23 novembre 2018

Le varie rappresentazioni dell'infanzia e della prima giovinezza nell'arte del passato:


... L'altro ieri è accaduto qualcosa di davvero meraviglioso: sono nate le due gemelle dei miei amici che avevano celebrato il loro matrimonio a febbraio, in una chiesetta di collina!
L'altra sera ho pianto di gioia per loro, perché il loro amore forte e sincero ha regalato al mondo due creature.
Al loro nucleo familiare, felicemente raddoppiato, dedico questa piccola ricerca storico-artistica relativa al tema dell'infanzia, dato anche che la nonna paterna delle gemellina è un'artista che dipinge e scolpisce!
Per poter comprendere la considerazione che gli uomini del passato avevano a proposito dei bambini è necessario considerare delle fonti iconografiche.

LA RAPPRESENTAZIONE DELL'INFANZIA E DELL'ADOLESCENZA NEL MEDIOEVO E IN ETA' MODERNA:

L'arte medievale, fino a tutto il XII° secolo, non rappresenta mai né l'infanzia né l'adolescenza.
Ma non per mera incapacità di realizzare bambini e giovanissimi.

Si tendeva a deformare qualsiasi figura infantile, nelle miniature come negli affreschi.
Lo storico francese Philippe Ariès, dedito all'analisi delle dinamiche familiari attraverso i secoli, riporta un esempio significativo di ciò:

Una miniatura ottoniana del XI° secolo ci dà un'idea impressionante della deformazione a cui l'artista sottoponeva il corpo infantile in un senso che pare allontanarsi dal nostro modo di sentire e di vedere.
Il soggetto è la scena del Vangelo in cui Gesù chiede che si lascino venire a lui i bambini piccoli, e il testo latino è chiaro: "parvuli". Il miniaturista raggruppa intorno a Gesù otto uomini veri e propri, senza nulla d'infantile, riprodotti in formato ridotto. Solo la statura li distingue dagli adulti.

Purtroppo l'immagine relativa al "lasciate che i bambini vengano a me" non sono riuscita a trovarla. Ne ho qui un'altra, un po' più drammatica ma comunque inerente: è La strage degli innocenti, uno degli affreschi del Pantheon dei re nella collegiata di Sant'Isidoro a Lèon, in Spagna.

La strage degli innocenti
In questo affresco, risalente all'inizio del XII° secolo, la figura del bambino preso per i capelli da un soldato che sta per colpirlo a morte ma che non ha affatto un'aria crudele sembra più che altro un adulto in miniatura.
Ciò che distingue la vittima dall'assassino sono soltanto la nudità e la statura ridotta.

La concezione dell'infanzia in pieno medioevo si attiene non tanto "all'incompetenza" dell'artista quanto piuttosto ad un certo disinteresse verso questo primo periodo della vita.
Per i medievali, l'infanzia era un periodo breve, che passava velocemente e di cui si perdevano i ricordi. E naturalmente, il concetto di "adolescenza" come passaggio dall'infanzia all'adultità era completamente sconosciuto.

In epoca gotica e quindi, a partire dal XIII° secolo, qualcosina cambia: gli angeli, sia in scultura che in pittura, appaiono come degli adolescenti, non come degli uomini adulti.
L'angelo di Reims ad esempio, ha l'aspetto di un ragazzo con alcuni tratti del volto un pochino effeminati (non così insoliti nella componente maschile che si trova nel pieno della crescita).

Angelo di Reims
Per tutto il Trecento e per gran parte del Rinascimento, la rappresentazione dell'angelo adolescente si diffonde soprattutto nell'arte italiana: si pensi ad esempio all'Annunciazione (1489) di Botticelli: inserito in un ambiente interno con un pavimento a scacchi e strisce di marmo di ispirazione fiamminga, l'angelo a sinistra, appena atterrato, ha decisamente l'aspetto di un giovanissimo.

Annunciazione, Botticelli
Preciso però che Botticelli non è l'unico a dimostrare questa tendenza a raffigurare degli angeli giovanissimi.
Un altro importante pittore del Quattrocento, Piero della Francesca, in un'opera intitolata il Battesimo di Cristo (1440), inserisce a sinistra di Gesù tre angeli astanti, tutti e tre dotati di volti molto giovanili:
Battesimo di Cristo, Piero della Francesca

