11 aprile 2025

I "Liceali 2": una serie televisiva che rivela alcuni problemi della scuola e dell'università italiana:

"I Liceali" è una serie tv  che è stata trasmessa nel triennio 2007-2009. 

Oggi però vorrei soffermarmi sui contenuti della seconda serie, costituita da sei episodi e andata in onda da fine ottobre a metà dicembre 2009.

Se vi aspettate un post centrato soprattutto su Monica Morucci, la figura cardine dei "Liceali 2", vi sbagliate. C'è soltanto un paragrafo a lei dedicato, il quarto.

Certamente lei è importante ma lo sono anche tutte le questioni e i problemi legati alla scuola ed esposti nel corso dei sei episodi, attuali quasi vent'anni fa come ora.

L'ho rivisto recentemente per due volte (solo "I Liceali 2", pensate che il terzo non lo conosco affatto e nemmeno mi interessa) e mi è piaciuto ancora di più ora, che ho quasi 30 anni, che non quando ero al primo biennio di liceo.

1) CONTENUTI PRIMO EPISODIO:

Roma, Liceo Classico "Colonna", anno scolastico 2008-2009. 

Settembre. Antonio Cicerino, docente di italiano, vedovo con una figlia adolescente, ha una relazione con Enrica, la collega di Storia dell'Arte. Hanno da poco iniziato una convivenza e Antonio si sente felice, più entusiasta del solito all'idea di iniziare un nuovo anno scolastico con i suoi allievi, ormai quasi adulti e in procinto di prepararsi per gli esami di maturità.

Tuttavia, già al primo giorno, in classe compare una nuova alunna, Monica Morucci.  

Già al primo giorno di scuola gli spettatori intuiscono che si tratta di una ragazza completamente diversa rispetto ai coetanei.

2) PERSONAGGI DELLA SERIE- I DOCENTI:

2a) ANTONIO CICERINO: 


Il professor Cicerino è un idealista che fa tenerezza, un sognatore quarantacinquenne molto dedito al suo lavoro, molto appassionato alla sua missione educativa. 
Questo è evidente soprattutto perché tende a non rispettare quelli che, ancora nel 2008-2009, si chiamavano "programmi ministeriali": infatti, oltre ad affrontare Foscolo, Leopardi, Manzoni e Montale, questo insegnante legge ai suoi alunni dei racconti di Melville, dei capitoli di Dostoevskij, delle poesie di letteratura inglese. 
Antonio Cicerino si rivela molto portato per le letterature comparate, capace e abile nel trarre messaggi di vita da molti testi.

Cosa ne pensate di questo metodo? Apre la mente o crea confusione negli studenti? 

La materia di Antonio Cicerino porta il titolo di "Lingua, cultura e letteratura italiana". Forse però sarebbe più opportuno svincolarsi da quell'aggettivo "italiana", soprattutto con i tempi che corrono, fatti di guerre, razzismo e pregiudizi, e considerare la disciplina sotto la dicitura: "Composizione italiana (per valorizzare gli stra-benedetti temi!) e letteratura (più generica)".

Tuttavia, Cicerino, nella sua vita privata, ha un difetto non da poco: nella seconda serie sembra incapace di trovare dei momenti per ascoltare sua figlia Elena nel corso della giornata; e lei ne soffre, mancandole una figura materna perduta troppo precocemente. 

Inoltre, il professore non riesce ad accorgersi dell'immaturità di Enrica, per nulla predisposta a formare una famiglia. E infatti i due docenti convivono per un po' di mesi, poi lei una sera gli riserva una "doccia fredda" e se ne va. 

2b) ENRICA SABATINI:

Nervosa, lunatica, volubile come una tredicenne. 

In realtà avrebbe trentacinque anni, ma solo sull'anagrafe. Cioè, è più adolescente e immatura lei rispetto ai suoi studenti e, come una ragazzina, durante l'anno scolastico, si invaghisce di Enea Pannone, il nuovo insegnante di matematica e fisica del liceo Colonna.


Ricordo bene che nella prima serie, poco più che trentenne, aveva completamente perso l'entusiasmo per il proprio lavoro. 

D'altra parte Enrica è strana anche quando si ritrova a spiegare la sua materia: è molto preparata, all'Università era una delle studentesse migliori, ma spesso o manifesta apertamente sfiducia negli alunni, oppure si lascia distrarre da pensieri e preoccupazioni.

2c) ENEA PANNONE:

Coetaneo di Enrica, anche Pannone "sragiona" come un adolescente ribelle. 

Non è un vero insegnante dato che pensa più a fare "l'amicone" dei suoi studenti: "Bisogna porsi allo stesso livello degli allievi, non pretendere di far loro da educatori come fai tu, Antonio".

Ad ogni modo, Enea ha un difficilissimo rapporto con la propria rigidissima e intransigente famiglia di origine, visibile nell'episodio "La notte della lucertola". 

Quindi questo suo modo di concepire l'insegnamento potrebbe derivare da troppe regole e dal troppo poco affetto ricevuto durante l'infanzia e l'adolescenza.

2d) MELANIE DESMOULIN: 

La sua personalità non mi piace più di tanto, è una ragazza leggera e decisamente superficiale, lo ammetto. 

Questa giovane insegnante, di madrelingua francese, rappresentava e rappresenta tuttavia la condizione di molti giovani italiani che intraprendono la carriera dell'insegnamento: attese snervanti per una convocazione di pochi mesi, necessità di fare altre esperienze di lavoro completamente diverse dai propri titoli di studio pur di guadagnare soldi, la concreta possibilità di essere trasferiti in un'altra regione per poter insegnare.

