27 gennaio 2017

Ricordando la Shoah e Yoram Fridman:


Credo che Yoram Fridman non abbia più bisogno di presentazioni da parte mia. Credo infatti che ricordiate bene il ragazzino ebreo costretto a nascondersi da un mondo che lo voleva morto.
Ed ora ve lo ritrovate citato anche in questo post.
Il signor Fridman ha quasi 85 anni: continua a godere di buona salute e soprattutto, continua ad essere ben disposto a raccontare la sua tragica infanzia a giornalisti e a intervistatori di ogni genere.
Inutile specificare anche che Yoram è spesso presente come testimone della Shoah nelle scuole e negli istituti accademici israeliani.

A metà gennaio è uscito sul web un messaggio da parte sua rivolto ai giovani di tutto il mondo. Eccolo qui, ve lo riporto tradotto in italiano. Dico la verità, non appena ho terminato di leggerlo mi sono messa a piangere. Mi sono commossa anche stavolta.

Messaggio di Yoram Fridman ai giovani:

"Ciao a tutti, sono Yoram Fridman. Sono un docente di matematica in pensione e vivo in Israele da molti anni. Sono molto contento di sapere che il film relativo alla storia della mia difficile infanzia sia stato diffuso in tutto il mondo e sia stato visto da moltissime persone.
Mi piace rendermi conto del fatto che la mia storia attrae e incuriosisce molti giovani anche europei e americani. Le nuove generazioni spesso mi scrivono lettere di ringraziamento per la mia testimonianza e io apprezzo soprattutto quando mi dicono che hanno consigliato ai loro amici e parenti di vedere il film.
Cari giovani, con questo messaggio io voglio ancora affermare che tutto quello che avete visto nel film è vero e reale! Il desiderio di vivere per me è stato più forte di qualsiasi insidia e cattiveria! Spero che vi ricorderete di me anche quando sarete a vostra volta genitori e nonni e io non ci sarò più. Vorrei che mi portaste nella vostra memoria per sempre! Spero che la mia storia possa in qualche modo essere sempre parte di voi e soprattutto, mi auguro che possa darvi la forza di affrontare con coraggio e con determinazione le difficoltà della vita. Non dovete mai smettere di credere in voi stessi!!
Grazie e shalom (=espressione ebraica che significa: vi auguro ogni bene),
Joram Fridman."

Da un anno e mezzo circa sto facendo anch'io un piacere a Joram Fridman, non soltanto perché consiglio e regalo il film "Corri ragazzo corri!" ma anche perché sul mio blog, dopo averne svolto la recensione, ho valorizzato più volte la personalità del protagonista.
Joram anziano con il bambino attore del film

Riporto qui sotto alcune scene drammatiche del film. Le ho caricate soprattutto per dare una chiara idea ai miei lettori di che cosa ha passato quel povero ragazzino.

a) Solo in mezzo alla neve, mentre ripensa alle ultime parole del padre: "Devi sopravvivere! Ma non devi mai dimenticare che sei ebreo".



b) In ospedale con la mano insanguinata e un medico nazista che si rifiuta di operarlo:


Se l'avessero operato subito ora non sarebbe senza un braccio.

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La seconda parte del post è dedicata all'esposizione e al breve commento di due poesie relative al tema del genocidio ebraico.

FILO SPINATO:


"Su un acceso rosso tramonto,
sotto gli ippocastani fioriti,
sul piazzale giallo di sabbia,
i giorni sono tutti uguali,
belli come gli alberi fioriti.
è il mondo che sorride
e io vorrei volare. Ma dove?
Un filo spinato impedisce
che qui dentro sboccino fiori.
Non posso volare.
Non voglio morire."


Peter era un ragazzino ebreo deportato a Terezin e successivamente morto, come molti altri suoi coetanei, all'interno delle camere a gas di Auschwitz.
La primavera è giunta: gli alberi fioriscono in un giardino al di là del filo spinato, mentre il sole tramonta. Il mondo sorride di fronte alla rinascita della Natura.
Quei bambini rinchiusi nel campo dovrebbero sbocciare ma non possono. Sarebbero candidi boccioli di rose che vorrebbero sbocciare ma purtroppo sono costretti a morire a causa di un'abbondante nevicata portata da un terribile vento.


