26 dicembre 2017

"Il vecchio violino":


E' soltanto il 26 dicembre, saremmo nel pieno periodo liturgico considerato "tempo di Natale" ma nei centri commerciali stanno già sparendo le merci natalizie che fino a due giorni fa erano ben esposte e visibili su banconi e scaffali. 
Che tristezza e che schifo! 
L'atmosfera natalizia secondo l'ottica commerciale inizia a metà novembre e finisce la mattina del 26 dicembre.
E io cerco di ravvivare lo spirito del Natale con un post piuttosto piacevole, costituito da tre parti.

1) IL RACCONTO:

(L'inverno che si percepisce come il più freddo non è necessariamente il gelo più difficile da sopportare. Quello più difficile spesso viene con il nevischio freddo, che arriva insieme al vento da nord, batte senza sosta e trasforma la neve già caduta in ghiaccio.
Era una vigilia di Natale come questa che una povera vedova si trovava sulla strada vicino alla chiesa, suonando il suo vecchio violino. Aveva messo un panno sulla neve nella speranza che le famiglie che uscivano di fretta dalla chiesa gettassero delle monete in cambio della sua musica.
Le melodie che eseguì le riportarono alla memoria i giorni felici: i festeggiamenti per il suo matrimonio, molti anni prima, la festa sotto la luna piena con gli altri lavoratori, il Natale in cui il ricco agricoltore del paese invitò tutti a una grande festa nella sua villa, dove nel camino crepitava la legna, le candele illuminavano la stanza e lei mangiava usando posate d'argento e bevendo da un bicchiere di cristallo.
Quei giorni erano finiti. Non conosceva più nessuno degli abitanti del villaggio, che cercavano di non incrociare il loro sguardo con il suo mentre uscivano dalla chiesa stretti nei loro cappotti caldi. Solo un bambino si fermò ad ascoltare la musica, poi tolse i guanti rossi, frugò nelle tasche e gettò qualche moneta sul panno.
Quando la folla se ne fu andata, la donna mise via il violino e raccolse quel poco che aveva guadagnato. La porta della chiesa era ancora aperta e voleva entrare per vedere il piccolo presepe di legno. Le figure intagliate erano le stesse che conosceva da sempre, Maria, con il suo sorriso gentile, un pastore che somigliava tanto a suo marito, i re magi che portavano doni, dipinti di rosso e oro,
Addentrandosi nella chiesa, si trovò davanti al piatto delle offerte, pieno di monete d'argento. Allungò la mano per donare le poche monete che aveva.
Sapeva che il denaro sarebbe stato speso bene e voleva essere generosa.
Poi si fermò davanti al presepe e suonò una ninna nanna con il violino.
Proprio mentre stava uscendo dalla chiesa, uno sconosciuto corse dentro, spinse la vedova, afferrò il piatto con le offerte e scappò via.
La donna giaceva sulla neve, priva di sensi. Il cielo del pomeriggio si stava annerendo, e nuvole scure si abbattevano sulla tragica scena.
Poi si udì una voce di donna, ferma ma gentile.
"Andiamo, non c'è motivo per stare fermi. Ascolta, io prendo il bambino e tu Giuseppe, prendi la coperta che abbiamo messo nella mangiatoia. Per favore, pastori, voi occupatevi dei lavori pesanti, prendete l'asino e fatelo accucciare accanto a quella povera donna, provate a caricarla sulla schiena della bestiola. Re magi, vi ringraziamo per i doni, ma possiamo scambiarli con del cibo?
E infine: Angelo Gabriele, sono sicura che potrai indicarci la strada per raggiungere la casa di questa povera donna."
Era forse una fortuna che tutti quelli che erano stati in chiesa erano ormai al sicuro nelle loro case, perché non avrebbero saputo cosa pensare se avessero assistito a ciò che stava accadendo. Le figure del presepe avevano preso vita e stavano aiutando la povera vedova a trascorrere il Natale al caldo e al sicuro.
Il piccolo gruppo camminò per le strade fino a un sentiero che conduceva ai campi. I re magi si fermarono in una bottega, e furono così convincenti da riuscire a scambiare i loro doni con dei sacchi pieni di cibarie.
Poi, con l'angelo che teneva alta la lanterna di Giuseppe, il gruppo trovò la casetta della donna, nascosta dagli alberi. La portarono dentro, la adagiarono sul letto e la coprirono per bene.
I pastori uscirono a raccogliere la legna per poter accendere la stufa, mentre Maria mise il bambino in una cesta prima di mettersi al lavoro per preparare una festa di Natale.
I re magi frugarono nelle loro tasche per raccogliere il resto che era stato dato loro nel negozio e cominciarono a discutere su quale dei barattoli vuoti presenti nella dispensa fosse il più adatto a contenere dei soldi.
Giuseppe aprì la borsa degli attrezzi e cominciò ad aggiustare il violino, mentre l'angelo Gabriele lo accordava.
Quando fu tutto pronto, Maria rimboccò le coperte alla donna e la baciò sulla fronte.
"Dobbiamo tornare in chiesa, ci aspettano tutti lì a mezzanotte.", sussurrò.
La gente riunita in chiesa a mezzanotte non notò nulla di strano, tranne la mancanza dei soldi delle offerte.
La mattina di Natale, il sole si affacciò sul cielo limpido. La donna si svegliò con il profumo del pane caldo appena sfornato e il profumo di carne che ribolliva in pentola.
"Santo cielo! Come è potuta accadere una cosa simile?", esclamò.
Si strinse nella coperta e sul viso le si disegnò un sorriso riconoscente.
Poi prese il violino e cominciò a suonare la sua canzone di Natale preferita.)