Per l'anno scolastico 2008-2009, a Melanie viene offerto di insegnare, in un laboratorio extra-curricolare, la propria lingua. 

Capirete, si è fatta le "viscere d'oro" con quel lavoretto da 500 euro al mese! E infatti non ce la fa a vivere in affitto da sola.

2e) L'INSEGNANTE DI SCIENZE MOTORIE:

Altra figura negativa e diseducativa! Il suo discorso iniziale alla squadra di pallavolo, da lei allenata per il campionato di fine anno, è deleterio: "Ricordatevi: a me non interessa partecipare, io voglio vincere!"

Quanto condividete questa massima, soprattutto se siete degli sportivi e dei docenti di Scienze Motorie nelle scuole secondarie?

Nella serie TV non viene mai indicato il nome o il cognome di questa professoressa, che urla sempre, non parla mai normalmente.

2f) GUALTIERO CAVICCHIOLI:

Eccoci giunti al severissimo professore di greco e latino vicino ai sessant'anni, di origini romagnole, non romane (si sente il diverso accento nel corso della serie). Sembra una figura attenta soltanto al rendimento scolastico dei propri allievi.

Nelle sue ore, nei momenti delle interrogazioni, regna un totale silenzio di terrore!

Cavicchioli è il classico docente di liceo affezionato ad una didattica frontale, alla dettatura, alla copiatura dalla lavagna, alla memorizzazione di versi tratti dalla tragedie greche e delle loro traduzioni.

Molto competente nelle sue discipline, al di fuori della scuola si rivela un essere umano abbastanza mediocre e "tristanzuolo" con le sue battute grezze sulle donne e con le sue avventure sessuali.

2g) CARLO MARIA PERA- DIRIGENTE:

Il peggior adulto, a mio avviso! 

Un dirigente scolastico pessimo, un esempio assolutamente diseducativo: nei "Liceali 1" tutti i ragazzi della scuola sanno benissimo che è l'amante di Melanie e che sta tradendo sua moglie. Che razza di imbecille!

Una scena a dir poco "deleteria" è costituita dalla sua improvvisa e inaspettata irruzione in aula e dall'interrogazione a sorpresa, accompagnata da commenti pesanti e sprezzanti ("Se l'alunno fallisce, la colpa è sempre dell'insegnante!"), che rivolge al professor Cavicchioli, come forma di vendetta. 

In effetti Carlo Maria ad un certo punto della seconda serie si convince che Gualtiero, suo amico, abbia iniziato una storia con Melanie, mentre invece la sta solo preparando per affrontare un esame scritto di latino al fine di farle acquisire più punti in graduatoria, in modo tale da ottenere un incarico annuale, non soltanto supplenze temporanee o corsi pomeridiani extra.

Torniamo alla frase: "Se l'alunno fallisce, la colpa è sempre dell'insegnante!". Molti genitori, ai nostri giorni, la pensano così. 

Mentre infatti, negli anni Sessanta, gli insegnanti erano rispettati al massimo dalle famiglie dei ragazzi e avevano sempre ragione anche quando umiliavano un loro alunno, oggi invece tendono ad essere o figure superficiali che si pongono allo stesso livello degli allievi oppure persone che, pur con buona volontà e impegno, hanno sempre e comunque torto,  rischiano addirittura violenze fisiche da parte dei genitori se mettono note o se puniscono i comportamenti dei loro figli.

3) I LICEALI DELLA TERZA A:

Cinque aggettivi per definirli?

Alto-borghesi del cacchio, viziati, superficiali, vuoti e annoiati!

Il loro tempo libero è costituito soprattutto da discoteche, sbornie, esperienze affettive che fanno più soffrire che gioire.

Tanto per elencare le fondamentali caratteristiche di alcuni di loro:

-Cristiano Malagò è dipendente dal gioco d'azzardo. Margherita, la sua fidanzata, si arrabbia per questo. Si tratta di una coppia in conflitto che si riconcilia alla fine della serie.

-Un post a parte ci sarebbe da scrivere per Lucio Pregoni, figlio di genitori atei (e, quel che è molto peggio, interiormente vuoti), che, proprio nel suo ultimo anno di liceo, si avvicina alla fede, rimane entusiasta della figura di Gesù e pensa, per un periodo, di entrare in seminario. 

Le domande che si pone Lucio sono domande inerenti alla spiritualità... solo che trova riscontri come quello di Margherita: "Lucio, io ci credo in Dio ma a modo mio".

Questa risposta lascia scontento il ragazzo. E ad ogni modo, questo discorso di Margherita sottolinea la mancanza di vera relazione e cooperazione tra religiosi e laici. Soprattutto per questo motivo in molti, a inizio anni Duemila, iniziavano già ad allontanarsi sia dalla Chiesa che dalla fede.

-Daniele Cook, ragazzo con una madre pazza, squilibrata e alcool-dipendente, è ingenuo e impacciato. Per un periodo prova un'infatuazione per Monica. 

Tuttavia c'è differenza tra quel che prova Daniele e quel che prova Claudio Rizzo per la ragazza: il primo è affascinato da qualche aspetto del carattere di Monica, Claudio invece prova qualcosa di più profondo.

-Poi c'è Costanza Catania, che riesce molto bene a scuola ma a mio avviso è una gregaria: quando Cesare Schifani e Valerio Campitelli chiudono Monica nello sgabuzzino della scuola, un po' per scherzo e un po' per minaccia, Costanza è la prima a venirne a conoscenza. Tuttavia non dice nulla a nessun insegnante né fa qualcosa per liberarla. Questa è omertà!

