30 settembre 2024

"PONYO SULLA SCOGLIERA", H. MIYAZAKI:

Ponyo sulla scogliera è un film d'animazione uscito nell'estate 2008 in Giappone e distribuito in Italia a partire dall'anno successivo. 

Miyazaki si è servito di elementi fantastici per collegarsi ad elementi mitologici e ad altre fiabe in modo tale da poter trasmettere al suo pubblico messaggi e contenuti di grande attualità. 

Oltretutto, prima di creare quest'opera cinematografica, Miyazaki si è ispirato alla tranquilla cittadina marina di Tomonoura, dove ha trascorso del tempo con la famiglia.

-Riflessioni tematiche di Matthias-

PERSONAGGI, CONTENUTI E TEMI:

Sosuke è un bambino che vive con la madre Risa in una casa su una scogliera. Il padre è sempre assente: è un marinaio. Questo è un film anche sui padri assenti. Risa prova a volte rabbia e sofferenza visto che si trova a crescere un figlio da sola: è piena di responsabilità nella sua vita quotidiana e lavora con gli anziani in una casa di riposo. 

Ogni giorno Sosuke gioca sulle rive del mare e, una volta, trova una pesciolina intrappolata in un barattolo di vetro. 

La libera e decide di adottarla chiamandola Ponyo ("soffice").

Sosuke però non sa che la pesciolina è figlia dello stregone sottomarino Fujimoto, che quindi è una creatura dotata di poteri magici e che il suo vero nome è Brunilde.

Fujimoto odia gli umani: li ritiene responsabili della distruzione della natura visto che inquinano, uccidono e aggrediscono. In passato lo stregone era uno scienziato umano che, disgustato dai suoi simili, ha scelto di vivere nei fondali marini. 

Si tratta di una figura complessa, non è un vero antagonista: da un lato è protettivo verso la figlia, dall'altro, il suo astio per il genere umano non lo rende veramente malvagio: le sue pozioni magiche sono state create non solo allo scopo di far estinguere gli uomini sulla terra ma anche al fine di purificare il mare.

Ponyo e Sosuke si affezionano l'una all'altro e la pesciolina, con una magia, si fa crescere gambe e braccia per sostituire le pinne. Anche la magia è un tema importante, connesso al legame tra Ponyo e Sosuke che le promette di proteggerla e le fa conoscere un mondo per lei nuovo.

La trasformazione di Ponyo provoca uno squilibrio tra natura e attività umane: cadono in mare dei satelliti artificiali, si verifica un maremoto, le navi si ammassano tutte in un unico punto. 

A seguito del maremoto, tutta la terra attorno alla casa di Sosuke viene coperta dalle acque dell'Oceano.

In questo film Miyazaki dà importanza alla necessità di istituire un rapporto rispettoso con la natura. 

RIFERIMENTO ALLA SIRENETTA DI ANDERSEN:

L'introduzione del personaggio di Granmare ha permesso al regista di instaurare un richiamo, alla lontana, con la fiaba di Andersen.

La Sirenetta si innamora di un principe dopo averlo salvato da una tempesta marina che ha distrutto la sua nave e, grazie ad un incantesimo, si trasforma in umana. Resterà tale soltanto se riuscirà ad essere ricambiata dal principe.

Nel testo della fiaba la Sirenetta di Andersen diventa un'immortale Figlia dell'Aria dopo che il principe ha sposato un'altra.

Il finale di Ponyo sulla scogliera è simile alla versione Disney della fiaba dove invece avviene il matrimonio tra la Sirenetta e il principe.

Nel film di Miyazaki infatti, Ponyo viene totalmente accolta da Sosuke e questo accentua un messaggio molto ricorrente nelle creazioni del regista: il bisogno di armonia tra uomo e natura.

-Le mie considerazioni sul film-

L'ELEMENTO MARINO ALL'INTERNO DEL FILM:

In Ponyo sulla scogliera il mare è un elemento potente, distruttivo, violento, che può travolgere case, costruzioni, rocce e  alberi.

Tuttavia è anche un luogo di navigazione, delle esplorazioni dei marinai, di pesca, di un sano contatto con la natura marina che in questo caso soltanto Sosuke riesce ad avere. 

Sosuke, a mio avviso, rappresenta una buona parte della mia generazione, sensibile almeno alle tematiche eco-ambientali.

MITOLOGIA CLASSICA E PONYO:

La madre di Ponyo è la dea marina Granmare.

Verso la fine del film, Fujimoto e Granmare si incontrano e proprio in questa occasione, la dea propone all'amante una soluzione per salvare il mondo e per dare alla loro figlia la possibilità di essere felice: se Sosuke accoglierà totalmente Ponyo nella sua vita, lei rimarrà umana per sempre, altrimenti verrà trasformata in spuma marina.

Il rapporto tra Granmare e Fujimoto ricorda ciò che di frequente si narra nella Teogonia di Esiodo: infatti, l'unione tra un dio e un mortale è comune nei miti di molte civiltà, a partire dall'Antica Grecia. 

Ad esempio, Venere nasce dalla spuma del mare generata da Urano e, una volta generata, approda a Cipro.



