14 novembre 2018

"Il verdetto": storia di una giovinezza alla disperata ricerca di senso


Questo è un film recentissimo, sul quale vale proprio la pena di riflettere profondamente.

La protagonista, Fiona May, svolge una professione che io non farei mai: è giudice dei minori.
Questo lavoro la impegna moltissimo: trascorre quasi tutta la giornata in tribunale, tra lo studio legale e l'aula delle sentenze. Per questo la sera ritorna sempre troppo stanca per coltivare la relazione con il marito.
Fiona ormai ha raggiunto i 50 anni.
Ha vissuto e vive per studiare le leggi, per tutelare la vita quotidiana di molte famiglie, per decidere cosa è giusto e conveniente a bambini e adolescenti in grande difficoltà... ma non ha mai avuto abbastanza tempo per poter pensare alla sua situazione matrimoniale.

Per quasi tutto il film, la relazione tra Fiona e il marito è in equilibrio molto precario.
Sembra quasi che questi due coniugi viaggino su rette parallele mai destinate a incontrarsi veramente.
Lei, in particolare, non ha mai né il tempo materiale né la voglia di dialogare.
Ha soltanto alcune occasioni per coltivare il suo unico interesse che non fa parte della sua carriera lavorativa: suonare il pianoforte.
La sua brillante carriera di giudice esperta in diritto di famiglia non le ha mai concesso la gioia di avere figli. Ecco uno dei motivi per cui io non vorrei mai di essere, sul piano professionale, ciò che la protagonista di questo film è. 
Ogni giorno, sulle spalle di Fiona gravano i destini di minori che potrebbero essere suoi figli.

Una sera, il segretario del suo studio legale le telefona per una comunicazione urgente: Adam, un ragazzo che deve ancora compiere 18 anni, è affetto da una grave forma di leucemia. Per salvarlo sarebbe necessaria una trasfusione di sangue, ma sia lui che i genitori rifiutano il trattamento dal momento che sono fedelissimi testimoni di Geova.

Il giorno dopo, tutti i presenti in tribunale (il padre del ragazzo, la rappresentante della setta di Geova, il medico curante e gli avvocati di entrambe le parti) descrivono Adam come un ragazzo speciale, intelligente, fermo nelle sue scelte.
La morte lo coglierebbe in modo terribile: Adam, rifiutando trattamenti e trasfusioni, sarebbe destinato a chiudere gli occhi dopo un'indicibile sofferenza causata da emorragie interne.

Arguto, a mio avviso, è l'avvocato del medico curante che insiste a proporre la trasfusione.
Egli infatti dice, per contestare la rappresentante dei testimoni di Geova: "Voi sostenente che nella Bibbia le trasfusioni siano vietate. Ma nell'età del ferro le trasfusioni non esistevano ancora".
In effetti, questa convinzione dei testimoni di Geova deriva da un'interpretazione errata di alcuni versetti biblici.
Cito come esempio il Levitico (cap. 17, versetto 14):Non dovete mangiare il sangue di nessuna sorta di carne, perché l’anima di ogni sorta di carne è il suo sangue. Chiunque lo mangi sarà stroncato.
Per i testimoni di Geova, il sangue è considerato da Dio una forma di vita.
Dunque non bisogna assumerlo, in nessun modo.

Fiona, durante la discussione delle varie parti, prende una decisione inaspettata.
Prima di emanare la sentenza, dichiara di voler visitare lei stessa il ragazzo. E così fa.

Quando la signora raggiunge l'ospedale, trova un giovanissimo pallido, infermo, che respira faticosamente ma che pure la accoglie con un gran sorriso: "Sapevo che sarebbe venuta a trovarmi! I medici non volevano credermi, ma io avevo già previsto questa visita!", le dice.
Nel corso del suo primo colloquio con Adam, Fiona May nota innanzitutto che in questo ragazzo convivono "due passioni opposte", come avrebbe detto Alessandro Manzoni: il senso di obbedienza e fedeltà verso la sua religione ma anche la voglia di continuare a vivere.

