...non è nell’erudizione che si trova un rimedio alla schiavitù del pregiudizio, bensì nella modestia.
(cit. tratta dal libro)
L'autore di Flatlandia è il teologo e pedagogista britannico Edwin Abbott, vissuto in pieno Ottocento.
Il titolo del libro:
In inglese il termine "flat" significa "piatto". Si tratta di un mondo a due dimensioni, lunghezza e larghezza, popolato soltanto da figure geometriche che si muovono su un piano.
La voce narrante è un Quadrato che, grazie a chiare spiegazioni di concetti elementari di geometria, permette ai lettori di pensare all'universo di Flatlandia nel modo in cui lui stesso lo vede.
Una società classista:
Il mondo di Flatlandia è una società classista e misogina.
Le classi sociali sono stabilite in base al numero di lati che compongono le figure. Le donne sono linee rette.
Pochi riescono a progredire nella posizione sociale:
L'apparizione occasionale di un Equilatero in una stirpe di nascita servile non è festeggiata soltanto dai poveracci coinvolti come un raggio di luce e di speranza che illumina il monotono squallore della loro esistenza, ma anche dall'Aristocrazia nel suo complesso, giacché le classi superiori sanno perfettamente che questi rari fenomeni, lungi dal volgarizzare i loro privilegi, fungono da utilissima barriera contro le Rivoluzioni dal basso. (...) una saggia ordinanza della Natura ha decretato che, nella misura in cui le classi lavoratrici si arricchiscono di intelligenza, sapere ed ogni sorta di virtù, altrettanto aumenterà di ampiezza anche il loro angolo acuto.
In Flatlandia, più lati ha una figura, più è considerata intelligente.
Ho rappresentato con una mappa le classi sociali di Flatlandia:
Indubbiamente si tratta di un ordine sociale classista e gerarchico che richiama prima di tutto a quelli esistenti in età moderna e, in particolar modo, ricorda l'ordine sociale che regolava la società vittoriana, caratterizzata da inique differenze tra nobili, borghesi benestanti, che, oltre ad essere istruiti, erano gli unici fruitori di benessere, e gli operai, lavoratori sfruttati e costretti a vivere in condizioni disumane.
Penso soprattutto agli scritti di Charles Dickens, soprattutto a Tempi difficili, da me letto soltanto in alcune parti: in questo romanzo vengono denunciati i cambiamenti negativi che ha comportato l'industrializzazione. In quel contesto infatti gli operai vengono definiti in modo sprezzante "mani" e i proprietari delle fabbriche trattano persone e macchinari allo stesso modo, dato che, per la loro mentalità anestetizzata sia alla sensibilità che alla solidarietà sociale, anche i lavoratori, come le macchine, sono soltanto mezzi per accrescere i loro profitti.
E a questo proposito vorrei farvi riflettere: sono umane le aziende del nostro tempo? Molte di esse si dedicano alle attività commerciali: in quali forme sfruttano i dipendenti?
Altri mondi di Flatlandia:
Il Quadrato racconta anche di altri mondi. Ad esempio, visita nei sogni notturni Linealandia, società fatta di un'unica dimensione, la lunghezza. In questo mondo unidimensionale ci sono solo linee rette e il quadrato scambia il sovrano per una donna.
Nella seconda parte del romanzo, il narratore incontra inaspettatamente una sfera che lo porta a Spaziolandia, in modo tale da potergli trasmettere in modo efficace il concetto di tridimensionalità.
Dal momento in cui il Quadrato cerca di spiegare l'esistenza di una terza dimensione, viene dapprima deriso e considerato eretico, poi imprigionato nelle carceri di Flatlandia, dove ha tempo per scrivere un racconto a più dimensioni.
Le case di Flatlandia:
Sono pentagoni a due entrate: c'è l'entrata lato est per le donne e l'entrata ad ovest per gli uomini.
Le donne nell'universo di Flatlandia:
Questo è un libro sessista. Le donne, linee rette considerate prive di intelligenza e di memoria, sono confinate nelle mura domestiche.
Ovviamente per loro è impossibile l'ascesa sociale e, per la componente maschile di Flatlandia, sono dominate solo da emozioni e sentimenti:
Non dovete nemmeno pensare per un istante che le nostre donne siano prive di sentimenti. Purtroppo però, nel sesso debole, la foga del momento predomina su ogni altra considerazione. E' ovviamente una conseguenza inevitabile della loro sventurata conformazione. Non avendo angoli e le ambizioni che le accompagnano, inferiori a questo anche al più vile degli Isosceli, sono totalmente prive di raziocinio, non riflettono né giudicano né prevedono e non hanno quasi ombra di memoria.