23 settembre 2024

IL MARE, I PIRATI E LE CREATURE MARINE IN "ONE PIECE": (con focus sulle figure del pirata Brook e di Hatchan, uomo-polipo)

Ho concluso la lettura dei numeri di questo manga a proposito della saga delle Isole Sabaody (già superate le avventure di Lufy sull'isola delle donne, già conosciuta Boa Hancock, la principessa serpente, già affrontata la sezione della spaventosa prigione di Impel Down).

In One Piece molti personaggi sono pirati che affrontano un mondo prevalentemente marino. 

(In questo post le riflessioni mie e di Matthias sui personaggi e sulle loro storie si intrecciano, come dimostrano i colori dei paragrafi. Se siete nuovi: il colore blu rappresenta me, il rosso i pensieri di Matthias).

BROOK: ASPETTO, TALENTO E CARATTERE

Brook da vivo.

Il personaggio compare per la prima volta nella saga di Thriller Bark. Ha sempre avuto i capelli in stile afro. 

Tuttavia, la ciurma di Lufy Cappello di Paglia, lo incontra quando è già uno scheletro, con la stessa cicatrice sulla fronte che, sostanzialmente, è un'incrinatura delle ossa.

Indossa solitamente un cappello nero cilindrico.


A Brook piacciono molto sia gli abiti di tonalità scure sia gli abiti colorati, in linea con il suo temperamento artistico un po' originale e un po' signorile. Infatti è molto dotato in abilità musicali e sa suonare molto bene il piano, il violino e la chitarra. Questo talento è stato la sua più grande risorsa anche nei momenti di solitudine.

Fin da subito risulta simpatico, solare, divertente ed eccentrico. Oltretutto, i suoi timori sono concreti e non surreali: durante gli episodi della saga di Thriller Bark infatti, canta per poter affrontare la paura quando incrocia zombie e fantasmi.

La sua storia, narrata nel cinquantesimo numero della saga, è piuttosto dolorosa e travagliata: in passato era il capitano dei pirati Rumbar e, come ogni buon leader, era capace di creare un ottimo clima fondato sulla fiducia reciproca e su rapporti trasparenti e sereni tra i membri del suo equipaggio.

Alla fine della saga di Thriller Bark, Brook entra come nuovo membro dei pirati di Cappello di Paglia.

C'è una vignetta che mi è rimasta più impressa di altre nel cinquantesimo numero di One Piece:

In un clima festoso e allegro, in cui vediamo gli altri personaggi spensierati, Lufy si avvicina a Brook dimostrandosi sinceramente interessato a conoscere la sua storia. In questo disegno, il giovane Cappello di Paglia e il musicista-scheletro stanno per iniziare una conversazione seria e di profonda condivisione. Qui Lufy ha da poco scoperto che l'equipaggio di Brook ha avuto un legame con la balena Lovoon.

Da non dimenticare che Lufy prova fin da subito una simpatia a pelle per Brook.

Dal momento che abbiamo già trattato di One Piece, vi riporto un link di rimando: 

https://riflessionianna.blogspot.com/2024/04/one-piece-saga-di-manga-sui-sogni-e.html

STORIA DI BROOK

A 38 anni navigava, a capo della sua ciurma, lungo il mare occidentale del mondo di One Piece. 

Un giorno i suoi compagni notano che un cucciolo di balena li sta seguendo nella navigazione e credono che abbia smarrito la madre e i fratelli. 

La piccola balena viene chiamata Lovoon da Brook. Tra loro due si crea un ottimo rapporto.

Lovoon è ancora piccola quando i pirati Rumbar decidono di navigare verso la pericolosa e rischiosa Rotta Maggiore. A fatica, Brook e i compagni cercano di convincere Lovoon a rimanere nel mare occidentale visto che temono pericoli per lei, ma la giovane balena li segue di nascosto. 

I pirati continuano il loro viaggio e arrivano al promontorio Futago dove incontrano Crocus e in quel punto riparano la nave. 

Poi ripartono affidando la balena alle cure di Crocus, promettendo a Lovoon di ritornare al massimo dopo tre anni, il tempo necessario secondo loro per percorrere la Rotta Maggiore.

Dopo aver attraversato una foresta, metà della ciurma di Brook contrae un'epidemia.

Due anni dopo, i membri rimasti dell'equipaggio attraversano il Triangolo Florian dove affrontano una battaglia con altri pirati che lanciano loro frecce avvelenate. In questo scontro tutti vengono mortalmente feriti, anche Brook. 

Negli ultimi minuti della loro vita, su proposta del loro leader, i pirati Rumbar cantano il brano preferito da tutti, registrandolo con il Tone Dial. Muoiono con il sorriso sul volto.

Tuttavia Brook ritorna in vita grazie al frutto Yomi Yomi, un paramisha che potenzia l'anima di chi lo mangia.

La risurrezione della sua anima comporta però innanzitutto il fatto che fisicamente rimanga uno scheletro di sole ossa e, oltre a questo, cinquant'anni di solitudine con notti in cui l'ex capitano sogna quasi sempre i compagni. In questo lungo periodo, Brook piange al punto tale da esaurire le lacrime, soltanto la musica rappresenta per lui un motivo di vita.

Infine, il pirata-scheletro approda all'isola di Thriller Bark. 

Mentre esplora questa terra però viene privato della propria ombra da Gekko Moria, il leader dei pirati di Thriller Bark, rigorosamente tutti zombie.