I Liceali 2 è una serie che mette ben in evidenza l'emergenza educativa. Più volte lo spettatore attento si chiede: Ma gli adulti che questi ragazzi incontreranno alla fine del quinquennio, saranno in grado di ascoltarli e di trovare con loro una risposta alle loro domande sulla vita? 

In alcuni momenti della serie, grazie alla tracce impegnative che il prof. Cicerino assegna, alcuni di questi liceali non si rivelano affatto male quando scrivono delle loro aspettative e delle loro paure. 

Nessuno al livello di Monica, comunque, l'italiano scritto in questa serie si rivela un metodo per parlare di se stessi.

4) MONICA MORUCCI:

Eccoci giunti alla figura a me più somigliante. In italiano è bravissima, è un asso! Alla sua età ha letto almeno il triplo dei libri rispetto ai suoi coetanei.

Per quali motivi la sento simile a me?

a) Per la passione per la lettura.

b) Per anticonformismo e curiosità intellettuale.

c) Per la tendenza all'introversione.

d) Per la fatica a fidarsi degli altri e anche di se stessa (o forse, sia io che lei, ci dimostriamo esigenti nei confronti di noi stesse e degli altri? Questo dubbio me lo ha fatto venire Matthias durante un confronto quando mi ha detto: "Secondo me non è così bassa l'opinione che hai di te stessa. Sei esigente con te stessa, quindi quasi sempre anche con gli altri.")

e) Per la sua tendenza a condividere diverse idee della sinistra politica sana, attenta ai diritti dei lavoratori e alla dignità economica delle donne.

f) Per grande senso etico e senso di responsabilità.

g) Per il modo di sclerare, molto simile al mio.

h) Per le sue emozioni negative che sono molto forti e molto intense, proprio come le mie.

i) Per le dinamiche nei rapporti con gli altri: come me, Monica è critica verso gli adulti, non ha molta confidenza con le ragazze, i rapporti con i ragazzi sono al confine tra amicizia e flirt. Proprio come me dall'adolescenza fino alla fine dell'università, e cioè, fino alla primavera del 2022 escluso, quando ho conosciuto Matthias.

l) Per i capelli. Certo, i miei sono castani, color cioccolata-calda, ma la lunghezza e le ciocche anteriori di Monica ricordano un pochino quelle che portavo io al liceo e oltre... ho cambiato pettinatura poco fa a inizio febbraio: ho tenuto più o meno la stessa lunghezza ma ho fatto la frangia, arci-stufa della ciocca "pendente" che tendeva a coprire sopracciglio e occhio.

m) Per la sensazione di "doversi guadagnare tutto" nella vita dato che, proprio come me, non è figlia di imprenditori che possono riservarle il posticino in azienda alla fine di un percorso universitario. Una mattina Monica, di fronte al prof. Cicerino, denuncia la mancanza di meritocrazia in Italia, la mancanza della valorizzazione dei talenti in un'Italia dalle tendenze conservatrici, in un'Italia che privilegia le raccomandazioni dei figli dei politici, degli industriali e degli imprenditori e tratta malissimo i giovani dotati che sembrano non aver diritto ad un futuro. Questo è ancora più vero oggi rispetto a 15 anni fa.

Già ve lo anticipavo a gennaio: Monica è altro rispetto ai soliti diciottenni ma anche rispetto a buona parte degli adulti operanti all'interno della scuola. 

Ci sono molti episodi che lo dimostrano:

-Innanzitutto la situazione nella quale si ritrova, che richiede ad una ragazza ancora giovanissima un alto grado di maturità: Monica è infatti figlia di una signora della pulizie, di una ragazza-madre abbandonata dal ragazzo cui cui stava, divenuto, nel corso degli anni, un conduttore televisivo. Dato che praticamente non ha un padre vicino a lei, si ritrova costretta a studiare e contemporaneamente a lavorare in una pizzeria più volte la settimana.

-Si mostra dura e polemica di fronte al comportamento del compagno di classe Cesare Schifani, un neo-padre immaturo, per nulla preoccupato per Lucia, la sua ragazza in ospedale con le doglie, e per nulla pronto alla genitorialità.

-Monica è affabile con l'ingegnere cieco e pensionato presso il quale sua mamma lavora come domestica e si arrabbia senza filtri con i figli quando lo considerano un peso.

-Memorabile, alla fine della serie, è il suo discorso su Giacomo Leopardi e il pessimismo cosmico, durante l'orale della maturità:

... Alla fine della sua vita Leopardi cambia completamente idea rispetto a quello che è il ruolo della ragione umana e questo ruolo non è più visto soltanto in maniera negativa, perché in fondo, la ragione è l'unico vero bene che ci resta ed è l'unica cosa che ci accomuna tutti ed è solo attraverso la ragione che l'uomo viene messo di fronte al vero e quindi lo deve accettare per quello che è, magari senza comprenderlo fino in fondo ma resistendo, restando in piedi, andando avanti per la propria strada contro tutto e tutti, proprio come fa la Ginestra, che posa le sue radici ovunque, anche qui, "su l'arida schiena del formidabil monte". Ed è proprio quello che facciamo noi quando finalmente capiamo che non ha alcun senso lottare, fare la guerra contro noi stessi e contro gli altri perché siamo proprio noi stessi l'unica vera risorsa ed è solo aggrappandoci gli uni agli altri che possiamo avere una possibilità, non dico di essere felici, ma di essere un po' meno infelici e soli.

Quanto è vero tutto ciò, secondo la vostra esperienza di vita?

Tuttavia, è evidente, nel corso della serie, che Monica ha un estremo bisogno di una figura paterna di riferimento. Per questo è scontrosa e, per lo più, infelice: è stanca, frustrata e irritata di continuare a vederlo in televisione.

