30 marzo 2018

Le tappe del Venerdì santo:

Sono tutte dolorose ma tutte intrise di senso profondo.
Con questo post vorrei "far passare" l'idea che la Crocifissione e la morte di Gesù non sono eventi  avvenuti in un tempo molto lontano da noi, passati. In essi credo sia possibile scorgere le fatiche della vita quotidiana.
Le parti di brano che qui sotto cito sono tratte dal Vangelo di Matteo.
Ci sono delle tappe che possono far pensare al nostro presente o a situazioni molto difficili che abbiamo dovuto affrontare in passato.
Ve le elenco, e carico anche un brano di Einaudi:


1)  L'arresto di Gesù- Mt. 26, 47-50:


"Mentre parlava ancora, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una gran folla con spade e bastoni, mandata dai sommi sacerdoti e dagli anziani del popolo. Il traditore aveva dato loro questo segnale dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!». E subito si avvicinò a Gesù e disse: «Salve, Rabbì!». E lo baciò. E Gesù gli disse: «Amico, per questo sei qui!». Allora si fecero avanti e misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono."


"Trado, tradire", in latino classico significava "consegnare". In epoca cristiana ha assunto l'attuale senso di "tradire"

Voi non avete idea di quante espressioni si possano comporre con il verbo "tradire", tutte quante diverse le une dalle altre e tutte quante riconducibili a contesti diversi. Ve ne elenco soltanto alcune, che mi passano ora per la mente: a) "Tradire la fiducia di qualcuno", b) "Tradire il coniuge", c) "Tradire l'emozione", d) "Tradire le speranze di qualcuno", e) "Tradire un segreto", f) "Tradire la presenza di qualcosa o qualcuno".

Giuda "consegna Gesù ai sommi sacerdoti per farlo processare". Lo consegna per trenta denari d'argento. La vita del suo maestro valeva 30 denari d'argento. Riduce a merce la vita di un amico e guida morale, permette ad una giustizia ingiusta di farlo arrestare. Proprio come se fosse un brigante, un ladro o un assassino. Consegna un innocente... e manifesta la sua grande falsità (da qui deriva "falso come Giuda"), baciandolo davanti a tutti mentre pochi secondi fa ha ordinato ai soldati di prenderlo brutalmente.


Le domande che mi/vi pongo sono queste: In quali momenti e occasioni vi siete sentiti traditi?

-Uno dei miei ricordi di tradimento che ho è questo, per esempio: avevo, anni fa, un'amica mia coetanea con cui mi trovavo benone, che in questo breve racconto soprannominerò "la ragazza x", per questioni di privacy e per evitare pettegolezzi. Entrambe eravamo delle appassionate di lettura, di gatti e di musica. Per molti mesi il nostro rapporto è andato avanti bene. 
Ma il punto è che poi, quando ho iniziato a frequentare il liceo, uno dei miei compagni di classe, poco dopo essersi presentato, mi fa: "Ah, sì certo, tu sei la famosa Anna. La "ragazza x" non fa altro che parlare di te. Dice che sei la persona più musona e più antipatica che abbia mai conosciuto, e che è molto difficile farti sorridere."
Credo di essere diventata una statua di sale, in quell'istante. E io che la credevo un' amica. Che viscida! "Sparlava di me alle mie spalle", capite? Tanti abbracci e toni dolci quando ci incontravamo, per poi tradire la mia fiducia in questo modo!
Per questo non ho più voluto vederla, ho troncato.  
In quelle poche volte che la incrociavo in Ateneo ci scambiavamo un semplice "ciao" con la manina. Punto. Poi lei ha i suoi corsi e i suoi impegni ora. Io i miei. Lei ha le sue compagnie e le sue attività. Io ho avuto e ho le mie. Non voglio avere niente in comune, ci sono rimasta troppo male.

- Il processo a Pilato l'ho personalmente commentato nel post del 25 marzo 2016, ve la risparmio ora. Passo direttamente alle pesanti derisioni dei soldati.-


 2) "Cristo deriso"- Mt. 27, 27-31:


Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la coorte. Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto e, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, con una canna nella destra; poi mentre gli si inginocchiavano davanti, lo schernivano: «Salve, re dei Giudei!». E sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo così schernito, lo spogliarono del mantello, gli fecero indossare i suoi vestiti e lo portarono via per crocifiggerlo.


 Questo Gesù che si lascia fare tutto!! Che si lascia trattare così male!! 

So che è brutto, ma vi inviterei a pensare a tutte quelle occasioni in cui vi siete sentiti presi in giro o siete stati presi in giro.
Anche qui, ve ne racconto una mia.

-Ero in seconda superiore e risultavo tra le migliori alunne in latino nella mia classe (è stato l'anno in cui ho avuto 8 in latino in pagella! Negli altri quattro comunque era sempre 7). Una mia compagna mi chiede di prestarle il versionario perché: "io non riesco più a trovare il mio e devo fare le fotocopie dei compiti altrimenti rischio il debito" (che poi, il debito lo ha avuto lo stesso, più altre due materie).

