10 febbraio 2023

"Abel- Il figlio del vento": film sulle le relazioni tra viventi

In ricordo di Fumino,

il mio gattino sparito un anno fa, in una notte d'inverno, nei campi.

Era un bellissimo gatto nero.

Era particolarmente intelligente.

Nessun altro gatto lo sostituirà mai.

Nero, il settimo capitolo del libro L'umanità è nelle nostre mani, è dedicato a Fumo e alle sue origini:*Marta, durante una passeggiata nel suo quartiere di periferia, lo trova rinchiuso in una scatola di cartone depositata in un cassonetto. Decide di portarlo a casa e di prendersene cura.

*(Marta è il secondo personaggio più importante della storia dopo Elia. Ma non è questa la sede per approfondire i ruoli di Elia, Marta, Laura e Carlo, le quattro figure giovanili di rilievo nell'Umanità è nelle nostre mani).

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Abel-Il figlio del vento è un docu-film uscito per le sale cinematografiche europee nel 2015. 

Il titolo originale è Wie Brüder im Wind.

E' una storia i cui valori possono far riflettere anche gli adulti, sebbene i contenuti proposti siano prima di tutto rivolti ad un pubblico di pre-adolescenti.

1.INIZIO FILM:

Tutto il film è ambientato in un paesaggio di montagna. I primi minuti inquadrano cime aguzze, rocciose e imponenti di montagne abbracciate da un folto manto di nubi.

La voce narrante non solo accompagna le azioni e le intenzioni dei personaggi ma, ad inizio film, introduce anche l'argomento delle vicende che si stanno per raccontare:

C'era una volta, sulle ali del vento, un'aquila. Questa è la sua storia e quella di un ragazzo. Io vi ho solo preso parte ma in qualche modo è anche la mia storia. Io sono Damzen, il guardiaboschi. Mi prendo cura di tutte le creature selvagge che chiamano queste montagne casa.

Il narratore, che in questo caso è uno dei personaggi della storia ma non coincide con il protagonista, si prefigge di narrare la vita di un'aquila, a partire dal momento della sua nascita.

Poco dopo infatti, la videocamera inquadra un uovo d'aquila che si rompe. Nasce un piccolo aquilotto bianco, in uno stretto spazio d'erba tra due rocce di montagna. E' il più piccolo dal momento che, in quel piccolo spazio di alta montagna, c'è già un altro aquilotto.


2.RAPPORTI GENITORI-FIGLI:

Lukas, figlio del cacciatore Keller, è un ragazzino affascinato dalle meraviglie della natura che lo circonda.

La madre del ragazzino è morta a seguito di un incendio. Questa tragedia ha deteriorato il rapporto di Lukas con la figura paterna.

Già nel film i dialoghi tra esseri umani sono pochi ma, per buona parte della storia, padre e figlio non dialogano, manca la confidenza.

Il guardiaboschi, che intuisce il dolore di entrambi e che vede la mancanza di dialogo, una sera dice a Lukas, a proposito del padre: Il fatto che non parli lo fa già arrabbiare abbastanza. Ma lui non sa riconoscere il suo stesso silenzio.

Keller è un padre che non si sente apprezzato e, una volta rimasto vedovo, si accorge, con un pizzico di rabbia, che suo figlio caratterialmente non gli somiglia e non ha i suoi stessi interessi.

Però sarebbe bene che tutti i genitori ricordassero che i figli non devono essere le loro copie più giovani, tantomeno quindi a loro perfetta immagine e somiglianza.

Probabilmente, nel caso di Lukas e Keller, la figura femminile che da viva era ottima sia come moglie che come madre, faceva da mediatrice tra padre e figlio ed era dunque una figura che promuoveva un clima sereno nel nucleo familiare.

Recentemente ho letto l'articolo di una psicoterapeuta. Le sue frasi mi hanno molto colpita, in particolare una: oggi più che mai sono necessarie donne che insegnino a molti uomini la capacità di narrare se stessi a se stessi.

