27 marzo 2016

Riflessioni nella notte di Pasqua:




E' la scultura appesa alla parete sopra l'altare della Chiesa del Beato Andrea da Peschiera.
Devo dire che, quando mio zio Attilio si è trasferito in quella parrocchia, nell'ottobre 2009, quest'opera non mi piaceva. Ma questo perché non ero abituata agli interni delle chiese contemporanee.
Con il tempo però, anche grazie alla conoscenza di persone molto gentili, accoglienti e calorose, Peschiera è divenuta la mia seconda casa. Ora tutto mi sembra bellissimo in quel posto, persino questa scultura nera. Ed effettivamente ha una sua suggestività che fa riflettere: quell'oggetto su cui il Cristo Risorto si erge in piedi che cos'è??! Una fiamma? Una grande foglia dai lunghi e sottili lembi mossi dal vento? 
Ognuno può vederla come vuole, ma, ad ogni modo, sia la fiamma sia la foglia sono entità che rimandano alla gioia pasquale e alla rinascita della natura.
Le foglie spuntano sugli alberi e la vita si rinnova e vince sul freddo dell'inverno. 
La fiamma è invece un fattore interiore, un fuoco ardente che dovrebbe accendersi dentro di noi ogni volta che ci stupiamo di fronte al mistero della rinascita.

  
"La brillante luna 
illumina
il mio pallido viso.
Soffia la brezza,
e
il grande abbraccio di Dio
risveglia 
dentro di me
vivaci scintille di gioia!"

Buona Pasqua a tutti voi!
A lungo ho contemplato la luna piena ieri notte, dopo la Veglia. Ah, la notte!! Ah, le notti luminose, terse e popolate di stelle splendenti!! Le notti stellate non smetteranno mai di suggestionarmi!

In questi giorni sto ripensando spesso al racconto che ho scritto e pubblicato la sera della Vigilia di Natale. Spero ricordiate la figura di Laura... La mia Laura, la mia mite e sensibile Laura che cammina nella quiete della campagna innevata, che affida alla Natura i suoi sentimenti, i suoi ideali, i suoi pensieri e che, nell'osservare la luna, è presa da una profonda malinconia dovuta alla recente scomparsa della cara nonna Amelia.
Laura sono io. O meglio, quella Laura ero io. Ero io che, pochi giorni prima di Natale, passeggiavo nella quiete della campagna. Ero io che, intristita anche da quei rami spogli e protesi verso il cielo, ad un tratto sono scoppiata in lacrime perché sentivo una grande nostalgia per Gabriella. Mi mancavano e mi mancano i suoi occhi verdi, il suo sorriso sincero. Lei era un tassello piuttosto importante del mio mosaico e ora che l'ho perso per sempre posso soltanto ricordare quanto era bello, colorato e vivace.
Ad ogni modo, una fredda folata di vento mi aveva fatto alzare gli occhi verso il cielo blu nel quale nasceva una luna piena splendente che sembrava sorridermi e che, con la sua luce sfavillante, sembrava addirittura intenzionata ad espandere nell'Universo il suo calore e la sua bellezza.
Ero rimasta ancora per alcuni minuti a contemplarla, quando ad un tratto ho notato che si accendeva una stella. E allora mi sono rialzata e ho continuato a camminare ancora per un po', nella fioca luce dell'imbrunire, mentre pensavo a tutto ciò che di bello mi hanno riservato i miei 20 anni.
Molti adulti che incontro mi dicono che vent'anni sono pochi, anche se in realtà a me sono sembrati un lasso di tempo piuttosto lungo. Ed è così: vent'anni vissuti bene e intensamente sono oro colato.

In questa parte di vita per me ci sono stati momenti, eventi ed episodi felici, pieni di gratificazioni e di soddisfazioni. Anche se non sono affatto mancati momenti difficili e dolorosi. Ma, sin dalla prima adolescenza, spesso mi sono dimostrata in grado di controllare il dolore, i malumori, le rabbie... se soffrivo cercavo di non farlo mai pesare a chi mi stava intorno, mi sono sempre impegnata a "valorizzare il bicchiere mezzo pieno" anche quando dentro mi sentivo morire.
Uno dei miei motti adolescenziali era: "Cerca di tenere viva la rosa rossa che sta dentro di te, sempre e comunque, anche quando il gelo dell'arroganza e dell'ipocrisia di certe persone cercheranno di rovinarla e di farla appassire." Io la mia rosa rossa la illumino di ideali, di interessi e la innaffio con sogni e speranze. Ogni giorno. Per questo è sempre più bella.

Sono Laura. 
Sono Laura che interroga la luna per cercare di comprendere il mistero della morte. 
Sono Laura che trova la forza di rialzarsi, stringendo i denti, e di proseguire con tenacia la strada della vita.
Sono Laura che spera in una rinascita, in un rinnovamento interiore.
Sono Laura che rivela tutta la sua dolcezza ai ragazzi come Giulio, che sanno accoglierla con entusiasmo e soprattutto, che sanno custodirla con tenerezza.
Sono Laura che sorride spontaneamente di fronte all'intelligenza e alla vitalità dei ragazzi come Giulio.
Sono Laura che sa vivere molto intensamente le esperienze che l'esistenza le mette davanti.
Laura e io sappiamo benissimo che la nostra sensibilità non è un difetto e non ci rende passive nei confronti della vita, bensì, ci rende vive e in grado non soltanto di provare sentimenti veri, forti, autentici ma anche di cogliere tutte le gradazioni di colori di cui è fatta la realtà.

Giulio rappresenta il vero spirito del Natale. Con il suo atteggiamento, Giulio è il portavoce di tutti quei valori che il Natale dovrebbe portare nelle nostre case, ovvero: la solidarietà, la generosità, il calore umano, la condivisione. 
Laura invece è una figura pasquale: una giovane che, nel dolore, riesce a scorgere dei segni di speranza nel cielo. Una ragazza che in pieno inverno sogna la primavera e la fioritura degli alberi, dimostrandosi dunque piena di fiducia verso la vita.
In qualche modo poi, mentre piange, è come se dialogasse con Dio, che le dà la forza di rialzarsi e di manifestare tutta la sua bellezza a quanti la sanno scorgere.






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