Poco oltre la metà dell'anno scolastico riesce a lasciare la pizzeria al taglio per farsi assumere come babysitter proprio dal suo padre biologico, che nemmeno sa della sua esistenza, e che nel frattempo si è sposato con Michela e ha una figlia.

Ad ogni modo, il prof. Cicerino riesce ad intuire immediatamente l'intelligenza particolare di Monica.

5) CLAUDIO RIZZO:

Se nei Liceali 1 Claudio Rizzo era un gran provocatore, soprattutto nei confronti di Antonio Cicerino, decisamente bravo nel rendimento scolastico ma arrogante, nella seconda serie appare un ragazzo mite, tranquillo, molto maturato, probabilmente a causa della tragica morte del fratello.

Figlio di un grande imprenditore, bilingue dal momento che la madre ha origini francesi, sembra innamorarsi di Monica a prima vista. 

Su consiglio del prof. Cicerino, Claudio e la sua coetanea creano un mini-gruppo di studio. 

"Ciao Claudio, ho convinto Monica a presentare la domanda per la Normale. Incontratevi, studiate insieme, lavorate sodo... 'che lei ha bisogno di un confronto con qualcuno come te", dice il prof. Cicerino a Claudio una mattina, incontrandolo nei corridoi. 

D'altra parte, sono tutti e due dei bravissimi studenti, ma con una piccola differenza a mio avviso: se Claudio dimostra un'ammirevole proprietà di linguaggio e rivela interesse per la filosofia, Monica invece, oltre alla ricchezza lessicale e alla predisposizione per lo studio, ha un'ulteriore arma in più. In effetti, la ragazza sa estrapolare da tutto ciò che studia e che legge delle massime, dei versi, delle frasi e degli aforismi per calarli nella realtà quotidiana e sviluppare temi molto ben argomentati.

In questa occasione, i due ragazzi preparano l'esame di ammissione alla Normale di Pisa, con la differenza che Claudio lo supera, Monica no. 

E infatti, causa feroce amarezza e delusione dopo mesi di impegno e ore di sacrifici tra studio, lavoro e problemi familiari, la ragazza decide di lasciare la scuola, risultando totalmente assente nell'ultimo mese e mezzo di lezioni.

Tuttavia, essendo comunque un'ottima studentessa, viene ammessa agli esami soprattutto su insistenza di Antonio Cicerino.

Comunque bisogna ammettere che Claudio, divenuto buonissimo nella seconda serie, ha una gran pazienza con una Monica diffidente, a tratti chiusa e sarcastica, a tratti da lui infastidita... perché le vuole veramente bene, perché ci tiene a farle comprendere che non è sola di fronte alle difficoltà della vita e ci tiene a darle un appoggio: "Nei giorni scorsi non ci siamo più trovati per studiare. Che succede? Problemi in famiglia?".

Alla fine della serie inizia una relazione affettiva tra i due.

6) RIFERIMENTI CULTURALI:

Nei Liceali 2 vi sono molti riferimenti culturali di natura letteraria.

Si citano infatti frasi e dialoghi tratti dal racconto di Melville Bartleby lo scrivano, una lezione di Cicerino è incentrata sull'Idiota di Dostoevskij e sulla questione: "E' possibile amare due donne contemporaneamente?".

Giacomo Leopardi viene chiamato in causa più di una volta, ora da Cicerino, ora da Monica.

Altri riferimenti sono i seguenti:

-Mistero buffo di Dario Fo, citato e riassunto da Monica nella sua prova scritta per l'esame alla Normale di Pisa:

"L'Accademia in Italia assomiglia a quel convento di cui Dario Fo parla in "Mistero Buffo". I nostri poeti, letterati e professori sono alla fine come quei monaci che la preghiera continua aveva reso troppo leggeri, così leggeri da farli volare in alto nel cielo come palloni aerostatici, come mongolfiere. Anche i nostri accademici, come quei falsi monaci, avrebbero bisogno di un San Benedetto che offra loro una zappa, o li porti in catena di montaggio o anche negli uffici di un call center." 

Terribile la chiusura del tema:

"Con queste zavorre non c'è più il rischio di prendere il volo."

Mentre il professor Antonio Cicerino legge il compito di Monica, il regista mostra agli spettatori la ragazza intenta a svolgere lavori che non corrispondono alla sua forte inclinazione per la letto-scrittura, ovvero, alla letteratura: Monica fa prima la promoter di un notiziario e poi la centralinista. Tutto ciò senza mai abbandonare il suo interesse per i libri.

Possibile? Ma quanti lavori ha fatto? Cameriera, babysitter, promoter, centralinista... Monica ha solo diciotto anni, non può aver sperimentato tutti questi lavori, nemmeno per pochi mesi. E infatti per quattro puntate su sei lavora in una pizzeria, nella quinta e nella sesta si fa assumere come babysitter per la sorellastra dal suo padre biologico.

Personalmente ritengo che, la scelta della regia di focalizzare le inquadrature su Monica e non su Cicerino che legge il suo tema, sia in realtà un rimando, sempre per chi lo vuole cogliere, a tutti quei giovani che, pur ritrovandosi a sperimentare lavori molto diversi rispetto alle loro reali passioni, non vogliono tuttavia tralasciarle, dedicandovi comunque del tempo.

"Se la scuola italiana si lascia sfuggire una persona come questa, allora la scuola italiana non è all'altezza dei suoi studenti", conclude Cicerino alla fine della lettura del tema.