Sembra uno scioglilingua. In realtà questo "aiutarli a narrarsi di più" significa creare occasioni di dialogo vero, significa sviluppare una ambiente empatico e una capacità di ascolto che possa favorire il desiderio di condividere anche degli aspetti più "scomodi" di sé: ricordi spiacevoli o traumatici, errori fatti con rimpianti annessi, delusione per rapporti di amicizia che non sono evoluti.

Il rapporto tra padre e figlio migliorerà prima della fine del film?

3. PRENDERSI CURA DEGLI ANIMALI:

Come fa Lukas a trovare l'aquilotto Abel? 

Ad un tratto, nel film si vedono i due aquilotti fratelli, non più cuccioli, che litigano nello stesso spazio di nido. L'aquilotto un po' più grande riesce a spingere giù dalla montagna il più giovane che si ritrova, zoppicante, nel bosco.

La mattina dopo Lukas ritrova il piccolo animale rannicchiato su un tappeto di foglie, lo copre con una piccola coperta e lo porta in una casa di legno dove gli costruisce un nido. 

Con la complicità di Damzen, ogni giorno lo nutre, di nascosto dal padre.


In seguito il ragazzino insegna all'aquilotto a volare. 

Ma potrà tenerlo sempre con sé una volta che Abel avrà imparato a spiccare il volo e a realizzarsi nella sua natura di volatile rapace?

Le parole di Damzen alla fine del film risultano molto significative: dare la libertà è essere liberi.

Ad ogni modo fa bene a chiunque prendersi cura di un animale. Penso che questa piccola esperienza faccia o abbia fatto parte di molti di voi che mi leggete.

Per me, prendermi cura di Fumo per una parte del mio percorso accademico magistrale (aveva appena 2 anni quando è scomparso), era anche un modo per sentire meno il peso della mancanza di amici. 

4.UN'ECO BIBLICA:

Una sera Lukas apre la Bibbia sull'episodio di rivalità tra Caino e Abele, i due figli di Adamo. 

Lo colpiscono soprattutto questi versetti:

Un giorno, mentre Caino e Abele stavano parlando insieme nei campi, Caino si scagliò contro Abele suo fratello e lo uccise.

Dopo la lettura di questo episodio, unita ad un'incredibile capacità di intuizione, Lukas decide di chiamare l'aquilotto Abel: in effetti pensa che Abel sia stato gettato da un nido di aquile situato in alta montagna in seguito ad una lotta tra fratelli.

Chi è esperto di ambienti montani sa che, in un nido d'aquila condiviso da almeno due aquilotti fratelli, prima o poi avviene una battaglia in cui l'aquilotto più forte caccia il/i più deboli o i più giovani.

5. DIFFERENZE CON "HATCHIKO-IL TUO MIGLIORE AMICO":

Abel- Il figlio del vento e Hatchiko-Il tuo migliore amico sono due film profondamente differenti, sebbene siano entrambi relativi al rapporto tra esseri umani e animali.

Insomma, il tema dei due film è lo stesso ma i personaggi e i luoghi sono molto diversi.

Hatchiko è un cane fedelissimo a Parker, docente universitario di musica, marito tenero e padre protettivo. Hatchi è così fedele che, per nove anni dopo la morte improvvisa e drammatica del padrone, tutti i giorni si reca al piazzale della stazione per attenderlo, in ogni stagione e con qualsiasi tempo, anche se ha capito che Parker non scenderà mai più dal treno.


Il giovanissimo Lukas è il protettore e l'insegnante di volo di Abel. 

Il film su Hatchiko, basato su una vicenda realmente accaduta, è ambientato negli Stati Uniti anche se, come potrete intuire riflettendo un minuto sul nome del cane, la storia vera è ambientata in Giappone, a Shibuya, nella prima metà del secolo scorso. 

Hatchi era infatti un cane di razza Akita, fedelissimo al padrone Hidesaburo Ueno, agronomo e professore universitario a Tokyo. 

Di fronte alla stazione di Shibuya c'è una statua dedicata ad Hatchi per onorare la sua fedeltà.

Abel-Il figlio del vento è ambientato in Austria. In questo film le immagini documentaristiche sono di alto livello, in particolare, quando inquadrano i paesaggi innevati.


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