"BINK'S RUM"

Brook si ricorda molto bene di Lovoon e spera di poterla incontrare di nuovo.

La canzone qui riportata si chiama Il liquore di Bink.

Indubbiamente nel testo c'è l'entusiasmo nell'affrontare il mare come luogo di avventure, anche molto pericolose. Per i pirati Rumbar il mare è casa (le onde sono i nostri cuscini, la nave il nostro giaciglio...).

Ovviamente ho riscontrato anche la tematica di vivere appieno il presente e l'unica vita che abbiamo nonché la consapevolezza che l'esistenza terrena è fugace (tanto presto o tardi saremo ossa e nulla più).

ALTRE CREATURE MARINE IN ONE PIECE TRA I NUMERI 50 E 51

-KAYME= Si tratta di una sirena in grado di comunicare con i pesci. Nel numero 51, grazie alla Ciurma di Cappello di Paglia, riesce a scampare alla vendita all'asta di uomini-pesce, sirene e altri animali marini. Le ultime pagine di One Piece 51 richiamano infatti al reale fenomeno storico, che è persistito per secoli, della tratta degli schiavi. Non va dimenticato infatti che nelle Isole Sabaody sopravvivono razzismo e astio verso gli uomini pesce e le creature marine.

-PAPPAGU= Stella marina molto legata a Kayme e aspirante stilista.

-TOBIUO RIDERS= Sono pesci volanti, grandi come delfini. Stravagante è il fatto che Duval, la loro guida, cavalca Motobaro, un bisonte marino.

HATCHAN, UOMO-POLIPO DI ONE PIECE

-HATCHAN= Questo personaggio è un uomo-polipo, con la pelle rosa e sei braccia dotate di ventose, già incontrato nei numeri 9-10 quando faceva parte dei pirati di Arlong. Non è né cattivo né pieno di astio e di rabbia come il suo capitano, è un gregario anche se non concorda con le idee di Arlong.

In passato, Hatchan era un marinaio della ciurma dei Pirati del Sole. 

La passeggiata sotto i mari di Hatchan è una delle mini-avventure presentate nel manga.

Arrestato dal governo mondiale insieme ad Arlong e agli altri uomini-pesce, Hatchan è l'unico che riesce ad evadere dalla nave della Marina.

Inizia il suo viaggio nei fondali marini: prima incontra un pesce-panda e lo aiuta a togliersi l'amo rimasto impigliato. Per ringraziarlo, il pesce-panda gli offre un cosciotto. In seguito Hatchan incontra un naufrago affamato a cui regala il cosciotto. Il naufrago gli dona un anello. L'uomo-polipo continua il suo viaggio fino ad arrivare al Goldfish Empire e qui scopre che l'anello era della Principesciolina. Hatchan glielo restituisce ricevendo in cambio un'alabarda d'oro. 

Le avventure di questo personaggio proseguono: prima sconfigge un mostro marino in un combattimento e poi fa uscire dal corpo di un cinghiale la sirena Kayme e la stella marina Pappagu.


Successivamente Hatchan stringe un accordo con i Pirati di Macro: consegna loro Kayme e Pappagu in cambio di una mappa per raggiungere un luogo in cui si trova un'ottima ricetta per i takoyaki. Ma arrivato nel posto indicato dalla mappa si trova ad affrontare e a sconfiggere Polpurè. 


Arrabbiato per essersi sentito truffato, Hatchan rintraccia la nave dei Pirati di Macro e libera Kayme e Pappagu.

In seguito riaffronta Polpurè: all'interno di questo polipo c'è la ricetta della salsa leggendaria per preparare i takoyaki e ci sono dei tesori preziosi che, una volta venduti, gli permettono di diventare uno specialista di cucina di takoyaki con Kayme. Il suo sogno d'infanzia si è dunque avverato.

Hatchan prepara i takoyaki per i pesci-gatto che, nel loro villaggio, stanno soffrendo la carestia. Per ringraziarlo, i pesci-gatto gli costruiscono la Takoyaki Eight, una nave in cui l'uomo-polipo cucina e vende takoyaki.

Comunque, la ciurma di Lufy rivede Hatchan all'inizio della saga dell'arcipelago delle Sabaody. 

L'uomo-polipo fa loro da guida durante la permanenza all'arcipelago... almeno finché Charlos, un nobile del Governo Mondiale, non spara ad Hatchan durante l'evento di vendita all'asta di uomini-pesce e sirene. E a quel punto Lufy si imbestialisce e tira uno schiaffo a Charlos, un gesto che al suo posto avrei sicuramente fatto anch'io ma che tuttavia comporta una serie di drammatiche conseguenze per l'equipaggio di Cappello di Paglia.

Hatchan non ha una mente sublime e, nella saga di Arlong Park, sembra avere una personalità debole. 

Ho rivalutato questa figura con le mini-avventure. In fin dei conti è buono e altruista.

LA PIRATERIA NELL'OPERA DI NICCOLO' CARNIMEO:

Concludo il post con qualche citazione sempre tratta dal saggio di Larsson Raccontare il mare. 

Questo scritto di Larsson mi è piaciuto ma non mi ha entusiasmata perché, sebbene sia evidente la sua sensibilità per le biografie e le opere degli autori trattati, sebbene nel corso della lettura acquisiscano grande importanza anche delle riflessioni meta-letterarie, lo studioso svedese trascura autori importanti per la tematica del mare come Melville e si sbilancia a mio avviso un po' troppo nel dichiarare i propri gusti personali (è evidente che un Francesco Biamonti e un Harry Martinson gli piacciono molto più di un Maupassant e di un Conrad).

