22 novembre 2015

"Cento passi": la cultura del silenzio nella Sicilia degli anni Settanta:

Il film"Cento passi" è dedicato alla vita di Peppino (=Giuseppe) Impastato, giovane siciliano nativo di Cinisi, paese in provincia di Palermo.
Questo post mira sia ad illustrare i tratti più salienti della vita di questo giovane ragazzo, impegnato nella lotta contro la mafia, sia a spiegare alcune citazioni profonde e significative tratte dalla pellicola cinematografica.

LA BREVE VITA DI PEPPINO IMPASTATO:

Giuseppe Impastato nacque a Cinisi il 5 gennaio 1948 da una famiglia mafiosa: il padre Luigi era infatti membro di "Cosa nostra", pericolosa organizzazione criminale che, negli anni '70 e '80, non era dedita soltanto al traffico di droga, ma commetteva anche rapine, sequestri di persona e omicidi.
Sin da bambino, Giuseppe osservava con sospetto lo stile di vita che conducevano il padre e lo zio.

Appena ventenne, egli aveva fondato il giornale "L'idea socialista" ed era divenuto membro del PSIUP (Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria).
Un aspetto poco noto dell'attività giornalistica di Impastato fu la sua inchiesta sulla strage di Alcamo (Provincia di Trapani) in cui vennero uccisi due Carabinieri e della quale furono ingiustamente accusati dai militari cinque giovani del posto che vennero torturati per estorcere false confessioni. La strage era sicuramente legata alla mafia e ad elementi organizzativi collusi con gli stessi carabinieri. Nessuno sa che cosa Peppino avesse scoperto su questa strage, perché la cartella con i documenti relativi ai fatti venne sequestrata dai Carabinieri a casa dello stesso Peppino poco dopo la sua morte. La cartella non venne più restituita alla famiglia Impastato.
Dal 1970 in poi egli aveva partecipato, con ruolo di dirigente, alle attività dei gruppi comunisti e si assume anche la responsabilità di condurre le lotte dei contadini espropriati per la costruzione della terza pista dell'aeroporto di Palermo nel territorio di Cinisi.
Nel 1975 aveva avviato inoltre un'attività politico-culturale antimafiosa: istituì un Cineforum finalizzato a infondere un forte spirito critico e polemico verso la cultura dell'omertà e del silenzio. Uno dei più grandi desideri di Peppino era proprio quello di svegliare le coscienze della gente.  
Nel 1976 Peppino fondava anche Radio Aut, radio autofinanziata; mezzo con cui egli, insieme ad alcuni amici coetanei, denunciava i delitti e i loschi affari dei mafiosi di Cinisi, in particolar modo metteva in cattiva luce il capomafia Gaetano Badalamenti, soprannominato "Tano".  
Nel 1978, Peppino aveva deciso di candidarsi nella lista di "Democrazia Proletaria" alle elezioni comunali, ma, nella notte tra l'8 e il 9 maggio del 1978 venne assassinato. Con il suo cadavere era stato inscenato un attentato atto a far apparire la vittima come suicida. I suoi assassini avevano infatti  posto una carica di tritolo sotto il suo corpo adagiato sui binari di una ferrovia.
La matrice mafiosa del delitto era stata intuita dal fratello Giovanni e dalla madre Felicia Bartolotta, i quali, dopo aver rotto pubblicamente i rapporti con la parentela mafiosa, decisero di sostenere i membri del Centro siciliano di documentazione di Palermo che nel 1979 stava organizzando la prima manifestazione nazionale della storia d'Italia contro la mafia, alla quale parteciparono più di 2000 persone provenienti da tutte le regioni italiane.
Nel maggio 1984 l'Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo emise una sentenza in cui riconobbe la matrice mafiosa del delitto, attribuito però ad ignoti.
Nel novembre del 1997 (soltanto 18 anni fa!), è stato  emesso un ordine di cattura per Gaetano Badalamenti, incriminato come mandante del delitto e condannato all'ergastolo non soltanto per l'omicidio di Peppino, ma anche per altri omicidi e per traffico di droga a livello internazionale.

 IL GRANDE SENSO CIVICO DI PEPPINO:

Il giovane Peppino Impastato cercava di sfuggire da un inesorabile legame con l'ambiente mafioso che il padre Luigi Impastato non aveva mai avuto la forza di rompere. Peppino, animato da un irrefrenabile spirito civico, non esitava, con l'involontaria complicità del fratello Giovanni, ad attaccare "Don Tano" e a denunciarne pubblicamente i misfatti.
Il percorso "controcorrente" di Peppino era iniziato quando egli, ancora bambino, vedeva scorrere davanti a sé gli albori della lotta politica contro la mafia e il potere a essa colluso, lotta a cui poi, divenuto un giovane adulto, ha preso parte attiva. 
Con i programmi di Radio Aut, il giovane antimafioso polemizzava con aspre battute sarcastiche contro la mafia e soprattutto contro il boss Tano Badalamenti.
La frase «noi comunisti perdiamo perché ci piace perdere» sembra quasi un preludio alla sua tragica uccisione, che era avvenuta quando ormai il giovane ragazzo era diventato un personaggio troppo scomodo per i mafiosi e quando il padre, morto in un oscuro incidente, non poteva più proteggerlo da Don Tano.
Peppino è stato ucciso soprattutto per il suo irriverente operato a Radio Aut, dai microfoni della quale si era scagliato senza esitazioni a denunciare la delinquenza mafiosa. E' morto quando aveva soltanto 30 anni, il colmo della vita.
 