2) DOMANDE COME SPUNTI DI RIFLESSIONE:

Ho pensato a delle domande che potrebbero fungere da spunti di riflessione per voi e per me.
Ma non soltanto sulla festività del Natale, anche sulla propria esistenza e suoi propri ricordi.
In certi casi ho anche riportato delle citazioni dal racconto, per contestualizzare meglio le richieste.

1)"Le melodie che eseguì le riportarono alla memoria i giorni felici: i festeggiamenti per il suo matrimonio, molti anni prima, la festa sotto la luna piena con gli altri lavoratori, il Natale in cui il ricco agricoltore del paese invitò tutti a una grande festa nella sua villa, dove nel camino crepitava la legna, le candele illuminavano la stanza e lei mangiava usando posate d'argento e bevendo da un bicchiere di cristallo."
Vi è mai capitato di ascoltare una canzone capace di farvi ricordare i momenti più felici della vostra vita?
Per quel che riguarda me, c'è una canzone di Ronan Keating, intitolata "When you say nothing at all", che mi induce volentieri a ripercorrere le tappe più piacevoli della mia infanzia: i giochi con gli amici, le belle feste con tutti i parenti, le squisite torte della nonna, tutto l'impegno che quegli ex allievi di mia mamma che ho già menzionato nel giorno del mio ultimo compleanno hanno investito per farmi stare bene in un periodo in cui nutrivo grandi insicurezze e paure di bambina.
La melodia e anche le parole di questo brano sono davvero dolcissime.
Ah, e poi l'ultimo brano di Alvaro Soler, "Yo con tigo, tu con migo" mi fa il grandioso effetto di richiamare alla mente tutte quelle volte in cui sono stata apprezzata e lodata dai miei docenti universitari in questi anni accademici. Ma non soltanto ogni volta che prendo 28 o 30L. 
Penso ad un convegno (svoltosi nell'ottobre 2015) relativo a Dante, in cui molti illustri italianisti esponevano i risultati dei loro studi filologici sulla Divina Commedia.
Vincendo la timidezza, sono riuscita a paragonare, tramite alzata di mano e a voce alta, Dante con alcuni poeti siciliani del Duecento. Aggiungo solo questo: lodi e complimenti per tutta la durata del convegno, cioè per tre giorni di seguito! E io, tutta modestina: "Grazie, grazie... E' che la letteratura mi piace moltissimo!"
La canzone di Alvaro è talmente piena di vivacità e di gioia che inevitabilmente mi ravviva l'entusiasmo per ciò che studio.

