20 agosto 2018

Ragazzi... Guai a voi se perdete di vista l'essenziale...(!!!)


Sono tornata e fa ancora molto caldo. Sono ritornata da quegli splendidi bagni di sole della scorsa settimana... con la pelle che sembra aver assunto il colore delle donne del sud-est asiatico!
Al di là di ciò, ormai mi conoscete... D'estate la mia mente non va mai in vacanza, nel senso che non rinuncia mai a pensare e a ragionare.
In questi ultimi giorni infatti ho spesso ripensato alle parole del Papa in una delle giornate del Sinodo Giovani. Ho seguito alcuni passaggi del suo discorso nella mia stanza d'albergo e devo ammettere che il punto riguardante la questione dell'amore mi ha lasciata piuttosto perplessa!

Innanzitutto, mi pareva di vedere, al di là dello schermo, un Papa stanco, con una voce piuttosto flebile e non certo energica ed entusiastica.
Ha sostanzialmente detto a migliaia di giovani (non so quanti fossero esattamente in piazza San Pietro) che l'amore vero va vissuto, che non si deve attendere la fine degli studi universitari per poterlo vivere. Per ben venti minuti ha continuato a ripetere questo concetto. E a questo punto, riporto le sue testuali parole:
"L'amore non tollera mezze misure, o tutto o niente. Nell'amore devi mettere tutta la carne al fuoco. Se l'amore viene oggi perché devo aspettare tre, quattro, cinque anni per renderlo stabile?"

Ma il problema non è fidanzarsi a 19, a 22, a 23 o a 25 anni. Il punto non è questo: impegnarsi sentimentalmente con qualcuno quando si è ancora nel pieno degli studi accademici, quando non si è ancora economicamente indipendenti.
Se quello che provo per l'altro è un affetto forte e sincero, allora questo sentimento può felicemente convivere con il duro e impegnativo percorso universitario.
IL PROBLEMA NON E' ESSERE STUDENTI E AL CONTEMPO FIDANZATI!!

Bisognerebbe che Papa Francesco si chiedesse:
COME I GIOVANI OCCIDENTALI DEL XXI° SECOLO VIVONO L'AMORE?