-Foscolo e Il carme dei sepolcri. Il penultimo episodio dei Liceali 2 inizia proprio con la lettura di alcuni versi e con una riflessione del prof. Cicerino su speranze e illusioni.

-Luigi Pirandello, con la massima, presente nel tema di Costanza Catania: La vita o si vive o si scrive.

-Virginia Woolf, nel tema di maturità di Monica, a proposito della disparità tra uomini e donne presente da secoli: L'unico consiglio sensato che si riesce a dare ad una donna senza lavoro è quello di sposare un uomo più ricco di lei.

Vi rendete conto?! L'anti-berlusconismo su Mediaset! Sorprendente!!

All'epoca Silvio era molto ammirato per fascino e intraprendenza, ma anche molto contestato dal punto di vista dell'etica. In effetti era un maschilista al potere che ha contribuito a diffondere una mentalità sessista, supportata tra l'altro da molte donne.

E nel 2025?! Ci sono le scandalose e volgari esternazioni di Donald Trump, votatissimo e stimatissimo dagli americani zucconi e incontestabile in quanto "semi dittatore" stra-pieno di beni e di soldi. Molto probabilmente i "bunga bunga" li organizza anche Donnie Trump, ma i giornali occidentali, orientati quasi tutti a destra, non ne parleranno mai! 

Ma è malato di mente... quando gli americani inizieranno a vergognarsi di aver eletto un presidente del genere?



3 aprile 2025

CHE COSA SBAGLIA L'ITALIA NEI PERCORSI SCOLASTICI E FORMATIVI?

6) GIOVANI, PERCORSI SCOLASTICI E FORMAZIONE

Questo è un argomento davvero significativo che dovrebbe costituire il principale obiettivo di ogni governo serio e lungimirante: la scuola e la formazione, culturale nonché umana, dei ragazzi. Si tratta di una tematica che, mentre per Matthias rappresenta una buona occasione per confrontarsi e discutere, per me costituisce invece un argomento doloroso, tuttavia necessario da affrontare.

1) "Alzare lo sguardo: il diritto di crescere, il dovere di educare":

Questo pamphlet, pubblicato nel 2019, è in realtà la lunga risposta dell'autrice alla lettera di una professoressa insegnante di lettere in un istituto tecnico che ha l'abitudine di regalare ai suoi alunni una raccolta di poesie di Rilke.

L'ho riletto ultimamente e ho compreso molto meglio ora i contenuti rispetto a 5 anni fa, anche se, pur appoggiando alcune riflessioni, non condivido qualche opinione.

Anch'io ho voluto leggerlo e mi trovo d'accordo su molto di ciò che qui scrive, perché lo trovo tutto molto attuale.

Vorrei addirittura poter incontrare di persona l'autrice: riconosco me stessa in alcuni suoi conflitti interiori e in diverse idee. Vorrei tanto potermi confrontare con Susanna Tamaro a proposito di temi educativi, ambientali e di crescita interiore. Sono fortemente tentata di andare nelle campagne umbre per incontrarla: quanti dialoghi costruttivi che potremmo avere! Questo per me è un periodo emotivamente complesso, forse una figura come lei potrebbe essermi d'aiuto.

Vorrei citare alcune parti:

"Che cos'è l'insegnamento infatti, se non un improvviso vedersi tra esseri umani? Il più grande vede il più piccolo e intuisce quale sia la strada da indicargli per permettergli di sviluppare la parte migliore di sé. (...) lo studio della letteratura non è una scatola piena di dettagli noiosi ma qualcosa che parla alla profondità della nostra inquietudine e alle domande che ne scaturiscono."

Se l'Italia e gli italiani in generale fossero persone dotate di buone capacità di pensiero e di una discreta ricchezza interiore, raccomanderebbero ai loro figli di rispettare qualsiasi insegnante, non arriverebbero ai colloqui con il piede di guerra, non creerebbero gruppi whatsapp allo scopo di denigrare le figure docenti. Se in Italia ci fosse un processo di selezione più obiettivo per la professione dell'insegnamento, questa verrebbe proprio considerata come un "empatico vedersi" senza mai mettersi al livello dei bambini e dei ragazzi.

Sottoscrivo appieno quando la Tamaro afferma che la curiosità è il principale antidoto all'indottrinamento.

All'indottrinamento e, aggiungerei, anche alle suggestioni dei populismi di destra, che sono il male assoluto di questo tempo in cui viviamo. 

Se gli italiani in generale fossero veramente "figli di una buona scuola" non posterebbero sui social genialate di tal calibro (😡):


La curiosità è un mezzo per confrontarci con i nostri limiti e per superare pregiudizi e luoghi comuni dannosi.

Approvo il punto in cui Susanna Tamaro mette in luce quanto sia ancora forte e radicato il "mito del liceo":

Tra le molte piaghe della scuola italiana, forse una delle più gravi è proprio quella dell'inossidabile mito del liceo. Si ingannano le famiglie facendo loro credere che esistano scuole di prima e seconda scelta. Il liceo-scientifico, classico, linguistico- viene considerato automaticamente più nobile, in grado di aprire le porte all'università.

Ecco il classismo della scuola italiana! 

Per me sarebbe necessario riorganizzare gli ordini scolastici e imitare la Germania: far durare le elementari per sei anni, come a Brandeburgo, e sostituire medie e indirizzi di liceo con una maxi-scuola superiore che duri nove anni, dove tutti sono obbligati a seguire le materie di base (nel nostro caso, italiano, matematica, scienze, inglese, tecnologia, religione, arte ed educazione fisica) e, allo stesso tempo, dopo un'analisi seria e dettagliata sulle loro capacità e inclinazioni da parte dei maestri, ogni alunno inserisce nel piano di studi le materie utili per il suo futuro accademico e professionale. 