Io glielo presto. "Te lo riporto fra due giorni", mi promette. Ma dopo due giorni non me lo riconsegna. "Anna, mi sono dimenticata, ma giuro che te lo ridò domani"... e accade la stessa cosa del giorno prima. Intanto era arrivato il week-end. La prof. Ticinelli era buona e umana ma anche esigente: voleva che traducessimo almeno una versione la settimana, oltre a delle frasi. A quel punto le invio un messaggio, di questo tenore: "Senti, potrei riaverlo il mio eserciziario per favore? Se mi dici dove abiti vengo con mia mamma a prenderlo entro domani mattina. Se arrivo a scuola senza traduzione non rischio il debito, ma rischio la nota sul registro."
Lei non risponde. Nel frattempo, un'altra mia compagna, decisamente più gentile, mi invia la fotocopia del testo latino e martedì mattina entro in classe anch'io con il compito fatto. A quel punto, la compagna alla quale avevo prestato il versionario mi viene incontro aggressiva e, sbatte il mio libro sul banco e urla: "Str***a! Eccolo qui il tuo libro! Mi hai trattata da ladra".
Mi hai trattata da ladra. Quando in realtà mi sentivo presa in giro, e di brutto.
Chi non ha provato sulla propria pelle un'esperienza del genere, può pure ridere ironicamente. Io non posso permettermelo.

3) "Portare la croce"-Mt. 27, 32, 38:


Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a prender su la croce di lui. Giunti a un luogo detto Gòlgota, che significa luogo del cranio, gli diedero da bere vino mescolato con fiele; ma egli, assaggiatolo, non ne volle bere. Dopo averlo quindi crocifisso, si spartirono le sue vesti tirandole a sorte. E sedutisi, gli facevano la guardia. Al di sopra del suo capo, posero la motivazione scritta della sua condanna: «Questi è Gesù, il re dei Giudei». 
Insieme con lui furono crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra.

 "Portare la croce", è un'espressione che assume, di primo pelo, un senso molto negativo. La croce è un qualcosa che preoccupa, che crea angoscia. "Chi vuole seguirmi prenda la sua croce e mi segua", dice Gesù in un punto della sua predicazione. 

Simone di Cirene è veramente esemplare in questo, perché credo rappresenti bene il cristiano disposto a caricarsi sulle proprie spalle non soltanto i propri pesi, ma anche le debolezze altrui. Simone rappresenta il cristiano generoso, compassionevole, di buon cuore.
La croce è sì un supplizio ma anche e soprattutto i sacrifici quotidiani, ovvero, la sopportazione dei limiti e delle fragilità, proprie e altrui.
Credo che la croce sia anche simbolo delle difficoltà che la vita ci pone davanti.
Quando avete portato o portate dei fardelli sulle spalle?

Per quel che riguarda me: la morte di Luciano, persona meravigliosa, cugino di mia madre ma così fantastico al punto tale che lo sentivo come fosse anche il mio cugino di primo grado, la malattia di mio nonno, la scomparsa di Gabriella dopo alcuni mesi di infermità. Questi soprattutto i miei periodi difficili. 


4) "Perché mi hai abbandonato?"- Mt. 27, 45-54: 



Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». E subito uno di loro corse a prendere una spugna e, imbevutala di aceto, la fissò su una canna e così gli dava da bere. Gli altri dicevano: «Lascia, vediamo se viene Elia a salvarlo!». E Gesù, emesso un alto grido, spirò.
Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono. E uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!».

 Sono gli ultimi istanti della vita di Gesù. Io vi invito a pensare ai momenti in cui vi sentite o vi siete sentiti soli. Soli non nel senso di: trascorro una serata da solo, davanti a un film, o suonando la chitarra o leggendo. Lo dico ai giovani come me: in fin dei conti, è meglio stare da soli così, piuttosto che con una compagnia che ci costringe a "cambiare" e a rinnegare noi stessi.
  Soli nel senso di incompresi, abbandonati anche dalle persone di cui vi fidate o vi siete fidati.
E qui è meglio che io non risponda, almeno per iscritto.Perché dovrei parlare soprattutto di un periodo in cui, a 19 anni, dopo la fine della scuola superiore, ero tristissima, in cura e sotto determinati farmaci. Vi raccomando i miei pianti in solitudine di quel periodo. 
E pensavo, come una mezza-depressa: "Ma cosa lascio al mondo io, se dovessi andarmene? Cosa lascio di bello agli altri, se tutti mi rifiutano?"

NE SONO USCITA! Questo è ciò che conta.

Grazie al percorso universitario, che richiedeva entusiasmo e "cuore" per poter riuscire, grazie alla conoscenza di altre persone, grazie alle opportunità di volontariato che mi sono state offerte, grazie alla mia inestinguibile creatività e soprattutto... grazie al sostegno di chi mi ama veramente.
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 N.B: Con questo scritto non voglio farmi compatire. E non voglio nemmeno dire che tutta la mia vita intera è stata un "venerdì santo". Ma almeno vi rendete conto che chi ha la memoria lunga non riesce a dimenticare?
Certamente, ci sto male ancora a convivere con un passato fatto di "fallimenti relazionali". C'è ancora in bocca quell'amaro che soltanto le persone con una storia simile alla mia possono capire.
Il passato non si può cambiare. 

"Tutto ciò ti farà stare ancora male, quando ci penserai. Il bullismo femminile è deleterio. Ma pensa che, dal punto di vista delle amicizie, non hai perso niente" (Grazie Davide per avermelo detto! Sono frasi che sollevano, queste)


Confermo l'intento già citato sopra: pensare, senza improvvisarsi dei religiosi consacrati, alla nostra storia di vita inserita nelle pieghe più autentiche della cristianità.








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