4 marzo 2017

"Storie di ragazzi fuori":


E' una cupa, ventosa e piovosa giornata di inizio marzo, l'ideale per scrivere riflessioni piuttosto malinconiche. Stranamente: adoro gennaio e detesto marzo. Io a marzo ho freddo, a gennaio invece non lo soffro mai. Nel primo mese dell'anno so bene come ripararmi dalle temperature negative e dal gelo: la sera del 7 gennaio passeggiavo con mio zio Attilio in riva al lago a Sirmione, con -5°C sotto lo zero e non ho sofferto il freddo perché avevo con me guanti, sciarpa, cappello e cappotto di lana. Marzo invece, con il suo antipatico vento e con i suoi strampalati sbalzi di temperatura, mi provoca cefalee, brividi e odiose nausee.


Non so se ve ne siete accorti ma quest'anno a Sanremo i testi di diverse canzoni in gara erano particolarmente significativi. Bene, e nonostante questo doveva vincere proprio "Occidentali's karma"! Allegra, vivace ma niente di più. E' un ammasso di parole senza senso.
A me piacevano molto "Vedrai" di Samuel e "Che sia benedetta" della Mannoia.
Mi ha inoltre molto colpita la canzone di Clementino, intitolata: "Ragazzi fuori".
E' un brano a mezza via tra rap e pop, in cui si raccontano molto bene i disagi di alcuni ragazzi schiavi della droga ma desiderosi di uscirne. Il messaggio era positivo, ma le parole piuttosto pesanti. Un paio di lacrime ti scendono sulle guance verso la fine. Secondo me era la canzone che, più di tutte le altre, era in grado di suscitare un impatto emotivo tra gli ascoltatori. Era la canzone più vera del Festival.
Poi io, come ragazza e come possibile e futura insegnante, non posso ignorare l'esistenza di questa grave piaga sociale che purtroppo colpisce sempre più i giovanissimi.

Permettetemi un altra considerazione: l'adolescenza non è affatto l'età dell'eroismo, come sostiene D'Avenia nel suo saggio "L' arte di essere fragili". I ragazzi tra i 12 e i 18 anni non sono figure idilliache e paradisiache e non possono pretendere di essere sempre felici, proprio per il fatto che, se si impegnano davvero nella ricerca di se stessi, allora spesso si mettono in discussione. E da questo costante "criticarsi", da questa autostima altalenante scaturiscono i pianti facili, gli sbalzi d'umore e le giornate storte. Gli adolescenti e i giovani non sono degli eroi. Sono dei "lacerati dentro". Non più bambini e non ancora adulti, si trovano in un limbo che cancella le illusioni infantili. L'adolescenza è quell'età in cui ci si rende conto che il mondo è molto diverso da come lo si sognava quando si era bambini. E allora, o ti fabbrichi, con le lacrime agli occhi e con la determinazione, dei validi strumenti per affrontare ingiustizie, delusioni e falsità, oppure soccombi alla tristezza. O ti fai forza e usufruisci il più possibile delle tue doti per sviluppare la tua personalità e prepararti ad un futuro oscuro e incerto, oppure ti conformi alla massa per non cadere in una pericolosa depressione che ti impedirebbe certamente di affrontare invidie e angherie. 
Quando ero una liceale non mi sentivo per nulla un'eroina. Vincevo continuamente premi letterari, andavo bene a scuola, scrivevo sul blog, leggevo molto. E non stavo mai ferma. Ma non mi sentivo per nulla un'eroina perché nessuno mi capiva e mi capisce veramente. In fin dei conti, qual'è la vera età dell'eroismo, me lo dite? L'infanzia, la giovinezza, la maturità o la vecchiaia? Nessuna di queste! Ognuna di esse prevede errori, inquietudini e frustrazioni.

Qui riporto i miei commenti e i miei pensieri su alcune frasi: 

1) "Quando raschiavo il fondo inginocchiato a un falso dio". Il falso dio è la droga, ovvero, tutte quelle sostanze stupefacenti che vengono assunte o per volontà di trasgredire o per farsi accettare da un gruppo oppure per mostrarsi vivaci e disinibiti. Il punto è che, con il passare del tempo, la droga, nel creare dipendenza diviene anche il centro della vita delle persone che la assumono proprio perché il principale scopo della loro esistenza diviene quello di assumere stupefacenti che facciano provare loro sensazioni di piacere. Della serie: "Senza la droga non sono nessuno", oppure: "E' soltanto quella roba che mi fa gustare la vita!"

2)"Questo schifo che ha rubato tutta l'energia di questa vita mia". La droga dà la pericolosa illusione di poter raggiungere la felicità e ahimè, anche la libertà... In realtà, con il tempo, la droga ruba le energie vitali e molto spesso anche gli affetti. 


