25 settembre 2016

Sabbioneta, piccolo gioiello lombardo.


E' da una vita che scrivo articoli e riassunti: su questo blog ho iniziato nell'estate 2010. Ma non è stato blogger la mia prima "palestra" di allenamento per coltivare le mie abilità di scrittura. Oltre a numerosi diari dell'epoca pre-adolescenziale, per un certo lasso di tempo (2007-2009), ho anche scritto alcuni articoli sul bollettino parrocchiale del nostro paese. Non erano altro che semplici e precise descrizioni dei viaggi che la mia cara Gabriella provvedeva a organizzare in modo efficiente.
Morale della mia breve favola di vita: sono anni e anni che mi sto esercitando e spero che i risultati si vedano. Vorrei che le mie abilità di scrittura crescessero con me, parallelamente.
Chissà se lei può vedere tutto quello che scrivo... da lassù.

Sabbioneta, giardini all'angolo
Ieri sono stata a Sabbioneta con i miei. Un'uscita svolta un po' in occasione del mio ventunesimo compleanno, un po' come premio a causa dei miei ottimi risultati all'Università. Il mio compleanno è domani, ma domani non avrò tempo per riflessioni, post, speculazioni e cose simili.
Mi è venuta un'idea però: proprio come facevo quando ero alle medie, ho deciso di svolgere un resoconto di questa uscita, anche come omaggio nel sentito ricordo di una persona esterna alla famiglia che mi ha sempre stimata molto e mi ha sempre incoraggiata, costantemente e senza doppie facce.
Dispongo di un bel po' di notizie storiche e artistiche.
Eccovele: 


SABBIONETA, ORIGINE DEL NOME E BREVE STORIA:

Il nome di questa graziosa cittadina deriva da "sabbia", ovvero, dai depositi alluvionali dei fiumi Po' e Oglio. I benedettini bonificarono il territorio nell' XI secolo costruendovi un piccolo borgo medievale. Nel 1428, il borgo venne ereditato dai Gonzaga, signori di Mantova. Nel corso del  XVI secolo, Vespasiano Gonzaga fece erigere una città secondo i canoni dell'architettura romana.

VITA DI VESPASIANO GONZAGA:

Vespasiano, figlio di Luigi Gonzaga e di Isabella Colonna, era nato nel 1531. Rimasto orfano di padre quando ancora era molto piccolo, la sua educazione era stata affidata alla zia Giulia, nobildonna che considerava molto importante una formazione principalmente umanistica per il futuro duca di Mantova.
Sin da giovanissimo aveva prestato servizio militare all'imperatore Filippo II di Spagna il quale lo aveva nominato Capitano Generale delle fanterie Italiane dal momento che aveva riconosciuto le sue brillanti doti strategiche. A 23 anni aveva ottenuto anche il titolo di vicerè di Navarra e nel 1585 aveva ricevuto da Filippo II il collare del Toson d'oro come riconoscimento delle sue qualità di difensore della religione cristiana.
Vespasiano amava con tutto se stesso la letteratura delle lingue classiche e l'arte antica; al punto tale che, quando aveva ereditato il ducato di Mantova, aveva cercato di realizzare una città, Sabbioneta appunto, ispirandosi ad uno schema classico.
Questo duca apprezzava e incentivava la cultura e nel corso della sua vita aveva dimostrato anche una notevole apertura mentale verso la popolazione ebraica presente nel mantovano: aveva sempre cercato di integrare gli ebrei all'interno della società, facendo costruire una sinagoga a Sabbioneta e rinunciando a segregarli in un ghetto. Ma non dev'essere stato di ottimo carattere, e questo lo si deduce facilmente dalle sue tormentate vicende familiari.
La prima moglie, che era la marchesa Diana di Cardona, era morta di apoplessia quando era ancora molto giovane. Sulla morte di Diana però esiste anche un'altra versione, alla quale io sarei più propensa a credere (anche nel Cinquecento c'era un alto grado di disumanità e di inciviltà!): colpevole di adulterio, sarebbe stata rinchiusa in una stanza del castello insieme al corpo dell'amante ucciso. Ogni giorno, un boia dal volto coperto, apriva la porta della cella per porgerle una coppa di veleno, fino al giorno in cui Diana, stremata dai morsi della fame, aveva bevuto dalla coppa letale.
Vespasiano si era risposato con Anna d'Aragona, dalla quale aveva avuto tre figli: il maggiore, Luigi, a soli 15 anni era stato ucciso dallo stesso Vespasiano con un calcio al ventre a seguito di un litigio sorto per una mancata riverenza.
Nemmeno il matrimonio con Anna d'Aragona era andato a gonfie vele: la donna infatti, in preda a forti depressioni, lo aveva abbandonato per ritirarsi in solitudine a Rivarolo.
Vespasiano era morto nel 1591 a seguito di un tumore cerebrale, nemmeno sessantenne.

