2 maggio 2023

"Il mugnaio urlante", Arto Paasilinna:

Auguri Matthias, meraviglioso neo-trentenne!

Partirei proprio dalla citazione dell'episodio che richiama alla Croce di Cristo:

Huttunen portò la sua legna all'interno della chiesa e si mise a preparare il fuoco nella navata centrale, giusto davanti all'altare. Accovacciandosi, urtò con il calcio del fucile contro il pavimento, facendo echeggiare tutta la chiesa. Quando il fuoco fu pronto per essere acceso, Huttunen si alzò in piedi per prendere i fiammiferi dalla tasca. 

Gettò sguardi furiosi e vendicativi sull'immensa navata che lo circondava. L'occhio si posò sulla pala d'altare raffigurante Gesù in croce. Huttunen gli mostrò il pugno. "E tu, bello mio, dovevi proprio fare di me un pazzo?". 

Sembrò che il Cristo della pala d'altare guardasse l'eremita dritto negli occhi. Il volto sofferente del Salvatore si fece dapprima meravigliato, poi benevolmente divertito. Infine aprì bocca: "Non bestemmiare, Huttunen. In linea di massima, la tua mente non dovrebbe essere più squilibrata di altre. Hai avuto buoni voti dall'Istituto Corsi per Corrispondenza. Sei più intelligente di Vittavaara e Siponen messi insieme, e molto più del pastore di questa parrocchia (...)".

Huttunen ascoltò trasecolato. Stava diventando completamente matto o la pala d'altare gli parlava? Gesù continuò con voce dolce ma chiara: "Ognuno di noi deve portare la sua croce, Huttunen... tu come me".

"Ma non stanno un po' esagerando con me? Mi braccano senza pietà da quasi sei mesi! Mi sono mezzo congelato stando qui nei boschi per intere settimane e prima ancora mi hanno spedito all'ospedale di Oulu... non sarebbe possibile cavarsela un po' più a buon mercato?".

Gesù annuì con aria comprensiva. (...) "Le tue difficoltà sono piccole, Huttunen, se paragonate a quello che gli uomini mi hanno fatto subire". 

Il volto di Cristo si fece teso al ricordo della propria esistenza terrena. "Mi hanno perseguitato tutta la vita... e infine mi hanno inchiodato vivo su una croce. Ho dovuto sopportarne tante, Huttunen. Non puoi immaginare il dolore tremendo che si prova quando ti piantano nelle palme e nelle piante dei piedi chiodi di rame da cinque pollici. Mi hanno ficcato sulle tempie una corona di spine e hanno drizzato la croce. La cosa più terribile è stata poi rimanerci appeso. Nessuno può capire l'intensità di quel dolore se non è stato inchiodato a una croce."

A mio avviso questo episodio è centrale nel libro dal momento che, nel corso del dialogo tra il protagonista e il Crocifisso, è ben presente il tema della sofferenza, esperienza che fa parte della vita di ciascuno di noi. 

Emerge in questo passaggio sia la sofferenza fisica e spirituale di Gesù che ricorda di essere stato incompreso e mal interpretato da scribi e da farisei formalisti e ipocriti, sia la sofferenza psicologica di Huttunen che, dopo aver scoperto di non poter più né ipotecare né vendere i suoi beni a causa di un'interdizione del comune in cui vive, in un momento di forte rabbia decide di recarsi alla nuova chiesa per incendiarla.

Huttunen è il cognome, il nome è Gunnar, uomo solo, emarginato e rifiutato dalla società. 

I motivi per cui il personaggio principale di quest'opera letteraria si trova in tali condizioni li approfondisco nel prossimo paragrafo. 

Ora ritorniamo, cari lettori, al dialogo introduttivo alla recensione del Mugnaio Urlante. 

Le frasi che si scambiano Huttunen e il Crocifisso mi ricordano innanzitutto un meeting quaresimale vicariale avvenuto nella lontana primavera 2009 e destinato alle terze medie della vicaria di Villafranca veronese. 

Ricordo soprattutto che il contenuto chiave era il significato del "portare la propria croce quotidiana", ovvero, saper riconoscere i propri limiti e imparare ad accettare delusioni, piccole sconfitte, imprevisti spiacevoli, periodi difficili che arriveranno. 

In questo punto del romanzo è chiamato in causa inoltre il modello pittorico del Christus Patiens, ovvero, il "Cristo sofferente" inchiodato alla Croce. 

Eccovi un altro esempio recente di questa tradizione storico-iconografica:


Questa è la Crocifissione bianca di Marc Chagall, realizzata nel 1938. 

Il colore predominante è il bianco, tonalità che rimanda sia al freddo e all'inverno sia alla vulnerabilità.

Il quadro è stato realizzato proprio nell'anno in cui in Germania le sinagoghe sono state bruciate durante un pogrom notturno. Qui il Croficisso non è raffigurato come un Salvatore ma come simbolo di un ebreo sofferente e perseguitato, con il tallit ai fianchi (drappo) e il candelabro posto ai piedi della Croce.