Inizio a pensare che tu e i tuoi "esatti coetanei" che sostenete la teoria della maxi-scuola superiore non abbiate poi tutti i torti. 

Ormai non è più realistico pretendere dai ragazzini di terza media di compiere una scelta che segnerà in modo quasi definitivo il loro futuro.

E comunque diciamocelo, a quasi nessun professore delle medie prima e delle superiori poi importa veramente qualcosa del futuro professionale dei ragazzi. Questi sono molti dei docenti italiani: stra-pieni di titoli di studio ma vuoti e poveri sia di umanità sia di interessi educativi. 

La scuola italiana non funziona più con i tempi attuali, è arretrata a causa della staticità dei metodi di insegnamento, fermi agli anni Cinquanta del secolo scorso.

Invece, uno dei pochi punti che non condivido di questo saggio è la critica alla riforma scolastica di fine anni Ottanta che ha cancellato la maestra unica, perché ai ragazzi fa bene rapportarsi con più figure adulte ricoprenti un ruolo educativo ed esterne alla propria famiglia, non più e non soltanto con la "maestra-mamma".  Altrimenti a questo punto torniamo ai precettori, come per le classi più agiate nell'antichità e nel medioevo!

La Tamaro prosegue poi esponendo i danni che comportano le condizioni precarie dei docenti di ogni ordine e grado: 

"All'epoca si sapeva che la stabilità è un requisito essenziale dell'apprendimento. Senza stabilità, non si possono mettere radici e, senza radici, si viene condannati al ruolo di bambini-erba, costretti ad essere rigogliosi o ad appassire non in virtù della propria volontà bensì della capricciosa volubilità degli eventi atmosferici."

Sono condizioni di lavoro molto molto dolorose che non riuscivo a sopportare! 

E infatti, che futuro abbiamo davanti a noi se continuiamo a gestire così le cose?

Vorrei rifletteste autonomamente su una delle ultime pagine del saggio:

"Alzare lo sguardo.

Se l'antidoto alla barbarie, alla perdita dell'umano fosse proprio questo? "Osservate più spesso le stelle" raccomandava in modo profetico nel secolo scorso Pavel Florenskij, il grande scienziato e filosofo
barbaramente assassinato in un gulag sovietico. Sollevare gli occhi dal tablet, dallo smartphone, dal computer. Distoglierlo dal proprio ombelico, dalla recinzione del proprio giardino. Soltanto questo gesto ci permetterebbe di contemplare l'infinita ricchezza del reale e di entrare in una relazione costruttiva con la sua complessità."

All'interno di questo libro, l'autrice sottolinea anche i potenziali danni che  derivano dalla tendenza a considerare le varie tipologie di DSA o degli ostacoli insormontabili per gli alunni che le hanno o delle "etichette giustificative" per non farli progredire.

I problemi specifici di apprendimento esistono eccome, ma possono essere affrontati e superati. 

Un concreto esempio di ciò è proprio  Daniel Pennac, gravemente disortografico sia da bambino che da adolescente e ora scrittore di fama europea.

1a) Difficoltà di tipo scolastico che io e Matthias abbiamo superato:

Parto da due fatti, tanto per farvi capire che geni non lo siamo mai stati, né io né lui.

A) Un pochino prima di Natale io e Matthias abbiamo giocato a Scarabeo. Saprete più o meno tutti che il gioco consiste nel formare parole, orizzontalmente ma anche verticalmente, su una scacchiera di cartoncino. Ho stravinto io riuscendo a comporre molte parole verticali e spesso lunghe più di cinque lettere. Durante la partita però mi sono accorta di qualcosina che non andava: in tre turni il mio impegnato concorrente ha formato parole senza sentire alcune consonanti doppie. 

B) Molto recentemente il mio cavaliere dal cuore d'oro si è brillantemente laureato in Scienze del Servizio Sociale con una tesi in Poliche Sociali sulle dinamiche conflittuali nei sistemi democratici e nell'ambito del servizio sociale. Ha dimostrato un'ottima padronanza dell'argomento e una notevole proprietà di linguaggio nelle sue aree disciplinari. Quando Matthias espone argomenti socio-politici è accattivante, incisivo, esauriente all'ennesima potenza, e non lo dico solo perché sono la fidanzata. 

È oggettivo che sia molto portato per l'ambito, e infatti i suoi contributi qui sono di solito relativi a libri, poesie e film fortemente orientati sul sociale.

Sia la mattina della discussione della tesi che quella della proclamazione (3 giorni fa) sono state emotivamente impegnative anche per me. 

Nel corso della mattinata coincidente con l'esame di laurea (a metà marzo), svolto online da casa, abbiamo avuto il tempo di rivedere alcune pagelle di Matthias. A mio avviso da adolescente non andava poi così male. Oggettivamente andavo meglio io di mezzo punto, ma dalla media del 7 a quella del 7 e 1/2 non c'è poi una gran differenza, tutti e due abbiamo passato la maturità con più di 80/100. 

Ad ogni modo, sfogliando i vari documenti, tutti raccolti in una mega scatola, siamo incappati nel giudizio che la sua maestra di italiano aveva scritto sulla pagella di fine terza elementare: "molto bene nella comprensione del testo, persistono però molti errori di ortografia".

