25 agosto 2015

"Cronaca di una morte annunciata": l'inevitabilità di sfuggire ad un destino crudele


Dopo una piacevole settimana di vacanza in cui i miei occhi hanno ammirato spettacolari paesaggi di montagna, riprendo a scrivere con un pizzico di nostalgia per il mio caro e dolce Sudtirol...

"Cronaca di una morte annunciata" è un breve e intrigante romanzo scritto dal celebre autore colombiano Gabriel Garcia Marquez.
Il protagonista della vicenda narrata è il giovane Santiago Nasar, ventenne di origini arabe che trascorre una vita tranquilla e piuttosto agiata; oltre ad essere il proprietario di una fattoria è anche un appassionato di cavalli e di armi da fuoco.
Il narratore, interno alla vicenda, non svela mai al lettore il suo nome nel corso della storia; si limita soltanto a dichiararsi uno degli amici di Santiago che, a distanza di molti anni dalla morte di quest'ultimo, intraprende una sorta di inchiesta e scrive la “cronaca” con l’intenzione di fare chiarezza su ciò che è accaduto.
"Il giorno che l'avrebbero ucciso, Santiago Nasar si alzò alle 5,30 del mattino per andare ad aspettare il bastimento con cui arrivava il vescovo. Aveva sognato di attraversare un bosco di higuerones (alberi tropicali di legno duro) sotto una pioggerella tenera, e per un istante fu felice dentro il sogno, ma nel ridestarsi si sentì inzaccherato da capo a piedi di cacca di uccelli", sin da queste prime righe l'autore cerca di esporre nel modo più dettagliato possibile le azioni, le sensazioni e gli avvenimenti che caratterizzano le ultime ore di vita del protagonista.
Sin dall'inizio però, si avverte la reale difficoltà di rendere precisi diversi dettagli: uno di questi è il tempo meteorologico: "Molti coincidevano nel ricordare che era una mattina scintillante percorsa da una brezza marina che arrivava attraverso i bananeti, come era da supporre dovesse essere in un perfetto febbraio di quell'epoca. Ma i più erano concordi nel dire che era un tempo funereo, con un cielo torbido e basso e un denso odore d'acque stagnanti, e che nel momento della disgrazia veniva giù una pioggerellina minuta come quella che aveva visto Santiago Nasar nel bosco del suo sogno".

Una delle tematiche predominanti di questo romanzo è la fatalità: Placida Linero, la madre di Santiago, pur godendo della fama di abile interpretatrice dei sogni, non è in grado di avvertire il benché minimo presagio di morte nel sogno del figlio.
Tra l'altro, Santiago è incapace di sfuggire alla sua tragica sorte dal momento che è vittima di coincidenze sfortunate:
"Nel salotto, dove continuava a pulire pavimenti, Divina Flor vide allo stesso tempo che Santiago Nasar entrava dalla porta della piazza e saliva per le scale da nave delle camere da letto. (...) Tanto che quando Placida Linero le chiese di lui, Divina Flor la tranquillizzò: «E' salito in camera un minuto fa», le disse . (...) Attraverso la porta (Placida Linero) vide i fratelli Vicario che venivano di corsa verso la casa con i coltelli sguainati. Dal punto in cui lei si trovava poteva vederli, ma non riusciva a vedere suo figlio che correva da un altro angolo verso la porta. « Pensai che volessero introdursi in casa per ucciderlo là dentro» mi disse. Allora corse verso la porta e la chiuse di colpo. Stava tirando la spranga quando udì le grida di Santiago Nasar e sentì i pugni di terrore sulla porta, ma credette che egli fosse di sopra, insultando i fratelli Vicario dal balcone della sua camera da letto."

I Vicario, artefici del delitto, erano due gemelli pressoché identici nell'aspetto fisico, ma, nel corso della loro adolescenza, avevano ricevuto una formazione professionale molto diversa l'uno dall'altro: Pedro, il più sanguigno, era stato addestrato nell'esercito, Pablo invece aveva appreso il mestiere dell'orefice nell'officina del padre. I fratelli Vicario erano definiti dei giovani dall'indole mite e mansueta... aggettivi che, se utilizzati per definire due assassini che squartano vivo un ragazzo sotto casa, suonerebbero, oltre che fuori luogo, anche ridicoli.
Soltanto all'inizio del secondo capitolo l'autore rivela che Pedro e Pablo vogliono uccidere Santiago per una questione d'onore che riguarda la loro sorella Angela, ripudiata dal marito alla prima notte di nozze dal momento che quest'ultimo aveva scoperto che la sua novella sposa non era vergine.
Questo è un romanzo incentrato proprio sul delitto d'onore, tematica che influenzava profondamente la mentalità del secolo scorso e in particolar modo le civiltà rurali come quelle dell'America Meridionale.
Fino a circa sessant'anni fa, la difesa dell'onore giustificava qualsiasi azione violenta mirata a ristabilire l'ordine della morale collettiva. Proprio per questo i fratelli Vicario continuano a dichiararsi innocenti durante il processo.
A dire il vero, tutti i personaggi del romanzo hanno una relazione diretta con la morte di Santiago.
E non fanno nulla per impedirla. Nessuno interviene per salvare la vita del giovane; sia perché all'epoca c'era la convinzione che le questioni d’onore dovessero essere risolte dai diretti interessati, sia perché gli abitanti del piccolo paese in cui si svolge la vicenda sono sopraffatti o da codardia, o da una forte invidia nei confronti di un ragazzo giovane, bello e ricco, o da una totale indifferenza, oppure sono convinti del fatto che Santiago sia già stato informato a proposito delle intenzioni omicide dei due fratelli. Senza contare che alcuni banalizzano le intenzioni dei Vicario: "Faustino Santos non seppe spiegarsi quello che era accaduto: «Vennero ad affilare un'altra volta i coltelli e di nuovo gridarono perché tutti sentissero che avrebbero sventrato Santiago Nasar, tanto che credetti che ci stavano sfottendo."
"«Pensammo che erano fanfaronate da ubriachi», dichiararono diversi macellai, così come Victoria Guzman e molti altri che li videro più tardi."