Ai lati ci sono immagini di incendi, di distruzioni, di fuga.

Indubbiamente si tratta di una crocifissione che rimanda alle discriminazioni del nazi-fascismo nei confronti degli ebrei d'Europa: il popolo ebraico è il servo sofferente di Dio, è perseguitato a causa della propria identità.

1) LUOGHI, TEMPO E LINEE PRINCIPALI DELLA TRAMA:

Siamo nella Finlandia del nord, non distanti da Rovaniemi, nella prima metà dagli anni Cinquanta e quindi nel triennio della Guerra di Corea (1950-1953) che influisce sui commerci di legname dei contadini finlandesi.

In un villaggio sulle rive del Kemijoki arriva, dopo la fine della seconda guerra mondiale, il singolare Gunnar (Kunnari in svedese secondo il bilinguismo svedese/finlandese dello stato) Huttunen. Quest'uomo proviene dal sud della Finlandia. Non appena arriva al nord, Gunnar decide di acquistare il Mulino delle Rapide della Foce, abbandonato negli anni '30 e in pessime condizioni. 

Già questo è un motivo valido per deriderlo e per considerarlo matto, almeno secondo i suoi nuovi compaesani.

2) GUNNAR HUTTUNEN:

Ricopio alcune parti dei primo capitolo che descrivono Huttunen:

Gunnar Huttunen misurava quasi un metro e novanta. Aveva capelli castani ispidi, la testa angolosa: mento grande, naso lungo, occhi infossati sotto una fronte alta e dritta. Gli zigomi erano sporgenti, il volto affilato. Le orecchie, anche se grandi, non erano a sventola ma strettamente incollate alla testa. (...) Quando gli fu chiesto perché si fosse trasferito al Nord, il mugnaio rispose che il mulino che aveva al Sud si era incendiato, e con il mulino era bruciata anche la moglie. L'assicurazione non l'aveva risarcito né per l'uno né per l'altra. 

Dopo aver raccolto le ossa di sua moglie tra le macerie annerite dal mulino e averle fatte seppellire al cimitero, Huttunen aveva venduto il terreno con le sue rovine, che gli erano diventate odiose, e aveva ceduto i diritti sulle acque delle rapide; poi aveva lasciato la regione. Fortunatamente aveva trovato un discreto mulino qui al Nord e, sebbene non fosse ancora in funzione, i proventi della segheria per assicelle bastavano a mantenere un uomo solo.

Gunnar non è, in sé, un personaggio negativo. 

E' indubbiamente un grande lavoratore: da solo aggiusta la sega per assicelle adiacente al mulino, ripara inoltre la ruota per macinare il grano e produrre farina e segale e, successivamente, dipinge le mura esterne del mulino di rosso, lavoro che svolge anche nelle notti di primavera.

Tuttavia Gunnar è decisamente umorale, soggetto a profonde crisi depressive. 

Ha la strana tendenza ad imitare i versi degli animali e ulula sia quando è in preda a forti emozioni sia quando è sopraffatto da sentimenti di profonda malinconia. Emette ululati di notte e per questo motivo tiene svegli gli abitanti del villaggio.

A mio avviso Gunnar rappresenta il diverso, o meglio, l'artista incompreso. Ho pensato che Van Gogh dovesse essere dotato di un'indole simile: zelante nei lavori artistici e, in una fase giovanile, anche manuali, iper-sensibile e con tendenza a reagire in modo esagerato di fronte ad emozioni forti.

Quando Gunnar Huttunen viene provocato, deriso o pesantemente insultato, diviene irrazionale e manifesta reazioni violente, ma quasi mai è violento con le persone.

Tuttavia, per questi comportamenti ripetuti, una mattina Gunnar viene condotto a forza nel manicomio di Oulu da dove riesce a fuggire nottetempo.

Dopo questa fuga, Huttunen è costretto a vagare in vari punti della foresta attraversata dal fiume Kemi e a spostare continuamente il suo accampamento per non farsi scoprire.

Tuttavia il mugnaio urlante non sarà privo di alleati. Ne ha tre, in particolare.

Eccoveli a partire dal paragrafo tre.

3) SANELMA KAYRAMO:

Vi fornisco l'identikit di questa bellissima figura femminile del romanzo. 

Ha quasi 30 anni ed è una consulente orticola. 

E' la donna di cui Gunnar si innamora, ricambiato, già nella prima parte del romanzo, quando lei gli insegna come coltivare un orto.

Sanelma è prima di tutto empatica e questo lo si evince da un dialogo con Huttunen:

(...) "Sembra poi che tu imiti diversi animali... e prendi in giro gli abitanti del villaggio, Siponen, Vittavaara e l'insegnante e il bottegaio... E' vero anche questo?"

Huttunen spiegò che provava solo la sensazione, a volte, di dover fare qualcosa di speciale. "Come se la mia testa fosse in stato di shock. Ma non sono davvero pericoloso." 