Eppure si è laureato con 110L. Ora, divenuto adulto, i suoi errori di ortografia sono abbastanza rari e consistono soltanto nell'omissione di qualche doppia. Si trattava di disortografia?! Può darsi, tanto non è mai stato certificato. In ogni caso la disortografia non deve mai costituire un'etichetta in negativo o una definizione per compatire chi ce l'ha, mai, perché è rimediabile: infatti a mio avviso è possibile superare questo genere di difficoltà prima di tutto con di un programma che includa un correttore ortografico e poi anche attraverso la lettura, che arricchisce anche il lessico, e la scrittura di diari personali.

Io, a partire dalla quarta elementare, spiccavo in italiano ma ero lentina ed insicura in matematica: non riuscivo a capire immediatamente gli argomenti della materia. A volte i miei procedimenti nei problemi erano esatti ma i calcoli risultavano sbagliati. 

Ho salutato la scuola primaria con un giudizio comportamentale molto positivo da parte delle maestre, con un'annotazione di merito a proposito di grammatica e lingua italiana: "particolarmente ricca la produzione scritta" e con un'osservazione "talvolta ha bisogno di conferme in ambito logico-matematico". 

Alle medie e al liceo, causa insegnanti o severissime o che si dimostravano "galline ancora adolescenti" o incapaci di relazionarsi con gli alunni, in matematica risultavo davvero mediocre anche se mi salvavo ogni anno dal debito, tuttavia con una grande differenza di rendimento rispetto alle altre materie. 

Agli esami di maturità mi è stato raccomandato di non toccare assolutamente nulla che riguardasse l'ambito tecnico o scientifico, dato che, la mia incapacità in quei campi, per docenti che mai mi hanno davvero compresa e aiutata, era conclamata ed evidente. Non hanno capito una mazza di me, da nessun punto di vista, e non me ne dimenticherò mai! Diligenza e impegno nello studio, buoni risultati, comportamento corretto ed educato, e a loro non andavo bene comunque!

Ho subito una serie di ingiustizie nel mondo della scuola.

A volte mi chiedo: se io e Matthias fossimo stati allievi di Antoni Benaiges, come saremmo finiti?

A mio avviso, Antoni avrebbe intuito l'interesse di un Matthias adolescente sia per l'ambito storico-sociale che per le scienze naturali. Se Benaiges fosse stato uno dei suoi professori di liceo, forse gli avrebbe suggerito di intraprendere gli studi di Medicina e la specializzazione in Psichiatria, unico percorso che concilia per davvero e in modo approfondito le scienze naturali con quelle umane.

Invece, se avesse avuto un'allieva come me... in primo luogo avrebbe molto apprezzato le mie abilità di scrittura, avrebbe intuito il mio ordine mentale e valorizzato il mio interesse per la precisione linguistica e per l'attualissima macro-tematica della globalizzazione (a me la geografia economica piaceva molto). 

Magari per me sarebbe stata ancora più adeguata una facoltà atta a conciliare un umanesimo calato nell'attualità con delle buone capacità di risolvere problemi in modo abbastanza creativo. Magari mi avrebbe detto, con ferma fiducia nelle mie capacità: "Prova con Economia, impegnati il più possibile: secondo me riuscirai ad arrivare alla fine di questo percorso. E, ti prego, non smettere mai di scrivere". A Josephina diceva: "Ti prego, non smettere mai di disegnare".

Mi sarebbe servito un docente come Benaiges per sviluppare fiducia in me stessa, traballante più che mai. Benaiges, se fosse vivo e mi avesse indicato Economia durante l'anno della maturità, mi avrebbe consigliato una grande forma di riscatto personale e sociale.

Anche se, a dire il vero, fonti di soddisfazione sono i commenti molto positivi, in qualche caso anche molto entusiastici, riferiti ai miei due libri, che continuo a ricevere.

2) I "giovani con i sogni impossibili"- l'opinione di Michele Boldrin:

Per quali motivi diverse aziende non trovano personale qualificato che risponda alle loro esigenze? Per quali motivi la disoccupazione giovanile nel nostro paese è alta?

Per Michele Boldrin, diversi adolescenti, spesso appartenenti alle classi medio-basse dell'Italia meridionale, coltivano sogni e aspirazioni molto difficili da realizzare, tutte concentrate unicamente sul mondo dello sport o del canto, perché ritengono ingenuamente che questi lavori possano farli diventare ricchi. Tuttavia, chi riesce a diventare calciatore o cantante è uno su diecimila.

Il rischio è che queste persone raggiungano i 30-35 anni con la consapevolezza di non poter diventare degli sportivi famosi o dei cantanti e così, senza una formazione culturale e senza esperienze lavorative, sono più facilmente prede di piccoli imprenditori che li sfruttano e di lavoretti in nero.

Nella nostra società del futuro ci sarà bisogno di informatici, medici, infermieri, fisioterapisti, ingegneri, mediatori culturali, assistenti sociali e anche di insegnanti, soprattutto di maestri.

Se questi ragazzi impiegassero il tempo a studiare, in futuro potrebbero occupare una posizione lavorativa concreta oppure sicuramente aumenterebbero il loro livello culturale e il loro status sociale oltre che la loro apertura mentale, tanto che saranno in grado di pensare a possibili soluzioni per far fronte alle difficoltà della vita.

Penso però che questa presentata da Boldrin sia solo una delle cause. 

Dopo alcuni percorsi universitari, soprattutto in ambito umanistico, molti neo-laureati, prima di raggiungere i loro veri obiettivi professionali fanno per anni esperienze di altri lavori che non coincidono con i loro percorsi di studio. 