Io credo che l'amore sia fatto di passi che devono essere percorsi in maniera graduale, senza troppa fretta e senza troppa passionalità.
Nell'amore vero e autentico c'è il DONO DI SÉ. Ma prima di arrivare a questo, c'è bisogno di incontrarsi, di frequentarsi, di dialogare, di conoscersi, di scoprire e di valorizzare le qualità e le doti dell'altro, di accettare e di accogliere le fragilità dell'altro.
Prima della convivenza e/o del matrimonio avvengono la conoscenza, la pazienza, l'apertura verso l'alterità, il desiderio di condividere la mia interiorità con l'altro. Tutto questo dovrebbe precedere anche l'atto sessuale.
Ma quanti giovani sono consapevoli dell'impegno e della grande gioia che comporta il costruire una relazione d'amore? Molto pochi, caro Papa Francesco.
L'atto sessuale è RESPONSABILITÀ DI PROCREAZIONE.
L'atto sessuale implica RESPONSABILITÀ, DONO, UNITÀ, PROGETTO, RICCHEZZA, VALORI E CULTURA.
Ma noi giovani ne siamo veramente consapevoli oppure tendiamo a privilegiare l'aspetto del piacere di un orgasmo?
Penso a delle mie coetanee: a certe mie compagne di corso e ad alcune ragazze che ho conosciuto al di fuori dell'Università. Ecco, alcune di loro, pur essendo mantenute dalle famiglie a causa degli studi, convivono con il loro ragazzo, spesso molto più grande di loro (30 anni e più). Io, lo dico candidamente, non conviverei mai con un trentenne, ora come ora. Mi sentirei sporca.
Cavolo, appartengo ad un'altra generazione, mi manca ancora un po' per raggiungere l'indipendenza economica e... e sono ancora una ragazzina.
Sarò anche portata per ciò che studio, sarò anche corretta e seria con gli altri ma certe reazioni e certi discorsi tipicamente adolescenziali non li ho ancora abbandonati del tutto.
Al momento non sento la convivenza come un'esigenza di assoluta priorità (a parte il fatto che semmai a me piacerebbe proprio sposarmi, possibilmente senza una fase intermedia di "limbo" tra fidanzamento e matrimonio): voglio terminare definitivamente il mio percorso universitario, voglio fare sport, voglio continuare il mio servizio negli ambiti del volontariato per poter donare serenità e sollievo agli altri, voglio ancora trovare il tempo per scrivere, suonare e per le escursioni e le passeggiate in montagna.
Magari, se nel frattempo mi succedesse di incontrare un ragazzo che desidera costruirsi un progetto di famiglia con me, ecco che allora questa mia quotidianità già volta al bene potrà divenire ancora più ricca di doni e di amore.
Sono già una ragazza contenta ora, con una bella famiglia, con una triennale e con un'opera di narrativa sul desktop del computer, ma se questo mi accadesse per davvero, potrei tranquillamente affermare di aver iniziato a vivere il Paradiso durante la mia vita terrena!
Però, prima di pensare e di concretizzare un progetto di famiglia, dovremmo attraversare la fase della conoscenza l'uno dell'altra. Ma per poterlo fare, bisogna mettersi in cammino, come insegna il racconto di Valle Yubi!
Sto pensando anche a ragazze che trascorrono le ferie estive con i loro fidanzati, per diversi giorni.
Dal punto di vista economico si tratta di nullatenenti, i cui viaggi "da sogno" sono finanziati dai genitori, ovviamente!
Se fossi impegnata con un ragazzo, io non mi permetterei mai di chiedere soldi ai miei per andarci a convivere o per farmi una vacanza insieme. Già mi pagano le rate universitarie, il cibo, i vestiti, i corsi sportivi. 
Ma andando al di là di ciò che penso io: voi lettori lo definireste un amore vero convivere con qualcuno senza un minimo progetto di famiglia, lo chiamereste un amore vero buttare la verginità senza alcuna certezza e sicurezza, senza alcuna promessa di fedeltà?
Io penso che finché una persona non è autonoma anche dal punto di vista economico debba vivere le relazioni d'amore entro determinati limiti, ma con lungimiranza.
Lungimiranza viene da "longus"+ "miro", ovvero: "guardare lontano".
Cioè, nella relazione affettiva: ti conosco, mi piaci, ti frequento, mi innamoro di te, condivido con te i momenti migliori e i momenti più tristi, con te vorrei costruire un futuro perché ti amo.
E no, non è vero nemmeno che si deve attendere il raggiungimento di un posto lavorativo sicuro e prestigioso per potersi sposare. Quello, con i tempi che corrono, solitamente arriva poco dopo i 40 anni!
Basta avere un po' di soldi messi da parte con gli stipendi lavorativi, basta sapersi gestire la propria economia con un po' di sale in zucca.
Intorno ai 20 anni ci si dovrebbe "vivere": fare delle esperienze collettive, aprirsi al mondo esterno, cogliere insieme delle occasioni e delle opportunità per poter crescere.
Il Papa ha anche detto:

"Qual'è il compito dell'uomo? È rendere più donna la donna che ha accanto, così come la donna deve rendere più uomo l'uomo. Ma l'uomo non può crescere da solo, è la donna che lo fa crescere e viceversa. Questo è l'ideale dell'amore. Questo è un noi. "

Sì, ma io credo che l'energia e la forza per poter crescere e maturare insieme la diano soprattutto degli stimoli esterni: volontariato, gruppi di amici, dialoghi con altre coppie o con persone fidate, campi-scuola, conferenze edificanti.
La volontà di impegnarsi nella relazione dev'esserci da entrambe le parti e deve emergere da entrambe le parti. Altrimenti io non posso rendere "più uomo" un uomo. 
Non posso far divenire un uomo "più uomo" se io non sono in grado di osservare, ascoltare e recepire ciò che di edificante e di meraviglioso posso riconoscere nel mondo e in persone diverse dal mio fidanzato.
Non riuscirò mai a far diventare un uomo "più uomo" se io non riesco a praticare l'introspezione, se cioè non riesco a scorgere le mie fragilità e i miei punti forti, se non provo a conoscermi nel profondo.
E non potrò mai far crescere l'uomo che amo se non confido nelle sue potenzialità di padre.