Un altra figura molto curiosa è Angela Vicario. Nella prima parte del libro, appare una ragazza debole, decisamente sottomessa al volere della famiglia (come la maggior parte delle giovani dell'epoca):
Dall'omonimo film di Francesco Rosi
" (...) Angela Vicario non dimenticò mai l'orrore della sera in cui i suoi genitori e le sorelle maggiori con i rispettivi mariti, riuniti nel salotto di casa, la obbligarono a sposarsi con un uomo che aveva visto appena. (...) Angela Vicario s'azzardò appena a insinuare l'inconveniente della mancanza d'amore, ma sua madre lo demolì con una sola frase: «Anche l'amore si impara» (...) . «Una sola cosa imploravo da Dio, che mi desse il coraggio di uccidermi. Ma non me lo diede» mi disse Angela Vicario."

Nella seconda parte del libro, invece, si dimostra forte e determinata nel suo intento di riconquistare
il marito:
"Nessuno avrebbe mai sospettato, fino a quando ella si decise a raccontarmelo, che Bayardo San Roman si era insediato per sempre nella sua vita dal momento in cui l'aveva ricondotta a casa sua. (...) Le bastava chiudere gli occhi per vederlo, lo udiva respirare nel mare, la svegliava a mezzanotte l'ardore del suo corpo nel letto. Alla fine di quella settimana gli scrisse la prima lettera. (...) Attese invano una risposta. Al termine di due mesi, stanca di aspettare, gli mandò un'altra lettera. Sei mesi dopo aveva scritto sei lettere senza risposta, ma si accontentò di constatare che egli le stava ricevendo. Padrona per la prima volta del proprio destino, Angela Vicario scoprì allora che l'odio e l'amore sono passioni reciproche. Tante più lettere spediva quanto più si accendevano le braci della sua febbre (...). Divenne lucida, decisa, maestra della propria volontà e non riconobbe altra autorità che la propria né altra schiavitù che quella della sua ossessione."
La donna riesce nel suo intento: diciassette anni dopo, Bayardo ritorna da lei con due valigie: una contiene tutti i suoi capi di abbigliamento, l'altra invece è piena delle duemila lettere scritte da Angela.

Ad ogni modo, nel romanzo viene denunciata l'impossibilità di scoprire tutta la verità sui fatti accaduti: è davvero Santiago Nasar il ragazzo che ha disonorato Angela?
Io credo che sia improbabile, sostanzialmente per due motivi: in uno dei primi capitoli, il narratore ricorda che Santiago non era per nulla attratto da Angela e non aveva mai avuto l'intenzione di sedurla, sebbene lei fosse considerata la ragazza più bella del paese. Anzi, a dire il vero la considerava "un'oca già pronta per essere appesa a stendere sul filo dei panni". Insomma, tra Santiago e Angela non era mai nata una relazione sentimentale.
Inoltre, verso la fine si legge che alcuni abitanti del paese pensavano che Angela, nel voler proteggere qualcuno, avesse scelto il nome di Santiago Nasar credendo che i suoi fratelli, in quanto amici della vittima, non avrebbero mai osato fargli del male... e invece lo svolgimento della "cronaca" dimostra proprio il contrario.

L'AVVENIMENTO REALE:

Nella realizzazione di quest'opera, lo scrittore si è ispirato a un evento accaduto il 22 gennaio 1951. Mercedes, che all'epoca era la sua fidanzata, gli aveva fatto recapitare un biglietto che lo informava a proposito dell'assassinio di Cayetano Gentile, giovane di origini italiane che era stato un grande amico di infanzia per entrambi.
Cayetano era un giovane studente di medicina e abitava a Sucre, capitale della Bolivia, città in cui
era molto diffusa la criminalità.
Gli autori della carneficina in questo caso erano i due fratelli di Margarita Chica, l'ex fidanzata di Cayetano che provava verso quest'ultimo un forte risentimento e che lo aveva accusato di essere il responsabile della  perdita della sua verginità prima del matrimonio con Miguel Palencia.
I fratelli di Margarita, proprio come i fratelli Vicario, avevano dapprima atteso Cayetano in un bar di fronte a casa sua, poi, quando lo avevano visto correre verso casa, lo avevano inseguito. La madre di Cayetano, convinta che il figlio fosse già rientrato, aveva sprangato la porta d’ingresso. Ma il giovane ragazzo era stato squartato vivo con dei lunghi e affilati coltelli proprio sotto casa.

Nella mente dell’autore allora, era iniziata a maturare l’idea di scrivere un romanzo sui temi della morte, della fatalità e della verità.


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