In un capitolo l'autore dedica la sua attenzione al trattato di Niccolò Carnimeo intitolato Nei mari dei pirati.

Riporto le citazioni al fine di farvi riflettere a proposito del fenomeno della pirateria. 

Perché, se nel mondo di One Piece, Lufy e i compagni sono animati da speranze, voglia di vivere e voglia di libertà, a dispetto degli enormi ostacoli che incontrano, nel mondo reale e contemporaneo la pirateria è un crimine che mette in pericolo le vite umane.

Brook è stato un pirata-artista in vita, è stato "luce" per i membri della sua ciurma. 

Brook per me è sempre sul pezzo: dopo essersi unito alla ciurma di Lufy scherza spesso sul fatto di essere uno scheletro senza occhi né muscoli e, come nel manga, anche nell'anime questo pirata canta sorridendo in punto di morte.

Leggete bene invece che cos'è la pirateria nel mondo del XXI° secolo, descritta da Carnimeo e riportata da Larsson:

Schematizzando un po' le descrizioni di Carnimeo, possiamo raggruppare i pirati in due categorie principali: quelli per cui il bottino è in primo luogo materiale e quelli che monetizzano la vita dei membri dell'equipaggio, cioè da un lato i ladri, dall'altro i sequestratori. (...) Nel gruppo dei ladri troviamo le piccole bande che attaccano i pescatori della Nigeria, altre che depredano le imbarcazioni dei clandestini privandoli delle loro ultime risorse, o assalgono coppie di navigatori in barca a vela nei Caraibi o nel Mar Rosso, altri ancora che salgono a bordo dei traghetti nelle Filippine per derubare i passeggeri. E sono questi, se è lecito stabilire una scala di malvagità, i più crudeli, che colpiscono esseri umani che non hanno niente e li abbandonano alla deriva fino allo sfinimento e alla morte. I più cinici tra i pirati ladri sono i falsi scafisti che, dopo aver fatto pagare ai clandestini la traversata la traversata per l'Europa, li abbandonano consapevolmente a morte certa. (...) La seconda categoria è costituita da pirati che mercanteggiano sugli uomini invece che sui beni materiali. Si tratta soprattutto di pirati somali che sequestrano equipaggi di ogni nazionalità, tenendoli in ostaggio mesi in attesa del riscatto.

(...) Non bisogna dimenticare che i pirati dell'epoca d'oro erano prima di tutto dei marinai. Il loro scopo principale era sottrarsi alla tirannia dei capitani (...). Erano liberi! Tutto sommato è forse questa la ragione profonda del grande mito dei pirati classici: l'accanita determinazione a difendere la propria libertà a qualsiasi costo, anche a quello della vita. La storia del pirata  che sotterra il suo tesoro su un'isola deserta non è che una leggenda alimentata da scrittori e registi.

Per il manga di Eiichiro Oda il tesoro è lo One Piece; peccato che Matthias sia al numero cento e qualcosa (non mi ricordo mai esattamente!) e che, oltre il centesimo numero del fumetto, Lufy non abbia ancora trovato lo One Piece! Magari, nel corso del tempo, le avventure sul mare riservano a Lufy altri traguardi e altre gratificazioni piuttosto che il tesoro dello One Piece.

Per me questa è la prova concreta del fatto che Eiichiro Oda, divenuto un fumettista di fama internazionale grazie a questa sua geniale creazione, da tempo voglia trasmettere ai ragazzini ma anche ai giovani adulti un messaggio fondamentale: tutti abbiamo sogni e obiettivi. Ma è necessario anche fare esperienze, incontri, instaurare relazioni, fare squadra con le persone che ci vogliono realmente bene, condividere tappe e vissuti, affrontare le proprie paure, accettare che l'altro è com'è per il passato che ha attraversato... godersi il viaggio, attraversare le difficoltà e non fissarsi esclusivamente sull'obiettivo che peraltro, nel corso della vita, potrebbe cambiare oppure, come nel caso di Hatchan, può essere raggiunto dopo numerose peripezie e dopo aver imboccato altre strade per un po' di tempo. È una delle ragioni per cui il manga di One Piece sta piacendo molto anche a me: l'ho iniziato esattamente un anno fa, alcuni giorni prima di compiere 28 anni.

Sui social vedo troppe clip soprattutto di mie coetanee, e questo mi dispiace molto, che o sognano di trovare "il principe azzurro" (ma io lo definirei anche il principe c*gli*n* avariato di mezza età) per farsi mantenere oppure desiderano fare soldi in modo molto facile, con attività esclusivamente online e senza un minimo di sacrificio, criticando aspramente e incoscientemente le vite di dipendenti o statali o privati per i quali 1.000€ in più o in meno sul conto corrente fanno un'enorme differenza. Non va affatto bene una mentalità del genere, la vita non funziona così e la realtà è ben altro, SVEGLIA! E comunque nessuno deve permettersi di disprezzare e denigrare il lavoro e lo stile di vita altrui.

In futuro avremo bisogno di teste pensanti e cuori empatici, non di influencer che sentenziano o di lavori online che precludono le relazioni sociali.