Oltre all'angelo adolescente, compare frequentemente nei dipinti il motivo della Madonna con bambino: in questo caso, l'infanzia è legata al mistero della maternità di Maria.
A partire dalla metà del XIV° secolo, Gesù a volte compare nudo, altre volte con una camicia leggera addosso, altre volte con un manto trasparente.
Vale la pena precisare che, a partire dal Trecento, il bambino si distingue dagli adulti non tanto per l'aspetto quanto piuttosto per gli atteggiamenti tipici della fanciullezza: a volte si stringe alla madre con tutte e due le braccia, altre volte le accarezza una guancia, come nel caso della Madonna dei denti di Vitale da Bologna (1345 circa) qui sotto:

Madonna dei denti, Vitale da Bologna
 Quest'immagine mi ha ricordato un'altra opera realizzata alcuni decenni prima da Duccio di Buoninsegna, che è La Madonna di Crevole (1284): anche in questo caso, il Bambino tende il braccio destro verso la guancia della madre.


Quindi, si può affermare che, già verso la fine dell'epoca medievale, si diffondono dei tratti di realismo sentimentale nell'iconografia religiosa.
Philippe Ariès scrive, a questo proposito:

Nelle immagini che raffigurano Gesù con la madre, l'artista sottolinea gli aspetti più graziosi e più teneri della prima infanzia: il bambino che si tende verso la madre, il bambino intento ai giochi dell'infanzia, il bambino che viene fasciato. Sono ormai evocati tutti i gesti che colpiscono l'osservatore.

In seguito, l'infanzia religiosa si allarga ad altri due temi nuovi: la nascita della Vergine e la sua educazione, mentre è intenta alle lezioni di lettura.
In epoca rinascimentale, si inizia inoltre a raffigurare anche l'infanzia e la giovinezza di alcuni santi.
Penso ad esempio alla scultura in marmo del San Giorgio di Donatello (1418):


San Giorgio sembra alla fine della propria adolescenza (in questa scultura, personalmente non gli darei più di 18 anni). Alla sua fermezza fisica, evidenziata soprattutto dalla sua armatura, si accompagna la fermezza morale, riscontrabile nell'espressione seria e pensosa del volto.

A partire dal Cinquecento, dall'iconografia religiosa dell'infanzia si distacca un'iconografia laica.
In questo secolo però, il bambino non è mai raffigurato da solo ma si trova o in mezzo ad una folla che assiste ad un miracolo o a un rito liturgico oppure con degli adulti di famiglia.
I bambini tra la folla inoltre sono messi bene in evidenza in braccio alle madri oppure tenuti per mano.
Non sono per nulla rari nemmeno temi quali il bambino apprendista dell'orafo o del pittore e il bambino a scuola.

Nel Seicento compaiono ritratti di bambini aristocratici. Il dipinto di Van Dyck, ovvero, i fanciulli dei Franchi, è emblematico.


Anche se la posa dei tre bambini è indubbiamente composta, com'era d'obbligo ai figli delle famiglie nobili, i loro tratti fisici sono fedeli al reale.
Nel XVII° secolo ormai, l'evoluzione iconografica della figura del bambino può dirsi pienamente compiuta.
 
E' inoltre interessante rilevare che, prima del Seicento, non si rappresentavano mai dei bambini morti. Questo per due motivi: prima di tutto perché non si riteneva un bambino morto degno di ricordo, dal momento che per tutto il Medioevo e anche per gran parte dell'età moderna la mortalità infantile in Europa era molto alta. 
Poi perché, come scrivevo all'inizio del post, l'infanzia era considerata una breve età di transizione. 
Se un bambino non riusciva a superarla i genitori non si disperavano, ma si rassegnavano, dal momento che interiorizzavano l'altissimo rischio di morte prematura tipico del Medioevo e dei secoli poco successivi.

Mi meraviglio però del fatto che, già nel XVII° secolo, periodo in cui in Europa era ancora molto facile che i bambini morissero senza aver compiuto il primo anno d'età, inizi a comparire una certa sensibilità verso la fragilità della condizione dei bambini.

A partire dal Seicento si diffonde l'idea che anche i bambini siano dotati di "anima immortale", quindi si inizia ad attribuire importanza anche alla personalità infantile.

VAN GOGH E LA FAMIGLIA:

Van Gogh, I primi passi

Concluderei con un bel dipinto di Van Gogh relativo ad un'umile famiglia di contadini.
Quest'opera mi è sempre piaciuta moltissimo: è molto tenera quella madre che accompagna sua figlia verso un padre pronto ad accoglierla a braccia aperte.

E' proprio quello che io auguro sia a questi miei due amici che sono appena divenuti genitori sia a me stessa per il futuro: costruire una famiglia unita e solidale che sappia stimolare gli sviluppi fisico-cognitivi dei figli e che sia fondata in particolar modo sull'aiuto e sul sostegno reciproco.



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