19 aprile 2025

LA RISURREZIONE DI LAZZARO:


Le cipolle di Marta è un libro di Alberto Maggi, frate dell'Ordine dei Servi di Maria e direttore di un centro di studi biblici intitolati a Giovanni Vannucci.
Si tratta di una lettura biblica di diversi episodi narrati nei vangeli, "espressioni di una cultura semitica che preferisce usare immagini piuttosto che concetti."

Il titolo richiama alle cipolle dell'Egitto che gli Ebrei liberati dalla schiavitù ricordano e rimpiangono in mezzo al deserto.
"La capacità di persuasione del potere"- osserva Maggi-"era stata talmente forte da far credere agli Ebrei che la terra dove essi erano stati schiavi era in realtà il paese della libertà, e che aglio e cipolle hanno lo stesso sapore di latte e miele... Maria non contempla Gesù ma l'accoglie e lo ascolta, indifferente alle proibizioni del Talmud che prescrive che una donna non ha da imparare che a servirsi del fuso. È proprio solo dell'uomo fare gli onori di casa. (...) Marta si crede la regina della casa mentre in realtà è schiava della sua condizione. Lo stato d'animo di Marta è come quello degli schiavi contenti di esserlo. Gesù sta dalla parte della donna, del suo diritto di conoscere, al pari dell'uomo, della sua libertà. La sua predilezione per Maria non è tanto la scelta della contemplazione, ma la scelta della libertà, la scelta del futuro".

Ogni capitolo, ben contestualizzato, è dedicato ad un personaggio la cui strada di vita si è incrociata con l'incontro di Gesù: l'autore mette in evidenza i comportamenti e le caratteristiche di Simon Pietro, di Andrea e di Filippo, di Giovanni, di Maria di Magdala, di Nicodemo ma anche di personaggi negativi come Pilato e Caifa.
L'autore dà molta importanza anche alle figure di Marta, Maria e Lazzaro, i tre fratelli che vivevano a Betània.

In appendice al libro si citano alcuni sermoni di Antonio da Padova che denunciano i comportamenti immorali della Chiesa nel medioevo.

Ecco come Alberto Maggi introduce il capitolo relativo alla morte e risurrezione di Lazzaro:

"Nei vangeli sono narrate tre risurrezioni operate da Gesù. Di queste, due riguardano personaggi anonimi quali il figlio della vedova di Nain (Lc 7,11-17) e la figlia del capo della sinagoga (Mt 9,18-26; Mc 5, 21-43; Lc 8,40-56).
L'unico risuscitato che abbia il nome è Lazzaro, la cui risurrezione è narrata nel vangelo di Giovanni (Gv 11, 1-45)".

GV 11,17-46:

"Gesù dunque, arrivato, trovò che Lazzaro era già da quattro giorni nel sepolcro. Or Betania distava da Gerusalemme circa quindici stadi, e molti Giudei erano andati da Marta e Maria per consolarle del loro fratello."

"In Palestina il funerale e la sepoltura avvenivano lo stesso giorno della morte. Si credeva che lo spirito del morto restasse nel sepolcro fin quando si riconosceva nel cadavere. Il quarto giorno, quando il processo di decomposizione era ormai avanzato, lo spirito abbandonava la tomba e scendeva per sempre nella dimora dei morti... Appena Gesù arriva al villaggio, viene investito da una delle sorelle del morto, Marta, che lo rimprovera per l'atteggiamento tenuto..."

"Come Marta ebbe udito che Gesù veniva, gli andò incontro; ma Maria stava seduta in casa. Marta dunque disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto; ma anche adesso so che tutto quello che chiederai a Dio, Dio te lo darà». Gesù le disse: «Tuo fratello risusciterà». Marta gli disse: «Lo so che risusciterà, nella risurrezione, nell'ultimo giorno». "

"Marta è ancorata all'immagine religiosa tradizionale secondo la quale si nasceva, si viveva, poi con la morte tutti nell'oltretomba, in attesa dello squillo di tromba che dava il via alla risurrezione dei giusti."

"Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morirà mai. Credi tu questo?» Ella gli disse: «Sì, Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che doveva venire nel mondo»."

"Per Gesù la vita eterna non è un premio da conseguirsi nel futuro, ma una condizione da sperimentare nel presente".

"Detto questo, se ne andò, e chiamò di nascosto Maria, sua sorella, dicendole: «Il Maestro è qui, e ti chiama». Ed ella, udito questo, si alzò in fretta e andò da lui. Or Gesù non era ancora entrato nel villaggio, ma era sempre nel luogo dove Marta lo aveva incontrato. Perciò i Giudei che erano in casa con lei e la consolavano, vedendo che Maria si era alzata in fretta ed era uscita, la seguirono, supponendo che si recasse al sepolcro a piangere.
Appena Maria fu giunta dov'era Gesù e lo ebbe visto, gli si gettò ai piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto».  Quando Gesù la vide piangere, e vide piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, fremette nello spirito, si turbò e disse:  «Dove lo avete deposto?» Essi gli dissero: «Signore, vieni a vedere!»
Gesù pianse."

"Per il pianto che accomuna Maria con i Giudei, utilizza il verbo greco che esprime il lamento di chi non ha più speranza, come il pianto di Rachele che si dispera per i figli perché non sono più (Mt 2,18) o quello di Gesù per il tragico destino di Gerusalemme (Lc 19, 41). Per il pianto di Gesù, l'evangelista usa il verbo con il quale si esprime dolore, non disperazione. (...) In questa cupa situazione Gesù prende l'iniziativa e chiede: Dove l'avete posto? (...). Marta e Maria rispondono con le identiche parole con le quali Gesù aveva invitato i suoi primi discepoli a dimorare con lui: Venite e vedete. (Gv 1, 39)".

"Gesù dunque, fremendo di nuovo in se stesso, andò al sepolcro. Era una grotta, e una pietra era posta all'apertura." 

"La pietra, posta sull'entrata del sepolcro, separava definitivamente il mondo dei vivi da quello dei morti".

"Gesù disse: «Togliete la pietra!» Marta, la sorella del morto, gli disse: «Signore, egli puzza già, perché siamo al quarto giorno».Gesù le disse: «Non ti ho detto che se credi, vedrai la gloria di Dio?»"

"Condizionando la risurrezione di Lazzaro alla fede di Marta, l'evangelista vuol far comprendere che quel che segue non è tanto un avvenimento storico, quanto teologico, non riguarda la cronaca ma la fede".

"Tolsero dunque la pietra. Gesù, alzati gli occhi al cielo, disse: «Padre, ti ringrazio perché mi hai esaudito. Io sapevo bene che tu mi esaudisci sempre; ma ho detto questo a motivo della folla che mi circonda, affinché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò ad alta voce: «Lazzaro, vieni fuori!» Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti da fasce, e il viso coperto da un sudario." 

"Questa descrizione di Lazzaro si richiama all'immagine dell'aldilà secondo la quale il defunto è prigioniero della morte: Mi stringevano funi di morte, ero preso nei lacci dello sheol." (Sal 116,3)

"Gesù disse loro: «Scioglietelo e lasciatelo andare».
Perciò molti Giudei che erano venuti da Maria, e avevano visto ciò che egli aveva fatto, credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono dai farisei e raccontarono loro quello che Gesù aveva fatto."

"Contrariamente a quel che i presenti si aspettavano, Gesù non restituisce Lazzaro alle sorelle e neanche chiede di accoglierlo e festeggiare il suo ritorno alla vita. Una volta che Lazzaro è stato liberato dai legami che lo tenevano prigioniero nel mondo della morte, deve essere lasciato andare. Il verbo andare, adoperato per Lazzaro, è lo stesso usato dall'evangelista per indicare il cammino di Gesù verso il Padre.
Sciogliendo Lazzaro dai legami che lo tengono prigioniero nella tomba, la comunità si libera dalla credenza giudaica secondo la quale la morte era la fine di tutto e si apre alla novità cristiana, per la quale la morte è l'inizio di una nuova vita".



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