16 settembre 2024

"L'umanità è nelle nostre mani": libro "ad episodi"

 Questo post è semplicemente un'auto-analisi dei personaggi più importanti e di alcuni passaggi del mio secondo libro.

Non ho deluso le aspettative dei miei primi lettori. 

Ho appena organizzato iniziative tutte finalizzate a promuovere L'umanità è nelle nostre mani. Tra queste sono incluse il presente post e due video-presentazioni che verranno diffuse tramite canali Telegram e Whatsapp.

*Presenterò L'Umanità è nelle nostre mani per la prima volta venerdì 20 settembre alle ore 20.30 presso i locali parrocchiali del Beato Andrea a Peschiera del Garda. Sarà un evento riservato ai componenti e ai simpatizzanti del gruppo culturale "Spazio Aperto".

Vi riporto la sinossi scritta con il mio gruppo editoriale che, nella primavera e in parte nell'estate di questo per me ottimo 2024, mi ha supportata nell'impaginazione e nella creazione della copertina:

Marta ha 24 anni e studia Lingue e Letterature Europee, conosce perfettamente il francese, è riflessiva, generosa e altruista. Elia, neolaureato in Ingegneria, è un ragazzo mite, introverso e tranquillo. Una sera, partecipando entrambi allo stesso evento, Marta ed Elia hanno modo di conoscersi e di confrontarsi per la prima volta.

Lumanità è nelle nostre mani, romanzo ad episodi che segue levoluzione del rapporto tra i due protagonisti, vuole sottolineare limportanza, nella vita quotidiana di ognuno, delle relazioni, dellascolto reciproco, della solidarietà, del saper convivere con vissuti dolorosi.

In effetti questo mio secondo romanzo lo si potrebbe definire "un libro ad episodi" in cui ho messo molta carne al fuoco dal momento che sono presenti diverse tematiche: l'inquinamento, la dipendenza da droghe e dal gioco d'azzardo, in che modo i social influiscono sulla quotidianità dei giovani, l'abbandono degli animali, i cambiamenti climatici, il valore della solidarietà nella sofferenza, la questione femminile, amicizie che nascono oppure che si trasformano in invidie e gelosie, i progetti per un futuro che appare immenso e incerto, l'emotività maschile.

L'umanità è nelle nostre mani è anche uno scritto contro lo stereotipo, presente da molti secoli e ancora abbastanza radicato, secondo il quale ragazzi e uomini non dovrebbero cedere alle emozioni e non dovrebbero nemmeno mostrarsi timidi o insicuri.

Ho scritto e presentato una tesi triennale a favore del diritto degli uomini di emozionarsi. Era una tesi su Sigismondo D'India, drammaturgo palermitano (poeta e compositore del XVII° secolo) del quale sono stati conservati alcuni lamenti. Il lamento era un genere letterario che si concentrava sulla sofferenza interiore, a seguito di drammi sentimentali, del personaggio che idealmente si rivolgeva a chi gli aveva provocato il malessere. Solo che prima di D'India i personaggi soggetti a sofferenze amorose erano tutti femminili. La novità di questo poeta e drammaturgo è stata indubbiamente quella di rendere soggetti di lamenti dei protagonisti maschili. Però questo autore non deve aver riscosso molto successo nell'epoca in cui è vissuto, anzi, tuttora viene considerato una figura molto marginale nel panorama letterario italiano, da approfondire soltanto se si ha voglia. Eppure a mio avviso si dovrebbe aggiungerlo alle antologie, anche per una funzione di contrasto con figure sue contemporanee come Gianbattista Marino e Alessandro Tassoni (lo stile letterario di D'India è più semplice e più comprensibile).

Ad ogni modo ho l'impressione che, in generale, gli attuali trentenni, cioè, uomini molto vicini alla mia età, si stiano differenziando da padri e nonni: presenti e piuttosto affettuosi con i figli neonati o piccoli, un po' più partecipi ai lavori domestici, un po' più inclini a parlare di se stessi, a convivere, in qualche caso, con il proprio breve ma difficile passato, ad ammettere sentimenti negativi di dolore. 

Oltre a ciò, capiscono molto meglio dei loro genitori che le loro coetanee hanno sia il diritto di vivere un sereno equilibrio tra lavoro, famiglia e interessi, sia il dovere e la possibilità di usufruire di un'entrata economica costante non soltanto per ragioni di buon senso ma anche per propria soddisfazione professionale. Tuttavia, per raggiungere la parità tra uomo e donna bisogna, in generale, lavorare ancora molto...

Matthias non mi manterrebbe mai e avrebbe ragione da vendere! D'altra parte io non vorrò affatto essere mantenuta. Non voglio fare la donna-parassita e non vorrò mai farmi umiliare. Dipendere economicamente da un uomo per me è sottomissione.