I MONUMENTI PIÙ SIGNIFICATIVI DI SABBIONETA:


Palcoscenico
1) Il "Teatro all'Antica":
Fu l'architetto Vincenzo Scamozzi a progettarlo, nel maggio del 1588. All'esterno è costituito da due ordini: quello inferiore, con finestre, portali e spigoli contornati a bugnato e poggianti su un alto zoccolo, e quello superiore contraddistinto da lesene doriche binate, nicchie e finestre sormontate da timpani triangolari. Sempre all'esterno, si trova un'iscrizione: "Roma quanta fuit ipsa ruina docet". La traduzione letterale sarebbe: "Le stesse rovine insegnano quanto grande fu Roma." Ma io preferisco tradurre più liberamente, dal momento che questo edificio non è una rovina, è ancora intatto e meraviglioso: "Questo stesso edificio ci ricorda quanto Roma fu mirabile in passato".

All'interno, la sala rettangolare contiene una cavea semicircolare e un palco sul quale vi era la scena fissa di una prospettiva urbana costeggiata da edifici nobili e borghesi realizzati in legno, stucco e tele dipinte a finto marmo. (adesso è stata ricostruita per rendere l'idea di com'era).

Cavea
 
 Al di sopra della cavea si trova una loggia costituita da un colonnato corinzio sormontato da statue, tutte in stucco, che raffigurano alcune divinità dell'Olimpo.
Nelle nicchie ai lati del colonnato, quattro busti raffiguranti degli antichi condottieri.
Vi sono anche due affreschi parietali: a sinistra è rappresentata la piazza del Campidoglio e a destra invece Castel Sant'Angelo (questo purtroppo è mezzo cancellato).


L'edificio, completato nel 1590, conobbe un periodo di scandalosa decadenza dopo la morte di Vespasiano: nei secoli successivi infatti venne utilizzato come granaio, caserma militare e magazzino (Dio mio, che roba indegna!).
Il complesso venne sottoposto a lavori di restauro negli anni Cinquanta. Solo dal 1970 esso ritornò a svolgere la funzione di teatro.


2)"Palazzo Giardino": 
Il portico è spettacolare! Era il luogo in cui il duca si ritirava per leggere, studiare e trovare sollievo dagli impegni di governo.  L'edificio, a due piani e di forma allungata, fu decorato in un periodo compreso tra il 1578 e il 1588.
Molto rilevante dal punto di vista pittorico sono innanzitutto la sala dei miti, dove vi sono spazi ovali in cui sono raffigurati i miti di Aracne e Minerva, Dedalo e Icaro, Fetonte ed Apollo.
Nelle pareti del corridoio di Orfeo è dipinto sia l'episodio in cui Orfeo ammansisce le belve al suono della lira sia quello in cui egli stesso giunge agli Inferi dinanzi a Plutone e a Proserpina per recuperare Euridice.
Nelle pareti del camerino di Enea sono raffigurati episodi tratti dai primi sei libri dell'Eneide, mentre sulla volta compaiono sia dei dipinti relativi ad animali esotici sia degli ovali in cui sono rappresentate le virtù cardinali.

