20 novembre 2012

Gli effetti della violenza virtuale sui bambini

Circa cinquant'anni fa, quando la televisione, il computer e i videogiochi erano pressochè sconosciuti, i bambini vivevano l'infanzia in modo profondamente diverso rispetto ad oggi.


Questa grande differenza è causata principalmente dalla rapida e recente diffusione dei mezzi tecnologici; da un lato utili perchè permettono di conoscere in breve tempo notizie importanti che riguardano il  mondo, dall'altro dannosi perchè propinano numerosi atti violenti.

L'uso di strumenti virtuali ha contribuito ad aumentare il numero degli episodi di violenza a cui un bambino è esposto.

All'inizio degli anni novanta, una statistica ha rivelato che un bambino di undici anni aveva già visto circa ottomila omicidi e più di centomila atti di violenza in televisione, mentre circa quarant'anni prima i bambini conoscevano la violenza o nella vita reale oppure, ma in maniera indiretta, nei libri e nei fumetti.
L'enorme potere della televisione e l'industria dei consumi hanno creato una diffusa indifferenza nei confronti di queste violenze mediatiche.
E' quindi mancata la consapevolezza degli effetti negativi poichè  l'aspetto economico prevale su quello educativo e il rispetto per bambini e ragazzi è subordinato agli interessi commerciali. In uno dei suoi saggi, lo scrittore Erri De Luca afferma che "Tutto è regolato dalle leggi economiche; la cultura è un ramo minore dell'economia". Il desiderio di guadagno ha portato quindi a ignorare gli effetti dell'immagine virtuale sulla vita reale.
Sebbene da molti anni eminenti psicologi cerchino di dimostrare la possibilità di apprendere comportamenti aggressivi dalla visione della violenza, i detentori del potere mediatico hanno considerato queste affermazioni infondate e poco convincenti.
Nel 2011, la più illustre società di studio dei comportamenti aggressivi ha istituito una commissione per studiare, anche con strumenti statistici particolari, i comportamenti e le reazioni che vengono causate dalla violenza virtuale. La conclusione a cui si è giunti è che il costante contatto con questo tipo di violenza rende maggiormente aggressivi. L'apprendimento di essa è attivato in particolar modo dai videogiochi che comportano l'addestramento, attraverso la ripetizione, di atteggiamenti aggressivi come l'uccisione dei neri e la violenza sulle donne.
Gli studiosi hanno rilevato che l'esposizione alla violenza virtuale comporta la desensibilizzazione morale e quindi la distorsione nella valutazione delle azioni aggressive. 
Tuttavia, bisogna considerare anche che non tutti i soggetti sono influenzati allo stesso modo da questa aggressività. 
L'esposizione alla violenza nei media è un fattore di rischio per un maggior comportamento aggressivo a breve e a lungo termine. Bisognerebbe considerare questa conclusione per cercare di cambiare la situazione: bambini e ragazzi sono il futuro della società e, una volta riconosciuto questo fattore ad alto rischio si dovrebbe cercare di rimuoverlo con tentativi seri ed efficaci.
Nell'attesa dell'emanazione di una  legge, non resta che consigliare a genitori ed educatori di vigilare attentamente e di intervenire per ridurre questo rischio. E' utile insegnare ai bambini un modo migliore per trascorrere il tempo facendo conoscere loro altri giochi che stimolano la collaborazione di gruppo e le abilità motorie. Inoltre, un altro metodo efficace per allontanare i ragazzi dalla violenza virtuale sarebbe cercare di suscitare in loro un vivo interesse nei confronti dei libri che possono trasmettere molti valori e possono anche essere una modalità efficace di trascorrere il tempo libero.






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