Caro Papa Francesco, perché i giovani oggi come oggi non riescono a vivere in modo graduale e maturo l'amore?
Perché la generazione che li ha preceduti non ha mai pensato al loro vero bene! Non li ha ascoltati, ma li ha riempiti di cose, non di valori. Ha demolito in loro la forza di sognare e di credere nel futuro.
Riempiendoli di cose, li ha indotti a vivere nell'apatia e nella malinconia di un "eterno presente".
E il presente non è fatto per essere eterno, perché il tempo scorre come i ruscelli del Trentino: ogni momento che è appena trascorso diviene passato e ogni momento prossimo a venire o in procinto di accadere fa parte del futuro, di un futuro che diventa continuamente presente.
L'eterno presente è l'anticamera dell'infelicità e rende "amorfi", incapaci di gustare la bellezza.

Quello che io mi sento di dire ai giovani (e sono una giovane che parla a dei giovani come me) è sostanzialmente questo: NON PERDETE MAI DI VISTA L'ESSENZIALE!
Non è vero che l'essenziale è invisibile agli occhi. Basta valorizzarlo nel corso della nostra vita quotidiana. Non perdere di vista l'essenziale significa apprezzare il dono delle relazioni, significa portare dentro di sé un frammento dell'altro, significa tendere la mano all'altro.
L'essenziale sta nella capacità di intendere ogni relazione come una possibilità di crescita interiore, di scambio, di opportunità per rendere il mondo migliore.
Già un sorriso e un abbraccio accompagnati da sincera benevolenza rendono il mondo un luogo degno di essere vissuto e rendono la propria vita degna di essere vissuta.
Ragazzi, pensate a VIVERE, A VIVERE, NON A MORIRE!! E SOPRATTUTTO, A MORIRE DENTRO!!

Ed un esorcista arrogante che continua a ripetere a dei diciottenni durante un incontro in parrocchia: "Tempus fugit, memento mori", vi manca di rispetto.
Se è vero che la morte fa parte della vita e che tutti noi dobbiamo morire prima o poi, è anche vero che Dio ci vuole pieni di entusiasmo verso la vita. Ci vuole sereni e disposti ad accogliere con gioia ogni singolo istante della nostra esistenza. E dobbiamo vivere in Cristo.
Dovete pensare a vivere.
Quella frase latina detta con toni arroganti non costituisce un incitamento a vivere.
Il male, il dolore, la morte e la malattia non hanno mai l'ultima parola, almeno così credo io da cristiana. Questo doveva dirvi quel frate urlone!
Anche nei momenti più drammatici e più bui io ho trovato dei motivi per poter sorridere e per poter ringraziare Dio dentro di me per il solo fatto di esistere. Dentro di me sono risorta cento volte.
Penso ad esempio a quando avevo 6 anni e mezzo ed ero malata. In quel periodo non potevo frequentare regolarmente la scuola, purtroppo.
Per poter guarire dovevo essere seguita dai medici specializzati in quel brutto male dell'ospedale di Padova.
Ricordo che nel giorno in cui mi avevano operata, poco prima di entrare in sala operatoria avevo la vista offuscata dalle lacrime, da lacrime che non cadevano. Avevo molta paura.
L'infermiera che doveva farmi l'anestesia, prima di farmi addormentare mi aveva preso le mani e mi aveva detto: "Tranquilla piccola. Stai per guarire."
Avevo dato un'occhiata all'orsacchiotto che mamma teneva tra le braccia e avevo sorriso.
Sono guarita. Fortunatamente. Ho recuperato tutte le mie facoltà motorie.

Sei anni fa mio nonno Francesco era in fin di vita. Era pallido e debole, con un occhio pieno di croste.
Non si muoveva più dal letto l'ultimo mese di vita. E di notte mugolava dal dolore.
Eppure, in questa sua sofferenza, il nonno riusciva sempre a trovare un motivo per sorridere, non ha mai perduto la sua proverbiale ironia.
Io quando potevo gli stringevo la mano, seduta sulla sponda del letto. La stringevo. Se gli tenevo una mano tra le mie, riuscivo a sorridere e ad alleviare la tristezza dettata dalla consapevolezza che presto lo avrei perduto.

IL MALE, IL DOLORE, LA MALATTIA E LA MORTE NON HANNO MAI L'ULTIMA PAROLA, E MAI L'AVRANNO!

RAGAZZI: TEMPUS FUGIT, ERGO: MEMENTO VIVERE!!!!!!!


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