Riporto un passo in cui Elia, il protagonista maschile, esterna le emozioni che prova:

Poi vorrei esporre un'ulteriore considerazione visto che questo mio secondo libro è ispirato anche a storie di vita reali, ma non riscritte fedelmente, di giovani poco più grandi di me, conosciuti e incontrati in questi ultimi due anni: forse, una persona fra i 27 e i 35 che nell'infanzia ha sperimentato o conflitti familiari persistenti o la separazione dei genitori con conseguenti secondi matrimoni o un lutto tremendo o un abbandono oppure un'adolescenza particolarmente complicata ha acquisito gli strumenti umani utili per poter fondare non soltanto una famiglia in cui le pari opportunità siano all'ordine del giorno ma anche per vivere rapporti affettivi basati prima di tutto sul rispetto e sulla crescita reciproca. Attraversare il dolore può essere lacerante da giovanissimi ma utile per l'età adulta. Ecco un altro messaggio del mio secondo libro, evidente soprattutto nel capitolo 16, quando Monica, la fidanzata del migliore amico di Elia, racconta la sua dolorosissima adolescenza.

Ad ogni modo, riporto la citazione sul retro di copertina al fine di una riflessione:

"Il futuro dell'umanità è nelle nostre mani", vorrebbe dire ad Elia.
Nelle mani di tutti quei giovani che affrontano la quotidianità della vita con animo buono e semplice.

Non sono esattamente un asso in ottimismo ma, da alcuni giorni a questa parte, penso che arriverà un futuro leggermente migliore di questo, magari tra 20 anni. 

Mi piace pensare che intorno al 2045 ci saranno le basi per iniziare un momento storico nel quale episodi di razzismo, sessismo, misoginia e omofobia esisteranno ancora ma diventeranno molto più marginali e saranno condannati da una fetta ampia di persone, nel quale tutti avremo accettato l'importanza della transizione ecologica, nel quale forse (e mi auguro!) la robotica e l'alta tecnologia sarà complementare al lavoro e al contributo dell'intelligenza umana. 

Ci saranno sicuramente altri problemi e altri drammi come ad esempio le massicce migrazioni climatiche per fenomeni di estrema siccità oppure le enormi disuguaglianze sociali in paesi come l'India e l'Iran che vedranno crescere il PIL nazionale e l'industrializzazione ma non il rispetto dei diritti umani.

Malgrado ciò potrebbe essere un mondo un po' migliore, in cui anche i popoli dell'Africa sub-sahariana potranno godere di un clima più accogliente in Europa quindi saranno più integrati e meno sfruttati e in cui chi scriverà libri razzisti e omofobi non diventerà un osannato autore di un bestseller ma sarà passibile di denuncia e di gogna pubblica...

Qualsiasi cittadino italiano è libero di essere contrario a tutti i diritti civili degli LGBTQ oppure di ritenere che ci siano altri problemi più gravi e più concreti da risolvere (e su quest'ultima mezza frase sono d'accordo), qualsiasi italiano è libero di pensare che il premierato e "l'italianità" siano più prioritari rispetto alla questione migranti, qualsiasi mio connazionale può affermare che i disastri temporaleschi e il caldone estivo siano sempre esistiti... ma un conto è esprimere queste idee accettando e rispettando quelle degli altri, un altro è disprezzare determinate categorie di persone.

Quando la mia generazione raggiungerà la maturità degli anni, il concetto di "identità nazionale", il razzismo e la xenofobia inizieranno verosimilmente a perdere terreno. 

D'altra parte credo che gli africani siano il futuro: già da alcuni anni a questa parte ci portano nascite, giovinezza, forza lavoro, ricchezza linguistica, tradizioni (anche culinarie) interessanti. Prima lo accettiamo e meglio è, rifletteteci per un po'. 

E comunque i figli dei sub-sahariani hanno anche abbastanza fantasia!


Sono volontaria in un Emporio della solidarietà da poco più di quattro anni e, in questo lungo periodo, mi sono occupata di mansioni di accoglienza delle famiglie che vengono da noi per la spesa di generi alimentari. In accordo con la responsabile dei turni in questi prossimi mesi cambierò temporaneamente mansione, sarò soprattutto in accompagnamento spesa visto che ho seguito anch'io il corso di formazione HACCP. 

In uno dei miei turni in accoglienza ho aiutato un bambino nigeriano a realizzare questa piazzetta con i lego (ma io lo adoro, capisce qualsiasi cosa gli dica in inglese o in italiano). Sembra un assetto da fiera agricola, ma per me è venuto bene, tenete presente che non ha neanche 4 anni... Non è la prima volta che i genitori mi lasciano i figli piccoli mentre fanno la spesa. 

Però, tornando al futuro dell'umanità, per realizzare un mondo meno peggiore di quello attuale, bisognerebbe innanzitutto che molti convertissero il pensiero: "Ognuno ha il diritto di fare come crede" in "Ognuno dovrà essere abbastanza responsabile e libero da poter compiere le proprie scelte nel rispetto degli altri".

C'è un capitolo, all'interno di questo mio secondo libro, ambientato in un Emporio della solidarietà:

Il mondo post-pandemico è squallido, è caratterizzato da guerre, odio, competizioni internazionali, egoismo, indifferenza ignoranza... questa è un'umanità che da una parte è divisa e ferita dal male, dal molto male che fa notizia ma che è anche accarezzata dal poco bene che c'è ma che è di natura umile, solidale. 

Il mondo del 2024 sembra un dipinto a sfondo grigio-nero puntellato da alcune lucine bianche. 