Abbott era ben consapevole della tristissima condizione delle donne della sua epoca, prive di indipendenza economica, di istruzione e di diritto di voto, utili solo a generare figli.
Per molti secoli purtroppo è stato così.
Fino a poco tempo fa le donne non avevano possibilità di emancipazione culturale ed economica. Una figura come Grazia Deledda, vissuta nella prima metà del Novecento e divenuta un'ottima e riconosciuta scrittrice pur avendo come unico titolo di studio solamente la quarta elementare, è da ammirare e da stimare.
Certamente gli episodi di violenza non soltanto sessuale contro le donne (basti pensare al mobbing sul lavoro a danno di alcune) continuano ad accadere e continuano ad esistere uomini manipolatori, insensibili, aggressivi, malati e pervertiti ogni volta che si sentono in diritto di mettere le mani addosso ad una ragazza in minigonna.
Tuttavia questo non dev'essere un pretesto per classificare tutta la componente maschile esistente come "persone che nel loro modo di vivere la sessualità presentano un lato oscuro", perché purtroppo questo è accaduto lunedì sera, quando siamo andati alla riunione di un circolo culturale, al momento della discussione di un docu-film ambientato nel Giappone degli anni Duemila la cui protagonista era una giovane giornalista stordita e violentata da un importante uomo politico del Parlamento nipponico.
Alla fine della proiezione c'è stato un dibattito tra quattro donne: due di loro si sono poste in modo giudicante di fronte ad una platea che comprendeva diversi giovani e anche diversi uomini in buona parte tra i 20 e i 35 anni. Una delle dialoganti ha pronunciato il geniale giudizio da me esposto tra virgolette e sottolineato poco fa, l'altra ha ammesso di essere affetta da una simpatica e rispettosa forma di "voyeurismo", dato che ha confessato di essersi seduta in una posizione strategica per vedere non tanto ciò che si proiettava quanto piuttosto le reazioni che si dipingevano sui volti di noi spettatori. Quindi quali provvedimenti avrebbe voluto prendere nell'eventualità in cui avesse individuato tra il pubblico dei sussurri di indubbia imbecillità a danno della protagonista? Avrebbe preso per la collottola chi dava ragione allo stupratore per buttarlo nel gelido Adige?
Cosa ci ha guadagnato osservandoci, invece magari di prepararsi per un dibattito importante e sentito presso l'opinione pubblica?
Anche a donne di così poco equilibrio mentale, non soltanto ai neofascisti e ai delinquenti, servirebbe una "Scuola di Sani Valori" finalizzata alla correzione di certi comportamenti.
Sarebbe utile una Scuola di Sani Valori per tutta questa gente irrazionale e incattivita che preveda al mattino le pulizie delle camere dei ricoveri per anziani o magari dei locali adibiti ad Empori della Solidarietà o di cooperative di volontariato, nel pomeriggio lo studio di personaggi quali Leone e Natalia Ginzburg, Adriano Olivetti, Antonio Gramsci, Tina Anselmi, Salvo D'Acquisto, Giacomo Leopardi, Alessandro Manzoni, Pier Paolo Pasolini, Dino Buzzati, Don Lorenzo Milani, Sant'Agostino e Seneca.
Matthias era innervosito, irritato, era un drago sputa-sarcasmo a fine evento. E lo capisco: mi sarei sentita in modo simile se ci fossero stati quattro uomini a commentare pesantemente e con generalizzazioni offensive il contenuto di un film su donne disinibite. In tal caso io sarei diventata una iena: avrei urlato e li avrei azzannati.
Io quella sera provavo disgusto in realtà non solo per lo stupratore della protagonista ma anche per tutte quelle donne che, sia sui social che nella vita reale, l'hanno offesa e insultata.
Io e Matthias, insieme ad altri due nostri conoscenti che partecipavano come noi, abbiamo constatato che non c'era una reale volontà di dialogo da parte di nessuna delle quattro donne, soltanto l'esternazione di quel femminismo sbagliato e controproducente che esclude a priori qualsiasi sano confronto con il sesso opposto, elemento che Natalia Ginzburg riteneva socialmente fondamentale.
Sono delle fascio-femministe.
Non è stato un dibattito utile perché, dicendo che "la sessualità di tutti gli uomini presenta un lato oscuro", la signora ha banalizzato una questione importante: il rispetto per le donne.
Forse prova rabbia e dolore e magari anche lei ha subito una vicenda simile.
Quella stupida non è comunque giustificabile! Non ha il diritto di farti sentire così! Se ha subito violenza si rivolga ad uno psichiatra e si faccia aiutare. O è una persona problematica o è cattiva nel senso che ci prova gusto a suscitare lo sdegno e la rabbia negli altri con le proprie affermazioni.