"Ti hanno detto che cosa comporterebbe il rifiuto della trasfusione? Sai che può esserci anche una parziale guarigione che però può determinare la perdita della vista o la menomazione mentale?", gli chiede la giudice.
A quel punto del colloquio, gli occhi di Adam si riempiono di lacrime: "Sarebbe terribile, è vero. Ma avrei la coscienza tranquilla, perché saprei di aver accettato la volontà di Dio."

C'è da dire che lo trova molto ben indottrinato!

Il giovane infermo prova subito una sincera simpatia verso la sua giudice.
Insieme, prima del ritorno in tribunale della protagonista, cantano una canzone d'amore.
E' bellissimo anche per lo spettatore del film vedere Adam pizzicare le corde di una chitarra.

Le ultime parole di questo loro incontro però sono le seguenti: Fiona, prima di salutarlo, gli chiede: "Perché una trasfusione è sbagliata?"
Si sente rispondere con altre domande, come: "E' venuta per farmi cambiare idea? Perché una cosa è sbagliata? La tortura, l'inganno, il tradimento? Se io torturo un terrorista per avere delle informazioni utili, non è sbagliato quello che faccio?"

Ciò che la protagonista e il pubblico arrivano a chiedersi è: Adam vuole veramente morire?
Ed è veramente a posto con la coscienza come dice?
Se si fa e se fa tutte queste domande non sente forse una certa fame di vita e di senso?
No, non è che voglia morire. E' sopraffatto dalle teorie di una setta nella quale purtroppo è cresciuto. E' soggiogato da ciò che gli impone l'appartenere a Geova.

Quando ritorna in aula, Fiona dice: "Il benessere del minore dev'essere per la Corte una priorità assoluta. In questo caso la vita è più preziosa della dignità".

La vicenda però non finisce qui.
Adam ritorna ad una vita normale, sebbene non manchino i contrasti con i membri del suo gruppo religioso a talvolta anche con la famiglia.
Anche Fiona inizialmente ritorna alla normalità.
Ma presto il ragazzo si fa risentire: le telefona più volte, la segue nei suoi tragitti da casa al tribunale, la ferma per parlarle.
Non è diventato uno stalker! E' pieno di gratitudine e... e di domande.
"Credo che lei mi abbia fatto vedere il mondo con occhi diversi", dice una mattina a Fiona, mentre le consegna dei fogli sui quali ha scritto riflessioni, poesie e anche delle lettere destinate proprio a lei.

Per Adam ora è la giudice May un solido punto di riferimento, non più i genitori e non più la fede in Geova. Da Geova inizia a prendere proprio le distanze.
Passano i mesi e il ragazzo, divenuto diciottenne, è tormentato da millecinquecento domande.
In una lettera alla giudice scrive: "Sicuramente anche lei crede in qualcosa. Ma se non crede in Dio, in che cosa crede?"

Mentre nella prima parte del film vedevamo un ragazzo diviso tra voglia di continuare a vivere e obbedienza alla religione, ora ci appare un giovane alla ricerca di se stesso, alla ricerca di ciò che è giusto, vero e autentico. E anche alla ricerca di una definizione del concetto di "Dio".
In una serata piovosa, Adam rivela le sue ultime intuizioni a Fiona: "Mentre mi facevano la trasfusione, ho visto che al di là del finestrino della mia stanza d'ospedale, i miei genitori piangevano. Inizialmente credevo che piangessero per aver perduto la causa, ma poi ho capito che piangevano di gioia. Anche loro volevano che io continuassi a vivere."

Per 18 anni, questi due genitori hanno riempito la mente del loro figlio di false certezze e di teorie fragili come i castelli e le torri di carta...
Ma che cosa a loro premeva di più in quella situazione? La convinzione di trasgredire il loro Dio oppure l'amore per un figlio da salvare?

E' tenerissimo questo diciottenne. Addirittura vorrebbe trasferirsi da Fiona e dal marito.
Adam è proprio un ingenuo sognatore, uno dei tipi che a me piacerebbero molto: vorrebbe portare la sua giudice con sé in un viaggio, in modo tale che lei possa rispondere ai suoi molti dubbi.
Adam è un personaggio che invita a porsi una serie di domande su casi complicati della vita come il suo.
La sua storia stimola a chiedersi: religione (in questo caso, "movimenti religiosi") ed etica possono sempre convergere? Si può sempre considerare "ben chiaro e definito" il confine tra religione ed etica?