I giovani spesso non vengono rispettati per i loro sacrifici nello studio e nel lavoro, gli anziani sono frequentemente truffati da approfittatori vergognosi, nel mondo occidentale ci si serve della tecnologia in modo deleterio, narcisistico, anche per diffondere odio verso persone ed etnie, i migranti sono considerati un nulla, una seccatura, non una grande risorsa (e questa è la verità, il fatto che siano una risorsa! Lo Ius Scholae come d'altronde lo Ius Sanguinis sarebbero atti di civiltà, non idee comuniste).

Ultimamente condivido ciò che Harry Martinson, scrittore svedese dalla vita complicata (orfano a sei anni, marinaio carbonaio autodidatta) pensa a proposito di futuro dell'umanità. Martinson scriveva così negli anni Sessanta:

La tecnologia è talmente potente e immensa che dovremmo poter esporre un panorama di soddisfazione universale e dignità naturale. Ma dove stiamo andando? (...) Questo tempo crollerà. Dopo bisognerà provare a ripulire e a ricostruire i ponti. Di nuovo, l'uomo si alzerà con un desiderio umano e un'anima umana, al di là delle crisi appiattite del governo delle masse. Perché l'uomo è e resta il primo e l'ultimo.

Insomma, in parole povere: quando avremo toccato il fondo per quel che riguarda l'etica, l'egoismo, il materialismo, ci stancheremo della nostra stessa aridità e del nostro vuoto interiore. Allora sentiremo il bisogno di edificare legami veri, autentici, limpidi. 

Siamo molto vicini al fondo di cui sto parlando: i finanziamenti per le guerre ci sono sempre, mentre non ci sono soldi da investire né per potenziare la sanità e per creare più posti di lavoro per medici e infermieri, né per risolvere i molti problemi del sistema di istruzione.

A) STRUTTURA DEL LIBRO:

Il libro è suddiviso in 17 capitoli + epilogo finale.

Ogni capitolo è un episodio di vita quotidiana dal quale si possono trarre riflessioni o insegnamenti.

Ogni capitolo porta il titolo di un colore che o ha un significato particolare per un personaggio oppure risulta piuttosto ricorrente all'interno del testo.

Oltre a ciò, tutti i capitoli vengono introdotti da una citazione che preannuncia quello che sarà il messaggio fondamentale trasmesso dal contenuto.


Questa è la citazione preferita di Matthias. Sono parole della scrittrice e attivista politica americana Helen Keller, vissuta a cavallo tra Ottocento e Novecento, divenuta sordo-cieca intorno ai due anni. La sua vita può costituire un esempio di forza interiore e di determinazione per i più giovani.


Nulla vi vieta, se interessati naturalmente, di reperire e approfondire biografie e attività dei diversi autori citati all'inizio dei capitoli.

B) IL DEDICATARIO 💖:

La primissima copia stampata è andata in regalo proprio a Matthias, in occasione del nostro secondo anniversario di fidanzamento, subito dopo una cena in un ristorante di montagna.

Ecco com'era la veduta dalla terrazza del locale:

Nella primavera 2022 ci siamo conosciuti durante un corso sul rapporto tra cristianesimo e politica che si è tenuto nella sede della Pastorale Giovanile, vicina alla città di Verona. La frase citata nella stessa pagina del colophon era dipinta anche su una delle pareti dell'atrio della sede.

La figura di Elia è un po' simile a Matthias mentre Marta si avvicina a me, considerano le inclinazioni, le capacità, i pensieri e le arrabbiature.

C) PRESENTAZIONE DEI DUE PERSONAGGI PRINCIPALI:

Ci sono due protagonisti: uno maschile e l'altra femminile. 

Si tratta di Elia e di Marta

Marta, studentessa universitaria di Lingue e Letterature Europee, è perfettamente bilingue, è altruista, sensibile, riflessiva. Elia, neolaureato in Ingegneria Ambientale, è mite, ha un grande senso di integrità e di responsabilità. 

Riusciranno, nel corso della narrazione, a incontrarsi e a costruire un rapporto meraviglioso?


D) ALCUNE TEMATICHE:

- L'inquinamento:

-Giovani e social:

-Il rispetto che è dovuto alle donne:


A partire dal 30 settembre alcune copie del libro saranno reperibili presso:

-la cartolibreria "Mameli" (Via G. Mameli, 43, B.go Trento, VR), 
-le edicole di Giorgio Castioni (Via Gidino, 1, Sommacampagna, VR) e di Sergio Castioni (Via Cao del Prà, 30, Lugagnano, VR)

10 settembre 2024

"Il vecchio e il mare", H. Hemingway

Il vecchio e il mare, più che un romanzo, sembra un racconto lungo caratterizzato da uno stile narrativo semplice. Pubblicato nel 1952, lo stesso Hemingway lo riteneva il miglior libro che avesse mai scritto.

1) L'AVVENTURA DEL PROTAGONISTA:

Il personaggio principale è il vecchio Santiago, pescatore cubano rimasto vedovo e molto povero.

Il racconto inizia nel momento in cui Santiago è in compagnia con Manolìn, un ragazzo che per quaranta giorni lo ha accompagnato durante l'attività di pesca. Poi però, i genitori del giovane, ritenendo Santiago un pescatore troppo sfortunato, hanno impedito al figlio di continuare ad affiancarlo.

Dopo ottantacinque giorni di pesca infruttuosa, un giorno il protagonista di questo racconto si spinge in mare aperto e cattura, con molta fatica e impegno, un enorme pesce-spada lungo cinque metri. La lotta contro questo pesce dura due giorni e tre notti.