Aracne e Minerva
















Palazzo Ducale
3)"Palazzo Ducale":
Mi è piaciuto un po' meno rispetto agli altri edifici. Qui è soprattutto l'architettura che lo rende interessante e raffinato. Era il centro della vita pubblica e amministrativa di Sabbioneta ed è stato realizzato tra il 1560 e il 1561 dopo un incendio che aveva devastato l'edificio precedente. La parte inferiore della facciata presenta un porticato a bugnato con cinque aperture arcuate. La gradinata di ingresso invece è in marmo bianco. Le finestre sono sormontate da timpani triangolari e curvilinei alternati.

Il Palazzo si sviluppa su quattro livelli: il seminterrato, il piano terra, il piano nobile e il piano ammezzato.
Soprattutto i soffitti dei saloni sono decorati, talvolta in oro. Delle pitture parietali purtroppo rimane ben poco.
La stanza più significativa si trova al pinao nobile ed è il salone delle aquile, nella quale sono collocate le statue equestri scolpite da un artista veneto per celebrare le virtù militari di alcuni membri della famiglia Gonzaga: Luigi, Vespasiano, Gian Francesco e Ludovico.

statue equestri


Cappella dell' Incoronata
4) "Chiesa della Beata Vergine Incoronata": L'ingresso avviene tramite un portichetto con tre aperture arcuate a cui è addossato il campanile. Secondo la volontà testamentaria del padre, la figlia Isabella Gonzaga fece ristrutturare l'edificio tra il 1592 e il 1594. Sulle parti laterali della loggia di accesso sono murate due lapidi di considerevole importanza storica: quella di destra è dedicata al cardinal Pirro, zio di Vespasiano; mentre quella di sinistra si riferisce alla piena integrazione di cui godettero gli ebrei di Sabbioneta.

L'interno della cappella si sviluppa su tre livelli: il primo formato da otto arcate separate da lesene, il secondo da un matroneo ritmato da bifore, il terzo dal tamburo che sostiene la cupola, conclusa da una luminosa lanterna.
Presso l'altare principale è collocato anche il monumento funebre di Vesapsiano realizzato nel 1592 da Giovan Battista della Porta.
Vespasiano qui
 appare nelle vesti di Marco Aurelio, con la mano tesa.

Cupola cappella



















5) Chiesa di Santa Maria Assunta: Venne costruita nel 1581 su disegni dell'architetto mantovano Pietro Pesenti. La chiesa è a croce latina con una sola navata e a pianta ottagonale.
La facciata è caratterizzata da un motivo geometrico in cui vengono alternati marmi bianchi e rosa.



6) La Sinagoga: Concludo con la Sinagoga.



Si trova all'interno di un palazzo cinquecentesco, poco lontano dalla Chiesa dell'Assunta.
La decisione di costruire la sinagoga fu presa nel 1821 dalla comunità ebraica locale per marcare la sua autonomia amministrativa da Mantova.
L'ho accennato sopra: a Sabbioneta non esisteva il ghetto, anche se permanevano tuttavia ancora le limitazioni per la costruzione di un edificio monumentale.
L'aron, ovvero, l'armadio sacro, è collocato tra due colonne con capitelli corinzi ed è sormontato da un timpano con una scritta in ebraico a caratteri d'oro. La modesta sala è illuminata da finestre dalle quali penetra la luce del sole che cade proprio su alcuni banchi di legno ottocenteschi.

In terza media ho presentato una tesina sulla Shoah. Il genocidio più grave della storia dell'umanità visto con gli occhi di due bambini ("Il bambino con il pigiama a righe") e anche con gli occhi di un ragazzo di vent'anni rinchiuso a Dachau che si sorprende, con intensa malinconia, di vedere una farfalla nel campo.
Su questo blog ci sono diversi post dedicati allo sterminio degli ebrei.
Quindi, siccome sono sempre stata molto interessata all'argomento e anche alla cultura ebraica, ho fotografato, nella sala accanto alla sinagoga, alcuni oggetti liturgici.
















P.S.= Pensate a Yoram Friedman. Tutta l'umanità gli deve un pensiero, considerando almeno quanto è stato forte e tenace!


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