3) "nell'era delle menzogne e del buio siamo ragazzi fuori". Sì. Vogliamo dirlo fuori dai denti?? Viviamo nell'epoca delle menzogne e sentiamo un grande vuoto di valori. Le doppie facce, il crearsi online un'identità che non corrisponde per nulla a quella reale, certe promesse da marinai che gli adulti fanno ai bambini e ai giovani, l'ostentazione di false sicurezze come il denaro, la sconcertante superficialità nelle relazioni interpersonali, le invidie, i pettegolezzi, i bulli che feriscono per il puro gusto di ferire ... ecco di che cosa è fatta questa società.
Qualche giorno fa, mentre guidavo e avevo mia madre di fianco, mi è scappata una frase piuttosto pessimistica, pronunciata spontaneamente: "Dove c'è gente ci sono anche porcate, questo è inevitabile!"
Un po' tutti brancoliamo nel buio, anche chi, come me, cerca di formarsi dal punto di vista culturale e si sforza di coltivare sogni e ideali. Di quali validi sostegni possono godere i nostri sogni?? Gli adulti seri, saggi e desiderosi di impegnarsi realmente nel settore della formazione giovanile mi sembrano in continuo calo, anzi, a dire il vero, mi sembrano delle perle preziose piuttosto rare in un mare di ostriche.
Ci saranno pure dei motivi se noi nati negli anni novanta siamo un po’ tutti sbandati e disorientati.
Ci saranno pure dei motivi se la stragrande maggioranza di noi ventenni pensa piuttosto spesso con angoscia al proprio futuro professionale e relazionale! Che cosa ci sta proponendo la società per migliorare i nostri difetti e per superare le nostre fragilità?!
I miei coetanei, o comunque quelli che sono anagraficamente vicini a me, soffrono quasi tutti di dipendenze di vario tipo. C'è chi si droga, chi si ubriaca al punto tale da rischiare ogni week-end di andare in coma etilico, c'è chi fuma come un turco, chi non può rinunciare alle perversioni sessuali (a compierle o comunque ad assistere telematicamente ad esse) e chi, come me d'altronde, è dipendente dagli auricolari e da internet. Un sacerdote una volta, durante un incontro parrocchiale, aveva detto ad una piccola platea di trenta giovani, tra i quali c'ero anch'io: "Noi nella vita ci troviamo a compiere delle scelte che non riguardano tanto la distinzione tra il bene e il male, ma piuttosto, la distinzione tra ciò che è giusto e ciò che è facile".
E' stato un grande, davvero! E' molto più facile assumere droghe per divenire estroversi e disinibiti, piuttosto che trovare degli amici sinceri che aiutino a convivere con la timidezza e che apprezzino l'introversione. E' molto più facile cercare su Youtube un video pornografico piuttosto di uscire di casa, incontrare la gente e vivere una relazione affettiva seria, fatta di tappe graduali (alcune delle quali precedono il sesso!).

Insomma, parlando in generale, non siamo ragazzi liberi. Nella maggior parte dei casi, siamo "ragazzi soli", proprio come canta Clementino. C'è solitudine e solitudine però. 
C'è la solitudine di un emarginato che fa fatica a trovare degli amici per un difetto fisico o addirittura per il suo modo di essere e c'è la solitudine di un ragazzo o di una ragazza che non hanno mai avuto solidi appoggi in famiglia e che non hanno la minima idea di cosa significhi le parole "etica" e "morale". C'è la solitudine di chi non viene ascoltato da amici e familiari e c'è la solitudine di chi vive trincerato in traumatici ricordi del passato che gli hanno procurato un immenso dolore.


4) Bello il dialogo immaginato tra il ragazzo e il passante alla stazione (almeno credo si tratti di questo):
"MI DICI "COME STAI", TI DICO "COME VUOI CHE STIA"
 TUTTO SI AGGIUSTA VIA, 
ANCORA ATTENDO, NON COMPRENDO QUESTA GIUSTA VIA
 PER QUANTO TOSTA SIA".

Intelligente qui è il gioco di parole "tutto si aggiusta, via"/ "ancora non comprendo questa giusta via". Della serie: "Vorrei uscirne, ma non so come fare". Ma, a mio avviso, è già bello il fatto che uno sia stanco e che desideri uscirne.


Mi rendo conto che è brutto concludere un post con il far ascoltare ai miei lettori un brano del genere.

Se volete andatevelo a cercare per ascoltarlo. Io cerco di non lasciarvi mai con l'amaro in bocca, eh!!

Concludo con la canzone della Mannoia e con una provocazione: "Nonostante tutti i difetti di questa società da me elencati poco sopra, nonostante tutte le difficoltà che ci si trova ad affrontare, nonostante il relazionarsi con gli altri sia molto più difficile di qualsiasi versione di greco, è ancora possibile lanciare una lode alla vita come questa?"








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