IL TITOLO DEL FILM:

"Conta e cammina. (...) Novantasette, novantotto, novantanove e cento!! Lo sai chi ci abita qui? Lo zio Tano! Da casa nostra ci sono cento passi. Vivi nella stessa strada, prendi il caffè nello stesso bar... e alla fine ti sembrano come te! «Salutiamo zio Tano!» «I miei ossequi Beppino!» E invece sono loro i padroni di Cinisi! E nostro padre è un mafioso, uno dei tanti! Io voglio fottermene! Voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda! Noi ci dobbiamo ribellare, prima che sia troppo tardi, prima di abituarci alle loro facce. Prima di non accorgerci più di niente!” 
Cento passi separavano la casa della famiglia Impastato da quella del boss Badalamenti. Quei cento passi che Peppino non ha mai voluto fare. Con queste parole il protagonista del film si rivolge al fratello minore Giovanni, che spesso cercava di mediare i frequenti e violenti conflitti tra il loro padre e Peppino.

L'ETICA DI PEPPINO IMPASTATO:

“... Uno potrebbe pensare che la natura vince sempre, che è più forte dell'uomo. E invece non è così. In fondo tutte le cose, anche le peggiori, una volta fatte poi trovano una logica, una giustificazione solo per il fatto di esistere. Fanno queste case schifose, con le finestre in alluminio, i balconcini... la gente ci va ad abitare e ci mette le tendine, i gerani, la televisione... e dopo un po' tutto fa parte del paesaggio, tutto c'è, esiste. Nessuno ricorda più com'era prima. E' facile distruggere la bellezza. Invece della lotta politica, la coscienza di classe... bisognerebbe aiutare la gente a riconoscere e a difendere la bellezza.”
 
E' un chiaro riferimento al problema della mafia nel Mezzogiorno. Le organizzazioni mafiose, una volta costituitesi, danneggiano l'ambiente (la Camorra accumula discariche abusive sia in provincia di Caserta sia in provincia di Taranto; Cosa Nostra, all'inizio degli anni settanta, fece costruire la terza pista dell'aeroporto di Palermo, rovinando le belle campagne palermitane). Le organizzazioni criminali modificano l'ambiente e manipolano la mentalità della povera gente, la quale ingenuamente e passivamente si adatta allo strapotere dei mafiosi; e si adatta al punto tale che non trova né le forze né le motivazioni sufficienti per potersi ribellare. 
Per Peppino, è facile distruggere la bellezza del paesaggio. Tuttavia, è utile precisare che per il giovane siciliano, la bellezza coincide con un profondo senso di giustizia, con l'onestà, con la democrazia. Bellezza significa saper esprimere le proprie ideologie, saper aspirare alla libertà di opinione sfidando l'ignoranza, la cattiveria, la disonestà, la cultura del silenzio.


LA SICILIA NEGLI ANNI DUEMILA: 

Che clima si respira in questi ultimi anni in Sicilia? Mi sembra giusto farne qualche accenno.
Dunque, "Cosa Nostra" persiste tuttora, soprattutto nelle provincie di Palermo, Trapani, Agrigento, Enna.
E' importante tuttavia constatare che negli ultimi anni in questa regione sta crescendo un forte spirito antimafioso, soprattutto tra i più giovani. "Libera Sicilia" è infatti molto operativa, perché oltre a promuovere campi di lavoro estivi organizza delle conferenze nelle università finalizzate a sensibilizzare gli studenti ai temi del lavoro onesto e della giustizia sociale.
I beni confiscati in Sicilia sono 5515.
Insomma, in Sicilia la cultura e il senso civico stanno proprio crescendo; e con esse anche la speranza di poter rinnovare la società.

"Non si sono dimenticati di Peppino", questa è l'ultima frase che la madre Felicia pronuncia nel film, osservando un numeroso corteo di manifestanti che percorrono le vie di Cinisi urlando slogan di ribellione alla mafia e reggendo cartelli come: "La mafia uccide, il silenzio pure."/ "Proletari uniti contro la mafia"/"Peppino è vivo e lotta insieme a noi".
Ed è vero. Peppino Impastato, Rosario Livatino, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Don Peppe Diana, Don Pino Puglisi, Lea Garofalo sono vivi nei cuori delle popolazioni meridionali, perché hanno saputo contrastare il clima omertoso, hanno saputo infondere un certo spirito critico nella coscienza dei loro concittadini. 








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