avanza e sferra il colpo. Sa che se manca il bersaglio morirà. Il martello piomba sulla testa smussata e ondeggiante del rettile con uno schiocco sordo. Alla seconda martellata si affloscia al suolo. Dee si china a guardarlo, ha l'affanno. (...) Poi tasta con un dito quel corpo oblungo. Ma mentre lo solleva per metterlo in tasca, la testa del serpente si contrae e scatta all'indietro. Lei vede la scena al rallentatore: il serpente che le affonda le zanne nell'avambraccio.

(...) 

Il morso le fa male, malissimo. E' niente però rispetto all'orrore di ritrovarsi quell'essere attaccato al braccio, come una parte mostruosa di se stessa.

E, per l'appunto, il serpente a sonagli è simbolo della parte cattiva e mostruosa di Dee, almeno per come la vedo io. 

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Con tutto ciò rimane una domanda alla quale in questo post non voglio rispondere: chi è il responsabile della scomparsa e della morte dei bambini verdi?

Prima di morire quei bambini che nessuno amava hanno subito più o meno le stesse sevizie subite da Marzia Capezzuti. Solo che Marzia non era più una bambina, ma una ventottenne con ritardo mentale. 

Se non lo sapete (ma se siete completamente all'oscuro di questa storia vuol dire che vivete nelle caverne della Basilicata!), Marzia è stata ospitata per un lungo periodo dalla famiglia del suo ex compagno (e per quale oscuro motivo?). 

E quella famiglia l'avrebbe ridotta in schiavitù e reclusa in una soffitta, le avrebbe rubato ogni mese puntualmente la pensione di invalidità dal conto corrente e, attuando una serie di maltrattamenti, sarebbe stata la vera responsabile della sua morte.

Questa è una storia reale che fa venire il volta-stomaco!

Ma c'è una cosa che mi dà molto fastidio: negli ultimi mesi Federica Sciarelli pare ci provi gusto a parlare, nella sua trasmissione, soprattutto del caso di Marzia. 

In particolar modo, sembra ci provi gusto a intromettersi nella grossa disgrazia di una famiglia (parlo ovviamente dei genitori di Marzia, non della famiglia di Pontecagnano che la ospitava). Non mi sembra sia il caso di provare curiosità morbosa per questa storia che io stessa giudico schifosa.

Il colpevole del giallo "dei bambini verdi", ad ogni modo, è piuttosto insospettabile e non è affatto Ted.



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