Per questo motivo sarebbe fondamentale progettare, per le facoltà umanistiche, dei test a numero chiuso fatti non di domande di storia, di latino e di letteratura, ma basati sulle capacità di riflessioni critiche relative a racconti, aforismi, versi di poesia e articoli di storia. È molto meglio selezionare gli studenti più forti fin da subito. Così durante il percorso accademico, resterebbero pochi studenti, cioè  i più dotati e i più motivati, che possono accrescere la qualità delle nostre scuole in futuro. Anche l'organizzazione degli insegnamenti universitari e il metodo di insegnamento dei docenti di queste facoltà dovrebbe cambiare: si dovrebbe eliminare l'obbligatoria acquisizione di CFU per insegnare determinate discipline allo scopo di inserire invece, sin dal primo anno di frequenza, più esami di metodologie didattiche, obbligatori per tutti. Poi si dovrebbe estendere la possibilità di accedere ai concorsi per i posti di scuola primaria anche ai laureati diversi da Scienze della Formazione ma di studi affini. Così i bambini avrebbero a che fare in ogni caso con maestri preparati e qualificati, non con chi ha ottenuto il diploma superiore delle magistrali 20, 25 o 30 anni fa e, disoccupato dopo anni di esperienze in un'azienda che è fallita, non sa cosa fare della propria vita e invia l'interpello alle scuole, senza nessuna competenza specifica e senza un solido bagaglio formativo!

Nella sua risposta alla professoressa che ama Rilke, la Tamaro sembra non ritenere necessaria una laurea per insegnare alla primaria, quando invece sarebbe meglio ottenerla. Gli insegnanti devono essere molto preparati ma anche poter avere un futuro assicurato, non essere frustrati per molti anni nel precariato.

E comunque si dovrebbe, sin dai primi anni dei corsi di laurea in Lettere, Filosofia e Lingue, puntare su un metodo di potenziamento delle conoscenze che possa permettere agli studenti di analizzare approfonditamente aspetti formali, linguistici e tematici di un testo, di un brano filosofico, di opere d'arte, anche in piccoli gruppi per poi arrivare a valutare in modo critico e consapevole una corrente o un movimento culturale del passato, anche con la redazione di brevi tesine e relazioni, sia individuali che di gruppo, i cui contenuti vengano argomentati dalle letture di articoli e saggi. 

I manuali, nelle facoltà umanistiche, dovrebbero abolirli quasi del tutto! 

Riconosco che ad esempio Lettere è un corso di laurea molto impegnativo: la mole di studio è notevole, maggiore rispetto a Scienze del Servizio Sociale. 

Ma bisognerebbe valorizzarla di più come facoltà, riformarla rendendola più difficile, non solo molto impegnativa e mnemonica. Questo per valorizzare la complessità delle discipline che implica e per sfornare studenti ancora più consapevoli di quel che apprendono.

Però devo fare un breve appunto: nessuno matura la decisione di iscriversi a Scienze del Servizio Sociale dalla sera alla mattina: quindi, forse non sarà la facoltà più impegnativa del mondo, ma alla fine l'unica prospettiva è quella di ottenere un lavoro a mio avviso tra i più complicati che esistano, nel corso del quale si ha a che fare soprattutto con i problemi e gli squilibri degli altri. Quanto a me... anche se non sto avendo un percorso lineare dal punto di vista lavorativo, ho conseguito uno strumento potente che mi aiuta a pensare, a indagare a fondo nella realtà e a riconoscere che, per quanto trovi abbastanza noiosi molti articoli di psicologia sociale, di sociologia e di socio-politica, molto spesso, nel corso della storia dell'umanità, sono sempre esistiti legami e punti di contatto tra la letteratura e le cosiddette "scienze sociali".

Dall'altra parte però, molti laureati in materie STEM non sono valorizzati dal nostro sistema lavorativo: buona parte di loro emigra all'estero per lavorare con le grandi aziende.

Boldrin sostiene inoltre che le università italiane, fatta eccezione per il Politecnico di Milano e quello di Torino, non professionalizzano nelle materie scientifiche:

"È un’università che anche nelle materie scientifiche, ad eccezione dei due politecnici di Torino e Milano, non professionalizza. Io l’ho visto recentemente andando a visitare la facoltà di economia di un’università italiana in teoria di grande prestigio. Sono rimasto sconvolto dalla totale non preparazione degli studenti e non mi sono più sorpreso quando un amico imprenditore mi ha detto: “Hai visto quello che sanno. Io come faccio ad assumere con uno stipendio mensile di 2000-2500 euro uno a cui devo insegnare il lavoro per un anno?”. Devo anche dire però che non sempre è così. Chi sa fare poi sale molto rapidamente quindi è vero che l’entrata è bassa per questo combinare di domanda e offerta ma è anche vero che nelle aziende ad alta tecnologia e ad alta produttività, chi è bravo poi marcia e qualche anno dopo non ne prende più 1500 ma ne prende 3000."

Oltretutto, le differenze di redditi sono rilevanti nel nostro paese: i figli degli imprenditori possono permettersi di entrare molto tardi nel mondo del lavoro dato che hanno le famiglie a coprire loro le spalle. Oppure partecipano al mondo aziendale attraverso stage che non danno contributi pensionistici né alcuna garanzia di assunzione. Però, a differenza dei figli di chi fatica a raggiungere la fine del mese, questi giovani con famiglie benestanti o comunque semza problemi economici possono permettersi di attendere alcuni anni prima di ottenere un lavoro sicuro.

Un'altra aspirazione lavorativa ricorrente è quella di voler diventare influencer, con la fissazione di aumentare la visibilità attraverso il caricamento di fotografie e contenuti, spesso proposti previ accordi con alcune aziende che chiedono agli influencer di pubblicizzare dei prodotti commerciali.

Ma anche qui, diventa influencer di professione solo una persona su mille.