Tuttavia, durante il tragitto compiuto per rientrare al porto, il pesce spada viene divorato dagli squali. Santiago dunque ritorna a casa sfinito e sconfortato. Non gli resta che la vicinanza e la compassione di Manolin che, piangendo, gli promette di ritornare a pescare con lui.

2) I PERSONAGGI FONDAMENTALI:

-Santiago:

Ecco come l'autore lo presenta all'inizio dell'opera:

Il vecchio era magro e scarno e aveva rughe profonde alla nuca. Sulle guance aveva le chiazze del cancro della pelle, provocato dai riflessi del sole sul mare tropicale. Le chiazze scendevano lungo i due lati del viso e le mani avevano cicatrici profonde che gli erano venute trattenendo con le lenze i pesci pesanti. Ma nessuna di queste cicatrici era fresca. Erano tutte antiche come erosioni di un deserto senza pesci. Tutto in lui era vecchio tranne gli occhi che avevano lo stesso colore del mare ed erano allegri e indomiti.

Da questa descrizione i lettori intuiscono che la vita di Santiago è stata faticosa ma anche che questa figura è dotata di forza interiore e tenacia.

E' abbastanza probabile che Hemingway, per costruire questo personaggio, si sia ispirato al marinaio cubano Gregorio Fuentes.

-Manolin:

Appare un ragazzo sincero e genuino che rappresenta per Santiago valori come la solidarietà umana e la speranza. Effettivamente ha abbandonato Santiago contro la sua volontà. Ad ogni modo, il ragazzo vuole per davvero bene al vecchio e lo si evince da un consiglio che gli dà una sera, prima che Santiago si corichi sulla branda:

"Stai coperto, vecchio. Ricordati che siamo in settembre".

-Il pesce-spada:

Come Santiago, lotta per la sopravvivenza. 

Il pesce-spada contiene vari significati. Innanzitutto rappresenta la vita vissuta come sfida attraverso la tematica della lotta tra uomo e pesce, in netta antitesi rispetto al Moby Dick di Melville, dove il capitano Achab manifesta vere e proprie ossessioni di rivalsa sulla balena.

Tuttavia, il pesce-spada è un elemento che permette ad Hemingway di introdurre la tematica del rispetto per la natura. Santiago infatti, pur dovendo uccidere un animale e pur dovendo pescare, e dunque, privare i pesci della vita per poter sopravvivere, in alcuni passaggi dialoga con il pesce-spada e, oltre a ciò, prova compassione per gli stili di vita di alcune creature animali e sa inoltre riconoscere la meraviglia del mare:

I pesci volanti gli piacevano molto ed erano i suoi migliori amici sull'oceano. Pensò con dolore agli uccelli, specialmente alle piccole, delicate sterne nere che volavano sempre in cerca di qualcosa senza quasi mai trovar nulla e pensò: "La vita degli uccelli è più dura della nostra, tranne che per gli uccelli da preda, pesanti e forti. Perché sono stati creati uccelli delicati e fini come queste rondini di mare se l'oceano può essere tanto crudele? Ha molta dolcezza e molta bellezza. Ma può diventare tanto crudele e avviene così d'improvviso e questi uccelli che volano, tuffandosi per la caccia, con quelle vocette tristi, sono troppo delicati per il mare."

Pensava sempre al mare come a "la mar", come lo chiamano in spagnolo quando lo amano. (...) Alcuni fra i pescatori più giovani, di quelli che usavano gavitelli come galleggianti per le lenze e avevano le barche a motore, comprate quando il fegato di pescecane rendeva molto, ne parlavano come di "el mar" al maschile. Ne parlavano come di un rivale o di un luogo o perfino di un nemico. Ma il vecchio lo pensava sempre al femminile e come qualcosa che concedeva e rifiutava grandi favori e se faceva cose strane o malvagie era perché non poteva evitarle. La luna lo fa reagire come una donna, pensò.

(...)

"Anche il pesce è mio amico"- disse (Santiago) ad alta voce-"Non ho mai visto né sentito parlare di un pesce simile. Ma devo ucciderlo".

(...) Poi gli dispiacque che il grosso pesce non avesse nulla da mangiare e il dispiacere non indebolì mai la decisione di ucciderlo.A quanta gente farà da cibo, pensò. Ma sono degni di mangiarlo? No, no di certo. Non c'è nessuno degno di mangiarlo, con questo suo nobile contegno e questa sua grande dignità.

3) IL MARE ALL'INTERNO DELL'OPERA:

Per Santiago il mare è un luogo di sventure, di imprevisti, di un mestiere impegnativo e rischioso che include il fallimento. 

Tuttavia, la grande distesa oceanica è il luogo in cui la potenza della natura si scontra con la fragile ma dignitosa umanità del protagonista.

Ancora una volta, coerentemente con i contenuti della presente opera di Hemingway, vorrei richiamare l'attenzione su ciò che afferma Bjorn Larsson nel saggio già citato due settimane fa:

In mare l'incertezza, la precarietà, l'effimero diventano certezze incrollabili con cui bisogna imparare a vivere. (...) L'incertezza in mare, perché esiste anche questa, è un'incertezza professionale legata alla difficoltà di stabilire la propria posizione o agli imprevisti del tempo.