La consulente orticola rimase a lungo in silenzio. Era triste e osservava commossa il mugnaio seduto di fronte a lei con il suo caffé. "Se solo potessi aiutarti", disse infine prendendo le mani di Huttunen tra le sue. "Trovo terribile che uno ululi tutto solo".

Tra la Kayramo e Huttunen si instaura, nel corso della storia, una relazione romantica, rispettosa, fondata su ascolto, solidarietà e forti strette di mano. 

Da lettrice per me è stato facile collegare Sanelma con una frase evangelica: Beati i puri di cuore perché vedranno Dio.

Per "puri di cuore" si intende i semplici che non sanno odiare. I puri di cuore sono persone che hanno volti, non maschere, hanno comprensione, non pregiudizi.

Indubbiamente Sanelma è sensibile. 

Tuttavia nel penultimo capitolo il commissario Jaatila, ovvero, il peggior antagonista di Huttunen, dirà alla giovane: "Le donne innamorate dei matti sono peggiori delle p..."

4) PIITTISJARVI:

E' il postino del paese. 

Come Gunnar è privo di amici, solo e vedovo senza figli.

Nonostante gli piaccia particolarmente l'acquavite è lui, soprattutto nella seconda parte del romanzo, il miglior aiutante di Gunnar.

Il postino aiuta Kunnari a costruire un accampamento ad ovest del Kemijoki, gli fabbrica una piccola cassetta della posta accanto ad un abete e gli consegna tutti i sabati due giornali e le lettere appassionate e sincere di Sanelma.

Inoltre l'umile postino, settimanalmente, accompagna Sanelma da Huttunen, in modo tale che, almeno per una giornata intera, i due innamorati possano vedersi.

Tuttavia gli abitanti del villaggio scoprono, dopo alcune settimane, che Piittisjarvi sta aiutando Huttunen. 

Una volta arrestato e incarcerato dal commissario, il postino, pur di non rivelare dove si nasconde Gunnar, sopporta persino gli schiaffi e le manganellate. Per questo Piittisjarvi è l'emblema dell'amico fedele e fidato. 

Tanto l'ultimo capitolo del romanzo si conclude con Huttunen che, in manette, dopo aver ululato, sale sul treno che lo porta al manicomio di Oulu. 

5) PORTIMO:

E' un poliziotto municipale che riconosce le ottime qualità di Gunnar, sia come mugnaio che come carpentiere.

Ma, sebbene sia costretto a dargli la caccia, sebbene gli si presentino varie occasioni per arrestarlo e riportarlo ad Oulu, preferisce aiutare Huttunen: quando, in un pomeriggio di fine estate, Portimo intravede Gunnar nella foresta, nascosto dietro alcuni cespugli, fa finta di non vederlo e quando scopre che è scappato dal manicomio si reca al mulino per consigliargli di rifugiarsi nei punti più distanti possibili del villaggio e di progettare una fuga all'estero.


Portimo è buono e rappresenta coloro che vivono il contrasto tra LEGGE e UMANITA'. 
Non sempre i decreti legislativi coincidono con ciò che è umanamente giusto e con atteggiamenti comprensivi.

La legge dice, anzi, ordina a Portimo di fermare la latitanza di Huttunen, dal momento che una persona considerata pazza e socialmente pericolosa non può vivere nella società civile e dev'essere curata. 

L'umanità fa intuire alla guardia municipale che i manicomi non sono luoghi che si preoccupano di far guarire gli squilibrati mentali ma sono strutture squallide e deprimenti che alimentano l'apatia e la depressione di chi vi è dentro.

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I medici in questo libro purtroppo fanno una pessima figura sia dal punto di vista professionale che dal punto di vista umano: tanto per cominciare maltrattano, anche con pugni, gli internati in manicomio. 

Il medico di base del villaggio in cui si è trasferito Huttunen fa la figura del cretino: quando Gunnar, prima di venire condotto ad Oulu, si reca da lui per farsi visitare e per capire come eliminare la tendenza ad ululare, il dottore, invece di occuparsi di questi problemi, parla delle sue battute di caccia.

Questo romanzo mostra la sfiducia del suo autore nei confronti delle istituzioni finlandesi degli anni Cinquanta e anche la sua concezione, per lo più negativa, di umanità: l'uomo si rivela, spesso, un essere cinico, insensibile e superficiale. 

Esempi di queste caratteristiche negative sono i modi di essere e i comportamenti dell'agricoltore Vittavaara che deride e insulta Gunnar e del commissario Jaatila che considera il mugnaio un "delinquente" e disprezza Portimo visto che lo ritiene un incapace di svolgere i suoi compiti e doveri.

Jaatila riesce a intrappolare Huttunen con l'inganno: gli scrive una lettera in cui dichiara di non volerlo portare in manicomio e di reintegrarlo nella quotidianità del villaggio e poi costringe il postino, già arrestato e imprigionato, a portare questa lettera nella cassetta della posta del mugnaio.

Ma nonostante ciò, Paasilinna ritiene anche che, in questa umanità sofferente, alcune persone sensibili siano le uniche in grado di "colorare il mondo" con i loro gesti di aiuto e comprensione.



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