AUSCHWITZ- FRANCESCO GUCCINI:

"Son morto ch’ero bambino
son morto con altri cento
passato per il camino
e adesso sono nel vento.

Ad Auschwitz c’era la neve
il fumo saliva lento
nel freddo giorno d’inverno
e adesso sono nel vento.

Ad Auschwitz tante persone
ma un solo grande silenzio
che strano non ho imparato
a sorridere qui nel vento.

Io chiedo come può l’uomo
uccidere un suo fratello
eppure siamo a milioni
in polvere qui nel vento.


Ancora tuona il cannone
ancora non è contenta
di sangue la bestia umana
e ancora ci porta il vento.

Io chiedo quando sarà
che l’uomo potrà imparare
a vivere senza ammazzare
e il vento si poserà."



-"e adesso sono nel vento", proprio come i sogni del ragazzo bosniaco al quale io scrivevo il mio addio poetico esattamente tre anni fa: "Addio, ragazzo! I tuoi sogni svaniranno per sempre, come una nube di fumo che si solleva nel cielo e si dilegua nell'aria". Le anime delle vittime innocenti ondeggiano nel vento abbracciate dai raggi del sole.  E' soltanto la memoria che le rende percepibili.

- "Io chiedo come può l'uomo uccidere un suo fratello": Me lo chiedo anch'io. Siete mai stati in Germania o in Polonia a visitare un campo di concentramento? Io sì. A Dachau, nei pressi di Monaco di Baviera, per la precisione. Era la gita scolastica di terza liceo. Era molto grande quel campo e ci
Forni di Dachau
avevano detto di visitarlo individualmente e in silenzio. Ad un certo punto ricordo di essere entrata nella zona dei forni crematori e proprio lì, mentre osservavo sconcertata e inorridita quelle stanze anguste e un po' buie in cui circa settant'anni prima molti ebrei erano stati ridotti in cenere, pensavo proprio a questo:"Come puo' l'uomo uccidere i propri simili?"
Il punto è che questa domanda rimane, almeno nella mia mente. Hitler nel 1933 aveva deciso che l'umanità era suddivisa in "razze" e che la "razza ariana" era l'unica che meritava un posto nel mondo dal momento che era sempre stata una razza pura. Ma quale razza pura, Cristosanto??!! Anche la Germania, come l'Italia, è stata attraversata e abitata da diversi popoli quali questi (nell'età antica e nel medioevo): Cherusci, Galli, Romani, Unni, Longobardi, Slavi, Franchi e Normanni.
I tedeschi di adesso nella loro lingua (proprio come noi italiani e come altre nazioni europee) conservano diverse tracce di parole che appartenevano alle lingue dei popoli precedenti.
Non solo. Ma la Germania, proprio come l'Italia, è divenuta uno stato unitario soltanto nel pieno del XIX° secolo. Prima di Ottone di Bismarck la Germania era suddivisa in regni.

-"Io chiedo quando sarà che l'uomo potrà imparare a vivere senza ammazzare e il vento si poserà": Mai! Almeno credo io. Secondo gli ebrei, non ci saranno più né guerre né violenze quando arriverà un Messia in grado di portare in tutto il Pianeta una pace universale. Per questo non hanno mai creduto che Gesù fosse il Figlio di Dio. Noi cristiani invece siamo convinti che conosceremo un mondo di pace, di amore e di concordia soltanto nell'oltretomba.
Quando ho letto l'ultima strofa di questa poesia ho pensato al testo di una canzone intitolata:
"Lo scriverò nel vento". Se non sapete di che cosa sto parlando non preoccupatevi: la conoscete soltanto se siete nati dal 1995 in poi. Comunque inizia così: "Lo scriverò nel vento, col rosa del tramonto di questa mia città, che voglio bene al mondo e a tutto il mondo il vento so che lo porterà. Lo soffierà sul mare per farlo navigare fin dove arriverà. Lo leggerà la gente di un altro continente e mi risponderà." 

Le strofe sono dolci e poetiche, il ritornello contiene un messaggio di solidarietà e di pace:
"Saremo tutti amici, saremo mille voci, un coro che cantando cancellerà... le lingue e le distanze non conteranno a niente e questo mondo che mondo sarà... Così sarà! Vento Soffia più piano così l'amore rinascerà. Forte soffia sul pianto ed un sorriso rinascerà".




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