Prima di andarsene (e quella sarà l'ultima volta che la giudice lo vedrà in piedi e in grado di camminare), il ragazzo le dice candidamente: "Ho letto i regolamenti giudiziari. Lei, per formulare la sentenza sul mio caso, non avrebbe avuto bisogno di visitarmi per sapere come la pensavo. Secondo i regolamenti dei tribunali la tutela della vita dei minori prevale su qualsiasi teoria di fede. Allora perché lei ha voluto entrare lo stesso nella mia vita?"

Evidentemente, nemmeno una donna di 50 anni che da diversi anni ha a che fare con la legge e con casi molto delicati e complessi ha tutte le certezze.

La fine del film è tragica: Adam ha una ricaduta proprio alla Vigilia di Natale, serata in cui Fiona deve presentarsi come esecutrice di musiche ad un concerto.
Portato in ospedale, rifiuta la trasfusione.
La giudice riesce a sorprendere piacevolmente il pubblico con l'imprevista esecuzione della canzone d'amore del primo incontro tra lei e Adam.
Poi corre in ospedale, dove trova un ragazzo bianco quasi come un cadavere, che fa molta fatica a pronunciare le parole: "E' una mia scelta, signor giudice".

Il film si chiude con il funerale di Adam e con il tristissimo volto di Fiona, che da lontano ne osserva la sepoltura.

18 anni e una vita giunta a capolinea.
Una vita corta 18 anni che non ha avuto la possibilità di scoprire la propria identità.
Adam ha rifiutato una seconda trasfusione perché non sapeva più chi era.
Si è trovato di fronte a questioni più grandi di lui.
Era disorientato di fronte all'etica e alla religione, entrambe componenti fondamentali dell'esistenza di ogni creatura umana.
Etica è una parola di origine greca; deriva da ἦθος (èthos) e significa "comportamento, tradizione". Il suo equivalente latino è mos, moris, "tradizione, arbitrio, comportamento, usanza."
Ad ogni modo, già nell'età della Grecia classica, l' ἦθος indicava una corrente di pensiero la cui funzione consisteva nel distinguere i comportamenti umani giusti e leciti da quelli cattivi e illeciti (licet, licère significa appunto "è lecito, è concesso").
Ma la religione allora?! E' più di una serie di norme morali, è più di una serie di rituali.
Questa è la concezione riduttiva della religione che ha sempre avuto mia nonna. Tra l'altro, questa definizione assai parziale della religione la si sente riferire per lo più al cattolicesimo nella nostra società e nella nostra quotidianità, ma non dimentichiamo che esistono anche Buddismo, Induismo, Confucianesimo, Islam ed Ebraismo.
Per di più, il Cristianesimo è suddiviso almeno in tre branche: cattolici, anglicani, ortodossi e luterani.
Cos'è la religione?
La religione in generale è un interrogarsi sul senso e sul fine della propria esistenza in relazione a un'Entità Assoluta. I rituali e le norme morali in questo caso vengono coinvolti nella sfera del sacro, del divino.

In questa società, già andata a rotoli, si stanno confondendo l'etica con la religione.
In questa società da schifo i giovanissimi pieni di risorse psicologico-mentali e pieni di domande vengono spesso trattati da deficienti, quando non lo sono affatto!

La figura di Adam mi ha un pochino ricordato Ferruccio Pratolini di Cronaca familiare.
Anche Ferruccio, quando incontra il fratello Vasco dopo alcuni anni, gli pone un sacco di domande.
Fa pena e tenerezza: a 18 anni, Ferruccio è quasi solo al mondo. La madre è morta quando era un neonato, il barone che lo proteggeva è caduto in rovina e in povertà come il maggiordomo che gli ha fatto da padre adottivo. Un maggiordomo freddo, al quale non importava un cavolo secco dei pensieri del figlio adottivo. Per entrare in sintonia con un figlio, adottivo o biologico che sia, devi parlargli e guidarlo nel cammino della vita, consigliarlo nelle scelte se vuoi che riesca a comprendere il suo posto nel mondo.



Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.