Una parte dei miei coetanei è iscritta a gruppi online che consentono loro di commentare in modo volgare delle foto di donne. Sono gruppi che mi fanno schifo!
Ad ogni modo, se fossero state spese parole più equilibrate, alla fine dell'evento io avrei dovuto pensare e riflettere su quel che ha passato Shiori Ito e su quanto ha sofferto questa povera donna e invece mi sento offeso dal paragone "uomo= potenziale violentatore".
Come avrei potuto rispondere? Non avevo la risposta pronta e il silenzio da parte degli uomini presenti sarà sicuramente stato interpretato come assenso.
Ritornando ai mancati diritti in epoche passate, nell'antichità le donne ateniesi, oltre a non godere di diritti politici e civili, erano sempre sottoposte all'autorità maschile, prima del padre, poi del marito e, se vedove, del figlio primogenito (😨!). La maggior parte delle donne ateniesi infatti doveva dedicarsi esclusivamente a casa e famiglia. Le occasioni di uscire da questa sorta di "arresti domiciliari" erano sporadiche e consistevano soltanto in cerimonie religiose come i funerali o la celebrazione di matrimoni.
Pochissime erano le donne che potevano ricevere una formazione culturale di tipo letterario musicale, come testimoniano alcuni lirici greci e qualche tragedia.
Un post a parte andrebbe scritto per quel che concerne la questione del lavoro femminile nel nostro secolo, a mio avviso, un disastro, almeno in Italia. Gli ambiti lavorativi precari sono costituiti in larga parte dalle lavoratrici e tra questi annovero l'insegnamento, l'ambito delle pulizie domestiche spesso regolato da agenzie interinali, il campo della ristorazione, il campo di promozione di prodotti commerciali e alcuni ambiti che riguardano mansioni impiegatizie gestiti anche in questi casi da appalti aziendali che non durano per sempre, al massimo 3 o 4 anni.
Le figure irregolari in Flatlandia:
Nel mondo di Flatlandia esiste anche un altro tipo di discriminazione: quella verso le figure irregolari, emarginate dalla società ed escluse dai posti di lavoro che implicano grandi responsabilità:
L'irregolare è guardato con diffidenza sin dalla nascita dai suoi genitori, è irriso da fratelli e sorelle, trascurato dai domestici, vilipeso e sospettato dalla società ed escluso da ogni posto di responsabilità e di fiducia e dalle attività socialmente utili. Ogni sua mossa è occhiutamente seguita dalla polizia...
Sappiamo che la società vittoriana era tutt'altro che inclusiva e democratica. A chi si riferiva Abbott, in questo passaggio? Ai disabili, trattati sempre così nel XIX° secolo? Oppure ai bambini "particolari" che dimostravano capacità molto precoci?
Pensando al contesto della nostra contemporaneità, chi potrebbero essere gli "irregolari"?
Un articolo di critica letteraria in appendice all'ultima edizione di questo libro dice che "È riduttivo pensare a Flatlandia esclusivamente come una critica sociale. Edwin Abbott, con questo libro, voleva anche esprimere il suo disagio di cristiano nei confronti del darwinismo dilagante nel tempo in cui viveva".
Il romanzo "Flatlandia" può a tuo avviso richiamare al darwinismo?
No.
Charles Darwin sosteneva che le specie sono soggette ad una selezione naturale: quindi quelle dotate di caratteristiche ereditarie vantaggiose e più adeguate all'ambiente circostante hanno più probabilità di riprodursi e di sopravvivere.
I teorici del darwinismo sociale, negli ultimi decenni dell'Ottocento, sostenevano che le società umane fossero regolate dalle leggi naturali individuate da Darwin: i più capaci hanno la meglio sui meno capaci. Questo pensiero giustificava il colonialismo: le nazioni e i popoli più potenti sottomettono le società più arretrate.
Non vedo nessun richiamo al darwinismo: all'interno del libro, l'autore non racconta di conquiste coloniali. La Sfera raggiunge Flatlandia non con l'intento di conquistarla ma solo con l'intenzione di aprire la mente del Quadrato all'esistenza delle tre dimensioni.
Non si parla nemmeno di una guerra tra due mondi diversi dove, alla fine, il mondo in cui le figure geometriche conoscono più dimensioni prevale e sottomette tutti gli altri.
Non c'è, in Flatlandia, uno sterminio sistematico da parte dei Cerchi e dei Poligoni nei confronti dei triangoli in quanto inferiori, anzi, gli Isosceli sono molto più numerosi rispetto ai componenti delle classi sociali più alte.
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