12 gennaio 2017

L'arte di Marc Chagall:


E' un artista piuttosto conosciuto, di cui di tanto in tanto si organizzano, anche in Italia, alcune mostre relative alle sue opere pittoriche. A me affascina molto. 
Dopo alcune brevi notizie biografiche cercherò di spiegare nel modo più accattivante possibile alcuni suoi quadri.

BIOGRAFIA:

Marc Chagall nacque nel 1887 a Lyozno in Bielorussia da una famiglia di origine ebraica. Dopo aver studiato all'Accademia Imperiale di belle Arti di San Pietroburgo, si trasferì a Parigi. Rimase in Francia dal 1911 al 1914. In questo triennio espose i suoi quadri al Salon des Independants.
Rientrato in Bielorussia a causa dello scoppio della guerra, Chagall fonda l'Accademia di Vitebsk, una città vicina al suo villaggio natale, di cui diviene direttore. Fu attivo nella Rivoluzione d'ottobre.
Negli anni Venti e Trenta fu presente in vari stati europei (Italia, Francia, Inghilterra, Olanda e Spagna). Nel 1941 si trasferì negli Stati Uniti per sfuggire ai campi di sterminio.
Marc Chagall è morto nel 1985 in Francia, a Saint-Paul de Vence.




GIUDIZI DEGLI STUDIOSI D'ARTE:

Il critico d'arte Paolo di Teodoro delinea così l'arte di Chagall:
"Il suo mondo poetico si nutre di una fantasia che si richiama all'ingenuità infantile e alla fiaba, sempre profondamente radicata nella tradizione russa. Le sue figurette che si lasciano trasportare dal vento, occupano uno spazio in cui l'orientamento non esiste più. Il sotto e il sopra si equivalgono: come nei sogni, tutto è possibile e vero."

Renato Barilli, autore di un manuale universitario che ho studiato per l'esame di arte contemporanea, inserisce Chagall nel capitolo relativo al cubismo (anche se non lo si può definire del tutto cubista) e scrive:
"Chagall nel 1910 entra in contatto con l'avanguardia cubista e ne trae l'impulso a legittimare ancor più i voli, le torsioni, le impennate delle sue figure, della sua fame di racconto, senza alcun sacrificio della loro consistenza intrinseca che resta densa, sapida e golosa. Così pure la tavolozza permane notturna ma accesa da bagliori, da fosforescenze quasi appartenenti alla famiglia dei fuochi fatui (...). (...) Anche in Chagall è forte la carica espressionista (...)


"IO E IL MIO VILLAGGIO": 


Dipinto nel 1911, quest'opera è un omaggio al suo villaggio natale e alle tradizioni ad esso collegate.
E' piuttosto complesso, soprattutto per il fatto che uomini e animali vivono in stretta interdipendenza.
A sinistra c'è il muso di una mucca e di fronte il viso visto di profilo di un contadino. Il viso del contadino è verde, come l'erba dei campi che egli stesso lavora.
Tra il muso della mucca e il volto del contadino è stata realizzata una circonferenza, che probabilmente è simbolo di un'orbita planetaria con la presenza di una sottile luna rosso mattone in basso a sinistra. Il contadino tiene tra le mani un albero che rientra all'interno della circonferenza.
Una strada dipinta con un rosa acceso porta in cima ad una collina sulla cui sommità vi sono le case e gli edifici del villaggio sullo sfondo. Chagall illustra inoltre alcune attività contadine (=una donna che munge la mucca e un uomo che torna dal lavoro tenendo una falce sulla spalla destra).