2) Quali sentimenti provate quando vi trovate di fronte ad un presepe? Quali pensieri vi vengono alla mente?

Sin da piccola, provo meraviglia. Meraviglia e ammirazione nei confronti di un Dio che si è fatto uomo, da tanto che ci ha amati.

3) In questo racconto traspaiono molti gesti di generosità: prima il bambino che mette alcune monete nel piatto della donna, poi la protagonista stessa che le ripone tra le offerte destinate ai poveri e infine, il presepe della chiesa che prende vita, grazie al buon cuore di Maria.
Pensate a ciò che di buono c'è in voi... Quando vi siete sentiti sensibili come il bambino? Quando avete condiviso quel poco che potevate dare? Quando vi siete dimostrati operosi e solidali come i personaggi del presepe animato?

Per me è facile rispondere soprattutto alla terza domanda: in quest'ultimo periodo mi sto dimostrando operosa, attiva e piena di entusiasmo per i servizi di volontariato che svolgo nel mio paese, perché ci tengo molto a rendermi utile e perché spero, già ora da viva, di lasciare "un segno" nel cuore delle persone con le quali vengo a contatto. Intendiamoci, non è che io sia perennemente preoccupata per ciò che gli altri pensano di me, è che ci tengo a dare la migliore immagine di me.
Potrei paragonare me stessa al bambino che fa l'offerta alla povera suonatrice tutte le volte in cui ho riconosciuto le doti e i talenti delle persone che amo e che mi amano. 
E mi viene in mente quando, cinque anni fa, ero seduta sul divano del salotto della casa dei miei zii che vivono a Ronco all'Adige. Con me c'era mio cugino che in quel periodo, poverino, era più distrutto di me a causa della morte di nostro nonno.
Mi stava facendo vedere la pagellina di metà pentamestre: molti voti erano decisamente alti. 
Caro Chicco! (è così che lo chiamo abbastanza spesso, molto affettuosamente) Ha esattamente la mia età, è diplomato geometra e si sta laureando in Architettura.
Mi ricordo che quando gli ho detto: "Però, vai decisamente bene! Anche in italiano scritto vedo che rispetto agli anni scorsi sei migliorato!", i suoi occhi sono diventati un pochino lucidi.
Mi ricordo che in quel periodo gli sono stata vicina più che potevo, perché stava anche peggio di me e quello della nostra terza superiore è stato un anno in cui gli adulti che ci circondavano, angosciati prima per la malattia, poi per la scomparsa del nonno, non avevano molto tempo per poterci "seguire" scolasticamente. 

4) La mattina di Natale, il sole si affacciò sul cielo limpido. La donna si svegliò con il profumo del pane caldo appena sfornato e il profumo di carne che ribolliva in pentola.
"Santo cielo! Come è potuta accadere una cosa simile?", esclamò.
Si strinse nella coperta e sul viso le si disegnò un sorriso riconoscente.
Pensate a tutte le volte che avete provato sincera riconoscenza verso le persone che vi hanno fatto del bene o, più semplicemente, vi hanno fatto trovare la colazione e i pasti pronti. Siete mai riusciti a dimostrarla per davvero questa gratitudine?
Quanti grazie dovrei dire io a mia madre già solo per questo? Ho perso il conto!


 3) CANTO DI NATALE ALLA CHITARRA:

"Siamo venuti per adorarti", canto principale eseguito durante la veglia vicariale di Villafranca del 24 dicembre 2008, celebrazione dedicata esclusivamente all'annata '95 di alcuni paesi del veronese.






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