Questo dipinto richiama immediatamente lo stile dei cubisti per la frammentazione delle forme e la loro successiva ricomposizione.
Lo stile è abbastanza simile a quello che il francese Georges Braque adotta nel dipinto "Violino e brocca":

Anche qui gli oggetti sono stati frammentati nello spazio e ricomposti quasi immediatamente. Uno sguardo superficiale al dipinto non riesce a notare in modo chiaro la brocca al centro della composizione e appoggiata su un tavolo quadrato e verticale. Anche qui, come nel dipinto di Chagall mostrato sopra, gli oggetti e lo spazio si integrano ma al contempo si confondono. C'è però una rilevante differenza: "Il mio villaggio" è un'opera che raffigura un ambiente esterno e, in questo caso, sia la fusione sia l'interdipendenza tra ambiente, animali e persone rimanda al legame profondo che gli abitanti di Lyozno nutrono con le attività che garantiscono loro la sopravvivenza, ovvero, l'agricoltura e l'allevamento.
"Violino e brocca" invece, ha chiaramente un'ambientazione interna in cui spicca in basso a destra la fisionomia ricomposta di un violino. Qui però è tutto più confuso, perché i rapporti prospettici e spaziali degli oggetti non sono definiti (il piano del tavolo che attraversa la forma della brocca??!).

Però, se proprio devo aggiungere anche un'osservazione personale su questo dipinto, direi che mi ricorda anche lo stile dei Fauves francesi dei primi anni del Novecento.
Chagall si rifà un pochino anche Matisse, soprattutto su un aspetto: i colori che utilizza per colorare soprattutto il viso del contadino, la strada sulla collina, le case e il cielo, sono antinaturalistici, ovvero, totalmente svincolati dalla realtà che rappresentano.

PARIGI DALLA FINESTRA:

Realizzato nel 1913, in questo quadro la Tour Eiffel di Parigi attraversa un cielo opacizzato da varie tonalità: gamme cromatiche di marrone, blu, bianco e rosso. I colori blu, bianco e rosso rinviano naturalmente alla bandiera francese e indicano la sua sincera benevolenza verso uno stato, la Francia, e verso una città, Parigi, che lo hanno accolto e che gli hanno dato l'opportunità di confrontarsi con altri artisti.

Vi sono alcuni elementi molto curiosi all'interno dell'opera: un trenino a sinistra che viaggia capovolto, un uomo bifronte in basso a destra, un gatto con un viso quasi umano sul sottile davanzale della finestra.



La Tour Eiffel compare anche, circa dieci anni dopo, in un dipinto di Mirò intitolato: "Il carnevale di Arlecchino":


Mirò era un surrealista francese attivo negli anni venti a Parigi.
Nel rappresentare il suo studio, ha popolato la stanza di figure fantastiche e zoomorfe che sembrano danzare al suono delle note musicali emesse da un piccola chitarra.
Il triangolo nero che si vede al di là della finestra è la Tour Eiffel, ridotta ad una pura entità geometrica.


L'ANNIVERSARIO:

Questo è bellissimo, è uno dei miei preferiti!
Realizzato nel 1915, il dipinto è una testimonianza della felice relazione coniugale tra il pittore e la modella chiamata Bella Rosenfeld.
Il pavimento è di un rosso fiammante. La moglie del pittore, che reca in mano un mazzo di fiori, emblema di sensualità, procede quasi correndo verso sinistra. Il marito invece, fluttuando a mezz'aria come se fosse dotato di morbide ali, ruota il collo e la bacia con trasporto.
Molto ben realizzato anche l'ambiente interno, sobrio, semplice eppure raffinato nel suo genere, con dei drappi appesi alle pareti e la tendina alla finestra.

Ogni volta che vedo questo quadro penso ad un mottetto di Montale dedicato alla moglie appena defunta che inizia così: "Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale/ ed ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino. Anche così è stato breve/ il nostro lungo viaggio".

Frasi stupende, a mio dire. Significano grossomodo così: "Tu sei stata per molti anni la mia più cara e la mia più fedele compagna in questo difficile viaggio che è la vita. Eppure, anche se abbiamo convissuto per molto tempo, te ne sei andata presto e ora sento un gran vuoto dentro."







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